Oh My Godheads – Recensione

Sviluppatore: Titutitech Publisher: Square Enix Piattaforma: PS4 Genere: Party Giocatori: 1-4 PEGI: 7 Prezzo: 14,99 € Italiano:

L’anno appena concluso non è stato soltanto la fiera dei tripla A, ma anche l’anno dei party game. Oltre l’intrigante nonché innovativa mossa di Sony con i titoli PlayLink quali Dimmi Chi Sei! e Sapere è Potere, per citarne alcuni, anche Titutitech, insieme a Square Enix Collective che funge da publisher, mette la firma sull’elenco dei party game del 2017. Il prodotto finale, il bizzarro Oh My Godheads, sarà riuscito a farsi strada tra i party game rilevanti?

Stile Kratos

Oh My Godheads si presenta in maniera molto semplice, con un menù principale relativamente povero che però mira all’immediatezza, e già solo grazie a questo aspetto del gioco veniamo a conoscenza del tipo di party game che rappresenta, ossia il rubabandiera. Come buona parte dei giochi di questo genere, Oh My Godheads non possiede alcuna modalità storia, tuttavia ci propone cinque diverse (anche se non troppo) modalità di gioco. La prima è A caccia di teste, la modalità principale, per così dire, dell’intero titolo. Come preannuncia il nome stesso del gioco, in questo tipo di partita bisognerà trasportare la testa di una divinità all’altare del proprio colore per fare punteggio, vincere i round e portare a casa la coppa del vincitore. La seconda, Il re delle teste, è una variante del primo tipo, dove non si dovrà far altro che tenere fra le mani la testa in questione senza farsela sfuggire per un periodo di tempo prestabilito.

La terza modalità, denominata Cacciatore di teste, cancella proprio queste ultime dalle partite e rende il gioco più simile a un brawl. Per vincere sarà necessario eliminare gli avversari un numero di volte da noi stabilito tra spadate ed esplosivi, mentre la quarta è – ancora una volta – una variante di quest’ultima, chiamata L’ultimo sopravvissuto, in cui il nome è tutto dire. A differenza delle altre tre modalità di gioco, nell’Ultimo sopravvissuto il round sarà uno solo, e ognuno apparterrà a una fazione a sé stante, niente alleati, solo nemici, e la vittoria andrà all’ultimo ancora vivo.

Here comes a new challenger

La quinta modalità è, senza mezzi termini, l’unica che riuscirà ad appassionare realmente il singolo giocatore. Sfide è l’ultima tipologia di gioco, dove verremo sottoposti a venti sfide diverse per perfezionare le nostre abilità e diventare il re del divano, sfide che essendo soltanto venti ci terranno impegnati ben poco. Queste consistono in determinate azioni da compiere nello scenario in cui il gioco ci trasporterà. Ci ritroveremo a respingere delle torte esplosive, intercettare i nostri nemici e farli secchi o ancora resistere per un certo periodo di tempo alla morte.

Tutte le modalità di gioco, sfide escluse in quanto esclusivamente in single player, saranno divertenti solo se accompagnati almeno da un amico con un secondo controller. L’intero gioco dopo poco tempo risulterà noioso se si affronterà sempre e solo l’intelligenza artificiale, che senza mezzi termini eccelle nel far pena. Tra colpi a vuoto, movimenti che allontanano i rivali automaticamente dagli altari talvolta bloccandoli completamente anche alla difficoltà massima, l’IA di Oh My Godheads non potrà mai e poi mai eguagliare né tanto meno avvicinarsi alla presenza di un’altra persona in carne e ossa. Anche la sfida più grande in solitario, e cioè un incontro 1 contro 3 alla difficoltà massima, non sarà mai degna del suo nome.

Un’enorme mancanza è l’assenza di qualsivoglia componente online, che dunque non ci permetterà nemmeno di divertirci con i nostri amici lontani, portando il multiplayer del gioco esclusivamente in locale. Un’assenza che pesa tanto, troppo sul voto finale del gioco, considerando i suoi pochi, ripetitivi contenuti.

La guerra santa

Il gameplay risulta fin da subito immediato e semplificato, talmente tanto che potremo vincere intere partite con la pressione di soli due tasti. In Oh My Godheads ci ritroveremo a impersonare uno tra nove bizzarri personaggi giocabili, facendoli muovere per le arene di gioco con la levetta analogica sinistra, schivare con la destra, saltare con X e colpire con Quadrato. Lanceremo le teste che avremo tra le mani o torte esplosive con il tasto R1 e con L1 invece eseguiremo un attacco sprint, una sorta di pungiglione con tanto di aura alla Dragon Ball che circonderà il nostro avatar. Ogni personaggio sarà soggetto alla morte istantanea, basterà un solo colpo di spada o bastone per buttar giù chiunque e, considerando ciò che vi abbiamo detto riguardo l’IA, apprendendo le meccaniche in single player sarete delle vere e proprie macchine assassine. Sarà possibile giocare da uno a quattro giocatori nella stessa partita, tra combattimenti handicap 1 contro 2 o contro 3, a coppie o ancora una battle royale tutti contro tutti.

I nove personaggi dal design ispirato e divertente, sebbene siano tutti identici da utilizzare, hanno una propria essenza. Dopo i più comuni Shelley, il cacciatore Irving, Fehr e il cavaliere Granbarba si aggiungono personalità bizzarre quali lo scheletro Dave, il ninja Aoi, la strega Shivana e il curioso pinguino altolocato Sir Fishelsworth (che non nascondiamo esser stato la nostra scelta preferita), oltre a mister AI, il robottino utilizzato dalla CPU. Qualsiasi partita, escludendo quelle della modalità sfide, sarà personalizzabile secondo i nostri gusti. Premendo infatti il tasto Quadrato prima di selezionare uno scenario sarà possibile modificare il tempo limite dei round, il loro stesso numero e i punti da ottenere per vincerne uno, che vanno da 1 a 99.

Senti il potere di un dio!

Mentre la modalità Sfide si svolgerà sempre alla Torre delle Sfide, nelle altre quattro avremo carta bianca. Sceglieremo lo stage tra vari luoghi del mondo, tra cui la Piramide nubiana in Egitto, l’Isola perduta in Polinesia, il Vulcano in Italia o ancora la Sala del tesoro ai Caraibi, stage che avranno nel loro biglietto da visita un numero di spade che va da uno a quattro, che starà a rappresentare la loro difficoltà ambientale. In buona parte delle arene ce la vedremo con certi ostacoli, tra palle rotolanti, oceani da evitare o fiumi di lava da saltare.

Se un gioco ha nel nome teste divine, come potrebbe mancare la scelta delle teste da usare come palloni? Le teste sono in totale 9, se escludiamo l’extra della semplice bandiera, e ognuna di esse viene attribuita a un luogo diverso. Per fare un esempio, alla città celeste in Grecia troveremo la testa di Zeus, re degli dei della mitologia greca.

Le divinità, fatta eccezione per alcune, hanno un proprio potere che scateneranno in battaglia. La testa di Agyo esploderà se tenuta troppo tra le mani, quella di Namazu ci terrà lontani con delle onde e quella di Kali giocherà con il tempo, facendoci rallentare o velocizzare all’improvviso, rompendo gli equilibri di gioco. Bastet invece invertirà i controlli, Tezcatlipoca ci oscurerà la vista con delle nubi nere, Zeus scatenerà dei fulmini che circonderanno la sua testa, mentre Badb ci scaglierà contro corvi che uccideranno all’istante e Skadi congelerà chiunque la circondi. Le eccezioni sono Gaia, la quale unica particolarità sarà l’eccessivo peso della testa, e la bandiera, che risulterà essere invece l’oggetto più leggero da trasportare, fatto per gli allenamenti ma che nelle statistiche conterà come un’effettiva testa. Durante gli scontri che escludono la presenza degli dei vi saranno delle piattaforme particolari dove verranno fuori diversi oggetti, che consisteranno in repliche portatili dei poteri delle divinità, fatta eccezione per la torta esplosiva che sta invece a rappresentare le classiche granate.

L’onnipresenza è poligonale

Il comparto grafico si lascia ammirare in tutto il suo splendore poligonale. I modelli sono semplici e i design dei personaggi (come già accennato) sono gradevoli, ben fatti anche gli stage, che riescono ad avere una propria anima senza cadere nella trappola dei cliché né risultare simile nel minimo dettaglio alle altre arene che il gioco ci propone. I colori vivaci e i brevi intermezzi prima delle partite fanno percepire la grafica di Oh My Godheads basilare ma efficace al tempo stesso.

Il discorso si applica anche al comparto sonoro, che grazie alla gestione di una traccia per ogni arena e una appositamente per l’ultimo punto della partita non annoiano mai. Le tracce sono vivaci, azzeccate nel contesto e godibili, e spesso riecheggeranno nella nostra mente. Carini i suoni ambientali, che quasi richiamano al cartoonesco.

Trofeisticamente parlando: il libro in una mano, la bomba nell’altra

L’elenco trofei di Oh My Godheads conta 1 Platino, 10 trofei d’oro, 2 di argento e 2 di bronzo. Il tempo stimato per ottenere il platino si basa sulla vostra eventuale disponibilità di un secondo DualShock. Ipotizzando dunque che non disponete di un altro controller, i tempi per completare l’elenco dei trofei si aggirano intorno alle 7-8 ore di gioco. Essenzialmente bisognerà completare le venti sfide che il gioco ci propone e, durante ciò, eseguire quei piccoli compiti assegnati dai trofei come deflettere dieci torte o uccidere con determinate teste degli dei un certo numero di nemici. Nulla di complicato, anzi, se vi dedicherete alle sfide i trofei spunteranno quasi da soli. Gli unici due trofei che potranno dare dei grattacapi riguardano L’eletto, dove dovremo portare all’altare cinquecento volte una testa o la bandiera, e La grande abbuffata, dove ci dovremo far colpire ancora cinquecento volte da una torta esplosiva. Da segnalare che la schermata delle statistiche del gioco ci mostrerà solo ciò che abbiamo fatto in quella determinata sessione, non saranno dunque statistiche globali. Prendete carta e penna, ci sarà da appuntarvi qualche numero!

VERDETTO

Oh My Godheads è un titolo spensierato che offre poche modalità di gioco, così come sono pochi anche i contenuti da sbloccare. Non si può considerare una longevità, in quanto giocherete il titolo nella sua interezza dopo circa un'ora. Le sfide danno un che di continuità, tuttavia la povera varietà delle missioni da compiere e il suo numero esiguo non rendono il titolo Titutitech tanto più appetibile di un comune videogioco su smartphone. Nonostante esistano sul mercato party game migliori, Oh My Godheads offre una buona dose di divertimento, che però si trasforma in noia dopo le prime ore di gioco, soprattutto a causa della mancanza di una modalità online. Tutt'altro discorso si applica se giocato in compagnia, il che giustificherebbe quasi del tutto l'acquisto del gioco.

Guida ai Voti

Andrea Letizia
Cresciuto a pane, Kamehameha e Crash Bandicoot, inglesizzato grazie a Kingdom Hearts. Grande amante degli action RPG e dei platform, dei cani e del wrestling.