Death Road To Canada – Recensione

Sviluppatore: Rocketcat Games, Madgarden Publisher: Ukiyo Publsihing Piattaforma: PS4 Genere: Roguelike Giocatori: 1-2 PEGI: 12 Prezzo: 14,99 € Italiano:

Florida, Stati Uniti. Sole, mare, spiagge, una macchina e un’autostrada da percorrere. Purtroppo per voi non state facendo una vacanza, ma state scappando per la vostra sopravvivenza. Sì, perché in Death Road To Canada il mondo civilizzato è colpito da un’epidemia di morti viventi, e l’unico posto – si dice – in cui si possa vivere sereni è… il Canada! Sarà forse per l’assicurazione sanitaria? Beh, per scoprirlo dovrete arrivarci. Ma attenzione… non sarà affatto facile.

Let’s boogie!

Data dunque una premessa narrativa abbastanza semplice, Rocketcat games e Madgarden hanno saputo arricchire il titolo con delle idee di gameplay varie ed efficaci e con una grande dose di umorismo che vi accompagnerà per tutto il vostro viaggio. Sia chiaro, Death Road To Canada è un roguelike; se questo genere non fa per voi difficilmente cambierete idea, se invece non lo disdegnate o ancora meglio vi piace proprio, allora preparatevi perché davanti a voi c’è probabilmente uno dei migliori roguelike, se non addirittura uno dei migliori survival, da un po’ di tempo a questa parte.

Tutto inizia con la creazione del personaggio, non solo esteticamente ma anche scegliendone competenza e un tratto caratteriale; lo stesso vale per il nostro buddy, il nostro compagno di viaggio (se lo vogliamo). Prima di iniziare l’avventura è possibile selezionare una delle tante modalità di gioco, ma non viaggiate troppo con la fantasia. Le modalità sono sì tante, ma in realtà esse non sono altro che variazioni sul tema principale. Oltre la classica campagna in cui impiegheremo quindici giorni a raggiungere la zona sicura, avremo la possibilità di scegliere una difficoltà più hardcore, quella di incontrare personaggi speciali durante il viaggio (ne parliamo subito), di far durare il viaggio di meno o di più, e poche altre varianti che sono comunque ben accette.

Ricorda di lasciare sempre la tavoletta alzata

Veniamo al gameplay. E’ possibile dividerlo in due macrofasi: una di riposo in cui saremo a bordo della nostra vettura (se l’abbiamo), in cui i personaggi interagiranno fra di loro e con l’ambiente circostante; un’altra di azione, dove, armati fino ai denti, esploreremo una zona infestata in cerca di risorse. A dire il vero non saprei dire quale delle due sia più pericolosa, perché la risposta non è affatto scontata.

Death Road To Canada riesce a creare una miscela arguta, fra azione e gestione del proprio gruppo; ed è soprattutto nella prima fase che la componente gestionale si fa valere. In macchina si vive infatti quasi un’avventura a parte; in ogni istante gli sviluppatori metteranno a dura prova la nostra saggezza, rifilandovi delle scelte tanto cruciali quanto fuori di testa: “La macchina viene impregnata da un odore nauseabondo, qualcuno ha scorreggiato. A chi dai la colpa?”. Dovrete dare una risposta, non potrete astenervi, ed essa influenzerà pesantemente il morale di tutto il team. Team che spesso non sarà lo stesso con cui partirete, poiché durante il tragitto incontrerete altri superstiti, anche loro diretti in Canada, anche loro con la voglia di uccidere qualche zombie.

Il vostro team potrà avere un massimo di quattro personaggi, starà a voi decidere cosa è meglio fare. Un team completo equivale a una grande potenza di fuoco, vuol dire anche un maggiore consumo di risorse, come cibo e gas per il veicolo (ecco dove arriva il genio di Rocketcat Games e Madgarden: in un titolo 8 bit vi sono chicche quali considerare il consumo di carburante in relazione al peso trasportato dal veicolo). L’intelligenza artificiale del team è anche modificabile, potendo optare per un atteggiamento più offensivo, neutrale o difensivo. Ma tenetevi pronti a dire addio a qualche vostro amico… e non solo nelle fasi di azione. Questo perché in auto dovremmo decidere quale sarà la prossima tappa, se converrà riposare o guidare tutta la notte, se, fermati da banditi, converrà cedere al loro ricatto o provare a scamparla, il tutto tramite le “solite” scelte di dialogo, sempre diverse ed esilaranti.

Cool it…

Nelle fasi di azione non avremo un vero e proprio obiettivo. Se siamo in città potremo entrare in alcuni edifici, che vanno dalle semplici abitazioni a stazioni di polizia, supermercati o farmacie, e raccogliere quante più risorse possibili, cercando di non far morire nessuno; oppure potremmo incappare in situazioni più peculiari, come dover resistere a un assedio, dal quale potremmo fuggire solo dopo un po’ di tempo, o ancora dover attraversare un pezzo di autostrada infestato, per poter ripartire solo una volta sopravvissuti e arrivati dall’altra parte. Tutte quante queste situazioni non vanno prese alla leggera. Gli zombie non scherzano, né in ferocia, né in numero (altro vanto del gioco è la grande quantità di nemici a schermo, senza alcun calo di frame rate), e dovrete preferire la fuga, a volte, piuttosto che il massacro.

Il gioco inoltre riesce a mettervi la giusta tensione, anche se a volte con questo cozza un po’ la musica, troppo allegra. All’inizio sarete sprovvisti di tutto, soprattutto di un armamentario decente, essendo costretti a raccogliere bastoni per terra; dovrete dunque aspettare prima di trovare anche solo una pistola, un fucile d’assalto o armi ben più devastanti (e piene di citazionismo). Quando invece mancheranno pochi giorni al Canada, sarete certamente messi meglio, ma è proprio in quel momento che le orde nemiche cominceranno a essere sempre più numerose e sempre più aggressive. Insomma, non avrete un attimo di tregua, e starete sempre con l’occhio fisso sull’indicatore che vi dice quanti giorni mancano alla fine del viaggio… e saranno sempre troppi.

… or dang it

Passando alle note dolenti, in certi aspetti si vede che il gioco è nato su dispositivi mobili. Nonostante la versione per home console abbia migliorie non solo di prestazione, ma vere e proprie aggiunte come la possibilità di giocare in cooperativa locale, si sente la mancanza di una mappatura dei tasti, soprattutto all’interno dei menù, un po’ più completa. Per carità, una volta abituaticisi non ci si pensa quasi più, ma avremmo preferito anche solo, banalmente, poter premere il tasto Cerchio per un semplice tornare indietro. Allo stesso modo le statistiche dei personaggi ci sono ignote, a meno che non capiti che un membro del nostro team riveli una o tutte le sue abilità dopo una prova (ad esempio: se durante il tragitto vi si incepperà la macchina, potrete mandare qualcuno a ripararla; solo allora saprete se il vostro compagno se la cava in fatto di meccanica!).

L’RNG (la casualità) a volte la fa troppo da padrone, e se non sceglierete di scendere subito a patti con questa verità, potreste più volte perdere le staffe, dato che il gioco si affida molto a questa meccanica. In verità, a parte qualche hitbox ambientale che bloccherà il vostro personaggio in spazi nemmeno troppo angusti, grazie a un comparto sonoro che dà il giusto feeling a livello di effetti e a una colonna sonora incalzante, il titolo fa il suo sporco lavoro. L’unica lingua selezionabile è l’inglese. Questo potrebbe essere un freno per alcuni, ma ho tralasciato questo importante dato di proposito, per invogliarvi a giocare il titolo provando a superare la barriera linguistica, che al massimo vi farà perdere qualche risata, ma che non si pone come una discriminante.

Non è importante la meta, ma il viaggio

Come ogni roguelike che si rispetti, la rigiocabilità è una componente essenziale. Arrivare in Canada, con una campagna standard, non vi porterà via troppe ore, e una volta superato il confine, la voglia di rimetterci in marcia, con personaggi e tattiche diverse, sarà tanta.
Per potervi godere a pieno il titolo ne macinerete di chilometri, e fra un viaggio e l’altro vi capiterà di ottenere zombo point, ossia una valuta da poter convertire in potenziamenti e competenze e tratti prima bloccati. Vi è infatti Zombo Town, un accampamento accessibile dal menù principale che, oltre a fornirvi informazioni e poter farvi ripetere il tutorial, avrà al suo interno NPC pronti a vendervi i potenziamenti e gli sbloccabili sopra citati. Per non parlare delle modalità più avanzate; quindi giocate, giocate e ancora… giocate.

Trofeisticamente parlando: quanta fatica per attraversare il confine?

Con un totale di sessantasei trofei (di cui quattro segreti), ottenere il platino di Death Road To Canada richiederà una quantità di ore di gioco inversamente proporzionale alla nostra fortuna (e ovviamente alla nostra abilità). A parte i trofei legati al completamento delle modalità di gioco e all’utilizzo dei personaggi unici, alcuni metteranno alla prova la nostra fantasia, il nostro intuito da giocatori e soprattutto l’RNG (per quanto riguarda l’incontro di alcuni personaggi e lo svolgere un dato numero di volte azioni casuali). A parte ciò nessun trofeo, salvo quelli dedicati alle modalità più estrema, richiederà un alto livello di sfida che non sia arrivare in Canada con tutti i membri del party, con membri specifici… o non arrivarci affatto.

VERDETTO

Death Road To Canada è un gioco folle. Sebbene ancorato al suo genere, la grande quantità di idee messe in questo titolo riesce a dare un'aria nuova a questo tipo di esperienza. Se si è in cerca di una vera avventura con un pizzico (o anche qualcosa in più) di imprevedibilità, questo è quello che stavate aspettando. E ci sono gli zombie, quelli non vanno mai fuori moda... no?

Guida ai Voti

Dario Tamburini
Un aspirante persona normale, che si nutre di Film, Videogiochi e Musica. Nelle mie vene scorre Pepsi, nella mia mente una sola filosofia: "Quando si mangia?"