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Lords of the Fallen – Recensione

Publisher: Deck 13 Interactive Developer: CI Games
Piattaforma: PS4 Genere: Action RPG Giocatori: 1 PEGI: 16

Quando From Software rilasciò nel “lontano” 2009 il primo capitolo della saga Souls, sicuramente non avrebbe mai immaginato nè pensato che tale capolavoro, per quanto magnificamente completo e minuzioso, si trasponesse in fautore di un nuovo genere videoludico, pronto ad ispirare altri sviluppatori a percorrere la medesima via. Ciononostante, la prima risposta al richiamo del non morto è arrivata in questi giorni da parte di Deck 13 Interactive e CI Games tramite la pubblicazione di Lords of the Fallen. Per quanto la decisione presa sia densa di coraggio da parte del team di sviluppo, visto che battere un obelisco divenuto pietra miliare sul proprio campo è statisticamente impossibile, ciò che è da apprezzare immediatamente è la volontà di aggiornare l’interpretazione del genere, permettendo una visione più ampia dell’universo sopracitato.

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Le anime sono molteplici ora…

Prendendo atto di quanto appena descritto, è utopico pensare che il parallelismo con i Souls sia evitabile, pur con tutte le limitazioni del caso. La prima discrepanza è incentrabile sul protagonista, ben presentato all’inizio del gioco; Harkyn rappresenta il classico vichingo burbero di poche parole, un forzuto criminale determinato a raggiungere i propri scopi senza mezzi termini e misure. Al contempo, anche l’incipit narrativo inizia a dispiegarsi fin dal filmato introduttivo, illustrando come il mondo glaciale (all’interno del quale si ambienterà tutta l’azione), sia in uno stato di pericolo imminente. Il clima di tensione è da ricondurre ai Rhogar, guerrieri atti a piegare tutto il regno sotto il peso della paura e dell’aggressività. L’unico modo significativo per eliminare tale minaccia consiste nella sconfitta dei Signori dei Rhogar, i capi che tessono le fila del conflitto e che guidano i battaglioni dell’offensiva. Volente o nolente, il futuro del territorio di ghiaccio è nelle mani di Harkyn. Indubbiamente la trama subisce una leggera “tiratura” dato l’unico fine di elargire un motivo per avviare il massacro continuo di nemici da parte del protagonista. Il resto della narrazione potrà poi essere approfondito tramite alcuni papiri recuperabili nelle varie locazioni o sviscerando certosinamente i dialoghi con i vari personaggi, dotati addirittura di scelte multiple per far entrare in campo anche la moralità del giocatore.

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Come sopradescritto, l’editor e la personalizzazione del personaggio sono stati soverchiati e, di fatto, l’unica scelta iniziale andrà ad interessare la tripartita delle classi presenti, le quali andranno ad influire direttamente sulla mobilità che l’alter ego assumerà. Dal più pesante Guerriero, si passa all’intermedio Chierico per poi terminare sull’agilissimo Ladro. In maniera successiva verrà permessa un’ulteriore decisione riconducibile alla categoria magica da infondere al personaggio; anche in questo caso la scelta è triplice: Inganno, Conforto e Rissa. Tali specializzazioni andranno ad amalgamarsi perfettamente con l’equipaggiamento del protagonista e forniranno le basi per sviluppare una notevole capacità strategica di incantesimi.

Energia, non vita!

Pad alla mano, Lords of the Fallen trasmette immediatamente un dejà-vù made in Boletaria, salvo il fatto del combat system più rude, che restituisce una maggior sensazione di pesantezza del personaggio (acuita ulteriormente dalla classe del Guerriero). Questa disposizione di gameplay predispone all’attenzione più assoluta nei confronti della stamina, in quanto le possibilità di dipartita si concentrano quasi unicamente nei casi in cui la barra dell’energia risulta vuota. La cura riposta nel sistema di combattimento è quindi abbastanza ponderata e anche la decina di Boss Fight presenti risultano calibrate per l’equipaggiamento con le quali vengono affrontate (non ci saranno casi frustranti dove Harkyn incorrerà nella morte dopo due colpi consecutivi in stile Queelag). L’intelligenza artificiale degli avversari è di conseguenza dinamica, e porterà loro a modificare i pattern di attacco a seconda della vita rimanente, in modo da rendere lo scontro più variegato e meno “impara e schiva”.

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Il capitolo relativo alla difficoltà, temuto da tutti gli appassionati, si rivela meno ostico di quanto previsto, attestandosi sulla media: non vi saranno parti complesse o avvilenti, ma sezioni all’interno delle quali è richiesto un ragionamento atto ad elucubrare la strategia più adatta per affrontare la situazione spigolosa; se poi aggiungiamo un comparto checkpoint frequente ed un feedback di danno assolutamente alla portata di tutti, il resoconto non può che essere confermato.

I cristalli plasmano, i falò sono obsoleti

Per quello che concerne la crescita del personaggio, questa potrà essere gestita direttamente da alcuni cristalli posti in zone strategiche delle varie location dove, previo consumo degli XP accumulati, si potranno guadagnare punti caratteristica atti ad incrementare o le statistiche del protagonista oppure le abilità magiche in dotazione. Ristorarsi ai cristalli appena descritti ripristinerà in maniera automatica vita e pozioni di cura trasportate e, contrariamente a quanto Dark Souls ha insegnato, non causerà la ricomparsa dei nemici.
Un altro fattore che si distacca dalla produzione From Software riguarda il moltiplicatore adibito all’esperienza che mano a mano si acquisisce: continuando ad accumulare punti (ed evitando di spenderli conseguentemente), andrà a sommarsi al punteggio un moltiplicatore in grado di raddoppiare addirittura il contatore degli XP. Ciò che invece sembra essere quasi del tutto assente è un sistema di upgrade riguardante le armi brandite; Lords of the Fallen propone un fabbro in grado di incastonare unicamente delle rune, ma che si rivela null’altro in più di un mero vezzo.

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Dal punto di vista delle ambientazioni, Lords of the Fallen non brilla eccessivamente: saranno presenti unicamente il mondo degli umani e quello dei Rhogar che si andranno ad alternare periodicamente fino ad arrivare ad un backtracking delle location dopo la metà del gioco, causando un leggero senso di ridondanza alle cornee. Ne deriva una longevità non proprio eccelsa, ma che grazie alle missioni secondarie presenti e alla voglia indomita dei giocatori per il potenziamento delle caratteristiche, riesce a decollare fino alla soglia delle venti ore.

Sentirsi bene è importante

Il comparto tecnico vive di alti e bassi; la componente grafica illustra un design vissuto, incapace di emergere dal mare di “già visto” tipico delle produzioni medieval-fantasy; i boss infatti non rimangono nella mente dell’utilizzatore, abbassando la testa nei confronti dell’anonimato più totale (con qualche strizzata d’occhio anche a Darksiders). Ciononostante la cura per il dettaglio è tangibile: le texture presentano una nitidezza assoluta e grazie al coadiuvo dell’illuminazione eccelsa, l’esperienza di gioco migliora drasticamente. Le animazioni sono invece claudicanti: nelle fasi di gameplay Harkyn si muove con una naturalezza impressionante così come gli NPC; durante le cut-scenes invece si nota un tracollo di qualità agghiacciante, sformando i poligoni in stile anni ’90.
Per quello adibito invece al comparto sonoro, Lords of the Fallen tocca un apice: le musiche epiche caricano positivamente durante i combattimenti (specialmente contro i Boss) ed il doppiaggio in inglese dona un’immersività come non se ne vedeva da tempo in un GDR (tralasciando la saga Souls ovviamente). Se il tutto viene accompagnato da una campionatura magistrale dei vari rumori delle armi non si può che confermare il fatto che il connubio reagisce perfettamente all’interno del padiglione auricolare.

httpvh://www.youtube.com/watch?v=bXFAJOQnwJc

Commento Finale

Lords of the Fallen tenta di lodare il Sole. Se da un lato è possibile notare un software troppo ispirato alla serie marchiata From Software e realizzata con una cura per il dettaglio variabile, l’altra faccia della medaglia va a dipingere un gioco aperto ad un pubblico meno elitario, proponendo un tasso di sfida assolutamente accessibile e non frustrante. Di conseguenza il consiglio di acquisto non è propriamente incentrato sui veterani del genere, che potrebbero etichettare la produzione Deck 13 Interactive come noiosa e piatta, pur essendo lords of the Fallen un degnissimo esponente del proprio genere videoludico.

8/10

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Lorenzo Bologna
La mia vita è stata da sempre legata al mondo dei videogiochi; il tutto ebbe infatti inizio con la PlayStation 1 e Crash Bandicoot (non sono così vecchio). Da allora la droga è entrata in circolo facendomi dipendere in maniera indissolubile al mondo Sony. Agente di commercio e, nel tempo libero, Newser, Valutatore di guide ai trofei, Moderatore, Arredatore ed Idraulico.

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