Fear Effect Sedna – Recensione

Sviluppatore: Sushee Publisher: Square Enix Piattaforma: PS4 Genere: Azione Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 19,99 € Italiano:

Riprendere una serie di videogiochi molto apprezzata, di cui l’ultimo episodio risale addirittura al 2001, non è un’impresa semplice e alla portata di tutti. Questo i ragazzi di Sushee lo sapevano, ma la loro passione e quella dei fan che hanno finanziato il gioco su Kickstarter, alla fine, hanno avuto la meglio, ed eccoci qui a parlare di Fear Effect Sedna. Tra le mani ci siamo ritrovati qualcosa di nuovo, riconducibile alla saga originale solo per cifra stilistica, trama ed enigmi. Il gameplay vero e proprio è stato infatti rivoluzionato, con il passaggio alla visuale isometrica e un approccio molto più tattico ai combattimenti. Com’è andata la nostra avventura con Hana e compagnia? Scopritelo nella nostra recensione.

La leggenda di Sedna

Fear Effect Sedna è ambientato quattro anni dopo il primo Fear Effect, per cui, se non lo avete giocato su PlayStation 1, potreste perdervi qualche citazione e riferimento al passato, oltre ad avere spoiler, naturalmente. Il cast è rimasto praticamente invariato dall’ultima avventura, con Hana che vive a Hong Kong con la sua compagna Rain, Deke che ha abbandonato il gruppo e Glas che è tornato negli Stati Uniti. Una serie di eventi più o meno misteriosi rimetterà insieme il gruppo di mercenari che, tra l’altro, si arricchirà grazie all’arrivo di Axel. Durante l’avventura i protagonisti si ritroveranno in situazioni a metà tra la fantascienza e il sovrannaturale; Sedna, da cui deriva il nome del gioco, è infatti una divinità Inuit ed è proprio attorno al suo mito che si sviluppa tutta la vicenda.

Come al solito non ci addentriamo troppo nei dettagli per non rovinarvi la sorpresa, possiamo però assicurarvi che lo spirito dell’originale Fear Effect è rimasto invariato, almeno per quanto riguarda la trama, con tanta azione, colpi di scena e un brillante mix tra fantascienza, leggende popolari ed eventi sovrannaturali. Grazie alla sua originalità, la narrazione è riuscita a coinvolgerci pienamente dall’inizio alla fine. Certo, non tutto è perfetto, con alcuni personaggi caratterizzati meno bene di altri, qualche dialogo qualitativamente scarso e tranquillamente evitabile ai fini della trama, ma il risultato complessivo è più che soddisfacente. Tra l’altro, proprio come nei Fear Effect originali, il gioco possiede cutscene realizzate apposta per ogni morte e diversi finali alternativi, grazie ai quali potrete modificare il destino dei protagonisti con i classici good, bad e very bad ending.

Non solo nostalgia

Come abbiamo già detto nell’introduzione, Fear Effect Sedna non è solo un nuovo episodio della saga, ma un vero e proprio punto di (ri)partenza grazie al rinnovamento totale del gameplay. Per chi non li avesse giocati, i due episodi di Fear Effect erano molto vicini ai primi Resident Evil, con telecamere fisse, fondali prerenderizzati e un gameplay che strizzava l’occhio allo stealth ma non disdegnava l’azione, con tante schivate e scontri a fuoco. Fear Effect Sedna abbandona quello stile in favore di una visuale isometrica, grazie alla quale avremo un’ampia visione della mappa e dei nemici. Il gameplay rimane comunque orientato verso l’azione silenziosa, ma non lesina fasi più movimentate a metà tra il genere action e quello strategico. Tra le novità più importanti, infatti, troviamo la pausa tattica, ovvero una feature che vi permetterà di fermare il tempo e spostare a vostro piacimento i personaggi, ordinando loro di muoversi verso un determinato punto, mettersi al riparo, sparare o utilizzare una delle due abilità a disposizione.

Sulla carta Fear Effect Sedna sembra molto più vario e completo dei suoi predecessori, ma in realtà non tutto è andato per il verso giusto. Se infatti le fasi stealth risultano divertenti e appaganti, le sezioni in cui dovremo adottare la forza bruta sono molto meno riuscite. In particolare, la pausa tattica non è sempre immediata da gestire e comprendere, e le imprevedibili contromosse dell’intelligenza artificiale avversaria spesso vanificheranno tutti i vostri sforzi.

Le abilità dei personaggi sono tutte più o meno interessanti e riescono a coniugarsi bene con l’approccio tattico, ma il level design, che comunque risulta molto ispirato dal punto di vista artistico, spesso intralcia i piani del giocatore. In tal senso un contributo negativo è dato anche dall’intelligenza artificiale che controlla i vostri compagni, sempre pronti a farsi scoprire mentre cercate di muovervi nell’ombra, ma immobili e poco reattivi durante i combattimenti. Per questi problemi, padroneggiare la pausa tattica richiederà una certa applicazione e, a volte, ciò potrebbe anche non bastare.

Paura eh?

Una feature che invece ci ha deluso completamente è quella del Fear Effect, da cui la saga prende il nome. Subendo danni infatti, tensione e paura aumenteranno e con loro anche la nostra potenza di fuoco. Peccato che in realtà quest’abilità sia davvero poco tangibile e mai davvero utile ai fini del gameplay. Parlando di difficoltà, l’avventura si assesta su un livello medio-basso, con qualche picco nelle boss fight e in zone particolarmente piene di nemici, rimanendo comunque più che fattibile, anche grazie alla generosa presenza di medikit nelle fasi iniziali (che sono forse le più complicate, perché probabilmente starete ancora imparando a padroneggiare la pausa tattica). Nonostante una durata esigua, l’avventura gode di una buona rigiocabilità grazie a diversi bonus sapientemente nascosti all’interno dei livelli.

Bisogna poi parlare delle boss fight, che costringono ad approcci molto meno tattici e mettono in mostra quasi tutte le debolezze della produzione, partendo dall’intelligenza artificiale poco brillante di cui vi parlavamo poco fa, passando per una hitbox molto imprecisa (anche se vi sembrerà di essere abbastanza lontani, alcuni nemici riusciranno comunque a colpirvi con attacchi fisici) e concludendo con la difficoltà troppo orientata verso il basso di alcuni scontri.

Per quanto riguarda i rompicapo che da sempre caratterizzano questa serie, ci sentiamo di dire che Sushee ha fatto un buon lavoro, seppur non sempre perfetto. Soprattutto nella prima parte dell’avventura, infatti, gli enigmi sono complessi e articolati al punto giusto. Verso la fine, invece, ci siamo ritrovati in situazioni più frustranti, sia perché ogni errore ci portava alla morte e ci costringeva a ricominciare da capo, sia perché la soluzione era molto meno intuitiva e divertente da trovare. Tirando le somme, nonostante gli aspetti più interessanti del gioco rimangano quelli ereditati dal passato, la nuova formula di Fear Effect riesce a divertire a patto di chiudere un occhio in più di un’occasione.

Tra cyberpunk e leggende popolari

Un elemento rimasto invariato rispetto ai capitoli originali della serie è sicuramente la cifra stilistica. Gli sviluppatori hanno puntato molto su questo aspetto, proponendo ottime ambientazioni tutte molto variegate. Dalle città cyberpunk agli scenari rurali, il level design è spesso molto evocativo e si lascia guardare volentieri, pur essendo, nella maggior parte dei casi, poco funzionale al gameplay. Buona anche la realizzazione dei personaggi, che mantengono lo stile in cel-shading già visto nei titoli precedenti della saga. Non brillantissime invece le cutscene che, oltre a essere graficamente sottotono, propongono animazioni un po’ troppo legnose.

Un altro aspetto molto criticato è stato il doppiaggio che, in effetti, non è sempre di ottima fattura. Alcuni protagonisti, Deke tanto per citarne uno dei più clamorosi, sono stati doppiati in modo da avere una parlata caratteristica e riconoscibile, ma la qualità del lavoro è di livello piuttosto scarso; questo discorso, comunque, non è applicabile a tutto il cast. Tra l’altro, restando in tema personaggi, abbiamo apprezzato molto la gestione degli sviluppatori della relazione omosessuale tra Hana e Rain, che in passato fu molto discussa; pur avendo mantenuto qualche dialogo ammiccante, non si cade mai nella volgarità che in molti non gradirono in Fear Effect 2. Promosso il comparto sonoro, con buone musiche d’accompagnamento, sempre molto pertinenti ad ambientazioni e situazioni. Piccola nota di demerito per quanto riguarda la localizzazione, che purtroppo é presente in lingua italiana.

Trofeisticamente parlando: tanta paura per niente

La lista trofei di Fear Effect Sedna si presenta con soli venticinque trofei, comprensivi però di un prestigioso Platino. Raggiungere il massimo obiettivo è un’impresa tutt’altro che impossibile; per sbloccare tutti i trofei può bastare anche una sola partita, a patto di avere una buona guida. Mancando anche solo un documento, dovrete infatti ricominciare tutta l’avventura dal principio, visto che non esiste una funzione di selezione capitolo. In ogni caso, i cacciatori di trofei più navigati non dovrebbero aver alcun tipo di problema con questo Platino. Per ulteriori informazioni vi rimandiamo all’elenco trofei del gioco, già disponibile sul nostro forum.

VERDETTO

Fear Effect Sedna non è un gioco esente da difetti. Un level design poco funzionale al gameplay, molte imperfezioni dell'intelligenza artificiale e la feature della pausa tattica troppo complicata da padroneggiare, potrebbero scoraggiare molti giocatori. Tuttavia, una trama originale, un lato artistico ispiratissimo e diversi enigmi proposti in maniera interessante riescono a risollevare questo titolo, permettendogli di raggiungere quantomeno la sufficienza. Consigliamo il gioco soprattutto a chi aveva già apprezzato i primi due capitoli e a chi apprezza titoli action con una buona dose di tatticismo. Nel caso non vi troviate in una di queste categorie, potete aspettare un taglio di prezzo o guardare altrove.

Guida ai Voti

Gennaro Favatà
Detto anche Giovanni, dagli amici di Ubisoft. Newser, inviato, grafico e se sei fortunato lo trovi anche sul forum di PlayStationBit. Ama alla follia fumetti, cartoni animati, videogiochi e quanto di più colorato e nonsense ci sia, non disdegnando però generi più dark come l'horror e il noir. Inoltre, come ogni eroe che si rispetti, sa trattenere il fiato per dieci minuti.