RubricheBit ChroniclesDarksiders: The Son of the God - Capitolo 2 - Bit Chronicles

Darksiders: The Son of the God – Capitolo 2 – Bit Chronicles

Bentornati a Bit Chronicles! Questa volta, non avendo molto da dire, vi auguro semplicemente una buona lettura!

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2
Squilibrio

Nalya riuscì a percepire perfettamente i pensieri di Guerra, forse per puro intuito, forse per qualche altro motivo, così gli si avvicinò e gli afferrò il braccio, ricoperto dall’enorme guanto di metallo. -Ti prego, Cavaliere, devi credermi. Posso mostrarti quel che ho visto, se è necessario.
Guerra voltò il capo fino a trovarsi esattamente di fronte agli accattivanti occhi della donna-demone. -In che modo credi di poterlo fare?- domandò, riluttante.
Per tutta risposta, Nalya trascinò con sé il Cavaliere fino a una piccola scala che scendeva nel terreno; giunsero in quella che potrebbe essere definita una cantina, completamente piena di strani oggetti e simboli bizzarri dipinti sulle pareti, il tutto in un ambiente molto cupo. -Qui dentro- spiegò la donna, facendo un cenno con la mano verso alcuni oggetti attorno a loro. -qui sotto il mio potere aumenta. Non è certo facile trasmettere dei ricordi a qualcun altro.
Guerra iniziò a pensare di trovarsi di fronte a una strega, o qualcosa del genere. La donna gli accarezzò la guancia con la mano guantata, quindi lo fece di nuovo, questa volta tenendo la mano appoggiata sulla pelle del Cavaliere. Improvvisamente Guerra fu costretto a chiudere gli occhi e cadde in uno stato simile al sonno; sentì un’energia percorrerlo attraverso tutto il corpo, quindi iniziò a vedere quel che, tempo addietro, avevano visto gli occhi di Nalya. Trattandosi di ricordi, nulla era dettagliato, anzi, alcune parti dell’ambiente mancavano completamente.
Ma qualcosa da vedere c’era, e non era nulla di poco conto. Di fronte agli occhi di Guerra (o a quelli di Nalya, per essere precisi), stava Samael, seduto con aria seccata sul suo trono, nella fortezza chiamata la Pietra Nera. Di fronte a lui c’era qualcuno, un tipo docile e anch’esso dalle sembianze vagamente umane; Guerra non avrebbe potuto dire molto su quest’individuo, in quanto indossava un cappuccio e il suo punto di vista lo impossibilitava a vederlo in volto. Samael ascoltò le sue parole, parole ricordate in modo poco preciso da Nalya, guardandolo con aria di sufficienza. Dopo alcuni secondi il demone rise e si protese leggermente in avanti, indicando con l’unghia affilata l’individuo.
Quest’ultimo strinse i pugni; Guerra capì che le cose non erano andate come egli aveva sperato. Samael rise ancora di lui, e l’ospite della Pietra Nera esplose di rabbia. Un’energia venne sprigionata da quel corpo apparentemente debole e fece finire Nalya a terra. La visione divenne sfocata, ma Guerra poté benissimo riconoscere il braccio dell’uomo incappucciato che afferrava il collo di Samael e quest’ultimo che gridava.
Tutto tornò nero, quindi un’altra visione prese forma. Sempre la Pietra Nera, ma questa volta vista da lontano; una legione di demoni, completamente diversa da quella di Samael, marciava verso la fortezza. Il cielo, solitamente giallo e nero, era diventato addirittura rosso come il fuoco stesso. La voce di Nalya interruppe una volta per tutte le visioni del Cavaliere, riportandolo al presente.
-Questa che vedi è la situazione attuale- spiegò, togliendo finalmente la mano dalla guancia del Cavaliere dell’Apocalisse.
Guerra la guardò per alcuni secondi, senza riuscire a dire nulla.

Azrael aveva condotto Morte fino agli archivi della Città Bianca; il Cavaliere sapeva che il fratello, Guerra, in passato era stato lì per un’altra questione, questione in cui anche lui aveva avuto il suo ruolo. Ma quella della Cripta degli Abomini è un’altra storia, e Morte aveva già intuito che non sarebbe stata l’ultima, per loro. In quel luogo immenso e pieno di libri appartenenti agli angeli, l’Angelo della Morte, finalmente, si fermò per spiegare al Cavaliere la situazione.
Dal suo volto, Morte capì che si trattava di qualcosa di insolito e incerto. Inizialmente, neanche Azrael stesso seppe come parlare al Cavaliere, quindi farfugliò alcune parole sconnesse. Mentre Polvere volava in cerchio sopra ai due e gracchiava, Morte iniziò ad innervosirsi.
-Avanti, Angelo della Morte, dimmi di che si tratta- disse, lasciando trasparire un po’ della sua impazienza.
-Noi… abbiamo bisogno della vostra protezione, della protezione dell’Arso Consiglio- mentre pronunciava queste parole, Azrael guardava in basso, sottolineando la vergogna provata nel dire qualcosa del genere.
-Cosa?- fece Morte, sorpreso.
Azrael sospirò, quindi continuò a parlare, guardando finalmente in faccia il Cavaliere (o meglio, guardando la sua maschera d’ossa). -Sta succedendo qualcosa di molto strano, e siamo sicuri che la Città Bianca sia in pericolo.
-La fai troppo semplice. Cosa sta accadendo esattamente?
-Ci attaccheranno, chiediamo soltanto la vostra collaborazione in battaglia.
-CHI è che vuole attaccarvi?- Morte iniziava davvero a perdere la pazienza.
Dal silenzio di Azrael fu immediatamente chiaro che nemmeno lui sapeva rispondere a quella domanda. Questa volta fu il Cavaliere a sospirare, spostando lo sguardo altrove.
-Quindi, vorreste che vi proteggessimo da… non sapete cosa, esatto?
Prima che l’angelo potesse rispondere, l’enorme cancello dorao della biblioteca si aprì di nuovo, e una guardia della Città Bianca entrò in fretta e furia, gridando parole una dopo l’altra. Azrael mosse un passo verso la guardia, ma questo fu trafitto da una lancia nel petto e cadde in ginocchio accanto a Morte, sporcando col suo sangue gli stivali del Cavaliere.
-Ma che…- fece quest’ultimo, voltandosi verso l’entrata. Il tempo di realizzare che gli angeli erano stati attaccati e Azrael aveva già creato uno scudo magico attorno ai due. Polvere cominciò a gracchiare più velocemente; fuori dalla biblioteca angeli e demoni combattevano. Morte sfoderò la Mietitrice, che si divise in due piccole falci; corse in mezzo ai nemici, volteggiando, parando i loro artigli e contrattaccando con brutali fendenti di falci. Saltò all’indietro per evitare una codata di quei piccoli e orribili demoni, simili a insetti relativamente enormi. Non appena atterrò, unì le falci a formare ancora una volta la Mietitrice. Girò su se stesso e Azrael poté giurare di aver visto, per un attimo, il Cavaliere trasformarsi nella sua vera forma. Ma un attimo dopo era ancora come prima, e aveva ripreso a falciare i demoni rimasti con le sue doppie falci.
Ucciso l’ultimo nemico, il Cavaliere restò in guardia. In torno a lui, i pochi angeli rimasti in vita cercarono di soccorrere i loro compagni feriti.
Possibile che fosse finita lì?
Morte fece per rinfoderare le armi, ma immediatamente, alle sue spalle, atterrò un demone gigante, un mostro grasso e disgustoso, alto almeno tre volte il Cavaliere, con piccole ali violacee sulla spalle e una mazza chiodata stretta nella “mano” destra. Il demone ruggì, mettendo in fuga tutti gli angeli rimasti sul posto.
-Morte!- chiamò Azrael quando la mazza del demone si abbatté contro il Cavaliere, ma qualcun altro era già intervenuto, bloccando l’arma del nemico.
-Abaddon!- esclamò Morte, voltandosi verso l’angelo che, in volo poco più in alto, teneva immobile l’avversario.
-Muoviti, Cavaliere!
Morte non se lo fece ripetere due volte; scattò verso il demone, colpendolo più e più volte con le doppie falci. Il sangue rosso scuro del demone schizzò ovunque dalle sue ferite. Il demone ruggì di dolore e cadde sulle ginocchia, lasciando la presa sulla mazza chiodata. Abaddon si portò fin sopra di lui e piantò la sua lunga e luccicante spada in mezzo ai suoi occhi. Quando estrasse la lama, la testa del demone divenne paragonabile ad una fontana di sangue. Mentre il cadavere ripugnante si schiantava pesantemente a terra nel suo stesso sangue, Azrael tornò in scena, portandosi di fronte a Morte.
-Devo ringraziarti, Cavaliere.
-Non ringraziarmi ancora- rispose lui, mettendosi in cammino verso le porte della Città Bianca.
-Cosa vuoi dire?- domandò Azrael, ma Morte era già lontano, seguito, in volo, da Polvere.
Abaddon poggiò una mano sulla spalla dell’Angelo della Morte. -Ha ragione lui, Azrael. Questo non era niente. Era solo un avvertimento, o un diversivo; ad ogni modo, spero che tu sia riuscito a convincere il Cavaliere.

Morte evocò ancora una volta Disperazione, che gli apparve davanti emergendo dal terreno, la criniera verde e luminosa a illuminare la maschera del Cavaliere dell’Apocalisse. L’incontro con Azrael si era rivelato più movimentato del previsto, ma nonostante ciò, Morte non era riuscito a capire cosa stesse accadendo tra gli angeli e i demoni.
Cavalcando, Morte percorse quasi tutta la distanza che lo separava dal portale per fare ritorno al mondo dell’Arso Consiglio, dove avrebbe fatto rapporto, anche se in effetti non avrebbe saputo bene come spiegare la faccenda. Disperazione si fermò improvvisamente, e Morte fu catapultato a terra con forza. -Ma che diavolo…
Il cavallo si era fermato davanti a una massa di luce bluastra. Morte continuò a guardare l’energia blu, finché dal terreno non emerse la figura di un demone alto, tutto pelle e ossa, dal colore pallido e vestito con abiti blu. In testa aveva due grandi corna nere, e in mano portava alcuni strani oggetti.
-Salve!- esclamò con la sua voce intrigante, quasi spiritica, enfatizzando il saluto verso il Cavaliere con un’intonazione curiosa.
-Chi sei?- chiese Morte mentre si rimetteva in piedi e tirava via Disperazione da davanti a quell’individuo. Il demone galleggiava nell’aria a una ventina di centimetri da terra.
-Io?- il demone si portò una mano sul petto, a indicare se stesso, quindi si avvicinò spaventosamente al Cavaliere. -Chiamami Vulgrim!

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