Primo PianoPrey - Recensione

Prey – Recensione

Avviato il gioco e scaricata la ormai immancabile patch del day one, che in questo caso è piuttosto scarna visto che parliamo di solo 1,2 GigaByte (quindi lode a te, Arkane Studios), ci ritroviamo a bordo di Talos I. Inizialmente sarà tutto perfetto su questa stazione spaziale al largo della Terra, una sensazione che svanirà dopo pochi minuti di gioco. Basterà uscire dalla vostra stanza per rendervene conto.

Nella nebbia

Saremo fin da subito trascinati, come in un vortice, da una trama fitta, che svelerà i suoi misteri solo un po’ per volta, e non senza qualche sforzo da effettuare. Al nostro risveglio dovremo subito cimentarci in alcuni semplici test, per poi ritrovarci in situazioni ambigue, in cui stenteremo a capire se saremo vittime o carnefici di ciò che sta accadendo a bordo della stazione. Ci ritroveremo a tu per tu con più personalità del protagonista, alcune velate, altre ben marcate da ricordi perduti. Fin dai primi momenti di gioco saremo guidati da personaggi sconosciuti che cercheranno di indirizzarci verso una verità sconvolgente e un epilogo che potrebbe sorprenderci.

Ora crediamo di non dover aggiungere altro sulla trama di Prey, una storia tutta da scoprire e che non vi deluderà. Un racconto che saprà intrattenervi per diverse ore di gioco e che vi farà venir voglia di tornare a casa solo per accendere la console e proseguire nell’esplorazione di Talos I.

Esplorazione

Quale termine migliore di “esplorazione” per definire Prey? Nessuno.

Talos I è costituito da più zone collegate da portelloni di carico, le quali formano un mondo di gioco davvero esteso; probabilmente ora starete facendo un rapido paragone con giochi immensi, sotto questo punto di vista, come molti RPG di ultima generazione, rispetto ai quali Prey esce sconfitto almeno in termini di quantità. Ma per la tipologia di gioco di cui stiamo parlando, Talos I è un vero mondo.

Inizialmente molte aree saranno bloccate e dovrete recuperare password o tessere d’accesso per accedevi, ma con un minimo d’esplorazione riuscirete ad aprire ogni porta e proseguendo nel gioco vi ritroverete molte volte a gironzolare per le aree di Talos per il solo gusto di scoprire cosa si nasconda dietro l’ennesimo angolo e nella cassaforte dell’ultima stanza.

Ciò che mi ha piacevolmente sorpreso in Prey è stata questa “genuina” voglia di rovistare in ogni stanza, in ogni scrivania, in ogni cassa per vedere cosa saremmo riusciti a trovare. Un nuovo materiale da riciclare, delle munizioni, una nuova arma, la password di un computer bloccato, un nuovo progetto per l’assemblatore, il pass per accedere al laboratorio e molto altro.

A incentivare questa curiosità è stato un degno complice il sistema di sviluppo del personaggio. Un sistema meritevole del paragone con i migliori RPG ma che permetterà lo sviluppo del nostro alter ego non grazie a esperienza ottenuta uccidendo i nemici o ancora completando le missioni, principali o secondarie che si voglia, ma tramite Neuromod.

Le Neuromod sono innesti alieni, che una volta impiantati nel cervello sbloccheranno nuove abilità del personaggio. Le abilità spazieranno dalle più classiche, come l’aumento del vigore o della salute, facenti parte delle abilità del ramo umano, fino ad abilità che ci permetteranno di assumere forme di oggetti nelle vicinanze, facenti parte delle abilità del ramo alieno. Le Neuromod saranno sparse nel mondo di gioco, poche saranno quelle che otterremo con il semplice proseguo della trama principale, quindi dedicarsi alla ricerca di beni incentiverà anche il ritrovamento di queste preziose risorse. Questo potrebbe fare storcere il naso a qualcuno, per il fatto che possa sembrare un sistema che premia i più fortunati anziché i più assidui giocatori che si dedichino al farming compulsivo. Ebbene, non è cosi. Qui torniamo al discorso esplorazione, trovare queste Neuromod non sarà una passeggiata né un’impresa, ma di certo richiederà una notevole dose di esplorazione e buon uso di quelle già trovate. Quindi il fattore fortuna avrà una rilevanza almeno trascurabile.

Tutto su Talos I avrà una seconda vita, dagli scarti di cibo alle armi superflue; grazie al riciclatore prima e all’assemblatore poi, potremo trasformare ogni oggetto, ogni rifiuto in una nuova risorsa vitale come medikit o proiettili.

Interazione al 99%

Su Talos I potremo interagire praticamente con tutto. Ogni oggetto presente nello scenario sarà utilizzabile come diversivo per distrarre i nemici, come tazze o piccole scatole, o anche come armi da lancio da scagliare, come bombole infiammabili o d’ossigeno. Una volta sbloccate le abilità Sollevamento I, II e III potremo arrivare a sollevare oggetti imponenti come divani o armadi, che una volta scagliati contro i nemici… beh, vi lasciamo immaginare il risultato.

Oltre che con gli oggetti avremo un’interazione anche con le armi stesse. Il gran numero di queste, presenti sulla stazione spaziale, unite ai poteri acquisibili con le abilità, ci metteranno a disposizione un equipaggiamento da far invidia al migliore agente segreto sulla piazza. Ma come se non bastasse potremo potenziare le armi andando a incrementare i punti deboli dell’equipaggiamento. Questo sarà possibile grazie a un’abilità apposita e al ritrovamento dei kit balistici. Non manca poi, ovvio, l’interazione con alcuni personaggi presenti su Talos I di cui potremo sceglierne il destino, e quindi modificarne così il nostro.

E ancora libertà di scelta su come affrontare le situazioni di pericolo o meno a bordo della stazione, scegliendo se affrontare il problema ad armi spiegate o aggirarlo scegliendo percorsi alternativi. Questo fattore è stato preso in prestito dall’ottimo Dishonored 2, così come altri particolari, uno su tutti il sistema di aggiornamento delle missioni o ancora il sistema di individuazione da parte dei nemici, che alle difficoltà più alte mostrerà di cosa sia capace l’Intelligenza Artificiale di questo titolo.

Per chi avesse giocato Dishonored 2 non sarà difficile trovare molte similitudini fra i due titoli Arkane Studios. Che sia chiaro, Prey non si sottrae affatto a una sana e genuina sparatoria contro i Typhon, anzi, avrete molte occasioni di farlo, specialmente se giocherete alle difficoltà più basse, ma vi offrirà quasi sempre una valida alternativa. Anche se qui è lecito muovere una piccola critica: abbiamo sentito la mancanza del sistema di puntamento delle armi. Quello presente, inizialmente, lo abbiamo trovato alquanto macchinoso e poco pratico.

Tecnicamente parlando, i ragazzi di Arkane Studios hanno svolto un lavoro eccellente. Prey è un gioco dalla forte componente horror, ma “sotterranea”, come del resto fa Bioshock, con un’ambientazione quasi mai tetra o cupa ma al contrario luminosa. A rendere possibile tutto ciò sono state una colonna sonora quanto mai azzeccata e quei dannatissimi Mimic, che non capisci dove siano fino a che non è troppo tardi. Più di una volta la tensione, mentre esploravamo una stanza piena di luce, è stata alle stelle, e abbiamo sobbalzato all’ennesimo attacco inaspettato.

Trofeisticamente parlando: a caccia del Platino su Talos I

In Prey i ragazzi di Arkane non regalano proprio nulla, figuriamoci il Platino. Se giocherete senza prestare attenzione ai trofei, potrete passare ore e ore senza sbloccarne nessuno. Quindi, se la vostra intenzione è quella di arrivare al Platino di Prey, armatevi di pazienza e attenzione perché dovrete sicuramente ripetere il gioco almeno tre volte.

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Daniele Bonati
Approdato sui lidi del Bit poco più di un anno fa, è diventato subito una seconda casa con tanti fratelli con cui litigare... Ha iniziato la sua "carriera" con il mitico NES, passando per casa SEGA fino ad arrivare a Sony, senza disdegnare attimi di debolezza anche per Microsoft. Oltre ai videogame adora collezionare varie Action Figure, in particolare legate alla saga di Assassin's Creed.