Mirror’s Edge Catalyst – Recensione

Sviluppatore: Publisher: Piattaforma: Genere: Giocatori: PEGI: Prezzo: Italiano:

Publisher: Electronic Arts Developer: DICE
Piattaforma: PS4 Genere: First Person Runner Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 69,99 €

Era l’ormai lontanissimo 2008 quando uscì il primo Mirror’s Edge. La cosa mi (ci) farà pure sentire il peso della vecchiaia, ma non è questo il punto del discorso. Il punto è, invece, l’attesa che si sviluppa quando passa così tanto tempo da una release all’altra di due capitoli di una stessa serie. Mirror’s Edge non è un caso isolato, ci mancherebbe. Ormai proverbiali sono i tempi di attesa che Square Enix alimenta tra un Final Fantasy e l’altro, così come anche i fan di Fallout hanno dovuto aspettare parecchio per tornare nella Zona Contaminata, per quanto poi largamente ripagati. Ma, insomma, quando passa così tanto tempo i dubbi e le speranze sono sempre molte. I primi, poiché un lungo sviluppo è quasi sempre sinonimo di problemi durante lo stesso. Le seconde, perché si spera sempre che il cospicuo lasso di tempo abbia fornito agli sviluppatori i giusti mezzi per sfornare un capolavoro. Ma bando alle ciance, e vediamo un po’ come è andata con questo Mirror’s Edge Catalyst.

Più grosso, più bello, ma sempre ugualmente chic

Una delle particolarità di Mirror’s Edge, dell’IP vera e propria piuttosto che di un capitolo oppure dell’altro, è lo stile. Molto laterale, molto minimale, piuttosto ricercato; la cosa lo rende un titolo decisamente non adatto a tutti, e non stiamo parlando del solo aspetto visivo, che poi approfondiremo. Si parla anche e soprattutto della sostanza, dato che, pur essendo a tutti gli effetti un gioco in prima persona, in Mirror’s Edge non si spara mai. Se lo si faceva, nel primo capitolo, è perché si “giocava male”. In Catalyst le occasioni per darsi alla pazza gioia con il piombo sono state addirittura eliminate in toto, cedendo il passo ad un sistema di combattimento a mani nude, sempre in prima persona. Al tasto quadrato è affidato l’attacco leggero, al triangolo quello pesante, mentre a R2, con abbinato lo spostamento dello stick analogico sinistro nella direzione desiderata, le schivate.
Anche con una certa sorpresa (almeno del sottoscritto) il tutto funziona, almeno per quanto fosse possibile fare in un gioco di questa natura. Funziona sempre, tranne in quei (per fortuna pochi) casi in cui sarete alle prese con una becera scazzottata da bar, in cui i suoi limiti, il sistema di combattimento, li mostra in maniera evidente. Ma a meno che il piede sull’acceleratore non sia particolarmente schiacciato in questi termini, combattere in Mirror’s Edge Catalyst risulta essere piuttosto divertente oltre che sufficientemente profondo, grazie alla possibilità di colpire sfruttando le doti acrobatiche di Faith – è sempre lei, la protagonista – o quella di direzionare i propri calci, scagliando contro un muro, un altro nemico o quello che preferite il malcapitato di turno.

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Ma facciamo un passo indietro. Mirror’s Edge Catalyst è prima di tutto un misto tra un sequel e un reboot dell’originale, che vale il prezzo del biglietto anche solo per la scomparsa dalla lista dei doppiatori di Asia Argento – non ce ne voglia male la stessa. Ci ritroveremo dunque ad impersonare una Runner, ossia una ragazza accompagnata da tanti altri “colleghi”: coloro che, uniti da una strepitosa abilità nella disciplina del parkour, tentano di abbattere il Conglomerato, il regime tecnologico e non, che ha in pugno la cittadina di Glass.
La nostra è da poco uscita di prigione, e nonostante la società le imponga di trovare un lavoro e adeguarsi ad una vita magari sicura, ma di soffocante routine, ciò non rientra nei piani di Faith, che al contrario nutre una tenace sete di vendetta verso Gabriel Kruger, autore di inenarrabili torti, che non vi sveleremo per non rovinarvi la sorpresa. Ma al contempo deve saldare un grosso debito legato al suo passato… Insomma, le premesse che stanno alla base di Mirror’s Edge Catalyst sono buonissime e convincenti. Peccato però che si sviluppino approfonditamente quasi più in maniera secondaria, attraverso i collezionabili – registrazioni, documenti e così via – che non in maniera diretta, lasciando un po’ di amaro in bocca al videogiocatore. Non che le cut-scene non siano ben realizzate e piacevoli da seguire (stavolta sono pure doppiate come si deve, come detto), però alcuni personaggi potevano decisamente essere approfonditi di più e meglio, specie considerato il potenziale degli stessi e al di là del lore che tanto ormai va di moda. Questo potenziale speriamo vivamente che non vada perso, e anzi venga sfruttato per un eventuale terzo capitolo, possibilmente in tempi più ravvicinati.

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Il nucleo del gameplay di Mirror’s Edge Catalyst rimane però sempre lo stesso: la corsa. Allo stick analogico sinistro e a quello destro saranno come al solito assegnati il movimento e lo spostamento della visuale, mentre, esattamente come per il prequel, con L1 si salta mentre con L2 ci si abbassa, con R1 utile ad effettuare repentini capovolgimenti di 180°, mossa però da sbloccare in questo sequel. A guidarci parzialmente, e non sempre, ci sarà la “Prospettiva del Runner”, che evidenzierà in rosso il percorso e gli ostacoli da affrontare – non sarà sempre quello più rapido, ma probabilmente il più sicuro. Una volta inanellata la giusta serie di mosse e acrobazie senza mai fermarsi, alimenteremo con il nostro flusso una barra che, se giunta al culmine, ci offrirà degli apprezzatissimi momenti di onnipotenza e relativa tranquillità, dato che saremo al riparo, ad esempio, dalle pallottole sparate dagli agenti di Kruger.

Le ali della libertà

Fatte dunque tutte le dovute precisazioni su trama e sezioni di combattimento inedite rispetto al primo capitolo, così come su quelle più canoniche, è venuto il momento di parlare della città di Glass. Questa, come già peraltro accaduto in un altro titolo sempre della stessa EA, Need for Speed,  risulta essere solamente un grosso e gigantesco HUB, in cui è possibile esibirsi in tutte le acrobazie del caso, qualora vogliate. Siamo però molto, molto lontani rispetto agli standard della concorrenza che si situa nel genere sandbox, almeno sotto il profilo della vitalità e brillantezza della stessa Glass. Questa – almeno, i tetti, di questa, dato che se arriverete sulla strada vorrà dire che ci sarete arrivati, sì, ma spiaccicati – risulta essere percorsa solo da qualche nemico o da anonimi figuranti che vi offriranno qualche missione secondaria da completare per ottenere la relativa ricompensa. Glass, nonostante il particolarissimo stile futuristico e le tinte chiare, pallide che la contraddistinguono, risulta essere piuttosto povera in termini di dettagli, e la situazione peggiora drasticamente nel caso in cui vi azzardiate a guardare giù, per strada, dove passanti e vetture vanteranno una manciata di poligoni in croce. Al contrario migliora, e non poco, nelle sezioni ambientate negli interni dei diversi edifici, sia per un level design più ispirato che per un effettivo aumento della presenza visiva di dettagli. Nel complesso, e senza soffermarsi troppo, la cittadina vanta comunque un’atmosfera tutta sua, fatta di contraddizioni, di speranze ma anche di sorda e celata cupezza.

Mirror's Edge Catalyst skill tree

Per Glass, si diceva, avrete modo di trovare diversi collezionabili, utili sia all’ottenimento di qualche trofeo, sia all’approfondimento dei personaggi e del loro background; ma incontrete, come detto, anche dei NPC che vi proporranno delle missioni secondarie. Queste si basano sempre sulla corsa, sulle acrobazie, sulla velocità, ma oltre ad aumentare non poco la longevità del titolo – uno dei talloni di Achille del primo Mirror’s Edge – offrono anche una discreta variante alle missioni primarie, dato che risultano essere molto più veloci: è la classica situazione da una partita e via. Sostanzialmente quelle che nel prequel erano sfide a tempo a sè stanti ora sono state integrate nella modalità principale, senza girarci troppo intorno.
Alcuni di questi “incarichi” secondari sono anche l’essenza di quello che è il multiplayer asincrono (grazie al buon senso degli sviluppatori, che non si sono addentrati per altre vie il cui esito sarebbe stato quasi certamente penoso), grazie a leaderboard online o ancora alla creazione di veri e propri percorsi in cui poi i vostri amici si potranno esibire a loro volta per tentare di strappare il miglior tempo. Al di là della competizione, però, alcune missioni saranno più strettamente “utili”, e vi permetteranno anche di sbloccare il viaggio rapido in una determinata zona, a patto di distruggere nuclei di controllo della KrugerSec.
Si è parlato di ricompense, una volta completate queste missioni. Bene, trattasi di punti esperienza, dato che in Mirror’s Edge Catalyst è stato introdotto una specie di “albero delle abilità” con cui potremo potenziare la nostra bella Runner, in termini di combattimento (nuove mosse e danni aumentati), movimento (acrobazie più complesse) o attrezzi del mestiere, che si sbloccheranno con il procedere delle missioni principali. Tra questi vanno certamente segnalati l’Inibitore, utile per fermare certi meccanismi (eliche, soprattutto) e permetterci così il passaggio, senza venire tranciati vivi, cosa assai spiacevole. Ma si prosegue anche la tradizione inaugurata dai Batman Arkham, poi proseguita da Assassin’s Creed Syndicate e Uncharted 4, quella del rampino, capace di facilitarci e velocizzarci non poco le cose, ed integrandosi perfettamente al gameplay di gioco, grazie al pacato e non invasivo uso che il gioco vi consentirà dello stesso.

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Buono, anche se non eccezionale, l’aspetto sonoro del titolo, grazie a dei doppiatori “professionisti” (solo chi ha giocato il primo capitolo potrà capire perché intendo insistere così tanto su questo punto) e a dei brani, soprattutto elettronici e melodici, in grado di accompagnare il giocatore nei più svariati contesti, capeggiati da Warning Call dei CHVRCHES. Come detto, invece, per quanto riguarda il lato visivo, nel complesso le tinte ambientali basate unitamente, o quasi, sul bianco e sui colori caldi, convincono ancora una volta dando una piacevolissima sensazione; ci saremmo invece aspettati una certa cura per il dettaglio in più soprattutto su aspetti secondari o lontani della città di Glass, veramente realizzati con molta approssimazione. E’ anche vero che non ci pare il caso di mettere troppo il dito nella piaga, dato che il target di utenza di un gioco così particolare non sarà mai quello del “compagno di scuderia” Battlefield, e dunque il budget per la realizzazione sarà stato più o meno direttamente proporzionale.

Trofeisticamente parlando: gli incubi del passato

“Per fortuna” la corsa, è proprio il caso di dirlo, verso il platino di Mirror’s Edge Catalyst non è un’impresa per pochi come nel caso del primo capitolo. Il set in realtà è piuttosto simile, dato che vi sarà chiesto di completare il gioco, trovare i collezionabili e battere i tempi dei diversi percorsi. Ma a queste richieste si aggiungono quelle legate alle introduzioni di Catalyst, come ad esempio quella di potenziare completamente Faith o accettare e finire tutte le missioni secondarie. In ogni caso, tranquilli, probabilmente non perderete la testa come successo otto anni fa.

VERDETTO

E' dunque giustificato il gap temporale di otto anni, tra il primo Mirror's Edge e questo Catalyst? Forse, in definitiva, no, perché le aggiunte non risultano essere così ciclopiche. Piuttosto sono il minimo indispensabile per quello che dopotutto è un "blockbuster" del 2016. Certo è, però, che la formula di Mirror's Edge, data la sua unicità, brilla ancora di luce propria nonostante l'incedere del tempo, risultando un acquisto imprescindibile per tutti coloro che amarono la prima avventura di Faith. Soprattutto questo sequel/reboot fa veramente ben sperare per il futuro, dato che mette le fondamenta per una rinascita della serie, a patto che EA consideri le vendite promettenti per un eventuale terzo capitolo. Ci speriamo proprio.

Guida ai Voti

Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.