Ci sono giochi di cui ci innamoriamo, i cui protagonisti o la cui storia sono così memorabili da farci sperare che vadano avanti per sempre o perlomeno che il producer di turno gli dedichi la giusta finestra all’interno di un mercato che sempre più spesso tende a creare prodotti sfruttando pellicole cinematografiche (con scarsi risultati) o che punta a un genere di videogame molto più impersonale e da casual gamer, come possono essere Candy Crush Saga e simili dove non esistono personaggi ma solo una sfilza di livelli da affrontare con l’aiuto degli amici sui social network o con l’esborso di ingenti capitali monetari.
Quando però il troppo stroppia? Ossia quand’è che l’uscita di un nuovo capitolo di una saga non è più motivo di code fuori dai negozi e di hype galattico mesi prima che lo stesso arrivi, accompagnato da visioni profetiche o deliri di onnipotenza? Ci sono giochi che hanno veramente esagerato con i sequel, e noi vi elenchiamo qui le cinque serie che secondo noi sono state distrutte da scelte sbagliate di marketing, in ordine sparso in quanto tutti e nessuno merita questo particolare podio.

Bit Focus

Assassin’s Creed – Crepi l’avarizia

Assassin’s Creed è una saga relativamente recente rispetto alle altre che andremo ad affrontare, ma proprio per questo fa specie pensare che dall’anno della sua nascita, ossia il lontano 2007, siano stati pubblicati la bellezza di 14 capitoli. Quattordici episodi nel giro di otto anni, che sono quasi due ogni anni, una media impressionante se si pensa che nella stessa quantità di tempo sono stati pubblicati tre Uncharted… Ma vediamo più nel dettagli che ne è stato di Assassini e Templari in questo breve arco di tempo.
Quando il primo capitolo della saga targata Ubisoft vide la luce il pubblico e i recensori lo subissarono di critiche, soprattutto per via di un gameplay molto ripetitivo, ma il personaggio di Altair e la storia molto profonda furono apprezzate sin da subito, tanto che il producer, intravista la bontà del progetto, si mise anima e corpo al lavoro su un seguito, quell’Assassin’s Creed 2 che grazie a Ezio Auditore ed a uno sviluppo con la S maiuscola convertì milioni di giocatori al credo dell’assassino, rendendo le metodiche prima reputate noiose interessanti e varie e soprattutto creando un intreccio di trama tra presente e passato che difficilmente sarebbe stato rimosso dalle memorie dei videogiocatori. Ebbene, proprio il tremendo successo avuto dalla famiglia italiana ha spinto Ubisoft verso un baratro che ha toccato picchi di bassezza quasi irrispettosi per una saga che comunque, nel corso degli anni, ha saputo dimostrare di avere tutte le carte in regola per emergere e per dare ai giocatori qualcosa da osannare, distrutto però dalla fretta di monetizzare.
Partendo quindi dal capitolo Brotherhood, passando per l’inutile quanto fallimentare Revelations, che tuttora reputo il peggior episodio pubblicato della saga, sia per la scelta dei personaggi che per la trama spessa come un foglio di carta velina, e per vari esperimenti come Black Flag siamo sbarcati su PlayStation 4, al ritmo di un gioco all’anno senza ovviamente contare i capitoli PlayStation Portable e PlayStation Vita, che sarebbero da seppellire assieme ad ET dell’Atari, e qual’è stato il risultato?
Abbiamo avuto modo tutti o quasi di prendere tra le mani Unity, con i suoi svariati bug, problemi di ogni sorta e imbarazzanti cali di frame-rate, culminati con il bug no-face che ha reso Ubisoft una delle case più ridicolizzate sul Web, fino almeno al rilascio di una serie di patch che tuttora paiono non aver risolto i danni creati da una pubblicazione quantomai frettolosa di un gioco che avrebbe avuto bisogno non diciamo di un anno, ma almeno di altri tre, quattro mesi di lavoro intenso per poter giungere sulle nostre console in tutto il suo splendore.
Tutto ciò è un vero peccato, detto con le parole di una persona che ha amato alla follia e ama tuttora il secondo capitolo di una saga che purtroppo sta avendo troppa fretta di imporsi sul mercato degli action, sempre più affollato di titoli anche di pregevole fattura. Un vero peccato, soprattutto perchè, come detto, sarebbe bastato un pizzico di impegno in più per trasformare Unity da farsa mondiale a titolo “Tripla A” da avere assolutamente nella propria collezione. C’è di buono che la speranza è l’ultima a morire, e sappiamo già tutti che entro la fine di quest’anno un altro episodio farà capolino nei negozi di videogames, sperando che, almeno questa volta, Ubisoft si prenda tutto il tempo necessario per riportare l’Assassino in cima al mondo.

dipinto Assassin's Creed Unity riprodotto realtà