Primo PianoArmikrog - Recensione

Armikrog – Recensione

Publisher: Versus Evil Developer: Pencil Test Studios
Piattaforma: PS4 Genere: Punta e Clicca di Pongo Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 9,99 €

Il proliferare di titoli indie, negli ultimi tempi, ha permesso il rinascere di alcuni generi videoludici dati per morti, grazie (o per colpa, a seconda del risultato finale) di piccoli studi di sviluppo. Oltre ai tantissimi platform in stile retrò, ad esempio, segnaliamo anche i cosiddetti “punta e clicca”, di cui Armikrog, del quale parliamo oggi, è un esponente.

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Una delizia per gli occhi

Non cominciamo quasi mai con il parlare dell’aspetto tecnico di un titolo, in una recensione, ma è certamente questo il lato che maggiormente contraddistingue Armikrog. Realizzato interamente in stop motion di plastilina, abbiamo per le mani un prodotto indie del tutto atipico, visto che eccelle laddove i suoi “colleghi” soccombono, almeno rispetto ad un cosiddetto blockbuster. Sequenze e brevi cut-scene sono interamente realizzate con questa tecnica, portata in auge da Tim Burton, tecnica che riesce ancora a “colpire” nel 2016.

Un plauso va all’aspetto sonoro, intriso di “canzoncine” che vi scoprirete canticchiare anche dopo avere terminato il titolo, non a caso realizzate dal navigato cantautore e produttore americano Terry Scott Taylor; e che vanta un buon doppiaggio in inglese – si segnala la presenza nel cast dei doppiatori di attori quali Jon Heder (Napoleon Dynamite), Rob Paulsen (Mignolo e Prof) e Michael J. Nelson (Mystery Science Theater 3000) – con sottotitoli in italiano, cosa che ci ha sorpreso in positivo, viste anche le recenti discussioni in merito.

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Ma passiamo ora alla sostanza. Cosa è Armikrog? Armikrog è la storia dell’esploratore spaziale Tommynaut e del suo cane alieno parlante Beak-Beak, inventati da Doug TenNapel (Earthworm Jim) e realizzati da Ed Schofield e Mike Dietz (The Neverhood, autentica perla degli anni Novanta). In seguito a peripezie che non vi stiamo a raccontare nel dettaglio per non rovinarvi la sorpresa, il dinamico duo si ritroverà presto rinchiuso nella fortezza che dà il nome al videogioco, chiamata appunto Armikrog.

Sintetizziamo il tutto dicendovi che il popolo di Ixen sta scomparendo a causa di carenze energetiche, colmabili con il P-Tonium, materia disponibile sul pianeta Spiro 5 dove i nostri si sono recati. E’ proprio qui che si trova Armikrog, così come la causa del mancato ritorno delle precedenti spedizioni su questo pianeta, una famelica bestia capace di divorare qualsiasi cosa. Nelle circa tre ore in cui potremo già completare il titolo, faremo la conoscenza di altri personaggi, ma duole constatare l’assenza di qualcuno capace di bucare realmente lo schermo (no, nessuno va nemmeno minimamente vicino a Guybrush Threepwood) e nemmeno le vicende ci appassioneranno più di tanto, forse anche per il breve volgere della narrazione. Più curioso è certamente il modo in cui vengono raccontate queste ultime, pezzo per pezzo, passo dopo passo, grazie a delle abilità ultraterrene del fido Beak-Beak (capirai, siamo nello spazio NdD); la suspence è mantenuta fino alle battute finali, durante le quali comprenderemo cosa è successo alla civiltà di Spiro 5, a sua volta in pieno declino.

Ritenta, sarai più fortunato

Se in un punta e clicca la storia e i personaggi risultano piacevoli ma non magnetici, le cose già non volgono proprio per il meglio. Se aggiungiamo che nemmeno gli enigmi brillano di luce propria e a tratti sono inutilmente arzigogolati, capite che le cose si mettono sempre meno nella giusta direzione, per usare un eufemismo. Sarà che gli spazi esplorabili, piuttosto limitati (ecco dunque la comparsa di spostamenti in verticale, backtracking e bivi resi possibili dalle capacità extrasensoriali di Beak Beak), non lo consentono.

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Ma anche le meccaniche per procedere di area in area risultano fin troppo basilari ed essenziali, a partire dall’assenza di un inventario. Tanto più che, tranne in qualche rara circostanza, non saranno chiamate in causa le vostre doti di creatività e acume, piuttosto quelle mnemoniche (o la vostra prontezza di raccogliere indizi con carta e penna qualora vi accorgiate di doverlo fare, fate un po’ voi). Leve da applicare e poi azionare, bottoni da premere, meccanismi da spostare sono la prassi, per un videogiocatore “abituato” e avvezzo al genere videoludico di riferimento, senza che in lui si desti alcuna sorpresa; unica, parziale eccezione sono degli enigmi “sonori” proposti ciclicamente, in cui chi gioca deve riproporre la sequenza ascoltata in precedenza.

Trofeisticamente parlando: coppe di pongo

I trofei di Armikrog sono ottenibili con molta semplicità e con una sola run, che come abbiamo detto non dovrebbe portarvi via troppo tempo, anzi. Purtroppo manca una suddivisione in capitoli che certamente ci avrebbe fatto sentire in una botte di ferro da questo punto di vista, ma i trofei che potreste mancare sono comunque molto semplici da individuare, oltre che difficili da “missare”.

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Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.