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Kyurinaga’s Revenge – Recensione

Publisher: RecoTechnology Developer: RecoTechnology
Piattaforma: PS4 Genere: Platform/Bestemmie Giocatori: 1-2 PEGI: 7 Prezzo: 19,99 €

La recensione di Kyurinaga’s Revenge è stata un mezzo calvario, non ve lo nascondiamo. Il perché è presto detto: per una serie di problemi tecnici che non staremo qui a spiegare, in Italia e in Spagna principalmente non era possibile salvare il gioco, cosicché, a meno di non finirlo in una sola sessione, oppure di non tenere accesa la console per diversi giorni per la gioia dello spreco di energia, raggiungere l’epilogo è stato per noi impossibile. Per fortuna o purtroppo, però, con la diffusione capillare di internet si è evoluto anche il mondo console, che permette agli sviluppatori di mettere mano alle loro opere dopo la release ufficiale.

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Storia di due eroi (vegetali)

Così, raggiunta la versione 1.03 e informati direttamente dagli sviluppatori che i problemi segnalati sono stati risolti, Kyurinaga’s Revenge è diventato, se non altro, fruibile. Ci siamo dunque lanciati in compagnia del fidato Kaoru Tamanegi, una cipolla samurai, e del combattente da strada Broccoli Joe a cercare la nostra vendetta nei dieci livelli ambientati in quel del Giappone Feudale, di cui è composta la modalità principale. Contro chi? Ma contro Kyurinaga, ovviamente, cattivone nonché nostro antagonista contro il quale si svolgerà la battaglia finale. Sarebbe superfluo stare qui a raccontare i dettagli del nostro rancore, un po’ perché la trama è tutto sommato simpatica e potreste avere piacere a scoprirla da soli, un po’ perché, prevedibilmente, il tutto è un pretesto per procedere nel gioco. Ad onor di cronaca c’è pure un predecessore uscito anche su PlayStation 4, è un hack ‘ n ‘ slash e si chiama Yasai Ninja, che espande questo universo tutto vegetale, in virtù del suo metascore pari a 23, faremo un po’ come se non esistesse.

Kyurinaga’s Revenge non è un taglia e affetta ma un platform, per quanto a tratti cerchi di distaccarsi da questo genere. Il fatto è che nell’ultima fatica di RecoTechnology per la maggior parte del tempo salterete tra una piattaforma bidimensionale (in realtà si tratta dell’ormai classico 2.5D) e l’altra, su questo non c’è dubbio, ricorrendo a tutte le sfumature che gameplay di questo tipo comportano, come doppi salti, rimbalzi e via dicendo. Non mancano dei livelli in cui saremo inseguiti dal classico nemico a tutto schermo pronto a schiacciarci, o a divorarci, nel caso in cui sostassimo troppo a lungo, così come semplici puzzle o stravaganti boss fight, basate sempre su tempismo e precisione nei salti, oltre che sulla nostra arma di offesa, selezionabile con il tasto Quadrato. Ma quello che distingue Kyurinaga’s Revenge rispetto ai colleghi è senza dubbio la presenza di spezzoni interamente basati sui Quick Time Event (QTE), utili a sottolineare l’enfasi delle più disparate battaglie, probabilmente.

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Le idee e pure una certa varietà di fondo non mancano, dunque, ma ora rimane da vedere come queste siano state sviluppate. Per tutto ciò che attiene le fasi platform, più o meno il 95% del gioco, segnaliamo una certa solidità delle meccaniche di gioco, accompagnate però da un game design piuttosto scarno, che difficilmente colpirà il giocatore, anche quelle meno avvezzo al genere. A mescolare le carte in tavola ci pensano le abilità differenti assegnate al duo: Kaoru Tamanegi potrà disseminare bombe e spostare enormi casse, mentre Broccoli Joe brilla per la sua destrezza con i kunai, che può lanciare per tagliare corde che intralciano il passaggio, ad esempio. Ciò non basta però a rendere davvero interessante il gioco, che presto potrebbe fare insorgere in voi la tanto temuta monotonia. I QTE non riescono nell’intento di dare brillantezza, poiché troppo esasperati ed estremamente poco cinematografici. Tali sezioni consistono nel posizionamento dei due protagonisti al centro dello schermo; questi saranno attaccati dai nemici provenienti dai lati, e tutto ciò che dovremo fare sarà azzeccare la giusta sequenza di tasti per sconfiggerli, pena la perdita di punti vita che, per essere recuperati, obbligheranno il giocatore ad una forsennata pressione di L1 e R1 alternativamente.

Quanto fino ad ora descritto corrisponde alla descrizione di un gioco mediocre, ma non disastroso, ed è più o meno questo il nostro giudizio in merito. Altri fattori utili a farvi un’idea migliore di Kyurinaga’s Revenge sono un tasso di sfida elevato anche alle difficoltà più basse, che spesso, in quelle più alte, sfocia tranquillamente nella frustrazione, specie perché un errore vuol dire morte certa e ripartenza da uno degli ultimi checkpoint raggiunti – che non sono poi molti, tra l’altro. In single player questo potrebbe essere inteso come un omaggio ai giochi che furono, assolutamente meno accomodanti di quelli di oggi, motivo per cui non ci sentiamo di condannare il titolo almeno sotto questo aspetto.

Problemi di concept

Il problema sorge, almeno a nostro parere, quando si vuole giocare in cooperativa. La morte di un giocatore vuol dire sconfitta anche per l’altro, cosa che abbiamo gradito molto poco; sarebbe stato molto più intuitivo, e forse anche più giusto, permettere al “superstite” di provare a raggiungere il prossimo punto di salvataggio al fine di “resuscitare” il proprio alleato (d’altra parte, come recita la descrizione ufficiale presente sul Playstation Store “si può anche partner con un amico e portare il shogunato nel nostro modalità co – op”, qualsiasi cosa voglia dire). Questo forse non accade proprio perché, come detto prima, i due personaggi presentano capacità uniche, e il procedere dell’uno a discapito dell’altro avrebbe portato a conseguenze spiacevoli, come blocchi, stop e quant’altro da parte del videogiocatore. Ma, insomma, la figura lavorativa del game designer dovrebbe essere lì apposta per evitare proprio questo tipo di problemi.

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Anche la modalità cooperativa per due giocatori offline, non online, non riesce a riabilitare come avrebbe potuto (e dovuto) il gioco. Stesso discorso vale per le modalità extra presenti nel post-game – o anche prima, in realtà – che altro non sono se non la riproposizione della “Horde Mode”, cioè dei QTE di cui si è fatto cenno, e una discutibile modalità solo per due giocatori in cui dovremo affrontare un amico: il primo che cade, perde.

Di veramente ispirato, in Kyurinaga’s Revenge, troviamo invece il comparto sonoro, che vi calerà alla perfezione nel Giappone che fu, così come le cut-scene che sottolineano i passaggi più importanti della trama grazie a splendide illustrazioni (niente localizzazione in italiano, purtroppo, tutto il testo è in inglese). Decisamente sottotono risulta invece il comparto tecnico, specie se consideriamo che la console su cui stiamo giocando è PlayStation 4. Ambienti scarni, pochi dettagli e un impatto deludente tarpano le ali a quello che altrimenti sarebbe stato un prodotto piuttosto ispirato sotto il profilo del design.

Trofeisticamente parlando: bello (più o meno) e impossibile

Vi diciamo solo una cosa che dovrebbe chiarirvi definitivamente le idee: nessuno al mondo, in questo momento, può vantare nella propria bacheca il trofeo di platino di questo gioco. E non perché ci sia un singolo ostacolo insormontabile; per nostra sciagura i bastoni tra le ruote sono pure molti, cosicché siano diverse le coppe che nessun essere umano sia ancora riuscito a conquistare. Si va dal trovare tutte le 2.000 monete sparse per i dieci livelli al completare il gioco in modalità Inferno. E’ una sfida praticamente impossibile, in cui non potete salvare e avete una sola sfida a disposizione; sappiate solo che anche terminare il gioco a Difficile è una faticaccia, con vite, checkpoint e così via. Ma come si è mai potuto pensare che qualcuno potesse cimentarsi nell’impresa, anche considerata la “relativa eccellenza” del gioco?

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Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.