Infinity Runner – Recensione

Sviluppatore: Publisher: Piattaforma: Genere: Giocatori: PEGI: Prezzo: Italiano:

Publisher: Wales Interactive Developer: Wales Interactive
Piattaforma: PS4 Genere: Runner Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 6,99 €

Chi non ha mai giocato a Temple Run sul proprio smartphone alzi la mano. Non è vero, abbassala, ci hai giocato anche tu, tutti almeno una volta hanno fatto una partita con questo simpatico giochino basato sulla endless run, in cui l’obiettivo è di arrivare il più lontano possibile nel livello evitando ostacoli e raccogliendo power up di vario tipo e tante monete sonanti. Ebbene, Infinity Runner è l’evoluzione di questo semplice titolo, portato per l’occasione su PlayStation 4, non che questo sia necessariamente un bene a dirla tutta. Abbiamo scelto uno stile di recensione un po’ particolare, che riteniamo calzante al titolo. Fiato alle trombe, dunque, si parte!

Primi 30 minuti – Run like hell

Il mio risveglio, quantomai brusco, avviene per mezzo di una voce metallica che fuoriesce dal DualShock 4 che stringo tra le mani. Riley ci svela che le difese della nave Infinity si sono abbassate per un qualche misterioso motivo e che pertanto possiamo riguadagnare la libertà.
Non so perché questa donna stia aiutando il protagonista del gioco, ma mi lancio subito dell’azione iniziando a correre a perdifiato per i corridoi dell’astronave. Come detto, Infinity Runner è un gioco che come detto ricalca Temple Run, sfruttando però una grafica in prima persona sulla falsa riga (molto falsa a dire il vero) di quella vista in Mirror’s Edge.
Per essere un gioco PlayStation 4 l’impatto iniziale non è dei migliori, circondato da uno scenario che si ripete ciclicamente e da effetti grafici tutt’altro che esaltanti, a partire dalle interazioni con l’ambiente per finire con esplosioni ed effetti di sorta, senza ovviamente parlare di quelli che dovrebbero essere filmati di gioco.
Ma la grafica non è tutto, dunque voglio testare a fondo il gioco, e mi ci lancio a capofitto. Mi viene data un’infarinatura base dei comandi, visto che non sono intuitivi come si potrebbe pensare e sperare.
Per muoversi all’interno di Infinity Run potremo usare lo stick sinistro per spostarci su uno dei tre binari di percorrenza del corridoio, passando da quello centrale che occuperemo di default a uno dei due laterali per schivare ostacoli come pali, buche e residui radioattivi.
Per decidere invece in che direzione svoltare ai bivi dovremo muovere lo stick destro, cosa che farà si che il nostro personaggio volti lo sguardo in quella direzione per farci capire dove stiamo andando, fattore utile solo per generare disorientamento nel giocatore, missione perfettamente riuscita peraltro.
Per eseguire invece salti e schivate dovremo invece sfruttare i grilletti dorsali, ossia L2 ed R2, che ci permetteranno di evitare gli ostacoli più ostici sul nostro cammino, ma anche qui la scelta di utilizzare proprio quei due tasti è abbastanza inspiegabile, senza contare che aggiunge altro caos e molto spesso comporta di eseguire la mossa sbagliata con conseguente morte e ripartenza dal checkpoint. Tutto questo, considerando che sarebbe bastato impostare il salto con lo spostamento in alto dello stick sinistro e la scivolata con il movimento verso il basso, ha già fatto scemare l’entusiasmo iniziale

Percentuale dei trofei: 20%

Infinity-Runner-2

Un’ora di gioco – Piccola palla di pelle di pelo

Completo il primo capitolo e vengo a conoscenza dell’esistenza di altri sei mondi, per un totale quindi di sette, ognuno composto da due settori distinti, in cui poco altro ci verrà richiesto se non appunto schivare gli ostacoli e combattere contro gli avversari. I “combattimenti”, a dire il vero, non sono altro che dei semplici Quick Time Event in cui bisognerà premere in sequenza dei tasti sul pad così da attivare una scenetta animata (male) in cui metteremo fuori gioco la/le guardie di turno salvo poi proseguire imperterriti la nostra corsa. L’unica utilità pervenuta in tutto ciò è di spezzettare la già latitante azione ed inframezzarla di scene in CG la cui discutibile qualità ricorda i contatti fisici nei giochi di wrestling della prima PlayStation. Un peccato, perchè poteva essere una variabile interessante se contestualizzata meglio e soprattutto realizzata con un poco più di cura, mentre così pare semplicemente buttata per riempire i tempi morti tra un corridoio e l’altro e soprattutto rallentare le partite.
Nel frattempo ho avuto modo di trasformarmi in lupo mannaro. Sì, avete letto bene, proseguendo con l’avventura si viene infatti a scoprire che il protagonista del gioco è vittima di vari esperimenti genetici che gli permettono di trasformarsi in un licantropo spaziale, creature che gli scienziati di Infinity vogliono sfruttare come macchine da guerra spietate e senza coscienza.
Ovviamente la pratica di lavaggio del cervello, ci comunica Riley, non ha avuto effetto su di noi, e prendendo particolari sieri potremo trasformarci in bestie dai riflessi sovrannaturali e una potenza disumana per brevi periodi di tempo, anche se purtroppo scopriremo molto presto di non essere gli unici dotati di questo potere e dovremo misurarci quindi con le nostre paure. E qui mi sembra doveroso fare una piccola quanto importante digressione, per sottolineare mio malgrado la scarsa cura nei dettagli da parte degli sviluppatori. Dopo esserci trasformati un paio di volte infatti, come detto, ci verrà spiegato perché possiamo mutare la nostra forma da Riley stessa, la quale dopo pochi minuti, vedendo un’altro lupo mannaro esclamerà sorpresa: “Cosa diavolo è quello?”, facendo capire che la coerenza non è cosa da tutti. Chiusa questa parentesi e ricapitolando quanto successo, in circa 60 minuti di gioco sono riuscito a correre da umano, correre da licantropo, sconfiggere strane guardie dal sangue verde con Quick Time Event mal realizzati e capire qualcosa della stiracchiata trama di gioco.

Percentuale dei trofei: 45%

infinity-runner-1

90 minuti – Il fischio finale

Ho quindi scoperto di non essere l’unico mostro su Infinity, ma miracolosamente riesco ad evadere, non prima di aver superato qualche altra magagna tecnica, come ad esempio l’impossibilità di capire cosa fare in certe situazioni, con conseguente senso di impotenza e frustrazione. In certi punti del gioco infatti non sarà assolutamente chiaro come agire per superare gli ostacoli che ci si pareranno davanti, con informazioni che spesso ci trarranno in inganno, come quando la simpatica Riley mi ha intimato di saltare e io, da buon videogiocatore, l’ho fatto con prontezza, salvo poi scoprire che avrei dovuto eseguire l’azione circa dieci secondi dopo ed andando quindi incontro ad una morte prematura. Grazie Riley.
Proprio grazie a questa mossa ho avuto anche modo di scoprire, mio malgrado, che per ogni scenario saremo dotati di un numero limitato di vite, finite le quali sarà Game Over e toccherà quindi ricominciare l’intero settore da zero. Una scelta simpatica, soprattutto considerato appunto il fattore mistero legato a determinati scenari che porterà al molteplice rifacimento degli schemi, i quali, fortunatamente, non sono poi così lunghi, come testimonia la longevità totale della storia principale.
Tornando all’avventura, il licantropo-nemico fa schiantare la mia navetta di salvataggio e mi fa arrivare in una base dove ovviamente mi ritrovo a correre, superare ostacoli, completare QTE per arrivare al fatidico scontro finale, dove affronto una volta per tutte le mie paure ed il cattivo peloso di turno per poi fuggire definitivamente, in un altro intenso evento di pressione dei tasti che non mi ha esentato ovviamente dal morire causa esaurimento di vite con conseguente rifacimento di tutto il livello finale da capo.
Sono però finalmente sulla nave d’emergenza, diretto verso l’amata Terra, mentre la mia simpaticissima guida galattica sta per rivelarmi tutti i retroscena piccanti e mostrare finalmente qualcosa di più che la sua testa ed i suoi occhi, quand’ecco che… Colpo di scena che non vi svelo, per cui dovrete giocarvi il titolo per tutta la sua intensa ora e mezza.

Percentuale dei trofei: 61%

Wolf_Holding_Concept

Nello spazio nessuno può sentirti ululare

Abbiamo quindi completato insieme questo breve viaggio nell’ancora più breve Campagna di Infinity Runner, un titolo che non brilla per nessun aspetto in particolare se non quello di essere un Indie dal prezzo contenuto dotato di una lista di trofei molto generosa, con un elegante trofeo di Platino (non così semplice da raggiungere però) e con un rapporto imbarazzante tempo/coppe, visto che nei primi 10 minuti di gioco otterrete qualcosa come 15 bronzi.
Per il resto, se apprezzate i giochi in stile Temple Run troverete affascinante l’ambientazione spaziale del titolo, anche se la trama ricorda un osso rosicchiato ben bene dal lupo mannaro che interpreterete, mancante com’è di un senso e con svariate e grossolane incongruenze segno di una scarsa cura per dei dettagli che avrebbero trasformato un titolo lacunoso sotto ogni aspetto in un’esperienza godibile. Ovviamente ci siamo soffermati sulla modalità Storia, ma il titolo è anche dotato di una classica modalità Endless, in cui lo scopo, proprio come nel famoso gioco per smartphone, è quello di restare in vita il più possibile schivando la sequenza di ostacoli e di nemici che si pareranno davanti con difficoltà e velocità sempre crescenti, con il solo scopo di toccare vette di punteggio mai viste e di bullarci con i nostri amici. In questa particolare modalità oltre alla possibilità di diventare mannari potremo recuperare anche dei power-up temporanei, i classici presenti in ogni titolo sui generis come ad esempio il magnete o il moltiplicatore di punti, cosa che avrebbe forse aggiunto un pizzico di pepe anche alla Storia se fossero stati implementati.
Per concludere la carrellata sulle modalità, segnaliamo anche la galleria dei collezionabili, recuperabile uno in ogni livello della Campagna, in cui potremo guardare dei simpatici bozzetti di realizzazione del gioco ed osservare meglio nemici, ambientazioni e tutto quello che è presente o che doveva esserlo, un menu Opzioni ricco di possibilità, con selettore di volume e modifiche di dettagli a schermo e l’immancabile Leaderboard in cui confrontare i nostri punteggi con quelli dei giocatori di tutto il mondo, per far vedere di essere i migliori corridori spaziali in circolazione.

Screenshot.369937.1000006

VERDETTO

Infinity Runner sarebbe potuto essere un ottimo Indie su PlayStation 3 (per non dire 2) o addirittura su PlayStation Vita, console sulla quale avrebbe potuto sfruttare anche il doppio touch screen. Wales Interactive ha però scelto di diffonderlo sull'ultima nata di casa Sony, cosa che ne ha accentuato le carenze grafiche e che non ha aiutato a chiudere un occhio sui comandi imprecisi e caotici, su una trama spessa come un foglio di carta velina e su dei Quick Time Event soporiferi. Se a tutto questo aggiungiamo la presenza dei licantropi spaziali, senza dubbio una novità nel settore, che fa pensare più a uno Z-Movie che a un capolavoro, possiamo dire che l'unica vera attrattiva è una rapida sfilza di trofei, tanti e talmente veloci che non vi basterà un ombrello per ripararvi da questa pioggia di bronzi e argenti. Cacciatori di coppe, siete avvisati.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.

1 commento

Comments are closed.