Call of Duty – Sempre lui!

Sento già gli echi “Eccooo! Ce l’hanno sempre con Call of Duty!! Non capiscono il vero senso del gioco!”, ma non importa, perchè quella di CoD resta e resterà sempre una serie radicata all’interno del mio cuore, sui cui primi capitoli ho passato la mia brufolosa gioventù, diviso tra Clanwar e partite fino alle 3 di notte con amici che non conoscerò mai o che, per fortuna o per sfortuna, ho avuto modo di incontrare per condividere la mia passione.
E tutto iniziò da quel CoD: Moder Warfare, il primo a sbarcare con successo su PlayStation 3 e ad affermarsi come il miglior FPS in circolazione, dando origine insomma al mito, un gioco dove la storia era ben fatta e godibile e l’online fenomenale, con le sue arene bilanciate e adatte a ogni tipo di giocatore, senza camper appostati in ogni anfratto, senza la necessità di ricercare glitch per accumulare uccisoni e devasto, perchè tanto dopo 7 nemici abbattuti le ricompense erano belle che finite, e si giocava per il divertimento.
Poi arrivò CoD: World at War, e come da tradizione il titolo Treyarch venne messo ingiustamente in disparte, spingendo più che altro i giocatori a darsi una mano nella modalità Zombie, vero punto cardine del titolo che ha unito milioni di persone nella lotta ai morti viventi e che ancora adesso viene sfruttata come leva di vendita nei capitoli posteriori a questo.
Finora quindi sole splendente per Activision, anche se stava prendendo il via la tendenza ad annualizzare i giochi, cosa quantomai discutibile se non altro pensando al lavoro che sta dietro alla creazione di un videogame. La vera rovina però aveva la forma di un fungo, quello dell’Atomica di Modern Warfare 2.
Acclamato come il gioco del destino, MW2 era atteso da tutti come erede del primo capitolo, spasmodicamente desiderato anche dal sottoscritto tanto da spulciare la campagna e le missioni speciali in pochi giorni, per lanciarmi sull’online, su cui, ci tengo a chiarirlo onde evitare commenti tipo “Eh ma non l’hai giocato a fondo!”, ho accumulato la bellezza di 18 giorni di gioco totali, tanto per segnalarvi quanto era alto il mio hype e quanto lo erano le mie aspettative. E qui la sorpresa più amara di tutte, che fu la rovina di un gioco splendido, è stata quella ricompensa da 25 uccisioni chiamata appunto Tactical Nuke.
Sono e resto fermamente convinto che questa Reward abbia rovinato un gioco pressochè perfetto, con arene progettate (quasi tutte) in maniera ottimale e armi ben bilanciate (sorvolando sull’Ump45 che i più affezionati fan conosceranno bene) dando il via ad una caduta di stile sempre maggiore e del gioco, e dei giocatori, visto che nonostante la mia iniziale repulsione acquistai sia Black Ops che Modern Warfare 3, errore che non feci più. Mentre il titolo Treyarch infatti spingeva sempre più verso un pubblico di giocatori arcade ma riusciva comunque a farsi apprezzare per la già citata modalità Zombie, che mi ha comunque tolto parecchi sfizi, il terzo episodio della guerra moderna peggiorava sotto ogni aspetto il suo predecessore, senza nemmeno eliminare il pomo della discordia, anzi, amplificando quel fenomeno che aveva portato i giocatori a camuffarsi peggio delle strutture incompiute dell’EXPO per arrivare alle fatidiche uccisioni da ricompensa, perché il bello non era giocare in un team, ma puntare come singoli a far vedere di essere i migliori in partita.
Ora la situazione la sappiamo tutti, tristemente nota sia per quanto riguarda le non più esaltanti campagne in single player, sia per l’online carico ormai di quel genere di giocatore individualista e spesso chiamato erroneamente “camper”, sia, per finire, per una serie che è ormai talmente tanto commercializzata da essere un prodotto da uscita annuale, su cui le modifiche sono così poche da contarsi sulla punta delle dita. Tanto, in un modo o nell’altro si vende. Un peccato davvero, detto da un ex fan degli FPS.

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