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Shantae: The Pirate’s Curse – Recensione

Publisher: WayForward Technologies Developer: WayForward Technologies
Piattaforma: PS4 Genere: Platform Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 19,99 €

Se avete più di qualche decade sulle spalle avrete sicuramente vissuto quel florido periodo in cui i videogames tentavano di imitare l’irraggiungibile Super Mario, proponendo platform 2D che facessero il verso all’arcinoto idraulico baffuto ma che riuscissero tuttavia a distinguersi. Su GameBoy uno dei personaggi che meglio riuscì in questa impresa fu Shantae, una danzatrice del ventre che fece innamorare milioni di fan. A distanza di qualche anno questa frizzante ragazzina fa il suo ritorno (per la seconda volta in realtà) su PlayStation 4 con The Pirate’s Curse.

Spessa come carta velina

Come da anni i platform vecchio stile ci insegnano, la trama non è elemento fondamentale per offrire un pretesto per saltare oltre fossati ed eliminare vari nemici, del resto Sonic combatte da anni il Dr. Eggman così come Mario cerca la sua Peach senza che nessuno se ne lamenti troppo.

Shantae: The Pirate’s Curse in questo senso non fa eccezione alla regola, dato che la missione della giovane è pressapoco la stessa del precedente capitolo, giunto circa un anno fa sempre su PlayStation 4: dopo la decisione del sindaco di Scuttletown di vendere la città al malvagio Ammo Baron, Shantae viene bandita e decide di ritornare a casa, dove trova però il criminale Risky Boots che la accusa di aver rapito i suoi sottoposti.

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Una rapida indagine fa venire alla luce la verità, dato che a compiere il misfatto pare sia stato il maestro di Risky Boots: Pirate Master, scoperta che farà sì che questo strano duo decida di allearsi per riuscire a fermare il malvagio pirata e liberare i mariani rapiti.

Niente più che un pretesto per correre di isola in isola e sconfiggere vari avversari, raccogliendo qua e là nuovi potenziamenti, beneficiando però di una narrazione sì semplice ma anche coinvolgenete, che permetterà a chiunque di seguire la trama senza annoiarsi eccessivamente e lasciando all’azione vera e propria lo spazio che merita. Vediamo quindi più nel dettaglio come Shantae potrà avere la meglio nei livelli che dovrà affrontare.

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Ventre e Spada

Shantae: The Pirate’s Curse ricalca lo stile del classico genere Metroidvania che tanto spopolava sul caro vecchio SNES. All’interno di livelli bidimensionali ci sposteremo cercando di eliminare quanti più nemici possibile, evitando nel contempo di cadere nelle numerose trappole e nei profondi fossati che significheranno morte certa per il nostro genietto.

Per contrastare i nostri avversari però la bella Shantae non sarà più dotata dei sui magici poteri, ma dovrà ricorrere ad alcuni mezzi più “convenzionali”: potrà infatti colpire i suoi nemici sfruttando la sua folta chioma violacea oppure utilizzare uno sfollagente (aaah Tombi, quanti ricordi…) nelle situazioni più complicate. Tutto ciò sarà sufficiente nei primi livelli, ma proseguendo con il gioco si renderà necessario trovare soluzioni alternative di attacco.

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Ecco perchè in Pirate’s Curse potremo ottenere alcuni reperti che ci garantiranno poter incredibili, dagli scatti repentini ad un arsenale degno di un vero guerriero, facendo sì che non avremo modo di sentire la mancanza dei nostri potenti incantesimi. Inzierete con la già citata sfera a punte, per recuperare poi una lampada magica in grado di assorbire fumo nero e molto altro che non vi sveliamo.

Come da tradizione poi nell’isola principale avremo modo di offrire dei particolari oggetti, gli Heart Squid (i calamari-cuore) per potenziare la nostra salute ed ovviamente spendere le gemme ottenute sconfiggendo i mostri per migliorare le nostre statistiche.

Il mio regno per una nave!

Chi ha avuto la fortuna di giocare al precedente capitolo di Shantae si è sicuramente ritrovato a dover lottare, oltre che contro i mostri sparsi nei vari livelli, anche contro una mappa di gioco decisamente poco intuitiva.

Questo particolare problema è stato brillantemente risolto dai ragazzi di WayForward Technologies, che hanno messo a punto una mappa composta da varie isole che andremo a sbloccare man mano che proseguiremo nel gioco e che andremo a scegliere da un pratico menu a rotazione dove, oltre al nome della zona che andremo a visitare, ci verrà indicato a mezzo di particolari icone anche lo stato di completamento della stessa, così da sapere come e dove dovremo recuperare ancora qualche oggetto.

Tutto ciò rende più comodo rivisitare determinate zone dopo aver sbloccato un particolare potere, per un rapido backtracking dei collezionabili lasciati indietro che possono tornare utili per l’avventura e ci permette ovviamente di avere un’idea generale di cosa dovremo affrontare.

Ogni isola infatti si distinguerà dalla precedente per il tipo di avversari che la popoleranno e per l’ambientazione, passando per zone di campagna, palassi inabissati e lugubri caverne, completando missioni sempre diverse e mai banali e sconfiggendo i terribili boss che popoleranno ognuna delle isole, fino ad arrivare allo scontro con il perfido Pirate Master.

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Una MILF del videogame

Una delle caratteristiche più abusata negli indie game moderni è sicuramente la grafica a 16bit che richiama i fasti del passato. Shantae, a differenza della massa, sceglie di distinguersi anche per quello che riguarda il look, dato che dietro ad uno stile che fa venire alla mente i classici come Sonic e simili troviamo sfondi elaborati quando basta per essere apprezzati e soprattutto delle scene di dialogo arricchite da immagini fatte a mano.

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Come nei dungeon crawler di stampo giapponese infatti i dialoghi tra personaggi principali saranno accompagnati da rappresentazioni a tutto schermo di ottima fattura che mostreranno le emozioni degli interlocutori e renderanno decisamente più gradevole seguire la trama. Una scelta senza dubbio migliore di sterili dialoghi in riquardi (che saranno comunque presente parlando con i personaggi secondari).

Esplorare quindi le varie isole, in cui si nasconderanno tesori di ogni tipo e tante piccole aree segrete o raggiungibili solo con determinati poteri, sarà una gioia non solo per gli occhi ma anche per le orecchie, dato che oltre ad una grafica azzeccata anche il comparto audio mostrerà “i muscoli” con temi orecchiabili e canticchiabili che tanto fanno tornare alla mente le indelebili colonne sonore del passato.

Trofeisticamente parlando: all’arrembaggio!

Molti i trofei di questo Shantae: The Pirate’s Curse, ben 45, tra cui non manca ovviamente uno scintillante Platino. Per mettere le vostre mani sulla massima ricompensa però preparatevi a sudare, dato che oltre alle classiche coppe legate alla storia ve ne sarà una per ogni mostro, che andrà sconfitto senza subire alcun danno. Un’impresa, questa, non certo semplice, ma che con un po’ di pratica sarete in grado di completare per arrivare al 100% di questo piratesco titolo.

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Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.