Bleed – Recensione

Sviluppatore: Bootdisk Revolution, Nephilim Game Studios Publisher: Digerati Production Piattaforma: PS4 Genere: Azione/Avventura Giocatori: 1-2 PEGI: 12 Prezzo: 9,99 € Italiano:

Per tentare di sfondare nel mercato dei videogiochi indipendenti devi confezionare un prodotto che abbia personalità per differenziarti dagli altri, che sia raccontando una storia (come fa brillantemente Limbo, in modo allegorico), o semplicemente divertendo, in modo da tenere il giocatore incollato per altri… cinque minuti allo schermo.

E’ a questo secondo obiettivo che ha deciso di puntare il team di sviluppo Bootdisk Revolution, in collaborazione con Nephilim Game Studios, con il videogioco Bleed, un action platform sviluppato su due dimensioni e uscito per PlayStation 4.

Caricare, puntare… platform-shooter!

Non servono di fatto dialoghi o lunghi filmati per entrare nel cuore del gioco, tant’è che soltanto all’avvio di questo ci viene presentato un minimo di contesto, attraverso poche righe su schermo, più una sorta di introduzione testuale prima di ogni livello.

Impersoneremo Wryn, una ragazza forte e vivace, tanto in azione quanto nel look (che sembra rimandare ad uno stile punk anni Ottanta) lungo sette livelli, per i quali sarà possibile scegliere fra quattro gradi di difficoltà, da giocare in singolo o anche con un secondo giocatore in locale. La possibilità di giocare in coppia rende il gioco simile ad altri shooter degli anni passati, come Metal Slug, in cui il supporto di un compagno diventava spesso fondamentale per sconfiggere alcuni nemici.

Nonostante il formato in due dimensioni non permetta una grande varietà in fatto di level design, ogni partita ci metterà di fronte a scenari e nemici eterogenei fra loro, da robot a insetti volanti e altri generi di animali, più i vari boss, presentati come i maggiori campioni nei videogiochi delle epoche passate, e che ora la nostra protagonista deve battere ad ogni costo per diventare la nuova eroina.

Per raggiungere il nostro traguardo abbiamo a disposizione un arsenale di armi varie, dalle doppie pistole al bazooka e altre, che potremo comprare con le monete guadagnate terminando ogni livello; a questo si aggiungono altri potenziamenti per aumentare la nostra salute, l’energia, tutte cose che si riveleranno indispensabili proseguendo il gioco, non soltanto a difficoltà massima.

Spara, salta e… spara?

Armi equipaggiate, ci apprestiamo quindi a procedere lungo il gioco, i cui comandi riflettono le caratteristiche di un qualsiasi, classico dual-stick shooter: movimenti con l’analogico sinistro, comando di sparo con il destro e salto affidato al tasto destro dorsale laterale. Approcciarsi a questo tipo di controlli come giocatore abituato a metodi differenti può risultare inizialmente frustrante, non certo immediato, sensazione aggravata da una corrispondenza a volte non precisissima tra pulsante premuto ed effettivo movimento del personaggio. Molti ostacoli potranno essere superati solo con l’aiuto di un doppio salto, che spesso risulta difficile da controllare.

Il tasto dorsale sinistro infine permette di sfruttare un’altra abilità, quella di fermare il tempo (qualche secondo, come indicato da una barra apposita), davvero utile per affrontare nemici molto rapidi o per superare ostacoli che altrimenti sarebbero invalicabili.

La possibilità di scegliere tra quattro difficoltà crescenti permette al giocatore di allenarsi al meglio e abituarsi alle meccaniche del gioco, per quanto anche la più semplice richiederà una certa dimestichezza.

Ironia a una manciata di bit

Quella che considero la peculiarità di Bleed è la sua sferzante ironia, l’arma in più della nostra Wryn, divertente e capace di sfondare la quarta parete, di arrivare a parlare con noi videogiocatori in persona. Nel caso in cui dovessimo perdere più e più volte nello stesso punto, per esempio, i suoi commenti accompagneranno sempre la scritta del game over, chiedendoci se magari possiamo passare il controller a qualcuno che possa giocare meglio di noi. Insomma, un personaggio che con questa caratteristica ha una propria personalità, come fosse reale.

La grafica è quella sempre più spesso scelta dagli sviluppatori indipendenti di questi ultimi tempi; riprendendo le caratteristiche dei videogame anni Ottanta, i pixel spigolosi fanno da padroni. Se non disprezzate questo tipo di rimando al passato, i colori e gli effetti che regalano questo tipo di grafica sono una gioia per gli occhi.

Riprendendo la domanda iniziale: gli sviluppatori sono riusciti a confezionare un gioco divertente? In parte sì, la grafica in stile retrò e l’ironia sono decisamente punti a favore, che vengono tuttavia smorzati da controlli non basilari, almeno per alcuni giocatori, e che sembrano a volte non rispondere con efficace immediatezza.

Trofeisticamente parlando: prova e riprova

Per ultimo, il gioco consta una serie di trofei, bronzo, argento, oro e il trofeo Platino, dei quali è presente una lista nel nostro forum. Saremo chiamati a finire il gioco più volte alle difficoltà più alte e a eseguire una manciata di azioni in-game.

VERDETTO

Il gioco regala momenti di divertimento soprattutto agli amanti del genere platform, ancor più a chi predilige i dual-stick shooter, per i comandi e le meccaniche; per questo stesso motivo a volte può risultare poco immediato a chi è poco avvezzo a questa tipologia di giochi. Davvero apprezzabile l'ironia della protagonista, che si ferma a pochi passi dalla memorabilità solo per via di alcuni problemi tecnici sparsi nel titolo.

Guida ai Voti

Maria Enrica
Grata dal 1994 ai videogiochi per sopperire a pigrizia e mancanza di fantasia, è stata svezzata da mamma Nintendo, allevata da Sony fin dalla prima PlayStation, cresciuta con un pad in mano e il Game Boy Advance nell'altra. Laureanda in Lettere classiche, avversa ai videogiochi in digitale, sogna per questo una casa dove custodire una collezione degna di tale nome.