RubricheBit ChroniclesKillzone Redemption - Capitolo 13 - Bit Chronicles - Finale

Killzone Redemption – Capitolo 13 – Bit Chronicles – Finale

Un caloroso saluto a tutti i lettori del Bit! Qui è sempre Franzau, e questa volta ho succose novità riguardanti la rubrica. Come potete vedere dal titolo (e come alcuni già sapevano), questo è il capitolo che chiude la storia di Zoran e quindi Killzone: Redemption. Sto continuando a chiedere cosa vi piacerebbe leggere ora che questa storia è terminata, perciò se avete qualche suggerimento, vi conviene sbrigarvi, visto che dopo un martedì di riposo (o con un breve speciale, questo dipende poi da me), dovrò iniziare la nuova storia per la rubrica.

Detto questo, vi auguro una buona lettura, e spero che questa storia vi abbia fatto venir voglia di tornare sui campi di battaglia dei vari Killzone, titolo che, a parer mio, non invecchia mai 😉

Capitolo precedente: http://www.playstationbit.com/primo-piano/killzone-redemption-capitolo-12-bit-chronicles

13
Redenzione

Gli ISA non dovettero neanche ricorrere a tutte le loro forze per raggiungere il Palazzo di Visari, pronti a fare irruzione e ad uccidere l’imperatore di Helghan. Ma quando furono lì, dell’HSA non ce n’era già più alcuna traccia; Zoran, insieme ai suoi quattro compagni, Sarah e i tre mercenari, era arrivato prima dei soldati in divisa grigia e blu, dando man forte a Jatran e agli squadroni di Hig a difesa del palazzo contro le ondate di soldati HSA, provenienti dall’Accademia in fiamme. Non appena ebbero raggiunto il capitano del Team Echo, ormai sciolto, questo disse loro di Dorx, che aveva tradito gli Helghast alleandosi con quei soldati in divise ISA dai Led verdi, non sapendo però che l’HSA era sotto il comando diretto di Visari, che ovviamente aveva mantenuto segreta la cosa. Insomma, persino Visari non era stato del tutto fedele al suo popolo; ormai doveva aver capito che c’erano ben poche speranze di respingere gli ISA.
Anche su questo non aveva completamente ragione, poiché, poco dopo la sua morte, Orlock e Stahl avrebbero quasi messo alle strette i nemici della loro terra. Ad ogni modo, Zoran aveva combattuto gli HSA insieme ai propri compagni fino a debellare la minaccia, sebbene non fosse rimasta alcuna traccia di Dorx. Così, insieme a Sarah, tornò in prima linea a combattere gli ISA.

Avanzarono in mezzo al fuoco nemico crivellando i soldati provenienti da Vekta (e non solo) e tentando di riprendere il controllo delle torri di avvistamento. Impresa assai ardua, ma almeno ci avrebbero provato. Zoran si portò fino al riparo successivo, coperto dal fuoco di Sarah che era rimasta dietro di lui. Una volta giunto a destinazione si sporse di lato, allineò l’occhio con le tacche di mira del fucile e prese in pieno il cecchino ISA semi-occultato. Scavalcò la cassa dietro alla quale si era nascosto, innescò una granata e la lanciò di lato, mentre con la coda dell’occhio teneva sotto controllo i movimenti di Sarah. La ragazza, finalmente, lo raggiunse, continuando a fare soppressione con la sua arma, quindi entrarono nella torre est, uno alla volta, con le armi spianate.
La stanzetta era libera, ed improvvisamente calò il silenzio; tutt’a un tratto i semplici movimenti delle loro armi sembravano molto più rumorosi di quanto fossero realmente. Lì, però, in mezzo ai cadaveri, qualcuno era ancora vivo: Zoran si accovacciò accanto a una lastra di metallo crivellata dai proiettili e scheggiata da più di una granata e la rimosse. Vaqen, completamente esausto e ferito gravemente, cadde sulle ginocchia del ragazzo. Lui gli tolse la maschera e lo guardò in quegli occhi azzurri, ordinandogli di rimanere sveglio e cercando di rimetterlo in piedi, mentre Sarah proteggeva la postazione sparando dalla postazione fissa.
Pochi minuti dopo erano sulla via di ritorno, verso il Palazzo, con Vaqen al loro seguito. I due Hig lo protessero finché non furono giunti all’entrata, ancora presidiate dalle truppe Helghast, quindi lo aiutarono a portarsi dentro.

Di nuovo erano nel silenzio.
Non appena varcarono la soglia dell’enorme stanza centrale del palazzo, di fronte a loro si materializzò una figura: un cecchino Helghast, la StA-18 puntata sulla testa di Vaqen; era proprio Dorx.
-No!- gridò Zoran, ma era troppo tardi; il cecchino aveva sparato, uccidendo il compagno ferito.
Prima che potesse fare altro, Sarah gli colpì il braccio, facendogli cadere lontano la pistola, quindi lo colpì nel fianco. Ma l’Hig reagì, bloccandola e spingendola contro la parete di metallo. Mentre la ragazza si accasciava, anche Zoran aveva tirato fuori la pistola e sparò due colpi verso il traditore, mancandolo entrambe le volte: il cecchino, quasi completamente invisibile, era già giunto di fronte a lui e, con un rapido gesto, gli prese la pistola e lo spinse a terra, quindi puntò l’arma contro di lui.
-Stai calmo, ragazzo- disse, la voce inquietante e profonda proveniente da sotto la maschera.
Zoran volse lo sguardo alla propria destra, vedendo che Sarah faticava anche a rimettersi in piedi. -Sei uno stronzo!- gridò quindi all’ex-compagno.
-No, sono solo un ISA.
Le parole del cecchino colpirono Zoran dritto al cuore; improvvisamente, la situazione era cambiata, il ragazzo non sapeva più cosa pensare. -Co.. cosa…?
-Avrei potuto uccidervi tranquillamente- continuò l’altro, tornando visibile e rinfoderando la pistola, quindi tese la mano verso Zoran. -ti ho tenuto d’occhio per molto tempo, ragazzo. Tu non accetti questa schiavitù; tu sei come me.
Zoran era ancora riluttante: Dorx aveva comunque appena ucciso Vaqen! Intanto, alle spalle della spia ISA, Sarah era tornata in piedi, ma era a sua volta presa dalle parole del cecchino.
-Allora perché hai ucciso lui?- chiese la ragazza, facendo un cenno con la mano verso il cadavere di Vaqen.
-Era molto, molto bravo- rispose Dorx. -come spia- continuò. Zoran non credeva più alle sue orecchie. -I suoi discorsi da bravo Hig, i suoi occhi brillanti, la sua povera vita…
-Cosa vuoi dire?- lo interruppe Zoran. -Era un Helghast… poteva anche non pensare quel che diceva, anche se stento a crederci, ma cosa intendi dire con “spia”?
-Era come me- rispose l’uomo. -Visari ci aveva scelti come uomini dell’HSA in incognito tra gli Hig. Per questo, quando venne a sapere degli ISA che stavano arrivando a Salamun, ci mandò in missione a Visari Square: per metterci in salvo dal disastro.
-Aveva… aveva già in mente di far usare l’Accademia come quartier generale per l’HSA?- domandò Sarah, incredula.
-Esatto.
-Perciò, mentre lui era un doppiogiochista in quel senso, tu in realtà stai dalla parte degli ISA?- continuò Zoran.
-Sì, chiamalo triplo gioco, se vuoi. Voi due la pensate come me- allargò le braccia. -aiutatemi ad uscire vivo di qui e vi porterò sull’Incrociatore ISA. Ce ne andremo su Vekta, una volta finita questa inutile guerra, a goderci la morte di Visari.
I due ragazzi si guardarono: in effetti, quelli erano i loro propositi fin dall’inizio.
-Va bene- rispose Zoran. -ma prima voglio passare per Tharsis. C’è qualcosa che devo fare, lì.
-Se ti riferisci alla morte della tua famiglia, è tutta un’invenzione di Radec- spiegò Dorx.
Zoran si rialzò, finalmente, in piedi, un nuovo barlume di speranza negli occhi; incrociò lo sguardo di Sarah, che si era tolta la maschera e i cui capelli ora le ricadevano sulle spalle. Sorrideva.
Un applauso; tutti e tre si voltarono verso la cima dell’enorme scalinata, dove il Colonnello Radec, mentre batteva lentamente le mani, tornava visibile.
-Davvero commuovente- disse, fermandosi e mettendosi le mani dietro la schiena. Da dietro di lui arrivarono decine di Helghast con gli StA-52 spianati. -Ora, però, se non vi dispiace, morirete tutti.
Gli Hig presero la mira, ma un attimo dopo le porte alle spalle dei tre “traditori” si spalancarono di nuovo, in un mare di proiettili, varcare da Thomas Sevchenko e Rico Velasquez. Zoran, Sarah e Dorx si misero al riparo in un angolo mentre la battaglia infuriava nell’ampissimo salone; si privarono delle loro armature Hig e raccolsero quelle di tre ISA morti. Le indossarono, quindi iniziarono a combattere per qualcosa in cui credevano davvero.

Zoran riaprì gli occhi. Tutto, davanti a lui, era sfocato. Accanto al suo braccio, poco distante dalla pozza del suo sangue, stava il suo LS-13, o meglio, l’LS-13 di un Hig a cui l’aveva sottratto. Quel manipolo di soldati dell’ISA era penetrato nel palazzo di Visari e li aveva uccisi tutti. Tutti, anche il colonnello Radec. E lui aveva combattuto insieme a loro.
Dov’era Sarah?
Zoran era accasciato contro la parete della stanza. Poteva vedere il corpo di Radec in cima alla scalinata, in fondo, l’armatura ricoperta di bruciature e la pistola ancora stretta dalla mano. Si rialzò, respirando a fatica. Udì delle voci più avanti. Delle voci che urlavano. Qualcuno gridò un “NO!”, poi uno sparo.
Zoran zoppicò nella direzione opposta, intento ad andarsene da quell’inferno. Perché era quello che era. Red Dust era esplosa, ma almeno Radec era morto. E chi era stato appena ucciso? Uno degli ISA aveva gridato, ma era impossibile che Visari, da solo, avesse ucciso uno di loro. Quelli erano armati fino ai denti, si erano aperti la strada fin da Corinth. Erano fottutamente bravi.
Per fortuna lo erano. Visari era morto.
Si guardò intorno, nella stanza, ma insieme a lui c’erano soltanto cadaveri; avrebbe voluto rimanere lì a cercare la sua compagna, ma le lacrime già gli solcavano il viso.
Uscì dal palazzo e guardò in cielo, dove gli incrociatori ISA erano l’unica cosa ad essere rimasta intatta, o quasi. Lì, di fronte a lui, tutto era in fiamme. I corpi di decine di Hig giacevano a terra, crivellati o bruciati. O entrambe le cose.
Era l’inferno.

Ma qualcuno gli tese la mano: era Dorx, appena saltato giù da un Incursore ISA, pilotato da Kab. A bordo c’erano anche Sam e Manny; poi lo sguardo di Zoran incontrò il sorriso di Sarah, viva e vegeta.
-Ringrazia questi tre mercenari, ci hanno portati in salvo- disse Dorx, mentre faceva cenno al ragazzo di salire sull’incursore, diretto, ovviamente, all’Incrociatore ISA. Quando salì si mise subito di fronte a Sarah, accanto alla quale c’era un’altra ragazza, molto più giovane.
-Kara!- gridò Zoran, felice di aver ritrovato la sorellina, quindi la abbracciò.
-Andiamo a Vekta, vero?- gli chiese.
-Certo, andiamo a Vekta- le rispose, poi la lasciò e tornò a guardare Sarah. -Grazie- le disse di nuovo, intanto l’incursore ripartiva.
-Sono io che devo ringraziare te- disse lei, quindi gli mise le mani attorno al collo e gli diede un bacio. -Non avrei mai pensato che sarei fuggita davvero da quell’inferno.
-Fuggita?- fece Sam, seduto lì accanto, intromettendosi nella conversazione. -La guerra non è ancora finita, dobbiamo dare agli Helghast una bella lezione!- in molti risero, ma non Zoran. Ripensò a Jatran, che probabilmente era morto lì; lui era una brava persona, a differenza di quel che si era rivelato essere Vaqen. Ad ogni modo, prestò si tirò di nuovo su, o meglio, ci pensò Sarah.
Tornare a combattere o meno, ancora non lo sapeva. Ma intanto, la destinazione era Vekta.

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