“Che fretta c’era, maledetta primavera… Che fretta c’era, se fa male solo a me.” Ci eravamo già cascati in tempi non sospetti: nonostante le patch al day one, Assassin’s Creed Unity si rivelò essere un vero e proprio agglomerato di problemi, tra facce che scomparivano e bug che fecero ridere per non piangere. A distanza di qualche tempo ecco tornare il caso del gioco che esce troppo presto, Mass Effect: Andromeda nello specifico, scatenando le ire dei fan. Eiapubblicazione precoce Che quello dei videogame sia ormai un mercato spietato e quasi senza regole lo si è capito da tempo, tanto che molte case produttrici sono sfortunatamente finite gambe all’aria nonostante prodotti di spicco. THQ, uno dei fallimenti più noti vista anche la pubblicazione di titoli come WWE e Darksiders, è solo uno dei tanti esempi che possiamo fare per far capire come ormai o sei il cacciatore o sei la preda. Ecco perché sempre più spesso assistiamo ad una certa ansia da pubblicazione che colpisce soprattutto i grandi producer, desiderosi di lanciare sul mercato un prodotto ignorando spesso piccoli problemi che sul larga scala possono diventare enormi o comunque, soprattutto se il titolo è uno dei famosi Tripla A, motivo di critica. Questo è esattamente quello che è successo a Bioware o, volendo parlare più in generale, Electronic Arts, che ha fornito ai recensori e lanciato sul mercato un prodotto sicuramente di ottima caratura ma con evidenti difetti di progettazione che hanno sollevato un polverone di critiche. Andiamo quindi ad analizzare se la scelta di lanciare sul mercato un prodotto che potrebbe essere afflitto da gravi problemi è giusta oppure se in certi casi è possibile magari prestare un po’ più di attenzione e magari rimandare di qualche giorno l’uscita di un titolo per proporlo al top della qualità. Per farlo andremo a dividere il nostro focus in due partiti ben distinti: quello di chi ritiene che la data di uscita vada rispettata anche a discapito del risultato iniziale e quelli invece che preferiscono pazientare pur di non trovarsi con personaggi incastrati nel muro e facce che scompaiono. “Voglio tutto, e lo voglio ora” – Il partito del sì Quando un progetto viene messo in cantiere ipotizzare una data di uscita sugli scaffali dei negozi è sempre un azzardo: ci sono milioni di imprevisti possibili che potrebbero costringere una casa produttrice a ritardare l’uscita di un gioco, dal raffreddore di un impiegato fino alla fusione di tutte le postazioni di lavoro. Ecco perché ci si aspetta che nel momento in cui una data viene resa ufficiale i produttori si trovino già a buon punto e siano non certi ma quasi del tempo che il completamento dei lavori richiederà. Preso atto di questo, il fatto che alcuni problemi di un titolo possano venire scoperti a tempo scaduto è sicuramente possibile. Le patch al day one oltre ovviamente agli aggiornamenti successivi esistono proprio per questo motivo: a differenza di quanto accadeva sulle vecchie console, la connessione a internet ha reso tutto decisamente più semplice e dunque è più importante rispettare la parola presa con gli utenti (che magari hanno anche prenotato il gioco con mesi di anticipo) piuttosto che sistemare ogni granello di polvere dello scenario. Il fatto di avere finalmente in mano l’oggetto del nostro desiderio dovrebbe essere già sufficiente a farci dimenticare piccole magagne tecniche, purché appunto si riesca a restare nel minuto e non si sfoci in macro-problemi come accaduto con il celeberrimo No Man’s Sky, ben lontano dal prodotto presentato nei vari video. A nessuno infatti piace trovarsi ad un passo dal videogame atteso per mesi, di cui abbiamo ormai visto ogni dettaglio in trailer esaltanti, per poi scoprire che la casa produttrice ha deciso di prendersi qualche altra settimana di tempo per rielaborare le texture di un personaggio secondario che compare tre volte in tutto il gioco. Qua si vuole giocare, se c’è da sistemare, ci sarà tempo e modo di farlo!  

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