RubricheBit ChroniclesKillzone Redemption - Capitolo 12 - Bit Chronicles

Killzone Redemption – Capitolo 12 – Bit Chronicles

Salve a tutti, lettori del Bit! Dopo la prima uscita della nuova rubrica del caro Dario (parlo di Bit Collection, e consiglio a tutti di leggerla), eccoci di nuovo nei meandri di Helghan, per uno degli ultimi capitoli di Killzone Redemption.

Di sotto trovate il dodicesimo capitolo. Buona lettura!

Capitolo precedente: http://www.playstationbit.com/primo-piano/killzone-redemption-capitolo-11-bit-chronicles

12
Polvere Rossa

Le cose non stavano affatto andando nel migliore dei modi, quasi per nessuno, tra gli Helghast. Dopo l’attacco subito al New Sun, l’ISA aveva scagliato un contrattacco devastante. Avanzando anche con degli ESO, i Vektan erano giunti fino a Pyrrhus. Zoran si trovava con Sarah; camminavano ormai da ore, diretti a Tharsis. Dopo lo scontro con l’HSA, il giovane Hig aveva ceduto alla tentazione di raggiungere la sua vecchia baracca e vedere con i suoi occhi… qualsiasi cosa fosse effettivamente accaduto. Ripensò a Kara, vide il suo volto nella propria mente, e delle lacrime gli colarono lungo le guance. Ad un tratto dovette fermarsi, Sarah si era piazzata di fronte a lui, impedendogli di proseguire.
-Ehi, sei stranamente silenzioso- disse la ragazza.
Senti chi parla, avrebbe voluto ribattere lui, ma non era davvero il momento adatto.
-So a cosa stai pensando- continuò l’altra. In effetti, Zoran le aveva raccontato di ciò che gli era stato riferito da Jatran poco prima che lei lo… sequestrasse. -se proprio vuoi arrivare fino a Tharsis, non te lo impedirò. Però, ti prego, pensaci. Non lasciarti distruggere, ho bisogno di te.
-Hai bisogno di me?- fece lui, quasi arrabbiato. -Spiegami a cosa ti servo, perché io non l’ho ancora capito. Combattiamo gli ISA, ma sappiamo bene che sono mille volte migliori di noi, come persone. Abbiamo ucciso il comandante dell’HSA, ma non ho neanche capito quale fosse il loro scopo. Hai delle cose da spiegarmi, Sarah- si mise seduto su una roccia, e la ragazza fece lo stesso.
-Riportare la pace su Helghan, ecco cosa. E’ questo che i membri dell’HSA credono di fare, ma è ovvio che non è così. Certo, combattono da entrambe le parti proprio per bilanciare la guerra, ma in realtà lo fanno soltanto per allungarla.
-Cosa ci guadagnano?
-Hanno contatti con i mercenari, come quei tre; guadagnano per ogni minuto di guerra in più che noi, qui fuori, passiamo.
-Lo fanno soltanto per soldi?
-No, figurati. Investono su armi devastanti; come hai visto, hanno trasformato l’Accademia in una sorta di forgia infernale. Sembra che lavorino direttamente per Visari, in verità. Red Dust ti fa paura?
Zoran dovette pensarci per alcuni secondi. Perciò, Visari gli permetteva tranquillamente di uccidere i propri compagni? Non ci pensò e tornò a rispondere alla domanda. -Sì, credo di sì.
-Beh, Red Dust sarebbe nulla in confronto a quel che stanno creando lì sotto. Per questo ti ho trascinato con me per fermarli; non c’era neanche il tempo di spiegare.
-Ma ora che il loro comandante è morto…
-Non era di certo l’unico a conoscenza del progetto- passarono alcuni secondi in silenzio, poi Sarah si alzò. -beh, ti ho dato le mie spiegazioni. Ci rimettiamo in marcia?
Anche Zoran si rialzò, ma non appena fu in piedi i capelli gli schizzarono in avanti, lui stesso per poco non travolse Sarah. Un boato tremendo, un vento fortissimo; il ragazzo si voltò, e di fronte a lui, nel cielo, si innalzava un enorme fungo atomico. Il cielo si colorò immediatamente di un inquietante rosso scuro, la polvere radioattiva era già giunta fin lì. L’intero cielo era diventato marcio. Lì, ora, gli incursori ISA in lontananza risplendevano del loro caratteristico blu.
Red Dust.
I due ragazzi si guardarono. Zoran si voltò ancora verso Tharsis, che da lì, ormai, si vedeva. Poi guardò ancora verso Pyrrhus, verso l’esplosione atomica. Prese un respiro; qualsiasi strada decidesse di prendere, avrebbe dovuto percorrerla in fretta. La nazione o la famiglia?
Sarah gli posò una mano sulla spalla. Zoran lanciò un ultimo sguardo verso la raffineria, poi, insieme alla compagna d’avventure, iniziò a correre a perdifiato verso la capitale di Helghan. Di lì a poco, tutto sarebbe potuto finire.

I proiettili già iniziavano a schizzare in tutte le direzioni; Jatran dovette gridare ordini a tutte le unità che gli erano state affidate da Radec. Centinaia di Hig erano stati mandati in prima linea, mentre l’Echo era stata messa a capo dello squadrone a difesa del Palazzo di Visari, ovvero nel pieno della nuvola radioattiva. In lontananza già si potevano vedere decine di incursori illuminati di blu avvicinarsi alle difese antiaeree. Molte altre unità dell’ISA, invece, arrivavano via terra, correndo in gruppi o con i loro temibili ESO. Per fortuna, il Palazzo era difeso bene.
Jatran non sapeva come sarebbe andata a finire, ma sapeva che, in ogni caso, avrebbe combattuto fino alla fine. Qualcuno gli afferrò la spalla, e lui si voltò. Era Vaqen; insieme a lui c’era anche Dorx, già con il VC-32 carico tra le mani.
-ISA!- gridò qualcuno nelle vicinanze. Da lì, tutto cominciò.

Non sembrava molto intelligente correre dentro una nube radioattiva. Quando furono più vicini, divenne sempre più difficile vedere in lontananza. L’aria era completamente corrotta. E così, Radec faceva sul serio; Visari faceva sul serio. Aveva fatto esplodere Red Dust, una potente carica nucleare, sulla sua stessa capitale, al solo scopo di decimare i suoi nemici. Ma gli ISA erano ancora lì, anche se in numero molto ridotto, e sicuramente la battaglia stava già infuriando al Palazzo. Nonostante corressero da interi minuti, i due Hig ancora non si fermavano. Perdere un secondo di più avrebbe potuto davvero fare la differenza.

Vaqen caricò l’LS-13 e si gettò nella mischia. Non era nel suo stile rimanere nelle retrovie, così si fiondò in prima linea a difesa delle torri. Individuò una squadra di Hig e ne prese il comando. Si misero in posizione all’interno della torre. Uno degli Hig era un cecchino e si appostò per difendere gli altri. Passò del tempo, durante il quale gli spari si facevano più vicini e le esplosioni più spaventose, fin quando gli ISA non furono alla torre. Vaqen era lì, pronto a tendere un agguato a chiunque avesse salito quelle scale. Vide il cecchino sparare alcuni colpi di seguito, poi cadde all’indietro, il cranio perforato dal piombo. I soldati di fronte a lui iniziarono a sparare verso l’entrata della torre, e uno ad uno vennero a loro volta massacrati. Il geniere si alzò in piedi e fece fuori, con un solo colpo di shotgun, il primo degli ISA che salivano. Ricaricò ed aspettò il secondo, ma un ticchettio lo fece allarmare. Si gettò dietro una lastra di metallo appena prima che la granata lanciata da fuori esplodesse in mille schegge mortali. Un momento dopo gli ISA irruppero in gran numero, falciando ogni Hig che era sopravvissuto all’esplosione. Vaqen giaceva lì, scambiato per un cadavere, in realtà ancora cosciente, anche se in condizioni tutt’altro che buone.

Arrivando dalla direzione opposta a quella dello scontro, Zoran e Sarah riuscirono a cogliere alle spalle una squadra ISA. Silenziosamente si avvicinarono ai nemici; Sarah ne afferrò uno per le spalle e con un rapido gesto gli spezzò il collo, poi prese la sua arma e, con una precisione incredibile perforò altri due soldati. Nel frattempo Zoran si portò di fronte a un altro dei nemici. Estrasse il coltello e glielo piazzò nel collo, per poi afferrare il suo corpo ed usarlo per ripararsi dai proiettili dei suoi compagni. Una volta finite le raffiche, estrasse la pistola dalla fondina dell’ISA e, brandendola attraverso il cadavere, uccise tutti i nemici. Senza perdere un secondo di più, proseguirono.

Attraverso l’ottica del VC-32, Dorx vedeva diversi ISA avvicinarsi al suo raggio d’azione. Quando allontanò l’occhio dal fucile, vide soltanto l’arma appoggiata al bipede, davanti a sé. Il suo corpo era completamente invisibile, fino alle mani. O almeno sarebbe rimasto invisibile finché non si fosse mosso. Tornò ad utilizzare il mirino e finalmente iniziò a sparare. Ad ogni colpo il rinculo gli premeva contro la spalla, facendolo spostare all’indietro e rendendolo perciò di nuovo visibile. Tirò la leva d’armamento, facendo cadere il bossolo a terra, il quale rimbalzò con un tintinnio e poi iniziò a rotolare lentamente. Riportò la leva avanti, mettendo in canna il prossimo proiettile. Abbassata la leva, presa ancora la mira, premette di nuovo il grilletto; un’altra vita si era appena spezzata.
E tirò di nuovo la leva d’armamento.

I due giovani Hig si ritrovarono a sgusciare furtivamente tra gli incursori ISA. Per fortuna la polvere e il buio permettevano loro di non essere visti. Passare di lì con le armi spianate sarebbe stato un vero e proprio suicidio; dopotutto, loro erano soltanto in due. Camminando da abbassati, superarono un altro dei soldati ISA, che continuavano a muoversi per rifornirsi e prepararsi ad attaccare. Ormai erano parecchio vicini al Palazzo, da lì già si sentivano le esplosioni e si vedevano i lampi della battaglia.
Zoran passò di fronte a un nemico, mettendolo in allerta. Accorgendosi di ciò, si affrettò a svoltare l’angolo, ma si ritrovò faccia a faccia con un altro soldato ISA.
-E tu chi cazzo..?!- il soldato puntò l’M82 contro di lui, ma morì prima di poter posare l’indice sul grilletto. Prima che la carcassa potesse toccare terra, il suo assassino la fermò, poi la adagiò delicatamente.
L’uomo che aveva davanti, Kab, era uno dei mercenari dell’HSA, ne era sicuro. Anche loro, dopo l’esplosione di Red Dust, si erano diretti verso il Palazzo. Zoran sentì altri spari silenziati, quindi si voltò: c’erano anche Sam e Manny, e stavano facendo piazza pulita. Finalmente incrociò di nuovo Sarah, e una volta che si furono accertati di aver eliminato tutti i nemici, si riunirono al centro della zona.
Si scambiarono un cenno veloce, poi tornarono in marcia. Non c’era molto da aggiungere. Erano pur sempre tutti Helghast, e ora combattevano per la loro nazione.

Jatran uscì dal proprio riparo, sparando raffiche brevi e precise con la sua StA-11. Si affacciò ancora e ancora, falciando un ISA dopo l’altro, finché non ne vide alcuni morire di fronte ai propri occhi. Si guardò di lato, ma i suoi compagni non si erano mossi un solo momento dalla propria posizione. All’improvviso, una squadra di ISA illuminati di un verde chiaro sbucò da un’altra direzione, uccidendo a loro volta gli ISA. Chi diavolo erano? Alcuni degli Hig uscirono dal riparo e presero di mira i soldati dell’HSA, ma vennero immediatamente uccisi, travolti da proiettili calibro 50. Jatran spostò lo sguardo verso l’alto, verso la posizione di Dorx. Immediatamente rotolò di lato, mettendosi al riparo dal fuoco del cecchino.
Che cazzo stava succedendo? Perché Dorx stava proteggendo quegli strani soldati, e soprattutto, perché per farlo stava uccidendo anche i propri compagni Helghast?
Uno ad uno, Dorx fece fuori tutti gli Helghast della sua squadra, aiutato dal fuoco di copertura dell’HSA che, dopo aver fatto ciò, si mise a sua volta a difendere il Palazzo.
Tutto ciò, per Jatran, non aveva alcun senso.
Poi, dalla polvere e dal tetro orizzonte rosso, la figura di quello che sembrava un generale emerse, guidando altre truppe HSA.
Il capo dell’ex squadra Echo dell’Accademia riuscì a mettersi in salvo e si unì ad un altro squadrone. Spiegò la situazione ad un generale di brigata, e, mentre più in là la guerra tra Helghast e ISA continuava, lì ne iniziò un’altra, tra Hig ed HSA, una battaglia di cui nessuno, a parte i presenti, seppe mai più nulla.

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