Fallout 4 – Recensione

Sviluppatore: Publisher: Piattaforma: Genere: Giocatori: PEGI: Prezzo: Italiano:

Publisher: Bethesda Softworks Developer: Bethesda Game Studios
Piattaforma: PS4 Genere: Gioco di Ruolo Giocatori: 1 PEGI: 18 Prezzo: 69,99 €

Sette anni di attesa posson bastare (considerando solo i capitoli “canonici”, dunque non New Vegas?) Decisamente sì, ci mancherebbe altro, specie in una contingenza storica videoludica in cui la tendenza è quella di offrire capitoli di una stessa serie a cadenza praticamente annuale per “mungere la vacca” quanto più possibile. Non è il caso di Bethesda, fortunatamente. Non lo è proprio per niente, perché Fallout 4 è sostanzialmente un Fallout 3, ma all’ennesima potenza. Stiamo esagerando? No, per niente.

La guerra che non cambia mai

“War. War never changes.” è un po’ il motto dell’intera serie: al di là di tutti i risvolti tristemente drammatici a cui la frase rimanda, quest’ultima potrebbe essere estesa anche a modus operandi degli sviluppatori. Già, perché la sostanza di Fallout 4 è rimasta pressoché identica all’episodio precedente, per fortuna. DualShock 4 alla mano (e dopo una lunga installazione non effettuabile in background, oltre che il download di una patch correttiva rilasciata per il Day One di circa 500 MegaByte) ci ritroviamo immersi in un gioco di ruolo di stampo strettamente occidentale – in prima o terza persona, a discrezione del giocatore – con una mappa di buone ma non eccessive proporzioni da esplorare, numerose scelte da fare, diversi alleati tra cui scegliere – i nostri preferiti rimarranno sempre Dogmeat e Codsworth -, un gameplay granitico e tante quest, primarie e non, da portare a termine. Il filo conduttore in tutto questo è il clima post-apocalittico, che avrà bene in mente chi è reduce dal recente Mad Max, accompagnato da un folklore e da delle usanze che sono rimaste ancorate al secondo dopoguerra, oltre che da un avanzamento nella tecnologia militare che ha semplicemente dello spaventoso. Il contrasto è, per la cronaca, micidialmente riuscito, tanto che spesso e volentieri il risultato sarà un grottesco intriso di ilarità e tristezza.

Prima di giungere nella Boston devastata che abbiamo visto nei diversi e numerosi trailer che ci hanno accompagnato fino all’uscita, avremo un assaggio della vita del nostro protagonista PRIMA che fosse ibernato per duecento anni circa. Si tratta del prologo, di fatto, molto lineare ma allo stesso tempo necessario per imparare a padroneggiare almeno i comandi basilari, per dare un volto e il sesso al nostro “Viandante Solitario” e per introdurci al Vault 111. Non incorreremo in ulteriori spoiler, ma vi basti sapere che la trama di Fallout 4 risulta nel complesso soddisfacente e piacevole da seguire, per quanto lo possano essere delle peripezie che si distribuiscono nell’arco di decine di ore di gioco, magari spesso inframezzate da innumerevoli sub-quest.

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Si sa, un mondo open-world praticamente mai consente dei ritmi narrativi soddisfacenti e ponderati, se è questa la cosa che a voi importa, proprio per la sua intrinseca natura: considerata questa attenuante, ci sentiamo soddisfatti di quanto visto e vissuto. In parole povere: più che chiedervi che cosa succederà di lì a qualche ora, rimarrete stupidi di fronte alla potenza dell’atmosfera di cui starete godendo. Non sarà il “cosa”, a stupirvi, ma il “come”.
Come anticipato, però, Fallout 4 ha portato innovazioni e miglioramenti su praticamente tutti i fronti, sposando allo stesso tempo la tradizione come meglio non avrebbe potuto. E’ rimasto lo S.P.A.V. ad esempio (Sistema di Puntamento Assistito Vault-Tec) da usare in alternativa ad un meno spettacolare puntamento manuale, ma a differenza del passato il tempo continuerà a scorrere, per quanto lentamente, e non si fermerà del tutto. Il che ha dato un tono maggiormente realistico e cinematografico al tutto, specie negli scontri più concitati.

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E’ rimasto intatto anche il sistema di crescita del personaggio, contraddistinto dai valori S.P.E.C.I.A.L. (Strength, Perception, Endurance, Charisma, Intelligence, Agility, Luck) migliorabili con l’esperienza acquisita sul campo e differenziati tra loro da una vasta sottogamma di talenti specifici. Raffigurati in uno splendido Albero delle Abilità interamente animato e munito di icone dove il nostro caro Pip-Boy risulta onnipresente, questi consentono una personalizzazione praticamente assoluta del proprio alter ego digitale: lo potremo fare eccellere nel borseggio, nell’utilizzo della armi automatiche, farlo diventare un guru dell’informatica capace di hackerare qualsiasi terminale o un rozzo energumeno in grado di aprire a mani nude il prossimo a suon di cazzotti, tanto per dire. Quel che è certo, è che nessun videogiocatore dopo ore e ore di gioco si ritroverà un personaggio uguale a quello di terzi, alle prese, a loro volta, con l’ultima fatica di Bethesda.

Bob l’Aggiustatutto, anche dopo un disastro nucleare

Se proprio volessimo parlare di un’introduzione nel gameplay del tutto inedita, questa sarebbe senza dubbio quella del “crafting”. Una delle prime missioni, infatti, vi chiederà di prendervi cura di un accampamento – uno dei tanti, all’interno di Fallout 4 – allestendo edifici, accessori per la produzione di acqua, campi da coltivare ed opportuni sistemi di difesa.

Per centrare l’obiettivo, sarete chiamati a svolgere un lavoro di riciclaggio in base a quanto lasciato dal disastro nucleare: alberi spezzati, macchine distrutte, case in rovina, ma anche telefoni, pali della luce e frigoriferi, casomai vi servisse qualche “pezzo più pregiato”, che non sia semplice legno e acciaio. Non preoccupatevi: il tutto è decisamente intuitivo e si tratta quasi di un minigioco che fa da piacevole diversivo, dunque non vi ritroverete a spendere ore e ore del vostro tempo per vedere crescere una zucca, in stile Farming Simulator (Gennaro, fattene una ragione NdD). I rivoli di questa innovazione si riscontrano anche nella possibilità di modificare armi e armature, al fine di avere l’alleato sparafuoco migliore in base al proprio stile di gioco.
A tutti gli aggiornamento sin qui citati, forse i più visibili ad un primo impatto, vanno aggiunti quelli di un menù rapido dove potere selezionare il proprio armamentario preferito, la rimozione di qualsivoglia level-cap o ancora la nuova funzione svolta dall’armatura atomica, diventata un bene posseduto sin dalle primissime fasi ma da centellinare nell’uso, considerata la durata piuttosto esigua della relativa “batteria”.

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Veniamo ora ad uno dei tasti dolenti di un po’ tutte le produzioni targate Bethesda: l’aspetto tecnico. Fallout 4, rispetto ai predecessori, fa un salto in avanti notevolissimo, anche grazie a dei colori molto più vivi e al salto generazionale avvenuto con PlayStation 4. Rispetto a Fallout 3 siamo veramente su un altro pianeta, questa è la premessa. Paragonato però con le altre produzioni ad alto budget nei negozi, il titolo ne esce sconfitto in maniera piuttosto netta: qualche sporadico calo di framerate e gli onnipresenti bug, anche se più sporadici del solito (niente draghi che volano al contrario alla Skyrim, tanto per fare nomi e cognomi), ridimensionano tutti i progressi fatti, rimanendo in un’ottica interna alla serie. C’è un attenuante enorme, ci mancherebbe: sono ben pochi i titoli che possono vantare un mondo di gioco vasto e allo stesso tempo pulsante come quello di Fallout 4. Allo stesso tempo però qualche esempio – i titoli Rockstar, magari – che non ci consentono di “perdonare” del tutto gli sviluppatori di Bethesda c’è, eccome.
Discorso del tutto diverso merita il comparto sonoro, semplicemente da applausi. Testo e parlato sono interamente in italiano (per la prima volta è stato doppiato anche il nostro protagonista) ed inoltre i brani musicali che ci accompagneranno durante la nostra avventura, tratti dalla realtà o composti per l’occasione, risultano essere semplicemente strepitosi, ed il merito va in particolare al talentuosissimo compositore Inon Zur.

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Trofeisticamente parlando: il platino post-apocalittico ha il suo prezzo

Il set di trofei di Fallout 4 è per certi versi molto lineare da approcciare, per quanto richieda una buona dose di tempo. Semplicemente giocando, molto probabilmente otterrete una buona parte delle coppe virtuali presenti, che vi richiederanno il completamento di determinate missioni o delle azioni in-game (uccidere un certo numero di nemici, scassinare tal numero di serrature oppure infilare una granata nelle tasche di qualche poveraccio, per un epico “ritorno del burlone”). Non sono più presenti i trofei legati al raggiungimento di un certo livello con un certo karma, ma altri legati a specifiche missioni sembrano essere “mancabili” per via della obbligatoria scelta relativa alle fazioni presenti nel titolo. Stare da una parte piuttosto che un’altra porta all’impossibilità di completare certe sub-quest: in ogni caso lo staff di PlayStationBit sta indagando, vi faremo avere maggiori dettagli quando sarà pubblicata la guida ai trofei!

VERDETTO

Di Fallout 3 si è parlato per sette anni almeno come uno dei migliori giochi in circolazione, con giusto merito. Bene, Fallout 4 prende le mosse da quello che è a detta di tutti un capolavoro e lo ripropone al videogiocatore del 2015 all'ennesima potenza, migliorato, attualizzato, razionalizzato (e omaggiato dei soliti bug qua e là, ormai un tratto distintivo della serie). Uno dei giochi migliori di questo bellissimo - sotto il profilo videoludico - anno nonché un nuovo punto di riferimento per qualsiasi sincero amante dei giochi di ruolo, occidentali e non.

Guida ai Voti

Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.