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Bit Focus #1 – Indiemaniaci

Non è oro tutto quel che luccica

Da quando l’effetto Cave Story prese piede, però, si scatenò una vera e propria “corsa all’indie”. Ovviamente, con una così grande quantità di giochi sviluppati, non tutti i loro creatori potevano essere dei talenti naturali e, per questo, molti titoli si rivelarono delle vere schifezze, per non dire altro. Ma non è questo il fatto peggiore, anzi, tanto di cappello agli sviluppatori per averci provato. La cosa peggiore, a parer mio, sono quelle persone (e tra queste ci includo anche colleghi giornalisti) che elogiano alcuni di questi titoli solo per il fatto di avere la targhetta “indie” tra le loro categorie di appartenenza. È un discorso che ho già accennato nella mia recensione di OlliOlli, titolo noioso e ripetitivo come pochi, inspiegabilmente osannato da moltissimi recensori dei più grandi siti della critica internazionale perchè “erede e riesumatore del genere dei titoli sportivi dedicati allo skateboard”, morti con gli ultimi Tony Hawk. Voglio dire, ma stiamo scherzando? I titoli dedicati allo skater appena citato non erano di certo capolavori assoluti ed indimenticabili ma erano di tutt’altra caratura rispetto ad OlliOlli. Ripeto: con tutto il rispetto e tanto di cappello agli sviluppatori, sia chiaro.

Senza offesa, eh, ma i giochi su Tony Hawk, con tutti i loro difetti, erano di un altro pianeta...
Senza offesa, eh, ma i giochi su Tony Hawk, con tutti i loro difetti, erano di un altro pianeta…

Ma quello di OlliOlli è solo un esempio di come, a volte, bisognerebbe concentrarsi sul gioco in sè e non lasciarsi trasportare solo dal fattore nostalgia e dal fatto che un indie, magari, ha riesumato un genere finito ormai da anni nel dimenticatoio. È solo un esempio perchè basta davvero scorrere tra le categorie di Steam per trovare, ogni indie che fa il boom, centinaia e centinaia di qualità davvero infima. Ultima arrivata in ordine cronologico tra le piattaforme dedicate al mondo indipendente è Kickstarter. Anche qui, per ogni titolo che raggiunge il budget richiesto dagli sviluppatori con campagne trainate, magari, da nomi altisonanti e tante chiacchiere, sono moltissimi altri, a volte anche più validi, a fallire miseramente. L’idea di base era ottima: basti pensare al buon Inafune, separato per questioni di diritti dal suo Megaman, ha potuto farne nascere l’erede spirituale da sviluppatore indipendente con Mighty No.9, progetto ambizioso e che ha infranto ogni record, probabilmente perché trainato proprio dal nome del suo sviluppatore. Anche Kickstarter, però, non si è salvato da imbroglioni ed approfittatori di ogni tipo. Ad esempio, è storia recente quella di uno sviluppatore che, al termine della campagna per la ricerca dei fondi, ha sgraffignato i soldi di chi, poverino, gli aveva dato fiducia ed è sparito dai radar di PR e contatti vari.

Anche la nostra cara Sony ultimamente sembra puntare tantissimo sugli indie
Anche la nostra cara Sony ultimamente sembra puntare tantissimo sugli indie

Conclusione

Come in ogni cosa, tutti gli eccessi fanno male. Gli indie potrebbero essere davvero una fonte di innovazione in un mercato stantio e povero di idee. Purtroppo anch’essi hanno i loro difetti, anche se in molti cercano di nasconderli ed osannarli a prescindere. Credo che l’essere umano non sappia mai darsi una regolata. Non sono rari i casi in cui, anche sui più famosi social network, ci arrivano inviti a provare il nuovissimo ed innovativo clone (fatto male, ovviamente) di Super Mario o che l’amico di turno ci dica di provare l’innovativo ed ennesimo runner game per occupare ancora spazio sul cellulare o ancora installare la copia della copia dell’ultimo simulatore di netturbino (tanto da far nascere un indie, appunto, parodia di questo genere di indie stessi: il famoso, ormai, Goat Simulator). Anche gli indie, insomma, a parer mio, stanno cambiando: nati come progetti di appassionati, si stanno trasformando, pian piano, a fenomeno di massa. Non fraintendetemi: so perfettamente che alcuni di loro, riprendendo meccaniche dei giochi di un tempo, sono inavvicinabili ai cosiddetti giocatori “casual” ma anche in questo settore, ormai, non sono rari i casi di titoli scadenti, affrettati e, consentitemelo, stupidi che, con amarezza, continuo a vedere al top delle classifiche dei più scaricati, siano sul PlayStation Store, sul computer o anche sull’App Store. Chiudo, dunque, pregando molti tra voi utenti e moltissimi miei colleghi giornalisti nel non lasciarsi trascinare da questa moda, se così vogliamo definirla, degli indie belli a tutti i costi e non diventare dei veri e propri “indiemaniaci”.
Ora tocca voi! Io ho detto la mia e sono curiosissimo di conoscere voi cosa ne pensate. Spero di non aver deluso le vostre aspettative e non aver detto cose banali. Ringraziandovi dal primo all’ultimo per avermi concesso il vostro tempo, chiudo qui la prima puntata di Bit Focus. Vi aspetto numerosi tra le risposte. A presto!

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6 Commenti

  1. D’accordissimo con te, Gennaro, ma credo che non sia nemmeno questa la cosa peggiore. Vedi i ThatGameCompany: Journey (e non ricordo se anche Flower) vengono ricordati come titoli indie perchè la loro SH nasce come indipendente ma in realtà i due titoli appena citati furono finanziati in parte da Sony stessa (e tutti lo sanno). Almeno, però, in quel caso sono usciti due capolavori. Cosa peggiore, a parer mio, è quando, non solo lo sviluppo non è più di tipo indipendente, ma addirittura gli sviluppatori non sono in grado di gestire i soldi degli investitori facendo uscire comunque delle schifezze, spacciate comunque per indie quasi a giustificazione del tutto.

  2. Molto d’accordo con l’articolo. Questa mania dello spacciare l’indie come geniale a prescindere comunque non è “tipica” dei videogiochi. O almeno, non solo. Molto spesso, ad esempio, per quanto riguarda l’arte contemporanea, ad immani stronzate vengono dati mille significati, giusto per il piacere di darsi un tono “filosofico”. Può pure andare a farsi fottere, questa gente. Recensione di OlliOlli docet. XD

  3. Assolutamente d’accordo. Per carità ci sono indie che meritano, come il già citato Cave Story o Mad Father (con una trama veramente fatta bene), ma la moda degli indie sta iniziando a stancare.
    Sinceramente vedere un gioco con grafica scadente (perchè questo sono gli indie, giochi con una grafica più scadente del NES) e, senza niente attorno, venire nominato “capolavoro” solo perchè targato indie, mi fa veramente imbestialire.
    Sia chiaro, sono il primo a dire che la grafica non fa un gioco bello, però ormai sembra che la grafica a pixelloni che nemmeno Dig Dug sul NES aveva, sia marchio di bellezza e poesia (ma io l’arte non la capisco).

  4. Anche io sono completamente d’accordo con te. Ormai il mondo degl’indie manca di obbiettività… Ci sono indie validissimi, come Cave Story, Flower, Jorney ecc… ma non tutti sono poesie, non tutti possono essere definiti opere d’arte. Come nessuno si fa scrupoli nel criticare giochi tripla A se scadenti, così dovrebbe essere anche per il mondo indie… Si è vero che non hanno fondi, che la maggir parte delle volte si tratta di giovani alle prime armi, ma non per questo devono essere esenti da critiche. Un pizzico di oggettività in più potrebbe essere anzi motivo di crescita per tutti gli sviluppatori indipendenti 🙂

    • Quoto pienamente l’ultima frase: le critiche, se fondate, sono SEMPRE motivo di crescita anche, e soprattutto, per evitare un possibile futuro ristagnamento del mondo indie a livello di idee e innovazioni come avvenuto per i titoli tripla A

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