Bound – Recensione

Sviluppatore: Platic/Santa Monica Studio Publisher: Sony Computer Entertainment Europe Piattaforma: PS4 Genere: Platform Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 19,99 € Italiano:

Ve lo ricordate Linger in Shadow? Massì, dai. Uscì su PlayStation 3 e in molti se lo giocarono, va detto, anche per un 100% trofeistico completamente regalato. Si trattava di un “gioco-non gioco”, quasi un’esperienza, in cui l’interattività da parte del giocatore era estremamente limitata, tutto o quasi era lasciato all’interpretazione e inoltre lo stile grafico e artistico era estremamente particolare.

Fatto sta che i ragazzi di Plastic, in collaborazione con Santa Monica Studio, autori tra le altre cose del (mediocre) Datura, sempre per PlayStation 3, ci riprova e approda su PlayStation 4 con Bound, un titolo che, lo immaginerete, non smentisce l’anticonformismo di questo studio, ma che segna, forse, il raggiungimento della maturità di questa piccola realtà, almeno in ambito videoludico. Ve ne possiamo parlare grazie alla fine dell’embargo!

bound 005Sogno o son desto

Pronti via, ci ritroveremo su una spiaggia assolata, grazie a Dio non frequentata e lontana dallo squallore delle centinaia di turisti aggregati in qualche decina di metri quadrati di sabbia. Un posto estremamente isolato, insomma, forse una proprietà privata, come giusto che sia per un titolo pacato come Bound; in mano, solo un diario con disegni presumibilmente infantili, diario che in realtà costituirà anche la nostra mappa di gioco, dal momento che sarà il nostro punto di partenza per affrontare i diversi livelli di gioco proposti.

In ordine totalmente sparso e a nostra totale discrezione, soprattutto, questa la prima particolarità di Bound. Nonostante la storia, la trama rivestano un ruolo molto importante nell’investire il videogiocatore con tutta la potenza emozionale del caso, saremo liberi di giocare a nostro totale piacimento, dato che continueremo a ricevere input senza che alcunché ci venga spiegato.

bound 004Questo fa sì che un’interpretazione univoca non ci sia, così come un filone narrativo giusto e uno sbagliato; la cosa produce una mezza infinità di analisi e modi di giocare diversi, nonostante le meccaniche non si discostino da quello che è un platform 3D. Si tratta di un’intuizione che si appoggia sulla ricerca condotta da Lev Kuleshov, che ha portato alla luce la stretta connessione tra l’ordine in cui un individuo osserva degli eventi e come li interpreta, con la propensione di chi giudica a condannare colui il quale per ultimo si è comportato non in maniera corretta, a nostro insindacabile (?) giudizio.

Ci è stato ripetuto una mezza infinità di volte di non proferire parola in merito alle vicende a cui assisteremo in Bound – anche perché, come detto, potremmo dire solo fesserie e avere una prospettiva se non capovolta, almeno molto diversa dalla vostra. E’ quello che faremo, cosicché possiate non avere alcun pregiudizio. In ogni caso ci permettiamo di sottolineare che sarà difficile non essere toccati nell’intimo da Bound, dato che sfiora un tema vicino più o meno a tutti, quale è la famiglia, così come le sue fragilità. Impossibile capire bene le dinamiche, che saranno relegate al vostro pensiero e che varieranno in base a come sceglierete di giocare il titolo; il lavoro svolto da Plastic nel dare al videogiocatore una serie di quadri in cui il giudizio sta sempre sul filo del rasoio si può dire perfettamente riuscito, infatti.

Kuleshov-crazia

Si è detto di come il nostro quartier generale sia il diario che avremo per le mani, che pagina dopo pagina ci permetterà di scegliere il nostro approccio preferito, semplicemente sfogliandolo. Ma in che cosa consiste, di preciso, un livello di Bound, termine ormai anacronistico? Ci dovremo sostanzialmente recare da un punto A a un punto B, tra piattaforme, salti, scatti, schivate e capriole. Niente di più classico, insomma, se non fosse che il tutto sarà condotto dalla nostra protagonista con passi di danza classica, mossi in uno scenario onirico plasmato interamente grazie alle più recenti forme dell’arte, tra mille diversi tipi di colore e di figure. Per quanto, forse, il livello di dettaglio non sia eccelso, l’art design è veramente eccezionale e vi darà la sensazione di trovarvi davanti ad un quadro realizzato in tempi moderni, per l’appunto.

Non avremo possibilità di offesa, tutto quello che potremo fare sarà al massimo difenderci da fiamme, punture e strangolamenti assortiti tramite la pressione prolungata del tasto R2, che indurrà il nostro alter ego a darsi a dei passi di danza specifici capaci di generare attorno a noi uno scudo protettivo, grazie al quale potremo non curarci dei pericoli che ci insidiano, almeno per un tempo limitato.

Parliamoci chiaro, comunque: la difficoltà del titolo è quasi inesistente dato che i checkpoint sono pressoché continui e non vi è possibilità di arrivare a una schermata di game over vera e propria, che ci farà ripartire da capo. Pensiamo in questo caso anche a un’opzione che abbiamo trovato nel menù principale, chiamata Bordi Sicuri, con la quale cadere è VERAMENTE difficile. A sequenze strettamente platform, arricchite dalla presenza di collezionabili, si alternano infine delle brevissime scene in prima persona in cui dovremo esplorare uno scenario chiuso e ristretto, ricostruendolo semplicemente muovendoci attraverso di esso; proprio in questo contesto risaliremo ai diversi ricordi nella mente della donna sulla spiaggia che impersoniamo in Bound, e nell’immaginazione della quale probabilmente si svolge.

bound 003Anche in questo si può scorgere, comunque, la volontà degli sviluppatori di giocare essenzialmente con le emozioni, piuttosto che un vero e proprio interesse per delle meccaniche di gioco, che in realtà in Bound sono veramente ridotte all’osso, nonostante alcune raffinatezze come il salto con capriola utile nelle fasi più avanzate, tanto caro alla Faith di Mirror’s Edge Catalyst.

Un’altra particolarità che segna ulteriormente la specificità di Bound è il fatto che il gioco, sin dal principio, è stato realizzato tenendo conto della modalità Speedrun, che infatti viene regolarmente sbloccata una volta che si completa il gioco per la prima volta. Si è parlato della ricerca di Kuleshov e di come essa fornisca interessanti ragguagli sull’interpretazione del genere umano nel suo complesso. Ma gli sviluppatori sono andati ben oltre, dato che cambiando l’ordine dei livelli giocati andremo a modificare anche il gameplay e la grafica, pensate un po’, così da incidere in maniera viscerale sull’andamento del gioco stesso. Ci sono, per l’esattezza, ben 120 modi diversi di finire il gioco, e intraprendere un percorso piuttosto che un altro avrà pesanti ripercussioni anche su quanto tempo ci metteremo per completare tutti i livelli – mai tanto, in realtà, dato che difficilmente andrete oltre il paio d’ore.

La cosa assume particolare interesse anche dal punto di vista dei trofei, dal momento che la community dovrà impegnarsi seriamente per capire quale sia la sequenza migliore per completare Bound nel minore tempo possibile, condividendo informazioni con altri colleghi videogiocatori (che speriamo possano trovare giusta accoglienza anche e soprattutto sul nostro forum) e analizzando i tempi migliori delle leaderboard.

Chiudiamo questa recensione, prima della parentesi trofeistica, elogiando con tutto il cuore la Photo Mode, che permette di ritagliare scatti mozzafiato un po’ per la vastità dei filtri messi a disposizione, un po’ per il particolarissimo stile di Bound. Inoltre, ciliegina sulla torta, il 13 ottobre il gioco sarà gratuitamente aggiornato per supportare PlayStation VR, periferica che pensiamo possa rendere veramente moltissimo con un gioco come quello sviluppato dai ragazzi di Plastic!

Trofeisticamente parlando: passa il tempo…

A differenza dell’inizialmente menzionato Linger in Shadow, Bound vanta una coppa di platino, non però così facile da ottenere nonostante la estremamente bassa difficoltà del titolo. Collezionabili, speedrun e non morire nemmeno una volta per tutto il gioco (da finire tutto d’un fiato) saranno tutte imprese che vi saranno richieste per l’agognata e preziosissima coppa azzurra. La cosa migliore da fare è aspettare che i giocatori capiscano quale sia il percorso migliore per affrontare la speedrun, ad esempio, cosa possibile dopo l’uscita del gioco, prevista per domani.

VERDETTO

Dopo alcuni esperimenti, i ragazzi di Plastic, in collaborazione con Santa Monica Studio, sono riusciti a rilasciare un prodotto capace di fare parlare di sè a lungo; fuori dai canoni e artisticamente pregevole, speriamo vivamente che Bound possa formare una nutrita fanbase capace di sviscerarlo, esplorarlo, capirlo. Uno dei giochi più freschi, ed emotivamente potenti, di questa estate.

Guida ai Voti

Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.

1 commento

Comments are closed.