Assassin’s Creed Origins – Recensione

Sviluppatore: Ubisoft Montréal Publisher: Ubisoft Piattaforma: PS4 Genere: Azione/Avventura Giocatori: 1 PEGI: 18 Prezzo: 69,99 € Italiano:

Sarebbe eccessivo parlare di reboot, anzi, lo è sicuramente. Però altrettanto sicuramente questo Assassin’s Creed Origins costituisce un nuovo, grande inizio per il franchise di Ubisoft, non solo sotto il profilo narrativo (ci arriveremo dopo) ma anche per quanto riguarda quello di pubblicazione e sviluppo. Sì, perché finalmente la serie di Assassin’s Creed ha perso la sua cadenza annuale e il risultato è stato strepitoso, con ben poco da invidiare all’altrettanto superbo Horizon Zero Dawn.

Piramidi e sfingi

In Assassin’s Creed Origins i videogiocatori vestono i panni virtuali di Bayek, ultimo dei Medjay, popolazione di lunga stirpe ormai sterminata ma anticamente nota come quella capace di proteggere l’ordine dell’Egitto. I Medjay, come detto, non se la passano troppo bene, e in maniera direttamente proporzionale la pace è collassata su sé stessa. Principalmente per via di numerosi sovrani perennemente in lotta tra loro, ma anche per via di qualcuno che tesse le fila nell’ombra.

Assassin’s Creed Origins, ambientato poco prima dell’avvento di Cristo, è il gioco più lontano cronologicamente rispetto alla nostra epoca, e non a caso tratta la nascita di una nuova forza capace di ribellarsi ai soprusi e alle ingiustizie. Chi ha giocato anche solo un capitolo della serie avrà già identificato due storiche fazioni che, da sempre, nell’universo narrativo di Ubisoft, si danno battaglia. A fare da molla, per Bayek, è un grave lutto familiare che lo colpisce subito, e che avremo la cura di non svelare per non scadere nello spoiler.

Dietro un grande uomo, però, c’è sempre una grande donna. Ecco dunque Aya, personaggio che più e più volte il vostro inconscio ha evocato nel momento in cui abbiamo tirato una testata o una ginocchiata a quel maledetto spigolo del tavolo. Aya non è nativa della desolata Siwa come il nostro Bayek, anzi, ha origini egiziane e greche, ma ci si è trasferita e lo ha conosciuto per diventare poi sua moglie.

Non solo di personaggi fittizi (chi lo sa, in realtà, se un Bakek e un Aya non hanno vissuto in passato) ma anche di figure storiche realmente esistite si colora la vivace trama di Assassin’s Creed Origins. C’è, prima di tutto, la regina Cleopatra, ascesa al trono al momento del decesso del padre ma presto scacciata da fratello (e re) corrotto Tolomeo XIII. Più ingenuo della sorella, il faraone (di cui dovremo distruggere le statue in giro per l’Egitto: collezionabile piuttosto curioso) si trasformerà presto in una pedina in mano a terze parti.

E’ a questo punto che Roma, nel gioco e nella storia, interviene. Non tanto con Antonio, di cui è celebre la tragedia shakespeariana, che lo vede affiancato alla regina egizia, piuttosto con Pompeo, re dei mari, e Giulio Cesare. In particolare, quello che è uno dei più grandi conquistatori che il genere umano abbia conosciuto, è interessato a mettere le mani sull’Egitto, ma per farlo gli servono i mezzi e la raccomandazione di Cleopatra stessa.

Si tratta di uno dei periodi storici più belli e interessanti di sempre, capaci di appassionare e insegnare, e va da sé come la trama di Assassin’s Creed Origins non potesse che essere all’altezza. Lo sarebbe stata anche senza alcuna finzione, ma con l’aggiunta di alcune licenze poetiche e dell’Ordine degli Antichi le peripezie di Bakek e Aya non annoiano davvero mai. Anche per una serie di fattori sapientemente ripresi dal team di sviluppo, al di là dei fatti duri e crudi, come i contrasti interni, sociali e culturali, che si generarono tra la cultura e la religione ellenica e quella egizia. Davvero: per chiunque sia solito prendere in mano un libro, ogni tanto, e mettere giù il DualShock c’è di che leccarsi i baffi.

Antico (nuovo) Egitto

Senza una fedele ricostruzione storica da parte degli sviluppatori, anche sotto il profilo visivo, il tutto non sarebbe però così performante. Per fortuna il lavoro svolto è certosino, come da tradizione per la serie anche nei suoi periodi più bui. Il delta del Nilo, Siwa, Giza, Menfi, Alessandria (e relativa biblioteca) e la regione del Fayyum sono tutti riprodotti alla perfezione, ovviamente con un’ingente porzione di territorio ricoperta dal deserto; non pensate però che questo renda la mappa di gioco desolata o povera di attività da svolgere. La ricchezza artistica è inferiore a quella di Assassin’s Creed II e Brotherhood (Firenze, Roma e Venezia sono fuori dalla partita per manifesta superiorità), ma le megalopoli egiziane, tra passaggi segreti e tombe da esplorare, riescono comunque a dire la loro.

Ora è però il caso di fare un piccolo passo indietro per spiegare le meccaniche che stanno alla base di Origins, diverse da quelle a cui eravamo abituati. Tanto per cominciare, mettetevi nella prospettiva di riqualificare le missioni secondarie, necessarie e per godere appieno del variegato mondo di gioco con relative sottotrame e per avere un livello tale da potere fronteggiare gli obiettivi primari. Ebbene sì, anche in Assassin’s Creed ha fatto capolino il celebre grind, ossia il livellare il proprio personaggio, fattore tipico dei JRPG. In realtà di questa controtendenza avevamo già avuto cenno in Dragon Ball Xenoverse, un picchiaduro, per esempio; per fortuna, però, Ubisoft ha calibrato meglio di Bandai Namco le missioni e le attività secondarie da svolgere in alternanza a quelle principali. A scongiurare la monotonia c’è un universo di gioco più dinamico che in passato, a partire dal ciclo notte-giorno, che muove i personaggi dello scenario in base all’orario e all’attività che devono eseguire in quel frangente.

Salire di livello non vuol dire solo avere più salute e infliggere più danni. Vuol dire anche sviluppare il proprio ramo della abilità per avere nuove mosse, strumenti più potenti e molto, molto altro, come addomesticare le bestie selvatiche. Ma non è ancora tutto, perché più esperienza vuol dire avere la possibilità di indossare un equipaggiamento più prestante (a sua volta migliorabile singolarmente in alcune sue parti – lama celata, contenitore di frecce, pettorale e così via – con il bottino di caccia). Grazie ai nemici, come ricompensa per una missione o ancora esplorando aree recondite entreremo in possesso di accessori speciali o addirittura eccellenti, più rapidi, più forti e magari con specializzazioni aggiuntive – bonus di danno se il colpo è inferto di nascosto, da vicino o da lontano, tra gli altri.

E’ fondamentale adattare queste componenti al proprio stile di gioco. Per quanto un’ascia sia eccelsa, non sarà mai veloce come una coppia di spade brevi; per contro, queste non infliggeranno mai danni come la prima. Ecco, tutte queste caratteristiche devono essere valutate sia, come detto, in base alla propria indole, sia al nemico che ci troveremo davanti. E’ qualcosa che aveva già fatto vedere in maniera egregia il diverso ma non troppo Pharaonic, per la verità, che, ok, tecnicamente fa schifo ed è parecchio frustrante, ma è davvero un buon gioco.

Un approccio tutto nuovo non poteva che portare a combattimenti tutti nuovi. Le proverbiali partite a scacchi all’arma a bianca di Assassin’s Creed sono andate a farsi benedire per un forse più impersonale sistema di movimento libero, meno basato sulle animazioni, ma sicuramente più divertente. Non vi nascondiamo che inizialmente l’approccio sarà problematico. Perché siamo stati felici di vedere qualcosa di completamente nuovo e più godibile per la serie, ma allo stesso tempo abbiamo avuto la sensazione di avere davanti qualcosa che fosse meno Assassin’s Creed e più un prodotto fatto con lo stampino (ormai l’ossatura di una scazzottata su Assassin’s Creed e Uncharted è praticamente la stessa, e sarà sempre peggio tra i blockbuster). Si stava meglio quando si stava peggio? No, non vogliamo fare gli incontentabili e promuoviamo il tutto a pieni voti, perché scontro dopo scontro abbiamo apprezzato profondità e duttilità di un sistema che prevede le solite schivate, parate e fendenti, capaci però di elargire soddisfazioni al videogiocatore. Discreta è la varietà dei nemici, mentre ottima è la possibilità di interagire con l’ambiente e alternare senza soluzione di continuità attacchi dalla lunga e dalla breve distanza; dulcis in fundo la barra della cosiddetta adrenalina, che, una volta giunta al suo completamento, ci permetterà di scagliare un devastante attacco finale.

Tutti uguali?

Per tornare al discorso di prima e alla sempre maggiore uniformità dei giochi dal grande budget, facciamo presente come le sezioni stealth siano ancora una volta molto, ma molto simili a quelle di Uncharted (sviluppo in verticale della mappa, nascondiglio nei cespugli, l’arco al posto della pistola silenziata) ma allo stesso tempo estremamente divertenti grazie alla nostra aquila Senu, fino a qui non menzionata ma della massima importanza, che, una volta liberata, individuerà tesori, obiettivi sensibili e nemici nell’area circostante, cosicché questi siano visibili al di là dei muri per una pianificazione totale da parte nostra (e relativa goduria nello sterminare decine di uomini senza che voli una mosca).

Completano il quadro tantissime attività secondarie come bestie da sconfiggere (coccodrilli, ippopotami o avvoltoi), l’arena nella quale fare strage di nemici, l’ippodromo dove dimostrare chi sia il migliore con la biga e, in generale, una mezza infinità di luoghi da esplorare e completare trovando tutto quello che nascondono, previa pulizia di mercenari tolemaici. Encomiabile il lavoro post-release svolto in prima sede per sistemare le piccole lacune presenti – tipo che piovevano mucche e persone – e per offrire nuove feature in base ai feedback della community; in seconda battuta, tramite aggiunta di contenuti gratuiti, per mantenere sempre altissima l’attenzione sul gioco, tra sfide agli dei e improbabili crossover con Final Fantasy.

Ottimo sia il profilo visivo che quello sonoro. Avremmo gradito qualche cutscene in più per sottolineare certi passaggi narrativi, ma nel complesso il materiale, quantitativamente parlando, è tale per cui non si poteva prendere molto oltre a quanto presente (già tanto). Qualche piccolo calo di frame rate non ha minato la bellezza faraonica dell’antico Egitto e alcuni suoi strepitosi scorci consegnati alle fauci della Storia; l’impatto è nel complesso ottimo. Per quanto riguarda il sonoro non siamo forse dalle parti dei picchi che ha toccato la serie, ma comunque i brani sono in grado di accompagnare bene qualsiasi contesto e soprattutto il doppiaggio è promosso pienamente (doppiaggio in italiano, previo download gratuito dal PlayStation Store).

Trofeisticamente parlando: millenni di sabbia

No, non ci vorranno anni e anni per platinare Assassin’s Creed Origins. Certo è, però, che ottenere la coppa azzurra sarà davvero molto lungo (ma le ore passeranno in fretta, data la qualità e piacevolezza del titolo). Circa 30 ore sono richieste per vedere l’epilogo della trama principale, mentre più del doppio sono necessarie per eseguire ogni azione in-game richiesta e soprattutto completare tutti i luoghi – si intende uccidere specifici guerrieri e depredare il loro bottino in tutte le centinaia di punti di interesse disponibili, facilmente individuabili dopo esservi sincronizzati nel punto più alto della zona.

VERDETTO

Assassin's Creed Origins è un po' meno Assassin's Creed e un po' più blockbuster come tanti (ma non troppi). Ma è anche, soprattutto, un acquisto obbligato per i fan della serie e non; Ubisoft ha parzialmente resettato la serie tenendo solo quanto di buono ci fosse e... ha fatto centro.

Guida ai Voti

Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.

5 Commenti

  1. […] Tutti i contenuti scaricabili del gioco originale saranno inclusi in questa versione rimasterizzata, ovvero le due missioni bonus La Ricerca dell’Armatura di Sir Gunn e L’Assedio Del Fort De Sable, oltre ai contenuti Maestro Templare ed Esploratore, che comprendono armi, oggetti per la personalizzazione e abiti speciali, come il completo originale di Bayek dell’ultimo capitolo della saga, Assassin’s Creed Origins. […]

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