Broforce – Recensione

Sviluppatore: Publisher: Piattaforma: Genere: Giocatori: PEGI: Prezzo: Italiano:

Publisher: Devolver Digital Developer: Free Lives
Piattaforma: PS4 Genere: Platform di sparare ignorante Giocatori: 1-4 PEGI: 16 Prezzo: 14,99 €

In un’epoca come questa in cui tutti i grandi publisher puntano sul brand sicuro, assicurandosi copiosi ricavi da saghe come quelle di Assassin’s Creed o Call of Duty rilasciate ormai a cadenza annuale (e che non sono più riconducibili esclusivamente agli sportivi, la cui annuale revisione è annuale da ormai oltre un decennio), è sempre più difficile trovare etichette disposte a rischiare, puntando su prodotti e sviluppatori che potrebbero rivelarsi, una volta approdati sul mercato, fin troppo rischiosi. Da qualche anno a questa parte c’è però Devolver Digital, un publisher americano, che è andato controtendenza, riuscendo altresì a crearsi un proprio pubblico di affezionati grazie a giochi, perlopiù a basso budget, che puntano tutto su idee e stile. Hotline Miami, Luftrauser e The Talos Principle sono solo alcuni fra i titoli prodotti che più hanno trovato il consenso entusiasta sia di critica che di pubblico. Proprio su quest’onda Devolver ha deciso di puntare nel 2012 su Broforce, titolo ideato durante una game jam e sviluppato dal team sudafricano di Free Lives, e che è arrivato, dopo una lunga fase di early-access su Steam, anche su PlayStation 4.

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“Sono io che vengo a prenderti”

Broforce parte da una premessa tanto semplice quanto galvanizzante: riunire tutte le più grandi icone di cinema e televisione action dell’ultimo trentennio in uno shooter bidimensionale, con il tutto condito da una forte e dissacrante celebrazione della democrazia esportata a suon di mitragliate dagli Stati Uniti dall’inizio del ‘900. Il cast è di quelli stellari, un fattore che, siamo sicuri, potrà portare molti all’acquisto del titolo a scatola chiusa unicamente per il roster disponibile: ce n’è per tutti i gusti, da Mad Max all’androide di Terminator o dal Neo di Matrix alla Ripley Alien, per finire con perle di genuina ignoranza come MacGyver o il mitologico Chuck Norris in Walker Texas Ranger. La prima partita del gioco inizierà però con uno degli uomini copertina del titolo, e cioè Brambo, corrispettivo di Sylvester Stallone in Rambo; con questo dovremo proseguire all’interno del primo livello fino al salvataggio di un altro eroe, e così via via fino a sbloccarli tutti e 32. Ognuno di loro è ben caratterizzato, con strizzate d’occhio ai fan delle rispettive produzioni e che ben differiranno l’uno dall’altro. Se, ad esempio, con Conan il Barbaro saremo letali solo ed esclusivamente il meelee, con Indiana Jones potremo colpire i nemici dalla lunga distanza grazie alla frusta in dotazione; questo obbligherà il giocatore a padroneggiare ogni personaggio alla perfezione, visto poi che inizieremo ogni stage con un eroe selezionato randomicamente dal gioco.

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“Non ho tempo di sanguinare”

Si tratta senza dubbio del miglior aspetto del gioco, e la rapidità di cambio fra un personaggio e l’altro, anche a partita in corso, risulta coerente con il gameplay proposto, che è tra l’altro molto basico nella sua immediatezza, con il tasto X adibito al salto, R2 per far fuoco ed L2 per gli oggetti speciali di cui ogni personaggio è dotato. Comunque, con questa allegra banda di Bro ci avventureremo in lungo e largo per un mondo di gioco diviso in mappe e che ben differisce da una zona all’altra; a cambiare, da un livello all’altro, non sarà solo l’ambientazione, ma anche i nemici e l’approccio da adottare, più stealth o caciarone a seconda delle nostre intenzioni, anche se spesso, inevitabilmente, si finirà per far concludere con un tripudio di esplosione grazie ai proverbiali barili esplosivi di cui Broforce ne è pieno. Il motore di gioco è infatti molto elastico, e cioè ci potrà permettere, delle volte, di farci spazio sotto il suolo dove sono situati i nemici sparando nel terreno sottostante. Tattiche diverse, insomma, anche se l’obiettivo, ad ogni stage, sarà sempre uno: quello di arrivare alla fine del livello, dove ci aspetterà un elicottero pronto a portarci in salvo dopo ogni missione. Il pericolo di ripetitività poi, che in un contesto del genere potrebbe apparire dietro l’angolo, è invece ovviato dall’ottimo senso di progressione, anche questo tanto semplice quanto efficace: all’aumentare della difficoltà ce ne sarà uno proporzionale del numero e dell’aggressività dei nemici, che spesso farà rima con le già citate esplosioni.

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Purtroppo sulla versione PlayStation 4 da noi esaminata non è ancora presente l’editor dei livelli presente invece sulla controparte PC, dove ha tuttavia ancora dei problemi che non approfondiremo in questa sede. L’unica cosa che si sarà permessa di farà sarà quindi affrontare la campagna ai diversi livelli di difficoltà, e con una modalità multiplayer confinata unicamente alla cooperativa; quest’ultima, tra l’altro, non risulta nemmeno troppo azzeccata, ma inserita più che altro come un mero riempitivo, visto che il gioco, abbastanza confusionario già di suo, diventa un vero inferno qualora a giocare ci sia più di una persona. Magari si faranno due risate ai primi tentativi, ma poi verrà lasciato spazio ad una frustrazione amplificata inevitabilmente dal livello di difficoltà già di suo non troppo clemente.

“Cazzo che storia del cazzo!”

Tuttavia è qui che iniziano ad arrivare le prime magagne. Non tanto in termini di gameplay, quanto a livello tecnico. Mi spiego: si capisce subito alla prima occhiata che un titolo come Broforce non fa della potenza grafica la propria carta vincente, sostituita comunque da un’ispiratissima pixel art; bene, ci si aspetterebbe che, alla luce di ciò, quantomeno aspetti come la fluidità non vengano intaccati da un engine sì elastico come già detto, ma sicuramente non pesante. Invece, soprattutto verso la fine dell’avventura, quando le esplosioni e gli avversari a schermo si faranno più prominenti, assisteremo a dei veri e propri crolli di framerate. Un aspetto questo del tutto inaccettabile, soprattutto in un gioco che fa, o dovrebbe, della rapidità di esecuzione la propria bandiera, e che invece è compromessa da un flusso di frame a dir poco ballerino. Come se non bastasse, i comandi non sempre rispondono con celerità agli imput fornitigli, e spesso vedremo il nostro Bro incantarsi nel mezzo dell’azione. Free Lives ha promesso da qualche giorno fa che a breve sarebbe stata rilasciata una patch che andrà a risolvere diverse delle magagne appena citate, ma lo ripetiamo, è grave che il gioco, a più di un mese dal rilascio su PlayStation Store, soffra di problemi del genere.

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“Libertà!”

Per quanto riguarda l’aspetto estetico, Broforce è una vera gioia per gli occhi: magari i detrattori della pixel art non troveranno qui il gioco della vita, ma è indubbio come il titolo di Free Lives risulti ispiratissimo in ogni scorcio, che strizza l’occhio soprattutto agli amanti del cinema action anni ’80. Non solo i già citati Bro risultano ben rappresentati i tutti i loro aspetti estetici, pur nella ristrettezza dello stile, ma anche i fondali, le ambientazioni richiamano quel fervido immaginario di pellicole passate alla storia, facendoci passare dalle foreste asiatiche presenti in Rambo fino ai futuristici ed ostili luoghi che richiamano Aliens: Scontro Finale. Tanta roba insomma, esaltata poi dalle continue esplosioni di cui il gioco è pieno. Peccato per le gravi magagne tecniche, che inficiano inevitabilmente il prodotto.

Trofeisticamente parlando… BROOOOOOFORCE

Broforce mette a disposizione solo 9 trofei di cui 2 d’oro e 2 d’argento. Per ottenerli tutti bisognerà eseguire delle uccisioni a determinate condizioni (e con determinati Bro) e finire il gioco anche al livello di difficoltà Ironbro, che ci obbligherà a finire ogni stage con un solo personaggio, senza possibilità dunque di morire. A questo link trovate la nostra guida ai trofei, curata da Stefano Bongiorno e Pietro Cardaci.

 

VERDETTO

Broforce è un gioco da prendere in grande considerazione non solo per il prominente fan service riservato a tutti gli amanti del cinema d'azione. Il titolo Free Lives si rivela infatti essere un ottimo platform con componenti da sparatutto, con un livello di difficoltà appagante ed una pixel art ispiratissima. Purtroppo i diversi problemi tecnici, di cui la versione PlayStation 4 ancora soffre, ne limitano per forza di cose il giudizio finale.

Guida ai Voti

Natale Ciappina
Traumatizzato dallo studio di Kierkegaard, è solito nascondere il suo nome fra miriadi di pseudonimi, sommerso com'è fra le sue infinite liste di cose da fare, vedere, ascoltare, leggere e magari anche giocare.