Impact Winter – Recensione

Sviluppatore: Mojo Bones Publisher: Bandai Namco Piattaforma: PS4 Genere: Avventura Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 19,99 € Italiano:

Brandon, Canada, un asteroide colpisce improvvisamente la Terra. A seguito dell’impatto, le condizioni climatiche dell’intero pianeta vengono completamente stravolte, stabilizzando le temperature sui -33°. Il freddo è pungente, la neve è ovunque e copre qualsiasi cosa e, come se non bastasse, il cibo scarseggia. E in questo mondo post-apocalittico, che fa del giocatore l’uomo che dovrà condurre il proprio gruppo di sopravvissuti alla salvezza, si svolgono gli eventi di Impact Winter.

Puoi odiare qualcosa che da bambino… amavi?

Trovata una calda chiesa come rifugio a seguito dell’apocalisse insieme a un piccolo gruppo di malcapitati, spetterà al leader Jacob far sopravvivere quante più persone possibili. Le vettovaglie sono sempre più povere e il freddo più gelido, sembra impossibile riuscire a vedere uno spiraglio di luce. Fortuna vuole che qui vi è nascosto uno strano drone – battezzato Ako-Light – che comincerà a emettere misteriosi segnali.

Questi segnali saranno la chiave per trovare una via di fuga dall’inferno gelido; essi, per quanto deboli, accenderanno la speranza ormai perduta. All’accensione, Ako-Light riuscirà a quadrare la sua corretta posizione e richiedere soccorsi in trenta giorni, ed è nel mentre che si svolgerà la nostra avventura. Saremo costretti a vivere nella natura contaminata per un altro mese, un ultimo sforzo per la squadra dunque, ma potrebbe accadere qualsiasi cosa: non c’è certezza di sopravvivere. Trenta giorni di spedizioni, di ricerca, di bianco totale; ci addentreremo nella neve per scovare nuovi punti di interesse, tra i quali caverne, stazioni di rifornimento, autogrill, ristoranti e ospedali, per fare il pieno di provviste, tornare indietro e portare a casa la pagnotta.

Qui non si gioca a palle di neve

Guideremo il già menzionato Jacob per il mondo di gioco, accompagnato dal drone Ako-Light e dalle sue utili funzionalità, come la trivella termica, il sonar, il radar e la torcia. L’incolumità della comunità è la prima cosa, spetterà a noi cercare cibo e acqua, e razionare il tutto per mantenere le persone nutrite a sufficienza. Il rapporto non sarà unilaterale: tutti i personaggi, ossia Blaine, Maggie, Wendy e Christophe, avranno i propri compiti. In base alle proprie capacità, ogni personaggio può aiutare a creare utili oggetti per favorire l’esplorazione e i parametri del gruppo tramite un sistema di crafting; in cambio di oggetti inutili all’apparenza, sarà possibile creare grandi cose, tra trappole per animali, potenziamenti tecnologici o addirittura piatti di pasta.

Dimostreremo doti da leader assegnando mansioni all’equipaggio, come pulire la chiesa, andare a caccia e mantenere il fuoco acceso, pur non perdendo di vista le loro statistiche. Una persona stanca e affamata non riuscirà a lavorare a dovere, tanto da potersi inaspettatamente infortunare, ammalare o, nel peggiore dei casi, litigare con tutti gli altri e scappare dal rifugio. Pertanto sarà essenziale fornire le attenzioni necessarie senza agire in maniera egoistica. Non mancheranno inoltre episodi che riguardano la salute di questi ultimi; dare troppi alcolici a un membro del team potrebbe farlo ubriacare e dunque lavorare male, così come mandare all’aperto avventatamente una persona stanca potrebbe comportarne la scomparsa.

I personaggi in chiesa e gli stranieri all’esterno ci chiederanno di tanto in tanto di svolgere alcune mansioni, di utilità per il gruppo o personali, che ci garantiranno degli RP (Rescue Points, punti di salvataggio), la controparte dei classici punti esperienza. Dopo aver ottenuto un determinato numero di RP, Ako-Light avanzerà di livello sbloccando nuovi ruoli da assegnare al team come fosse una sorta di albero delle abilità, aumentando anche la potenza del segnale, facendo quindi diminuire di svariate ore il timer di salvataggio (timer che, per questioni di gameplay, conterà un minuto in un secondo). Lo stesso effetto si può avere anche durante l’esplorazione, nel caso dovessimo imbatterci in antenne radio da attivare con batterie o fusibili e in furgoni da far esplodere, che scaleranno altre ore preziose dal contatore.

Il fuoco non scioglie il ghiaccio

E’ essenziale gestire al meglio il proprio inventario, talvolta scendendo a compromessi, così com’è intrigante dal nostro punto di vista la gestione del Void (il nulla, così rinominato il mondo esterno) per ragioni che vi spiegheremo nel prossimo paragrafo. Il gameplay è appassionante e intuitivo nelle sue meccaniche, tuttavia è nell’esecuzione che c’è qualcosa da ridire. Vi è una scarsa gestione degli eventi che si nota facilmente durante lo svolgimento di missioni secondarie affidate dagli stranieri; se svolte resteranno in sospeso, pur premiandoci con gli RP promessi. Tornare in chiesa e rivisitare lo stesso straniero riattiverà il trigger dell’evento che verrà istantaneamente riconosciuto come svolto, e ci donerà immeritatamente altri punti.

I problemi purtroppo non finiscono qui. Oltre a un frame rate ballerino, molti saranno i glitch grafici che colpiranno i giocatori. Di tanto in tanto resteremo bloccati nella neve senza modo di uscirne, saliremo una scala all’infinito (abbiamo visto il limite della mappa grazie a questo glitch) oppure gli altri personaggi si bloccheranno in punti della mappa irraggiungibili (rischiare di far morire un personaggio per colpa di questo glitch a diciassette minuti dalla fine del gioco ci ha costretti a fare un backup dei salvataggi e ripetere un giorno intero), senza contare il fastidioso problema dell’interazione con gli oggetti che ci costringeranno a camminare loro intorno per poterli ispezionare. Insomma, il concetto del gameplay è solido, tuttavia ci è sembrato di assistere a un gioco ancora in accesso anticipato.

La musica che scalda il cuore

Il comparto grafico e quello sonoro sono d’altro canto la punta di diamante di Impact Winter. Apprezziamo lo stile cartoonesco nel design dei personaggi e degli effetti (come le esplosioni), e il level design ha carattere. Sebbene la mappa sia tinta di un bianco totale, i ragazzi di Mojo Bones sono riusciti a contraddistinguere gli ambienti grazie a tetti sporgenti, autostrade e locali. Grazie a questi elementi dopo un paio di giorni in-game riusciremo a prendere confidenza con il mondo di gioco e riconoscere le zone anche senza l’ausilio del radar. Essendo il gioco in collaborazione con Bandai Namco Entertainment, gli sviluppatori hanno avuto tutto il diritto di piazzare nel Void alcuni luoghi che richiamano i brand storici del publisher, come la pizzeria Pac-Man, cosa che ci ha strappato un sorriso di gusto.

I vocaboli che meglio possono definire il comparto sonoro di Impact Winter sono, servendoci di un gioco di parole, “d’impatto”. Le note cupe (un po’ in stile Stranger Things) calzano a pennello con il gameplay; danno un senso di smarrimento e tristezza, che allo stesso tempo determina il giocatore a trovare ogni mezzo per sopravvivere, facendoci immedesimare completamente nel mondo post-apocalittico. Nessun tono allegro, siamo solo noi alle prese con una mortale tempesta.

Trofeisticamente parlando: il giro del Canada in novanta giorni

Pochi ma tosti sono i trofei di Impact Winter. Tre run saranno d’obbligo per ottenere il Platino a causa di una svista (o di una sfida voluta) da parte degli sviluppatori. Tre trofei in particolare ci chiedono di vincere la partita e ottenere il grado B, A oppure S, eppure ottenendo quest’ultimo verrà sbloccato solo il relativo trofeo, costringendoci a giocare male per prendere il grado B (che al momento è, guarda caso, uno dei trofei meno ottenuti dai giocatori) e migliorarci o moderarci per gli altri due gradi. Essenzialmente bisognerà arrivare al giorno 30° e finire le missioni principali richieste dai quattro personaggi che ci ruberanno un bel po’ di tempo. A tal proposito, consigliamo di dedicarvi a queste solo una volta presa dimestichezza con il gioco, magari dopo la prima partita. Mancano per fortuna all’appello trofei assurdi che ci impongono di terminare tutte le missioni secondarie (cosa impossibile in una partita). Non è un’esperienza frustrante, tuttavia ci sarà da lavorare un bel po’.

VERDETTO

Impact Winter è un buon titolo. Le sue meccaniche intuitive spalancano le porte a chi non ha mai provato un gioco di questo genere, il concetto e la storia di fondo sono interessanti e il comparto sonoro è sublime, tuttavia bisogna lavorare sul comparto tecnico: gli innumerevoli bug e glitch "rompono il gioco", molti sono gli exploit facilmente raggiungibili, e questo rovina di netto l'esperienza che il titolo offrirebbe. Peccato anche per la mancata localizzazione in italiano, che rende alcune missioni più difficili da digerire. Il risultato è positivo, ma poteva andare molto meglio.

Guida ai Voti

Andrea Letizia
Cresciuto a pane, Kamehameha e Crash Bandicoot, inglesizzato grazie a Kingdom Hearts. Grande amante degli action RPG e dei platform, dei cani e del wrestling.