Primo PianoResident Evil 7 Biohazard - Recensione

Resident Evil 7 Biohazard – Recensione

Publisher: Capcom Developer: Capcom
Piattaforma: PS4 Genere: Survival Horror Giocatori:PEGI: 18 Prezzo: 69,98 €

Nel bene o nel male la saga di Resident Evil negli anni è sempre riuscita a far parlare di sé e, dopo gli ultimi capitoli un po’ fiacchi (escludendo i due Revelations), eccoci di nuovo in una villa, esattamente come il primo titolo, anche se le cose sono leggermente cambiate. In molti fin dall’inizio hanno lamentato il passaggio alla prima persona, ma non bisogna dimenticare titoli come i due Gun Survivor o Dead Aim, che già anni fa sperimentavano un nuovo approccio; la differenza non è solo questa, infatti anche gli scontri a fuoco sono nettamente diminuiti, puntando molto di più sulla continua tensione e sul senso di oppressione.

Mischiando i nuovi elementi, come la prima persona, insieme a quelli classici della serie, viene fuori questo Resident Evil 7 Biohazard e dobbiamo ammetterlo, nonostante la scarsa durata della storia principale, ci è davvero sembrato un capolavoro del genere.

Benvenuto in famiglia!

Dopo 3 anni di silenzio arriva una mail da parte di Mia, la moglie di Ethan creduta morta ormai da tempo. La mail dice di raggiungerla in Louisiana, in un luogo che, a prima vista, sembra deserto e abbandonato. Ethan si precipita senza pensarci due volte, Mia viene subito ritrovata, ma è cambiata, è diversa, e così inizia una lunghissima notte da incubo in compagnia di Jack, Marguerite e Lucas Baker.

Ed è proprio la famiglia l’attrazione principale del titolo, per certi versi paragonabile a Nemesis di Resident Evil 3. Ogni membro darà la caccia senza sosta al nostro Ethan, pur lasciandoci comunque libero spazio di esplorazione e non essendo mai troppo stressanti o opprimenti. Come abbiamo già visto dai numerosi trailer, la famiglia Baker ha un “dono” – così viene chiamato; questo dono per la prima volta non è un virus, ma bensì un fungo creato dalla Tensu, una nuova azienda, che ha creato questa nuova arma per mettere fine alle guerre senza causare danni socio-economici, come invece facevano i virus creati dalla Umbrella (Virus-T).

Go tell aunt Rhody

La famiglia chiaramente non sarà l’unico ostacolo da affrontare, e come di consueto ci saranno altri nemici, qui chiamati Molded. Questi nemici hanno una forma umanoide e sono il frutto della trasformazione delle persone catturate, grazie al fungo che li infetta. Per quanto il nemico principale nell’intero gioco sia sostanzialmente uno, i Molded si dividono in tre categorie: il classico dalla forma umanoide già visto anche nella demo Beginning Hour, una seconda versione a quattro zampe capace di arrampicarsi sui muri e attaccare in modo molto veloce, e l’immancabile Molded grasso, una versione molto più grande, ma allo stesso tempo molto più lenta che, come unico attacco, prevede di vomitare del liquame nero contro il malcapitato Ethan.

Sia chiaro, questa volta non siamo in una cittadina completamente infestata da un virus, ma siamo in una tenuta, i nemici sono sostanzialmente le persone scomparse che la polizia sta cercando, quindi viene da sé che nel tentativo di fuggire da quella notte di orrore non troveremo mai una quantità sproporzionata di nemici, piuttosto ne troveremo massimo uno o due di tanto in tanto. Come di consueto, è verso la fine del gioco che gli infetti aumenteranno di numero, ma non è mai necessario abbatterli tutti, anche perché non avremo mai abbastanza munizioni da tenere a bada così “tanti” nemici.

16 anni dopo Raccoon City

E contro i nemici del gioco anche le armi faranno la loro parte. Non stiamo giocando gli ultimi capitoli, quindi scordatevi un arsenale capace di abbattere qualsiasi minaccia viva o morta che sia, questa volta le armi saranno molto limitate, infatti avremo a disposizione il minimo necessario come una pistola, un fucile, un lanciafiamme (da montare), un lanciagranate (anche se non si è capito per quale strana ragione i Baker posseggano un’arma del genere), una magnum, alla fine del gioco un mitragliatore e ovviamente il nostro fido coltellino.

Data la scarsità di nemici, possiamo tranquillamente affermare che le armi citate siano anche troppe e infatti i proiettili che troveremo in giro sono davvero scarsi, questo non solo per renderci le cose più complicate, ma soprattutto per farci mettere mano ad un semplicissimo sistema di crafting, che ci permette di creare tutto il necessario, tra cure e svariati tipi di munizioni. Purtroppo sta al giocatore scegliere cosa creare e, consumando gli elementi per creare proiettili nel tentativo di abbattere ogni forma di vita nella tenuta, ci priverà delle cure necessarie per sopravvivere, e viceversa.

Il sistema di crafting non è per niente complicato, anzi tutt’altro. Una volta trovati gli elementi di creazione, vi basterà semplicemente cliccare sull’oggetto che vorrete creare per ritrovarvelo subito nell’inventario. A tratti potrà sembrarvi inutile, ma metterà spesso a dura prova il vostro risicatissimo spazio; in questo modo starà a voi gestire i pochi spazi a disposizione, scegliendo cosa tenere e cosa gettare via, anche se nei punti di salvataggio avremo una vecchia compagna di gioco: la cassa degli oggetti. La cassa, come già visto nei vecchi titoli, ha praticamente lo spazio necessario per custodire tutti gli item del gioco, ma al contempo, le stanze sicure di salvataggio non sono così frequenti, il che vuol dire farsi una bella camminata per la villa per depositare e recuperare degli oggetti.

Casa dolce casa

Due sole note a sfavore del titolo,; la prima riguarda la longevità, poiché se non siete persone che si spaventano tanto facilmente la prima run di gioco potrete completarla in circa 6 ore, questo è dovuto al fatto che gli enigmi sono davvero semplicissimi e, quando dovrete trovare qualche chiave per aprire una determinata porta, il gioco vi condurrà sempre dritti verso di essa, senza mai spezzare il ritmo e la tensione. Se siete dei completisti, come al solito il gioco offre varie opzioni di rigiocabilità; la prima è la modalità “Manicomio”, la difficoltà più alta che si sbloccherà solo una volta completato il gioco. In questa nuova difficoltà i nemici saranno in numero maggiore, subiranno meno danni e troverete molte meno munizioni e oggetti curativi, allo stesso tempo anche Ethan sarà più debole e subirà molti più danni. Inoltre avrete un numero di salvataggi limitato e come avveniva nei primi tre capitoli della serie, sarà necessario trovare delle cassette da registrazione per salvare i dati, dato che le ormai vecchie macchine da scrivere sono state sostituite da dei mangianastri.

Oltre ad una nuova difficoltà, se siete amanti dei collezionabili potete sbizzarrirvi a trovare le antiche monete, nuove armi esclusive per il completamento di gioco sotto una certa soglia di tempo, munizioni infinite e svariati altri piccoli oggetti che vi semplificheranno la vita nelle run successive, insomma normale routine dall’ormai lontanissimo Resident Evil 3. Se non siete amanti di questo genere di extra, oltre alla storia principale il titolo può offrirvi ben poco, dato che è molto lineare e la tenuta è abbastanza piccola da visitare.

Volevo solo una famiglia!

Altro piccolo difetto è la qualità delle texture, in numerosi punti sarà facile notare una scarsità di definizione, soprattutto in prossimità di porte o oggetti in legno. Non solo, spesso le texture fanno fatica a caricarsi, complice anche il non avere nessun caricamento dall’inizio alla fine, escluso quello iniziale, sullo stile dei titoli Naughty Dog o Rockstar.  Questo delle texture è comunque un dettaglio da poco, pochissimo conto, che non inficia in nessun modo sul gioco e per notarli, dovrete andare vicino a ringhiere, cancelli, assi di legno o porte, altrimenti sarà davvero difficile farci caso.

Il RE Engine, il motore di gioco,  fa il suo sporco lavoro creando un’ambientazione molto realistica soprattutto con i volti dei personaggi principali, ed è qui che Resident Evil 7 colpisce nel segno. Non ci troviamo più all’interno di una magione dove è necessario muovere statue con il rischio di far scattare una trappola o in una stazione di polizia dove per aprire una porta è necessario trovare le chiavi degli scacchi: la tenuta dei Baker è una casa realistica. Certo, anche qui è necessario trovare alcune chiavi particolari, ma le porte chiuse sono letteralmente tre e non sarà necessario uscire pazzi per trovare una chiave riposta chissà dove, ma sarà la storia guidarci, proprio perché, nonostante Capcom abbia lasciato un bel po’ di enigmi, questi non saranno fondamentali per proseguire, ma saranno solo un contentino per i vecchi giocatori, così come il suono di una pulsantiera identico a quello dei primi tre capitoli.

Saranno infatti, quelli in questione, solo rimandi ai vecchi titoli per far accendere dei ricordi, come il dover riparare un ascensore recuperando un fusibile e un cavo elettrico, praticamente lo stesso identico enigma che troviamo in Resident Evil 3, dove dobbiamo riparare un treno nel tentativo di fuggire da Raccoon City.

Una lunghissima notte

In conclusione, Resident Evil 7 Biohazard è un capolavoro del genere, fa il suo dovere, riesce a spaventare il giocatore senza sosta fino alla fine, la casa e l’allegra famiglia Baker riescono a dare un senso di oppressione continuo, grazie anche all’anziana signora che troviamo di continuo in varie stanze, spesso anche chiuse. La casa è una realistica trasposizione di una normale villa qualsiasi, trasformata purtroppo in un mattatoio, e il virus, che poco alla volta occupa sempre più spazio nell’abitazione, riesce a creare una perfetta sensazione del tempo che scorre inesorabile verso una tremenda fine. Resident Evil 7 non basa il suo terrore sugli ormai continui “jump scare”, ma riesce a creare una solida aria di tensione proprio grazie agli elementi già citati e, grazie al lavoro svolto dagli sviluppatori, si uniscono tutti armoniosamente creando questo piccolo gioiellino.

Un’ultima rassicurazione: non fatevi intimorire dai DLC. Il titolo ha un suo inizio ed una sua fine, tutta la storia si apprezza tranquillamente senza aggiungere nulla e la scelta spetta solo a voi se continuare o meno l’incubo.

Trofeicamente parlando: l’orrore di Platino

Resident Evil 7 ci permette di recuperare 38 trofei totali, platino compreso, suddivisi in 22 bronzi, 12 argenti, 3 ori e un sempre scintillante trofeo di Platino. Raggiungere la coppa più preziosa non è per nulla difficile, sarà necessario però completare il titolo svariate volte, sia per le due difficoltà, sia per trovare tutti i collezionabili presenti. Ricordate che tutti gli item che sbloccherete nella varie run resteranno con voi in tutte le modalità quindi, se volete rendere la difficoltà Manicomio più semplice, forse è il caso di portare con voi una sega circolare. Completata anche quest’ultima prova, vi verranno concesse le munizioni infinite il che renderà l’ottenimento dei restanti trofei una bazzecola.

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Nicola Raiola
All'interno del mondo del Bit fin dal suo stato embrionale di UPSBlogit. Ha iniziato a giocare alla tenera età di quattro anni. Appassionato a ogni genere videoludico segue con passione, oltre ai videogame, anche film, anime e manga. Questo, purtroppo, è causa della sua instabilità mentale.