Deadlight: Director’s Cut – Recensione

Sviluppatore: Publisher: Piattaforma: Genere: Giocatori: PEGI: Prezzo: Italiano:

Publisher: Deep Silver Developer: Tequila Works
Piattaforma: PS4 Genere: Action horror Giocatori: 1 PEGI: 18 Prezzo: 19,99 €

“La morte è la morte. C’è sempre stata. Che sia per un attacco di cuore, cancro o uno zombie. Che differenza c’è?”
-The Walking Dead-

Sin dagli albori del cinema uno dei temi che più hanno avuto appeal sul grande pubblico è stato quello degli zombie, morti viventi che si alzano dalle loro tombe per tormentare i vivi e nutrirsi dei loro cervelli. Queste creature hanno avuto, oltre ad una serie innumerevoli di pellicole dedicate, anche una quantità altrettanto elevata di videogames, primo tra tutti l’indimenticabile Resident Evil. Come allora riproporre il genere, distinguendosi però nel contempo dalla massa di titoli che affollano il panorama videoludico mondiale? La risposta arriva dai ragazzi di Tequila Works e dal loro Deadlight, giunto su PlayStation 4 in versione Director’s Cut.

Dead man walking

L’anno è il 1986, ma il mondo non è quello che tutti si aspettano: niente musica da discoteca, niente Dylan Dog in arrivo sul suolo italiano, solo un terribile scenario post-apocalittico in cui l’umanità è stata messa in ginocchio dagli zombies, morti viventi contaminati da chissà quale virus che girano per le strade attaccando i pochi superstiti della razza umana per cibarsi delle loro carni e trasformare anch’essi in creature prive di intelletto, guidate solo da una fame irrazionale. In questa pittoresca e drammatica ambientazione fa la sua comparsa il protagonista di Deadlight, Randall Wayne, un ormai ex-sceriffo che collabora con un gruppo di superstiti per riuscire a salvarsi dalla minaccia incombente e ritrovare sua moglie e sua figlia, andate perse durante la fuga dalle infernali creature. Le strade devastate di Seattle però non sono luogo sicuro, e Randall dovrà dare fondo a tutte le sue abilità ed alla sua esperienza da consumato uomo di legge per superare le numerose avversità che gli si pareranno davanti e scoprire la verità, guarendo magari dalla misteriosa amnesia che lo ha colpito e che gli ha lasciato in eredità terribili incubi che il giocatore avrà modo di vivere in prima persona.

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L’intera trama di gioco vi verrà raccontata a mezzo di disegni a schermo, unico modo per vedere in faccia il nostro eroe ed i suoi compagni d’avventura, dato che uno degli elementi principi di Deadlight che sarà visibile sin da subito saranno i giochi di ombre. L’intero titolo di Tequila Works infatti è stato progettato come un titolo bidimensionale in cui Wayne e gli zombie, non a caso definiti ombre, si muoveranno in orizzontale, stagliandosi come nere sagome su fondali che rappresenteranno al meglio la devastazione di Seattle e verranno accompagnati da una coinvolgente quanto cupa colonna sonora, adattissima all’azione di cui saremo protagonisti. Vediamo però più nel dettaglio le interessanti meccaniche di questo titolo horror.

deadlight director's cut 1

Lancia la lancia

Abbiamo già sottolineato nel preludio alla recensione come Deadlight sia un videogioco di zombie atipico, che tenta di proporre meccaniche nuove su un tema vecchio, quello appunto dei morti viventi. Il progetto di questo talentuoso team mette infatti un’attenta pianificazione ed una tattica raffinata sopra ogni altra cosa, con buona pace di titoli con un arsenale da far invidia a quello di Grand Theft Auto, visto che il nostro Wayne partirà senza nessun tipo di arma, impossibilitato a difendersi dalla legione pronta a divorarlo e quindi obbligato alla fuga e all’utilizzo del cervello più che dei muscoli. A conti fatti l’esperienza con Deadlight ha più punti in comune con un puzzle game che con un horror, almeno fino a quando non entreremo in possesso dell’accetta e della pistola, due degli oggetti d’attacco su tre totali presenti nel gioco, che non andranno comunque a stravolgere le meccaniche base ma che ci daranno almeno modo di prenderci cura di casi isolati per renderci più facile la traversata fino alla cosiddetta “Zona Sicura”, dove pare che un manipolo di persone stia resistendo con forza all’attacco non-morto.

deadlight director's cut 2

Se pensate però che impugnare un’ascia vi dia modo di sfoltire schiere di nemici come il buon Ash di Evil Dead, dovrete rifare i vostri conti, dato che a differenza di altri protagonisti fisicamente molto più dotati il nostro Randall sarà provvisto di una barra di Stamina che si andrà a consumare man mano che eseguiremo delle azioni. Ecco allora che il numero di fendenti che potremo menare, così come anche il tempo appesi ad un cornicione o di scalata, saranno limitati e dovremo dosare ogni stilla della nostra energia per uscire incolumi anche dalle situazioni più difficili. Oltre alla Stamina poi saremo dotati anche della classica barra della salute, provvista inizialmente di 3 tacche che, se verranno azzerate, significheranno Game Over e dunque ripartenza dal più vicino checkpoint.

deadlight director's cut

Cervelli o non cervelli

Come abbiamo ampiamente sottolineato la componente mentale richiesta in Deadlight è decisamente superiore rispetto a molti altri titoli horror presenti sul mercato, il che ovviamente lo rende unico ed intrigante. I tanti elementi che i ragazzi di Tequila Works sono riusciti a inserire, creando il giusto mix di platform, ingegno e mazzate fa sì che le vicende di Wayne vi tengano incollati alla sedia per tutta la durata del gioco. Longevità che a conti fatti è uno dei principali problemi, visto che vi basteranno meno di 5 ore per arrivare al drammatico finale e scoprire se il nostro ex-sceriffo riuscirà a trovare la sua famiglia e salvare i suoi compagni, decisamente troppo poco considerato anche che le sfide logiche a cui ci sottoporremo richiederanno solo qualche tentativo per essere comprese e superate. A tutto ciò si unisce un sistema di checkpoint decisamente molto permissivo, che toglie eccessivamente tensione a certi momenti in cui la paura di sbagliare lascia il posto a pensieri come “io provo, mal che vada ricomincio l’area”.

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Se a tutto ciò sommiamo una decisa assenza di momenti puramente horror, come ci si potrebbe aspettare da un titolo a base di zombie, possiamo comunque vedere il bicchiere di Deadlight decisamente più che mezzo pieno, anche perchè a giungere repentinamente in soccorso ci ha pensato l’aggiunta dei “Director’s Cut” di cui il gioco si fregia nel suo nome. La mancanza di un fattore rigiocabilità, decisamente pesante nella versione base del titolo, complice anche il fatto che i collezionabili non saranno propriamente nascosti e che basterà una selezione capitolo per andare a raccogliere quelli mancanti, con buona pace del possibile rifacimento di tutta l’avventura, viene di fatto colmata dall’introduzione di una nuova difficoltà denominata Incubo, mentre i più scettici a rivivere le gesta di Wayne con sfide più complicate potranno comunque consolarsi con la nuova modalità Sfida a Tempo.

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Incubi nella notte

Quello che sempre più spesso accade trovandosi di fronte ad una riedizione, o remastered che dir si voglia, di un titolo è di acquistare nuovamente un prodotto già finito su console precedenti (o su altre piattaforme) per giocarlo nuovamente con una grafica in alta definizione ed una maggiore fluidità. Fortunatamente i ragazzi di Tequila Works non hanno voluto uniformarsi alla massa ed hanno scelto, nel loro Deadlight Director’s Cut, di puntare sulle novità per attirare anche tutti quegli utenti che avessero terminato la versione base del loro zombie game.
Come già accennato infatti potremo giocare l’avventura di Randall Wayne ad una nuova difficoltà denominata Incubo, sbloccabile terminando una volta la campagna principale, che metterà a dura prova i nostri nervi e ci lancerà contro miriadi di morti viventi pronti a cibarsi senza alcuna pietà delle nostre carni, garantendo quindi una maggiore longevità grazie al fattore rigiocabilità.

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Parallelamente a ciò, tutto coloro che non se la sentissero di cimentarsi in questa sfida potranno invece dedicarsi alla nuova modalità introdotta con questa Director’s Cut, ossia la già citata Sfida a Tempo. In questa particolare modalità non avremo una storia da seguire, ma ci verrà semplicemente richiesto di sfruttare tutte le abilità a nostra disposizione per resistere quanto più a lungo possibile ad ondate di zombies, uno schema dopo l’altro. I nostri tempi, belli o brutti che siano, verranno poi inseriti all’interno di una particolare leaderboard che ci mostrerà i migliori (ed i peggiori) sopravvissuti, stimolandoci a ritentare la sfida per migliorare i nostri risultati. Immancabile poi la galleria, in cui consultare il Diario di Randall ricco di approfondimenti e tutti i collezionabili che avremo avuto la dovizia di raccogliere durante la Campagna principale. Tutto questo rende, inutile dirlo, Deadlight Director’s Cut un acquisto decisamente interessante per tutti gli appassionati del genere che vogliano provare qualcosa di diverso.

Trofeisticamente parlando – Ne prendo solo un morso

Dei 33 trofei presenti nell’elenco di Deadlight quello che non passa inosservato è lo scintillante Platino che potrà essere raggiunto da tutti coloro che si dedicheranno con abnegazione al titolo di Tequila Works. A dirla tutta durante le 5 ore scarse di Campagna anche i meno attenti otterranno una discreta percentuale delle coppe a disposizione, tra cui una d’oro (quasi imbarazzante) sbloccabile recuperando la prima pagina del diario di Randall Wayne. Per arrivare alla ricompensa massima comunque bisognerà ottenere il 100% del gioco giocando anche a difficoltà Incubo, raccogliere tutti i collezionabili e soprattutto giocare in ogni modalità, resistendo anche quasi un quarto d’ora nella Sfida a Tempo. Un obiettivo che sarà comunque raggiungibile in circa 20 ore di sforzi.

VERDETTO

Tequila Works riesce a far approdare con successo Deadlight su console Sony, proponendo una Director's Cut ricca di nuovi contenuti. La qualità del titolo, uno zombie game atipico e decisamente divertente, è fuori discussione, e le sensazioni che l'avventura di Randall Wayne riesce a trasmettere sono forti e positive. Un titolo consigliato agli amanti dei puzzle game tanto quanto agli appassionati degli horror, che saprà conquistarvi con le sue meccaniche semplici ma profonde. La nuova difficoltà e la modalità aggiuntiva fanno poi da ciliegina su una torta che, a questo prezzo, vi consigliamo caldamente di assaggiare.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.