Black The Fall – Recensione

Sviluppatore: Sand Sailor Studio Publisher: Square Enix Piattaforma: PS4 Genere: Platform Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 14,99 € Italiano:

Sei anni fa Limbo dimostrò che l’offerta videoludica indipendente poteva essere un aspetto interessante nel mondo dei videogame; i ragazzi di Playdead reinventarono il concetto 2D tipico dei platform e condirono il loro piccolo capolavoro di enigmi, giochi di luce e ombre e una narrazione sublime. Dovettero passare degli anni prima che qualcuno raccogliesse l’eredità, prima con l’altro capolavoro indie che porta il nome di Inside e oggi con Black The Fall.

I tre titoli in questione hanno una cosa in comune: il dualismo luce e ombra, e la distopia. I rumeni di Sand Sailor Studio hanno voluto raccontare a noi giocatori la loro idea di società distopica e malata; la dittatura comunista rumena degli anni Ottanta è ancora viva negli occhi e nella mente di molte generazioni rumene, e Black The Fall cerca proprio di raccontare questa storia, il senso di schiavitù e annichilimento della società sotto tale governo, dove il singolo non esiste e la vita si riassume in un mero stato di sopravvivenza.

Black The FallIl limbo dei comunisti

Il gioco ci mette immediatamente nei panni di uno dei tanti operai-schiavi del regime comunista dell’epoca, giusto il tempo di capire la reattività dei comandi e di immergerci istantaneamente in un mondo di violenza e paura. Inizia quindi così la nostra avventura; nella prima sequenza saremo chiamati a raggiungere la nostra postazione lavorativa: una bicicletta che è collegata a un generatore. Dobbiamo pedalare per far muovere alcuni meccanismi per produrre non si sa cosa, ma è proprio in quel momento che noteremo la nostra unica via di salvezza: una porta, probabilmente per errori meccanici, rimane aperta il tempo per scappare dalla nostra prigione. Inizia così la fuga dai nostri carcerieri.

Inizialmente potremo solo saltare, abbassarci e interagire con gli oggetti, fino a quando non si otterrà un laser in grado di controllare le apparecchiature elettroniche della fabbrica, compresi gli zaini posti alle spalle dei nostri “colleghi di lavoro”, che obbediranno fedelmente ai nostri comandi, e un fedele aiutante robot che ci aiuterà in alcune fasi avanzate della storia.

Black The FallI primi momenti di gameplay potranno lasciare abbastanza spaesato il giocatore di turno, soprattutto per imparare i comandi e quali siano i pericoli del gioco; inutile dirlo ma si morirà spesso sicuramente, fortuna vuole che gli sviluppatori non puniscano eccessivamente il giocatore con i loro rompicapi, infatti basteranno un paio di tentativi per capire cosa fare e come farlo nel modo corretto. L’intero gameplay è un avanzare tra una serie continua di enigmi e puzzle, alcuni davvero semplici e ben congeniali, altri sembrano purtroppo inseriti a forza e non sempre ben riusciti.

Possiamo comunque spezzare una lancia a favore degli sviluppatori, che sono riusciti a diversificare tutti gli enigmi evitando di ripeterli più volte e incastrandoli magistralmente nello scenario circostante, rendendo la narrazione ben contestualizzata sia con l’azione di gioco che con l’ambiente circostante.

I comunisti mangiano i bambini

Il design, le scelte estetiche e visive sono davvero funzionali al tema trattato: le esili forme degli operai danno l’impressione di sofferenza, malattia, fame e in generale un pensiero di morte che pervade l’aria; il rosso, simbolo del comunismo, è utilizzato anche per indicare le situazioni di pericolo nei vari puzzle ed enigmi predisposti dal gioco, e infine la contrapposizione tra la libertà delle macchine e la staticità degli schiavi, ingabbiati come criceti, costretti a girare la ruota senza nessun particolare motivo.

Seppur Black The Fall sia ambientato durante gli anni Ottanta del comunismo rumeno, gli sviluppatori hanno volutamente cercato di non riprodurre fedelmente il contesto storico dell’epoca, ma hanno cercato di rendere universale il racconto per poter esemplificare tutte le realtà similari oppresse dal regime comunista, proprio per questo il design e le ambientazioni sono più distopiche che fedeli alla realtà dell’epoca.

Ultima nota è quella relativa al sistema sonoro di gioco e alla musica in generale, che non solo riescono fedelmente a fondersi con il gameplay, regalandoci la giusta dose di ansia e oppressione, ma vengono sfruttati a dovere in alcuni enigmi e puzzle di gioco. Se vogliamo trovare qualche nota negativa, questa potrebbe essere la telecamera che, alcune volte, per scelta degli sviluppatori, osa angolazioni non sempre molto efficienti. Infine il prezzo del titolo, in rapporto al tempo per completarlo, è leggermente superiore alla media (il gioco è terminabile in poco meno di 3 ore).

Black The FallTrofeisticamente parlando: una passeggiata in fabbrica

I trofei di Black The Fall faranno gola a molti cacciatori di trofei, non solo perché la maggior parte della composizione è “dorata”, ma anche perché i trofei sono davvero facili e semplici da ottenere, ma andiamo con ordine. Oltre l’agognato Platino, Black The Fall ha ben 10 trofei d’oro e 4 trofei d’argento, inoltre per poter ottenere tutte le coppe non basterà altro che completare il gioco e trovare le zone segrete sparse qua e là; come se non bastasse, esiste la possibilità di selezionare i capitoli semmai qualcuno avesse saltato una di queste zone. Davvero una passeggiata!

VERDETTO

Black The Fall è in grado di raccontare una storia importante, ovvero quella dell'oppressione del regime comunista dello scorso secolo. Seppur non riesca a raggiungere quell'estro creativo di altri capolavori del genere, quale Limbo e Inside, riesce comunque a regalare al giocatore sensazioni forti con una eccellente comunicazione artistica e narrativa. Un titolo consigliato se amate il genere.

Guida ai Voti

Vincenzo Ficetola
Salernitano DOC, romano per adozione, lavora nell'ambito della formazione e consulenza inquinando il mondo imprenditoriale con le sue idee. Appassionato di videogiochi già in tenera età, si diletta a mipiacciare, cinguettare e scrivere dove gli capita, anche sui muri.