Primo PianoOctodad: Dadliest Catch - Recensione

Octodad: Dadliest Catch – Recensione

Publisher: Young Horses Developer: Young Horses
Piattaforma: PS4 Genere: Avventura Giocatori: 1-4 PEGI: 7 Prezzo: 14,99 euro

Octodad Dadliest Catch può essere tranquillamente definito un “pesce fuor d’acqua” del panorama videoludico attuale, nonostante la crescente popolarità dei giochi indipendenti. Il titolo sviluppato dai ragazzi di Young Horses infatti è stato lanciato attraverso una campagna Kickstarter, ed è riuscito a raggiungere gli obiettivi prefissati anche grazie alla popolarità raggiunta dal primo capitolo (potete scaricarlo gratuitamente per PC e Mac dal sito ufficiale se siete curiosi) che fu realizzato dagli stessi sviluppatori ai tempi dell’università, prima ancora di fondare la loro piccola casa di sviluppo. Tornando a parlare del secondo capitolo approdato su PlayStation 4, un po’ come tutti i titoli indie, più che basarsi su una realizzazione tecnica da tripla A si concentra su alcune particolarità di gameplay e scelte stilistiche che rendono titoli come Octodad unici nel loro genere.

Una famiglia "normale"
Una famiglia “normale”

La vita da papà non è così semplice

Il protagonista del gioco è ovviamente l’insolito papà polpo, alle prese con una routine piuttosto tranquilla: preparare la colazione, tosare il prato, fare la spesa e sopportare la propria “mugliera” sono tutte azioni quotidiane per l’uomo, ma che vissute con gli occhi e i tentacoli di un invertebrato diventano assurde e spassose. Non sarà però tutto rose e fiori nella vita del protagonista, poichè qualcuno si accorgerà della nostra diversità (non si direbbe eh?) e cercherà di svelare il nostro “segreto” e perchè no, farsi anche una bella una zuppa di polpo. Ci saranno quindi fasi tranquille relative alla normale vita familiare alternate a momenti adrenalinici in cui dovremo scappare dai cattivoni di turno o addirittura adottare un approccio “stealth” per evitare di dare nell’occhio. Inoltre esploreremo anche il passato del personaggio per capire da dove arriva e come nasce l’allegra famigliola di Octodad. Tutto il gioco è ovviamente accompagnato dal grandissimo carisma del protagonista che pur esprimendosi in maniera improponibile, riesce a farsi capire grazie a movimenti, espressioni e ai divertenti sottotitoli che ci accompagneranno durante l’avventura. Papà polpo comunque, oltre a forti dosi di humor, riesce a regalare scene toccanti trattando temi come il valore della famiglia o l’accettazione del diverso nella società moderna. Una trama quindi incalzante, ben narrata, con pochi personaggi ma ben caratterizzati, che incuriosisce ma soprattutto diverte.

Anche i papà polpi hanno i loro doveri
Anche i papà polpi hanno i loro doveri

Gameplay… invertebrato!

Oltre a ridere per le simpatiche gag e citazioni sparse per l’avventura principale (cthulhu sulle vetrate della chiesa, tanto per citarne una), non potrete resistere ai movimenti dell’invertebrato papà. La vera sfida infatti sarà far muovere in maniera sensata Octodad e il provocare disastri involontariamente vi farà passare ore di sicuro divertimento. Effettivamente risulta difficile descrivere un sistema di controllo tanto particolare quanto insolito: l’esempio migliore è proprio quello dell’invertebrato. Il gioco infatti ci mette tra le mani un personaggio che restituisce esattamente quella sensazione di mollo e scivoloso, che fatica a reggersi in piedi e che distrugge tutto a causa dell’agitarsi dei suoi lunghi tentacoli proponendo in sostanza una formula convincente. Anche nelle sezioni in cui dovrete essere più precisi, inizialmente sbagliare risulterà frustrante, ma poi guardando le imbarazzanti movenze del personaggio sarà impossibile non farsi una risata e andare avanti con l’avventura.

I riferimenti a Octodad sono sparsi per tutto lo scenario di gioco!
I riferimenti a Octodad sono sparsi per tutto lo scenario di gioco!

Il gioco è bello quando dura poco. Forse.

Uno dei problemi principali del titolo è sicuramente la longevità: è vero che dai titoli indie non si può pretendere troppo in termini di durata, ma un po’ di quantità in più non avrebbe di certo intaccato la qualità di Octodad. Il gioco presenta tre livelli di difficoltà e per fortuna gode di un’ottima rigiocabilità vista la buona varietà delle ambientazioni piene di oggetti con cui interagire e stanze nascoste, la presenza di trofei (piuttosto impegnativi), collezionabili (33 cravatte tutte diverse da trovare durante il gioco e fare indossare a polpo papà) e la possibilità di sfidare i tempi degli sviluppatori su ogni livello. L’ultima nota lieta per quanto riguarda il gameplay è sicuramente la presenza della co-op locale, fino a quattro giocatori uno per “arto”, che potenzialmente può dar vita a situazioni ancora più assurde e comiche da condividere con gli amici.

Un protagonista decisamente carismatico basta a far passare i difetti del titolo in secondo piano?
Un protagonista decisamente carismatico basta a far passare i difetti del titolo in secondo piano?

Si, ma dov’è la next-gen?

Tra i tanti pregi di Octodad c’è da segnalare anche qualche difetto: infatti se qualcosa si può rimproverare alla produzione è la realizzazione tecnica, decisamente non all’altezza di PlayStation 4. Sicuramente il risultato finale non è sgradevole visti i tanti colori dei protagonisti, la fluidità generale e le tante ambientazioni presenti nel gioco, ma Octodad potrebbe girare tranquillamente su console di vecchia generazione. Come detto nell’introduzione però da un titolo indie non ci si può aspettare grafica da urlo, e la realizzazione tecnica può anche passare in secondo piano.
Lo stesso ragionamento evidentemente non è applicabile alla gestione della telecamera: oltre alla difficoltà di mantenere in equilibrio il polpo, ci ritroveremo spesso a “combattere” con una visuale che intralcerà il nostro cammino rendendolo più scomodo di quanto non lo sia già.
Nulla da dire invece sulla colonna sonora, senza infamia e senza lode sia nelle musiche di sottofondo che nel doppiaggio, a parte il simpaticissimo tema principale del gioco. Un piccolo appunto va fatto alla localizzazione: infatti il titolo manca della traduzione italiana. Non è di certo un difetto insormontabile vista la semplicità dei dialoghi e l’espressività dei personaggi, che di sicuro aiuta a capire meglio ogni situazione, però dispiace poichè avrebbe reso il titolo più fruibile per chi magari non sia proprio esperto di lingue straniere (inglese, francese, tedesco e spagnolo le lingue presenti) o semplicemente per i più pigri nel tradurre, col rischio di non cogliere tutta la simpatia degli sviluppatori.

httpvh://www.youtube.com/watch?v=nrT0Qdj-Oy8

Commento finale
Octodad rispecchia in pieno le caratteristiche del genere “indie”: realizzazione tecnica non esaltante ma gameplay peculiare ed esperienza di gioco innovativa. Se riuscirete ad abituarvi ai controlli divertenti ma scomodi, resistere alla telecamera un po’ antipatica e alla grafica non proprio all’ultimo grido, Octodad: Dadliest Catch vi catturerà grazie all’humor del protagonista e delle situazioni assurde in cui ogni volta si andrà a cacciare. Da segnalare infine il prezzo, forse un po’ troppo elevato per un titolo indipendente della durata di un paio d’ore al massimo.

7/10

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Gennaro Favatà
Detto anche Giovanni, dagli amici di Ubisoft. Newser, inviato, grafico e se sei fortunato lo trovi anche sul forum di PlayStationBit. Ama alla follia fumetti, cartoni animati, videogiochi e quanto di più colorato e nonsense ci sia, non disdegnando però generi più dark come l'horror e il noir. Inoltre, come ogni eroe che si rispetti, sa trattenere il fiato per dieci minuti.