Blue Reflection – Recensione

Sviluppatore: Gust Publisher: Koei Tecmo Piattaforma: PS4 Genere: Gioco di Ruolo Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 59,99 € Italiano:

Il 2017 per i ragazzi di Gust verrà ricordato per l’enorme numero di titoli usciti, alcuni giustamente apprezzati, altri fin troppo dimenticabili. Proprio in questi mesi lo studio nipponico sta procedendo con la campagna denominata Beautiful Girls Festival, progetto che include un terzetto di titoli, che seppur slegati tra di loro, hanno come protagoniste adolescenti molto particolari. Questo programma ha visto l’uscita di giochi come l’ottimo Atelier Firis: The Alchemist and the Mysterious Journey, molto apprezzato dalla stampa specialistica, del nuovo capitolo di Nights of Azure, di cui avete avuto modo di leggere la recensione proprio su queste pagine, e infine di questo Blue Reflection che ci apprestiamo a recensire.

Puntando i riflettori su questo titolo, l’ultima fatica di Gust non sarà nient’altro che un inconsueto JRPG caratterizzato da componenti sentimentali, che spesso sfoceranno in romanticismo, senza dimenticarci della forte presenza della magia che riesce a rendere il tutto più interessante. Per questo Blue Reflection il paragone con un mostro sacro degli anime come Sailor Moon è più che lecito, anche se il risultato non è proprio dei migliori. Detto questo, non perdiamoci in inutili chiacchiere e andiamo subito a salvare il mondo dalla minaccia demoniaca.

Usagi Tsukino aka Hinako Shirai

L’incredibile somiglianza con il mondo del famoso anime ci verrà da subito sbattuta in faccia. Hinako Shirai, la nostra giovane protagonista, durante il primo giorno all’Istituto Superiore Hoshinomiya, si ritroverà misteriosamente catapultata in una dimensione parallela e dovrà prendere confidenza con i nuovi poteri, derivanti appunto dalla trasformazione, per riuscire a fronteggiare le figure minacciose che abitano quelle terre. Tutto questo è però cominciato con una strana aura violacea che circonda l’amica Sanae, e Hinako è stata infatti semplicemente trasportata nel Common, un’angosciante mondo che cela tutte le insicurezze che risiedono nell’inconscio umano e in cui vivono i Sephirot.

Dopo aver aiutato la nostra amica, Sanae esprimerà tutta la propria felicità nel rivedere la sua cara Hinako dopo tanto tempo. La giovane infatti seguiva corsi paralleli in quanto portava avanti con impegno e dedizione la sua unica passione: la danza. Il suo sogno era infatti quello di diventare una famosa étoile, ma un brutto infortunio le aveva cancellato definitivamente questo desiderio e l’aveva rigettata nella routine quotidiana di una normale studentessa nipponica.

Dopo aver fatto conoscenza con le misteriose e loquaci Yuzu e Lime, anche loro dotate di questo particolare potere, Hinako capirà quale sarà la sua missione. La giovane dovrà infatti diventare una Reflector, ovvero una ragazza dotata di particolari poteri magici che sarà in grado di stabilizzare i sentimenti materializzati delle persone e utilizzerà i frammenti creati da questi per sviluppare i propri poteri, combattendo così in maniera più efficiente i demoni del Common (Sephirot).

Etichettare questo Blue Reflection come un semplice JRPG è tanto riduttivo quanto sbagliato. Considerando le tematiche e le meccaniche, questo gioco è il giusto mix tra un normale gioco di ruolo nipponico e una visual novel a tema majokko, un genere non proprio comune nel mondo videoludico. Gli eventi saranno scanditi dal proseguimento delle giornate e le missioni principali, che saranno tutte riducibili nel risolvere i problemi emozionali della compagna di turno e recuperare il relativo Emotion Shard, saranno alternate da alcune sub-quest che ci permetteranno di rafforzare il rapporto con la maggior parte delle nostre compagne di studi.

Analizzando nel dettaglio però l’aspetto narrativo, la mancanza totale di originalità e una vicenda che, per quanto discretamente ben raccontata, non riuscirà in nessun modo a catturare l’attenzione del videogiocatore, sono senza dubbio aspetti dalla criticità rilevante. Gli stessi dialoghi dei diversi eventi, che molto spesso mancheranno addirittura di doppiaggio, saranno lunghi e tediosi da seguire e l’intenzione di scorrere velocemente il muro di testo sarà quanto mai presente. In sostanza la narrazione si limiterà a fare il compitino, con una storia che difficilmente riuscirà a uscire dai confini imposti all’inizio della storia.

Il gameplay che non ti aspetti

Se il comparto narrativo ci ha trasmetto più ombre che luci, lo stesso discorso non si può fare per l’ottimo gameplay che riesce nel difficile compito di creare un sistema a turni ben strutturato e divertente. Come abbiamo detto in precedenza, il trio di giovani ragazze si troverà a combattere demoni per le terre selvagge del Common, che potranno essere affrontati semplicemente incontrandoli sulla nostra strada, o tramite un attacco preventivo che ci darà un piccolo vantaggio.

I turni dei vari attacchi saranno scanditi dalla preziosa timeline che, nel bene o nel male, impareremo a sfruttare al meglio. Infatti gli attacchi che decideremo di selezionare non faranno altro che provocare effetti favorevoli, tramite il knockback, che ci permetterà di estendere le nostre possibilità di attacco aumentando i tempi d’attesa dell’attacco nemico. In alternativa, ognuna delle ragazze potrà decidere di saltare un turno per riempire la barra dell’Ether Gauge e sfruttarne il suo enorme potere. Riempire sufficientemente la barra sbloccherà la possibilità di concatenare più attacchi consecutivi all’interno di un singolo turno grazie all’Overdrive. L’utilizzo di questa funzione, dunque, permetterà di utilizzare MP per lanciare due o più tecniche speciali che dovranno essere necessariamente diverse. Il potere offensivo della serie di abilità selezionate sarà direttamente proporzionale al numero di azioni che ci sarà possibile concatenare.

Spulciando nello specifico ogni aspetto, ci è sembrata molto strana l’assenza totale del griding. Lasciando da parte il bassissimo livello di difficoltà, il titolo non richiederà alcuna sessione per preparare il nostro team al prossimo scontro, infatti la crescita dei personaggi sarà esclusivamente legata al completamento delle missioni, primarie e secondarie, abbandonando così i canonici punti esperienza. Il compimento delle sottomissioni sarà però molto consigliato infatti, al completamento di queste, accumuleremo un certo numero di Growth Point, necessari per aumentare i parametri combattivi delle nostre eroine. I frammenti che otterremo non saranno importanti solo ai fini della narrazione, ma sarà possibile equipaggiarli per potenziare i nostri attacchi con particolari bonus.

Come accennato qualche riga più in alto, tutte queste buone premesse contano poco se consideriamo il ridicolo livello di sfida. Anche a livello più alto, il desiderio di concatenare abilità e sfruttare al meglio tutte le possibilità offerte da questo particolare gameplay lascerà quasi subito il posto al desiderio di terminare lo scontro nel minor tempo possibile e, nella maggior parte dei casi, senza particolari difficoltà. Lo stesso utilizzo parsimonioso dei vari potenziamenti sarà del tutto superfluo in quanto qualsiasi configurazione ci permetterà di portare a termine il gioco senza sudare le famose sette camicie.

Un lato artistico incerto

Questo Blue Reflection presenta non poche incertezze dal punto di vista tecnico. Se dal lato artistico il gioco gode dell’esperienza di Mel Kishida (trilogia di Arland) e quindi i personaggi sono stati ottimamente disegnati e caratterizzati, la stessa cosa non si può dire delle animazioni nelle varie scene di intermezzo, fin troppo legnose e approssimative. Tolti i personaggi principali, l’ispirazione sembra purtroppo essere finita anche per il bestiario che ci toccherà affrontare. Questa cosa non riguarda però i diversi boss presenti che, seppur riciclati durante tutto il gioco, saranno molto più curati e originali.

Anche il level design appare molto abbozzato e fin troppo semplicistico con panorami mozzafiato che vengono accompagnati da schemi che, anche nelle fasi avanzate del gioco, saranno tutt’altro che ispirati. Ad accompagnarci durante le nostre esplorazioni non poteva non mancare un’ottima collezione di tracce audio che renderanno questa soundtrack, prodotta dal grande Hayato Asano (Nights of Azure), molto godibile e spensierata. L’ottimo lavoro svolto per il doppiaggio in lingua giapponese non è stato accompagnato da un’attenta trasposizione dei testi e dei menù che non sono stati perfettamente tradotti.

Tirare le conclusioni per questo Blue Reflection è tutt’altro che semplice. Da un lato abbiamo un titolo che tratta tematiche praticamente inedite nel mondo videoludico ed è dotato di un divertente gameplay, dall’altro però la piattezza narrativa e tutti quei piccoli problemi che minano l’esperienza di gioco sono tutt’altro che trascurabili. Per godere appieno di questo titolo bisogna considerarlo come un semplice esperimento che per alcuni può essere perfettamente riuscito, per altri un po’ meno. Noi personalmente abbiamo apprezzato molto il coraggio di questo studio nel pubblicare questo genere di giochi e siamo molto fiduciosi per i prossimi lavori.

Trofeisticamente parlando: Sailor Moon dei poveri…

L’offerta proposta dai trofei di questo Blue Reflection, di cui trovate l’elenco sul nostro forum, non si discosta minimamente dalla difficoltà che caratterizza l’intero gioco. Dopo esservi armati di un’importante dose di pazienza, vi toccherà portare al massimo le relazioni con tutte le amiche e completare i loro relativi archi narrativi, tutto questo mentre si completano gli undici capitoli principali. L’unica cosa che dovremmo raccogliere saranno i 25 frammenti sparsi per le diverse missioni del Common e, una volta raccolti tutti, siamo abbastanza certi che il trofeo di Platino sarà tutt’altro che distante.

VERDETTO

Blue Reflection è senza dubbio il titolo più coraggioso all’interno del programma Beautiful Girls Festival portato avanti da Gust. L’ottimo gameplay e l’originalità delle tematiche trattate però non sono stati accompagnati da un lato narrativo e tecnico degni di questa ispirazione. L’eccessiva semplicità non contribuirà a migliorare una situazione nel limbo della sufficienza. Siamo però molto convinti nel voler premiare un titolo che, nel suo piccolo, ha saputo creare qualcosa di nuovo. Attendiamo con molta impazienza di mettere le mani su futuri lavori di questo talentuoso studio nipponico.

Guida ai Voti

Ivan Presutto
Ivan, tra studio e basket, riesce a ritagliarsi il suo angolo della giornata per immergersi nel magico mondo dei videogiochi. Gioca un po' di tutto ma i generi preferiti sono: gli shooter (TPS e FPS) e gli action (in particolar modo quelli con una forte componente stealth). Se gli date un controller... sogna!