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Dark Rose Valkyrie – Recensione

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I JRPG hanno vissuto tempi migliori, tempi in cui spopolavano nel mondo, sostenuti da migliaia di fan letteralmente ammaliati dallo stile e dalle meccaniche che il Giappone era in grado di offrire. Purtroppo è da anni a questa parte che, perdendosi in personaggi al limite delle macchiette, in storie interessanti ma senza mordente, il mare di JRPG è diventato vasto e sconfinato, ripieno di titoli dalla dubbia qualità, fatta eccezione per alcune perle che riescono ancora a imporsi come vere eccellenze del genere.

Dark Rose Valkyrie si presenta come l’ennesimo gioco di ruolo alla giapponese cercando un suo posto nel mezzo, scopriamo quindi cos’ha da dire il titolo di Compile Heart e Idea Factory.

Chimere e traditori

Il pianeta su cui prende vita la storia di Dark Rose Valkyrie è stato segnato da una catastrofe naturale, precisamente un meteorite si è schiantato su di esso portando con sé un virus in grado di trasformare le persone in quelle che verranno chiamate durante la storia chimere, mostri aggressivi contro i quali è stata schierata la Special Force Valkyrie capitanata dal protagonista Asahi Shiramine, del quale noi avremo il controllo.

Cinque donne e due uomini, splendidamente disegnati, compongono la suddetta squadra d’élite che ci accompagnerà durante le nostre battaglie e con la quale dovremo stringere un solido rapporto, non solo a fini prettamente ruolistici, ma per progredire nella storia. Elemento di spicco del titolo è infatti la componente investigativa legata alla presenza di un traditore all’interno della nostra squadra, un individuo colpito dal virus pronto a rivoltarsi contro di noi,  che dovremo scovare indagando e tenendo a mente la caratterizzazione di ogni personaggio per scoprirne repentini e sospettosi cambiamenti.

Questa è effettivamente una costrizione a fin di bene, in quanto permette un’immersione nella storia che probabilmente non sarebbe riuscita senza di esso, presentandosi come una feature a tutti gli effetti brillante. Il reale punto dolente della storia sono le scenette alla commedia degli equivoci che gli sviluppatori hanno creato durante l’intreccio, approfittando del solito luogo comune del protagonista impacciato circondato da donne provocanti (e non), tipici della narrazione spicciola giapponese che potrebbero far storcere il naso e rovinare l’atmosfera che ci si potrebbe aspettare leggendo la trama del titolo. In questo senso, la J di JRPG su Dark Rose Valkyrie pesa come un macigno che potrebbe inibire il giocatore più serioso sin dalle primissime ore di gioco.

 

Made in Japan

Passando invece alle meccaniche, Dark Rose Valkyrie presenta alcuni picchi degni di nota. L’intero gioco è ambientato all’interno della base della Special Force Valkyrie e nella città in cui sorge la stessa. All’interno della base potremo muoverci tranquillamente fra le camere dei membri della squadra, curando quindi i nostri rapporti con loro attraverso i numerosi ma essenziali dialoghi; avremo accesso inoltre all’armeria, alla stanza dove potremo selezionare la missione che più ci aggrada e poche altre. La città sarà appunto il luogo dove svolgeremo tali missioni, e le aree a cui avremo accesso si sbloccheranno man mano che andremo avanti con la storyline.

Per quel che riguarda il sistema di combattimento, possiamo dire che il lavoro di Compile Heart è convincente e ben pensato, seppur confusionario in alcuni suoi punti. Il sistema è il classico a turni, cavallo di battaglia del genere ma rielaborato. I turni nostri e dei nemici saranno segnati sulla nostra sinistra, con un’icona che indicherà il personaggio e che ci farà capire quando questo sarà pronto ad agire, il tutto in base a determinate condizioni che potranno presentarsi durante la battaglia.

Stanchezza, durabilità e tecniche speciali chiamate Arts la fanno da padrone, garantendo un’impressionante varietà sin dalle prime battute di gioco con ben 8 personaggi giocabili e con stili di battaglia differenti.

Si potranno in più creare sinergie fra personaggi in base al tipo di rapporto che avremo stretto con loro, portando a segno attacchi speciali diversificati e che garantiranno un danno superiore. Con l’acquisizione di punti esperienza si potrà salire di livello e smistare i punti guadagnati fra le varie caratteristiche di ogni personaggio.Fin qui tutto bene, ma non è tutto oro quel che luccica.


Che casino!

Infatti, come verrebbe ovvio pensare, una tale quantità di meccaniche, per quanto interessante sulla carta, dovrebbero essere dinamiche e avvincenti, soprattutto controller alla mano. Specialmente all’inizio, per l’appunto, risultano terribilmente confusionarie e poco accessibili, mettendo dinanzi al giocatore una serie di possibilità forse fin troppo numerose, fra menù strapieni di opzioni di ogni tipo. Fortunatamente viene in nostro aiuto un prolisso, ma assolutamente necessario tutorial che ci spiegherà con più o meno accuratezza quasi ogni singola meccanica del combattimento.

Bocciamo la meccanica giorno-notte, l’unica differenza infatti saranno i mostri: standard con la luce del sole, più complessi e duri con il favore delle tenebre. Non spenderemo troppe parole sul comparto tecnico, invece, visto che risulta gravemente insufficiente in quasi ogni suo aspetto, facendo quasi sorgere il dubbio che ci si trovi dinanzi a un titolo per PlayStation 3 o, peggio, PlayStation Portable. Ambientazioni spoglie, modelli poligonali poveri e animazioni legnose rendono a tutti gli effetti il comparto tecnico assolutamente insalvabile.

Tofeisticamente parlando: un lavoro sporco per la Special Force Valkyrie

Sono 52 i trofei richiesti per il Platino da Dark Rose Valkyrie, di cui 45 di bronzo, 5 d’argento e 2 d’oro. La maggior parte di essi è collezionabile completando la quest line principale, gli altri richiederanno una certa costanza, ma senza difficoltà eccessive; siamo sicuri che i cacciatori di trofei non vedranno l’ora di impegnarsi per conquistare il Platino.

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