Primo PianoDark Souls III - Ashes of Ariandel - Recensione

Dark Souls III – Ashes of Ariandel – Recensione

Publisher: Bandai Namco Developer: From Software
Piattaforma: PS4 Genere: RPG Giocatori: 1 (Online: 2-6) PEGI: 16 Prezzo: 14,99 €

“Quando si pattina su ghiaccio sottile, la salvezza sta nella velocità”

Ralph Waldo Emerson

Lo scorso Aprile sbarcava finalmente sugli scaffali dei negozi il terzo (e forse ultimo) capitolo di una delle saghe più amate dagli appassionati di giochi di ruolo: stiamo ovviamente parlando di Dark Souls III, opera magna di From Software che ha ammaliato per raffinatezza, eleganza ed ovviamente mortalità. A distanza di sei mesi arriva finalmente il primo di due DLC già annunciati: Ashes of Ariandel.

Da dove arriva tutto questo freddo?

Ci eravamo lasciati in tempi non sospetti con uno degli scontri finali più intensi degli ultimi anni, che ci ha portato a completare l’ultima fatica dei ragazzi di From Software. Ma le fatiche, per il nostro “Chosen Undead” non sono ancora finite, perché nuove ombre si allungano su Lothric.

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All’interno della Cappella della Purificazione è infatti comparso uno strano individuo che chiede di poter incontrare il portatore della Fiamma, voi appunto, per poter salvare una lontana terra. Ecco quindi che, recandovi nel luogo sopra citato, potrete calarvi fin da subito all’interno di questa espansione, una lieve differenza rispetto a quanto visto nel precedente capitolo della saga dove ogni DLC richiedeva un minimo di ricerca per poter essere trovato.

Una volta completato il dialogo con il soggetto ed accettata la missione verremo indotti a toccare il pezzo di un dipinto (sentite anche voi questa sensazione di deja-vu?) e saremo quindi risucchiati in gelido mondo dipinto, dove dovremo farci strada tra le insidie dei ghiacci e tra una serie di temibili nemici.

Parte così alla grande Ashes of Arianel, che si appresta a regalarci una nuova area esplorabile, avversari a frotte e soprattutto due terribili boss, di cui uno opzionale, per allungare l’esperienza di gioco di Dark Souls III di qualche ora. Vediamo però più nel dettaglio le novità di questo DLC.

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Mi andrebbe proprio un ghiacciolo

Gettati nella tormenta che infuria, avremo poco tempo per rimetterci in quadro e capire al più presto dove ci troviamo. La distesa gelata sotto i nostri piedi infatti è battuta da una serie di pattuglie ostili di guerrieri definiti “Devoti”, che evitano che gli indesiderati si addentrino nella Cattedrale. In breve tempo faremo così conoscenza di uno dei nemici che popolano questa espansione, assieme a lupi, insetti e molto altro ancora.

Come da tradizione infatti anche Ashes of Ariandel porta con sé oltre ad una nuova area esplorabile, una serie di avversari dedicati, nuovi equipaggiamenti e molto altro ancora. Sconfitta la prima serie di avversari, tra cui alcuni fastidiosi “sputa-fuoco”, ci faremo però strada fino ad un traballante ponte sospeso ed in lontananza finalmente la vedremo: la Cattedrale, nostra meta finale, svetta in mezzo alla neve in tutta la sua silenziosa bellezza. Il nemico, probabilmente, è là, ma ancora non sarà possibile arrivarci.

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Per poter accedere alla zona dello scontro finale infatti il giocatore dovrà battere a tappeto l’intera area di gioco, per individuare il metodo per sbloccare l’area, senza contare che sarà anche necessario capire dove trovare l’unico boss opzionale del gioco, di cui vi parleremo più in là nella recensione.

Durante il pellegrinaggio in mezzo ai ghiacci comunque potrete apprezzare, oltre al fantastico level design dei ragazzi di From Software che sono riusciti a dare continuità alla scenografia, una serie di mortali avversari, ben più letali dei semplici soldati vichinghi che avremo affrontato all’inizio. Corvi, spadaccini e molto altro ancora saranno solo alcuni dei mostri che ci porteranno alla morte, tanto spesso quanto accade nel gioco principale.

Delle nuove aggiunte le più interessanti (nonché le più buggate) restano comunque i lupi, che ci attaccheranno in branco e ci daranno parecchie noie con i loro attacchi imprevedibili ed un move-set decisamente non convenzionale.

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Chi è quel mona che sbatte la porta?

Detto dei nemici, è doveroso rivolgere la nostra attenzione sui boss, uno obbligatorio, che poterà alla fine del DLC, ed uno opzionale, che ci permetterà di avere accesso ad un oggetto che ci consentirà di accedere alla nuova area per scontri PVP.

Il boss obbligatorio, sul quale abbiamo scelto di non fare eccessivo spoiler, darà del filo da torcere anche ai giocatori più esperti, grazie anche al fatto che esso disporrà di ben tre diverse forme e che una parte del combattimento si svolgerà 2 contro 1 (a meno che non scegliate di evocare l’unico spirito NPC presente di fianco alla stanza del boss). Niente da dire sul fronte spettacolarità, con il fuoco che divamperà nella stanza a scontro iniziato, né sulla ricercatezza degli avversari.

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Lo stesso, purtroppo, non si può dire sul boss opzionale, uno scontro in un’area aperta che dopo un momento preciso diverrà anch’esso una battaglia impari, in due contro il solo giocatore (sembra ormai diventato il leitmotiv delle boss batte di Dark Souls), senza però risultare mai eccessivamente complicato, salvo i bug di uno dei nostri avversari, decisamente fastidiosi e anche un filo ridicoli.

In linea generale comunque le battaglie risultano intriganti anche se, ad onor del vero, quello che stupisce di più è la mancanza di una vera e propria conclusione al DLC stesso, che anche una volta terminato lascia una sensazione di incompiutezza al giocatore, salvo un paio di dialoghi solo lievemente esplicativi. Un vero peccato, soprattutto considerata la bravura di From Software nel creare storie fatte anche solo di piccoli indizi.

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Ghiaccio sottile

Abbiamo quindi appena terminato la nostra avventura all’interno di Ashes of Ariandel, e quello che ne traiamo è, purtroppo, una sensazione di gioia a metà. L’ambientazione meravigliosa e molto azzeccata fa da contorno ad una serie di nemici e boss che a dirla tutta sanno di già visto e comunque non fanno gridare al miracolo.

Lo stesso si può dire per i nuovi equipaggiamenti, nulla di memorabile se non per un’arma composta da spada e scudo assieme ed un paio di aggiunte che comunque difficilmente verranno sfruttate dai giocatori esperti e già “rodati” con ben altro tipo di strumenti di morte.

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A tutto questo va sommata anche la brevità dell’ esperienza, dato che il DLC è completabile, boss compreso, in un paio di ore circa, che si allungano a circa tre esplorando l’intera area e raccogliendo gli oggetti sparsi qua e là, molti dei quali comunque già recuperabili nel corso della normale avventura.

Completa poi il quadro, per coloro che avessero avuto l’ardore di sconfiggere il boss opzionale furbescamente nascosto dal team, la richiestissima arena PvP, in cui potremo sfidare altri giocatori in terribili battaglie all’arma bianca oppure sfruttando i nostri incantesimi migliori.

Arena che, a dirla tutta, fa capire perché From Software fosse così restia ad inserire una simile feature nel suo gioco: l’esperienza è sicuramente divertente, ma perde decisamente di mordente rispetto agli scontri “inaspettati” in-game, che secondo noi restano comunque la cosa migliore.

Trofeisticamente parlando: Momento, momento, momento, momento, momento…

La sorpresa più grande, nonché più amara, di Ashes of Ariandel è la totale assenza di trofei. Nessuna aggiunta alla già comunque corposa lista presente nel gioco base, della quale vi offriamo la più completa guida al Platino in Italia, nemmeno un piccolo set di coppe per festeggiare il completamento del DLC, solo tanto freddo e la speranza che qualcosa arrivi con la prossima espansione.

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Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.