RubricheBit ChroniclesDarksiders: The Son of the God - Capitolo 3 - Bit Chronicles

Darksiders: The Son of the God – Capitolo 3 – Bit Chronicles

Buon primo Maggio a tutti gli utenti di Playstation Bit! Eccoci a un’altra pubblicazione di Bit Chronicles (a proposito, scusate il ritardo di un giorno) che porta avanti le avventure di Morte e Guerra. Se anche voi non riuscite a sopportare l’attesa per vedere Darksiders 3 (sperando che Nordic Games ci faccia davvero qualcosa di buono), godetevi questa storia inedita che riprende molti degli aspetti caratteristici dei due Darksiders e del romanzo “Darksiders: La Cripta degli Abomini”.

Buona lettura!

Capitolo precedente: http://www.playstationbit.com/primo-piano/darksiders-the-son-of-the-god-capitolo-2-bit-chronicles

3
Volere Divino

Ripresosi dallo shock, Guerra realizzò che l’intero Creato era in pericolo. -Allora, cosa dobbiamo fare?- domandò a Nalya, mentre ancora rivedeva nella sua testa le immagini legate al passato, le immagini della Pietra Nera.
-Riunisci i Cavalieri e attacca la Pietra Nera!- rispose la donna con enfasi. -Questa è l’unica opportunità che abbiamo. Quell’individuo starà già muovendo le sue truppe, dobbiamo fermarlo prima che possa andarsene lui stesso chissà dove.
-E tu come fai a sapere che sta muovendo le truppe?
Per qualche istante Nalya esitò. -Tu… tu non vedi cosa sta succedendo? I demoni attaccano!
-I demoni sono sempre all’attacco, è nella loro natura.
-Ma non quando Samael è sperduto e privo di forze!
Nella cantina dell’abitazione metallica calò improvvisamente il silenzio. Guerra rimuginava sulle parole della donna, valutando quante fossero le possibilità che ciò stesse effettivamente accadendo. La visione era stata molto sfocata, eppure sembrava decisamente reale.

-Cosa vuoi da me, demone?- fece Morte, girando attorno a Disperazione per allontanarsi dallo spiacevole volto di Vulgrim. Ciò non servì a molto, visto che il mercante svolazzò di nuovo di fronte a lui.
-Io so quel che sta succedendo molto più di quanto non lo sappia l’Angelo della Morte…- le parole di Vulgrim lasciavano già trasparire le sue intenzioni.
-E non mi dirai niente senza avere qualcosa in cambio, dico bene?- indovinò Morte.
-Diciamo… che potrei anticiparti qualcosa, se mi offri il tuo aiuto.
-Ora anche ai demoni serve il mio aiuto?
-Suvvia, Cavaliere- Vulgrim volteggiò attorno a Morte, afferrandogli delicatamente le spalle con le sue enormi mani artigliate. Morte se le tolse immediatamente di dosso. -Il tipo per cui gli angeli si preoccupano tanto, ora si trova alla Pietra Nera- Vulgrim fece un sospiro, quindi anticipò le parole del Cavaliere. -No, non sto parlando di Samael… lui è stato appena cacciato da casa sua.
-Cosa?- chiese Morte, incredulo.
-Esattamente… ma io so dov’è che stanno passando le armate del nemico… so quali antichi e oscuri sentieri sta usando per arrivare alle città del Paradiso.
-Vuoi dire che non ha attaccato solo la Città Bianca?
-Certo che no!- Vulgrim ridacchiò. -Ma soddisfa la mia fame, e io soddisferò la tua curiosità! Ti porterò direttamente su quei sentieri, e capirai di più.
-Cosa vuoi che faccia?
-Conosci… la Forgia delle Anime?

Guerra e Nalya si trovavano sulla strada che portava alla Pietra Nera. Il Cavaliere non avrebbe accettato di aiutarla finché non avesse visto con i suoi stessi occhi la situazione; così la donna aveva proposto di recarsi direttamente lì, per poter osservare da lontano la fortezza sotto il controllo dell’ostile individuo. Guerra aveva insistito perché lei rimanesse a casa sua, ma quella donna-demone, o strega che fosse, non sembrava avere affatto paura di una manciata di demoni.
Facendosi strada tra alcuni territori pieni zeppi di nemici, i due giunsero finalmente a destinazione. Guerra rimase esterrefatto di fronte a quella visione: era esattamente ciò che aveva visto grazie ai poteri di Nalya, nei suoi ricordi: il cielo era rosso, la fortezza circondata da armate di demoni che non erano quelle di Samael. Allora stava davvero succedendo qualcosa!
Prima che i due potessero rendersene conto, furono attaccati da una pattuglia di demoni. Guerra sfoderò Divoracaos e tracciò con essa cerchi attorno a sé, tranciando la carne dei piccoli esseri che lo circondavano. Saltò in mezzo ai nemici, dove fu costretto a interrompere i suoi attacchi per bloccare tutti gli artigli in avvicinamento. Non appena ebbe un momento di libertà, passò la spada all’altra mano, quindi colpì con forza il terreno con il suo guanto. La terra tremò, e tutti i demoni attorno a lui vennero sbalzati via. Il Cavaliere tornò in piedi, il cappuccio mosso dal vento, mentre i nemici già tornavano ad assalirlo. Questa volta alzò Divoracaos, la fece volteggiare nell’aria, poi la piantò, brandendola con entrambe le mani, nello stesso punto che aveva prima colpito con il guanto. La lama nera si piantò nel terreno e tutt’attorno emersero decine di lame da esso, trafiggendo ognuno di quegli esseruncoli.
Poco distante da lui, Nalya non riceveva un migliore benvenuto dai demoni. Guerra fece per aiutarla, ma fu sorpreso nel constatare che non ce ne fosse il bisogno. La donna puntò davanti a sé la mano coperta dal guanto nero, quindi sprigionò un’intensa fiammata blu che bruciò immediatamente tutti i demoni davanti a lei. Si voltò e alzò la mano al cielo; quando strinse il pugno, ogni nemico attorno a lei venne colpito da una raffica di schegge di luce tagliente. I demoni rimasti si misero immediatamente in fuga.
Guerra rimase a guardarla, un po’ sorpreso, un po’ affascinato.
Ma qualcuno si avvicinò a loro, battendo lentamente le mani.
-Però, davvero una bella coppia- disse la voce di uomo. Guerra sfoderò immediatamente la spada e si mise nuovamente in guardia, ma a un rapido gesto dell’uomo che aveva di fronte il Cavaliere fu costretto a cadere in ginocchio, lasciando la presa su Divoracaos. Poco più in là, Nalya alzò le mani in segno di resa.
Quando Guerra alzò lo sguardo fu sorpreso dall’apparente innocuità del tipo che riconobbe essere quello della visione che aveva avuto poco tempo prima. Era alto più o meno quanto Nalya, quindi l’altezza di un umano medio, vestiva con abiti lunghi e scuri, ricoperti da simboli demoniaci. I suoi capelli neri erano sparati un po’ in su e un po’ all’indietro, mentre gli occhi erano completamente indemoniati: le iridi di un rosso quasi brillante, e tutt’attorno, sulla pelle che contornava gli occhi, “crepe” di colore scuro.
-Siete molto bravi- ribadì il nuovo arrivato. -lasciate che mi presenti: io sono Aylan, il nuovo sovrano della Pietra Nera- mentre parlava aprì le braccia, come in segno di sfida.
-Perché… fai tutto questo?- domandò Guerra, riuscendo finalmente a rialzarsi. -Stai distruggendo l’Equilibrio!
-Perché? Perché è il nostro Dio a volerlo.

Così, Morte si ritrovò in groppa a Disperazione, cavalcando verso la Forgia delle Anime. Secondo quanto detto da Vulgrim, lì il Cavaliere avrebbe trovato un contenitore pieno di anime, che venivano usate dal fabbro della Forgia per delle armi “speciali”. Ovviamente al demone interessavano soltanto le anime, di cui si nutriva. Magari ci avrebbe trovato anche alcuni giovani.
Polvere continuava a gracchiare, e Morte iniziava davvero a innervosirsi. -Finiscila, o ti strappo quelle ali- disse senza spostare lo sguardo dal sentiero.
Finalmente giunse alla Forgia: si trattava di un’enorme struttura a forma di cupola, con un buco sul tetto dal quale usciva una colonna di fumo scuro. Più si avvicinava alla struttura, più Morte sentiva caldo, e ciò non gli piaceva; gli ricordava fin troppo il mondo dell’Arso Consiglio.
Tutt’attorno c’era il silenzio. Morte saltò giù da Disperazione e questo già scompariva di nuovo nel terreno. Polvere, che finalmente aveva smesso di lamentarsi, si posò delicatamente sulla spalla destra del Cavaliere.
Morte entrò nella Forgia delle Anime, muovendo passi lenti che echeggiavano in tutta la struttura. All’interno c’era un’enorme fornace, circondata dai tipici attrezzi che usa un fabbro. Sull’incudine c’era ancora una grossa spada dalla lama incandescente.
-Fermo lì- disse una voce proveniente dalla sinistra del Cavaliere quando egli fu ormai vicino all’incudine, che stava al centro della stanza. A parlare era stato un tipo grosso e muscoloso, puntandogli contro una spada molto simile a quella che stava sull’incudine. -Cosa ci fai qui?
-Ho soltanto bisogno di… una cosa.
-So chi sei, Cavaliere, e so che non porti nulla di buono- mentre il fabbro parlava, Morte individuò il contenitore delle anime: era abbastanza grande, ma poteva essere trasportato con due mani senza troppa fatica. Il suo interno era tutto un vorticare di luce azzurra. Anime. Il fabbro incrociò lo sguardo di Morte, quindi gli avvicinò ancor di più la lama al collo. -Se sei qui per le anime, ti consiglio di tornartene subito da dove sei venuto.
-Spiacente, ma mi servono. Ti ripagherò non appena sarò di ritorno.
-Neanche per sogno!- il fabbro gridò, quindi colpì con la spada, ma il Cavaliere era già saltato via e correva verso il contenitore.
Fece un zig-zag tra alcuni attrezzi, quindi balzò su una cassa e allungò le mani per afferrare il contenitore di anime, ma una freccia gli passò pericolosamente vicina all’orecchio. Si voltò, realizzando che ora il fabbro aveva in mano un arco; ma dove l’aveva preso?
-Scendi subito di lì- disse l’uomo, scuotendo l’arma i cui pezzi tornarono ad incastrarsi in modo preciso fino a formare di nuovo la larga spada.
-E così costruisci armi ibride, eh?- chiese Morte. -Spero che tu abbia anche una pala per quando avrò finito, perché io non perderò tempo a scavarti la tomba- continuò, più che altro sperando di incutere timore al fabbro. Non gli andava di perdere altro tempo lì, considerando che già stava facendo tutto ciò soltanto per ottenere il favore di Vulgrim.

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