Handheld & SmartphoneQuando la stupidità uccide i videogiocatori

Quando la stupidità uccide i videogiocatori

Il luogo è Taiwan ed il soggetto è Hsieh, uomo di 32 anni dedito alla frequentazione degli internet cafè, molto diffusi all’estero, nei quali si diverte online con i suoi amici. La storia è che Hsieh, dopo una sessione troppo intensa di gaming, durata per ben 3 giorni consecutivi, è morto tra lo stupore della gente che frequentava il locale e che ben conosceva l’uomo, il quale molto spesso si accasciava sul tavolino per riposare, non volendo lasciare quel luogo dove ormai era di casa. Secondo quanto riportato dalla CNN la sua morte sarebbe stata causata dalle basse temperature, da un esaurimento emotivo e da un arresto cardiaco, oltre che, aggiungeremmo noi, da un’eccessiva dose di stupidità umana, non intesa in maniera offensiva ma come da vocabolario, ossia una scarsità di intelligenza sia da parte del defunto che da parte di chi, vedendolo in certe condizioni, non ha provato a fare qualcosa per aiutarlo, anzi, pare che nessuno dei presenti si sia accorto della morte del soggetto, trovato dai paramedici già in avanzato stato di irrigidimento, e che gli stessi abbiano proseguito con i loro lavori.
I videogiochi sono una passione per tutti noi, ma a volte possono diventare un vizio, cosa che può portare ad una dipendenza ed in certi casi, fortunatamente molto rari in questo “settore”, alla morte, ed è bene non dimenticare mai che esiste un limite ad ogni cosa. Di solito PlayStation Bit affronta tutti i temi in maniera ironica e scherzosa, ma questa volta, pur non trattandosi di qualcosa legato direttamente al mondo Sony, vogliamo sottolineare questo evento con serietà, per ricordarci e ricordarvi che il mondo dei videogames è fantastico fintanto che rimane la nostra passione, anche perchè, ed è giusto sottolineare anche questo dettaglio, si tratta della seconda morte del 2015 causata dalla prolungata sessione di partite online.
Insomma la raccomandazione è, come per ogni cosa, di non esagerare, perchè quando il divertimento sfocia nell’ossessione a rimetterci poi sono i videogiocatori.

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Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.