Ironcast – Recensione

Sviluppatore: Publisher: Piattaforma: Genere: Giocatori: PEGI: Prezzo: Italiano:

Publisher: Dreadbit Developer: Ripstone
Piattaforma: PS4  Genere: Puzzle/RPG Giocatori:PEGI: 12 Prezzo: 12,99 €

Da uno dei senior designer di LittleBigPlanet, grazie all’aiuto di Kickstarter, arriva il puzzle RPG Ironcast. Stiamo parlando dell’ennesima produzione indipendente, alla ricerca di successo nell’ormai spietato mondo videludico. Come di solito accade per questo tipo di videogiochi, non avendo le possibilità economiche per competere con i colossi dell’industria, viene data priorità all’originalità delle idee grazie alle quali ci troviamo a sperimentare generi sempre differenti. Ironcast propone un tipo di gameplay piuttosto inedito nel settore, vista la fusione di diversi generi e modalità, con un gioco di ruolo unito ad un puzzle game condito da dinamiche da roguelike. Se volete scoprire di più sul titolo di Ripstone, continuate a leggere la nostra recensione.

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Corsa alla Voltite

Attraverso un paio di schede descrittive e un breve tutorial, veniamo introdotti alla storia di Ironcast: ci troviamo in un fine 1800 “alternativo”, con Francia e Inghilterra che si combattono per accaparrarsi i benefici della Voltite, nuova potentissima fonte d’energia. Proprio grazie a questa Voltite è possibile alimentare i potenti Ironcast, mezzi corazzati simili a giganti robot. Da queste premesse, viene poi sviluppata tutta la trama del titolo, che ci vedrà schierati dalla parte degli inglesi facendoci prendere il comando di uno tra i quattro generali al comando degli Ironcast. Nonostante un buon background e la possibilità di compiere scelte relative alla trama, dobbiamo segnalare una narrazione con ben poco mordente, interessante all’inizio ma successivamente sovrastata dal gameplay. I dialoghi e alcuni personaggi sono anche ben realizzati, spesso con una buona dose di ironia, ma la mancanza di spessore narrativo rende tutto ciò secondario e poco apprezzabile. Deluse quindi le aspettative date dalle buone premesse, con una storia che risulta essere funzionale all’introduzione di gameplay e ambientazione ma non abbastanza profonda e sviluppata in maniera più o meno superficiale.

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A tutto Puzzle

Se il comparto narrativo risulta complessivamente mediocre, altrettanto non si può dire del gameplay. I ragazzi di Ripstone hanno svolto un ottimo lavoro, fondendo più generi e riuscendo a far funzionare le diverse dinamiche di gioco. Fondamentalmente ci troviamo di fronte ad un RPG: il combattimento a turni, lo sviluppo dell’Ironcast e la crescita di livello attraverso punti esperienza sono caratteristiche classiche del genere e sono la base portante del gioco. Le meccaniche puzzle e roguelike invece, sono di supporto e donano il fattore “novità” e varietà alla produzione indipendente di Ripstone. In particolare, il puzzle ci permetterà di accumulare risorse essenziali per il combattimento a turni: collegando tre o più nodi tra di loro, otterremo risorse come munizioni, energia e poi quelle per raffreddare il mezzo e ripararlo in combattimento: è fondamentale quindi collegare i nodi giusti, al momento giusto, per evitare di ritrovarsi senza risorse nei momenti topici delle battaglie.

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Ad esempio facendo surriscaldare il veicolo perderemo energia ad ogni mossa, che sia offensiva o difensiva, senza energia non potremo alzare gli scudi e senza nodi per riparare l’Ironcast ci potremmo trovare senza armi nel cuore della battaglia. Ogni mezzo, oltre ai punti vita generali, possiede punti vita per le due armi offensive, i sistemi di movimento e gli scudi: attaccando o venendo attaccati, potremo disattivare uno tra questi quattro sistemi portando il nemico a combattere come vogliamo noi, oppure facendogli perdere risorse e turni preziosi per sistemare le parti danneggiate. Proprio a proposito di nemici c’è da dire che ne troveremo di diversi tipi e misure e in ogni missione dovremo raggiungere un obbiettivo diverso; non sempre sarà necessario abbattere gli avversari, spesso dovremo solo resistere e raccogliere materiali e risorse o semplicemente trattare con le forze nemiche. A completare l’opera ci sono le durissime boss fight, che senza dubbio vi costringeranno a riavviare la vostra campagna ben più di una volta. Infine, a completare l’opera ci pensa la difficoltà piuttosto alta, tipica per un roguelike che si rispetti.

Ma cos’è un roguelike? 

Dato che abbiamo più volte utilizzato questa definizione per Ironcast, ci sembra il caso di spiegarla ai più che probabilmente non avranno mai sentito questo termine utilizzato spesso in gergo videoludico. Con roguelike, ci si riferisce al gioco Rogue del 1980 ispirato al popolare Dungeons&Dragons, caratterizzato da feature peculiari che ritroviamo anche in Ironcast: generazione casuale di missioni, livelli e nemici (nel caso di Ironcast, anche di potenziamenti ricevuti a fine battaglia), combattimento a turni e infine impossibilità di salvare i propri progressi. Anche in questo gioco è impossibile salvare (o meglio, è possibile ma non per recuperare da una morte) e ogni volta che si viene sconfitti la campagna ricomincia da capo, facendoci perdere tutti i progressi, potenziamenti compresi. Per fortuna ogni 5.000 punti esperienza, riceveremo un punto da spendere per acquistare nuovi personaggi e nuovi Ironcast, con skill diverse da quelle di base, e potenziamenti permanenti. Inutile dire che queste dinamiche aumentano sensibilmente la longevità del gioco, portandovi a trascorrere parecchie ore in compagnia di Ironcast.

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Steampunk per tutti

Tecnicamente è inutile dire che su PlayStation 4 si potrebbe fare molto di meglio: Ironcast non offre spunti degni di nota, con poche animazioni piuttosto anonime e poca varietà nelle ambientazioni e nei “robottoni”. Dopotutto parliamo di un Puzzle GDR che probabilmente di una realizzazione tecnica da tripla A non avrebbe tratto neanche poi così tanto giovamento. Quello che invece convince è l’ambientazione Steampunk in epoca vittoriana, che pur non brillando per originalità, caratterizza tutto a partire dai menù di gioco, fino ai personaggi. La colonna sonora invece è abbastanza mediocre e si limita ad accompagnare le battaglie, senza mai offrire spunti degni di nota.

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Trofeisticamente parlando… un magro bottino di guerra

Ironcast purtroppo non offre il Platino, nei suoi 14 trofei totali. La difficoltà dei trofei non è altissima, soprattutto una volta che avrete imparato a padroneggiare le meccaniche di gioco. Molti obbiettivi si sbloccheranno senza che ve ne accorgiate, altri (come quello di non subire danni o non utilizzare gli scudi in una missione) richiederanno più pazienza, abilità e fortuna. Come sempre per saperne di più, consultate l’elenco trofei già disponibile sul nostro forum.

httpvh://www.youtube.com/watch?v=2XHNhW9Wd8Y

VERDETTO

Ironcast è una buona produzione indipendente: la fusione tra GDR, roguelike e puzzle game è più che riuscita ed è capace di regalare diverse ore di intrattenimento grazie ad una difficoltà piuttosto impegnativa e all'alto tasso di rigiocabilità. Buona l'ambientazione Steampunk, che rende più caratteristico il titolo, ma che comunque non spicca per originalità. Per il resto trama e comparto tecnico offrono davvero poco in termini di qualità e quantità.

Guida ai Voti

Gennaro Favatà
Detto anche Giovanni, dagli amici di Ubisoft. Newser, inviato, grafico e se sei fortunato lo trovi anche sul forum di PlayStationBit. Ama alla follia fumetti, cartoni animati, videogiochi e quanto di più colorato e nonsense ci sia, non disdegnando però generi più dark come l'horror e il noir. Inoltre, come ogni eroe che si rispetti, sa trattenere il fiato per dieci minuti.