Primo PianoSniper Elite 4 - Recensione

Sniper Elite 4 – Recensione

Ci risiamo. E’ venuto ancora una volta il momento di vestire i panni dell’ottimo Karl Fairburne e di mettere mano al nostro prezioso fucile da cecchino per fare strage di nazisti cattivoni. La cosa ci fa sempre molto piacere, ma questa volta la curiosità è stata anche maggiore della consuetudine, perché il setting del gioco altro non è che il bel paese; più specificatamente, Fairburne dovrà cavarsela questa volta nel Sud Italia, durante lo sbarco in Sicilia degli Alleati durante la Seconda Guerra Mondiale – nome in codice Operazione Husky.

Buongiorno! Complimenti per l’ottima scelta

Nonostante gli input non mancassero, anzi, la trama di Sniper Elite 4 è in realtà poco più che un pretesto che lega una missione e l’altra; è una considerazione che viene fatta molto spesso, in campo videoludico, ma, davvero, le cutscene sono poche, piuttosto banalotte e a volte del tutto assenti, per via della scelta degli sviluppatori di raccontare alcune sequenze narrative con illustrazioni – una scelta stilistica tutto sommato gradevole, non fraintendete.

Peccato perché, come detto, il periodo storico e la location sono davvero intriganti, data la presenza dei partigiani, dei nazisti, della mafia e degli alleati, nemici/amici a seconda delle circostanze e delle opportunità. Nel caso in cui vogliate approfondire, di materiale da leggere sull’argomento ce n’è a bizzeffe, ma potete anche ripiegare sul buonissimo film di Pif, In guerra per amore, uscito nelle sale cinematografiche l’anno scorso. Il paesaggio italiano, dipinto in diverse sfaccettature – da quello cittadino a quello rurale, da quello montano a quello militare – mantiene inalterato tutto il suo fascino, nonostante gli sviluppatori, probabilmente per evitare problemi, si siano affidati a toponimi del tutto fittizi.

Sia come sia, otto sono le missioni pensate per il single player. In mappe di enormi dimensioni in senso orizzontale, ma anche in verticale, dovremo quindi farci strada tra missioni primari e secondari (davvero molti, questi ultimi, e capaci di aumentare esponenzialmente la longevità del titolo: si passa dalle otto ore di gioco nel caso in cui andaste dritti come un treno, al doppio, più o meno, completando ciò che è facoltativo) facendo affidamento sulla nostra pistola, sul fucile da breve e media distanza e ovviamente sull’elemento più caratteristico, il fucile da cecchino. Al di là delle armi da fuoco, trovano spazio nell’inventario accessori per curare le ferite, come bende o kit medici, così come subdole trappole – leggi anche: mine a inciampo, a pressione, TNT o più convenzionali granata a manico. Non potevano mancare il classico sassolino da scagliare per attirare in un determinato punto un nemico, oppure il fischio da eseguire per attirarlo, invece, nella vostra direzione.

L’inventario, piuttosto ampio, risulta ancora più caratteristico e curato per il fatto che le armi avranno spesso due tipi di munizione (la maggior parte delle volte la discriminante sarà selezionare il colpo silenziato o meno, ma nel caso del richiamo dell’artiglieria aerea sarà possibile scegliere se colpire in un unico punto o in maniera diffusa), così come gli altri accessori godranno di un duplice utilizzo (potremo, ad esempio, impostare un timer sulla TNT). Una volta presa la giusta confidenza con i vostri mezzi, acquisirete veramente una marea di possibilità per abbattere il nemico; segnaliamo però come il gioco tenda a soffrire di un certo sbilanciamento per alcuni mezzi di offesa, ad esempio la primissima pistola che vi sarà data in dotazione avrà anche un silenziatore equipaggiato, rendendola devastante fin dalle primissime fasi, complici anche le munizioni piuttosto semplici da scovare. Non stupitevi se alla fine del gioco avrete usato più questa del fucile da cecchino. Ovviamente quest’ultimo mezzo sarà comunque gettonatissimo, anche per via delle suddette estesissime e ricche mappe, che stimolano il giocatore ad aprire la mente per ciò che attiene i possibili approcci; grazie al fido binocolo, la pianificazione sarà essenziale, e scovare il punto giusto da cui mietere vittime sarà la prima operazione da portare a termine. Il livello del game design complessivo è dunque buono, ma in certi frangenti ci sarebbe piaciuto qualche script in più per rendere l’esperienza maggiormente cinematografica e per spezzare la monotonia di fondo che prima o poi, inevitabilmente, si paleserà (senza andare troppo lontani, anche una misera sequenza di shooting sui binari sarebbe stato un toccasana, tra una missione e l’altra). Può darsi che ad avere contribuito a questa scelta sia stata la possibilità di potere giocare in co-op tutta la campagna, come diremo più avanti.

Sniper Elite 4 offre munizioni silenziate per il fucile da cecchino, disponibile in diversi varianti e modelli, come anche le altre armi; queste sono date al giocatore, giustamente, in un numero piuttosto limitato. Diversamente, Fairburne sarebbe stato quasi invincibile. Dovrete così ricorrere ai colpi rumorosi che, tranne nel caso in cui siate dotati di un grande senso del tempismo e riusciate a camuffarli, cosa possibile, aiuteranno il nemico a individuare la vostra posizione. Vi dovrete così spostare di zona in zona prima di sparare un altro colpo, ond’evitare che il nemico vi “triangoli”, questo il termine tecnico per l’individuazione.

Fortunosamente, Sniper Elite 4 offre passaggi alternativi e la possibilità di svolgere la missione in molti modi differenti, dunque anche nel caso in cui le cose non dovessero andare per il meglio potrete ritentarci seguendo un’altra pista, ad esempio quella dello stealth. In maniera del tutto analoga a un assassino molto noto, avremo la possibilità di nasconderci dentro un cespuglio e accoltellare il malcapitato di turno. Questo sarà un metodo efficace sia per non attirare l’attenzione, sia per mettere in evidenza alcuni limiti piuttosto evidenti dell’intelligenza artificiale presente in Sniper Elite 4.

Ma parliamo della fase più tipicamente shooter. Con il nuovo capitolo sviluppato da Rebellion tornano, immancabili, gli imperdibili movioloni con annessa la cam a raggi X, esattamente come accade negli ultimi Mortal Kombat; sarà dunque un piacere scagliare un colpo perfettamente calibrato e vedere il proiettile trapassare cervello, occhi, polmoni, testicoli e via dicendo del malcapitato crucco. L’assuefazione sarà totale nel caso in cui decidiate di giocare alla massima difficoltà possibile, una vera e propria impresa, dato che avrete tutti gli aiuti disabilitati, cosa che vi obbligherà a calcolare ogni aspetto del vostro colpo, a partire dalla distanza e dalla “caduta” del proiettile in base a quanto è lontano il nemico; a difficoltà predefinita, invece, trattenendo il fiato con la pressione del tasto R1, avrete un più comodo mirino che vi guiderà in maniera piuttosto automatica. A voi la scelta, il gioco da questo punto di vista offre un vasto spettro di opzioni. Completa il quadro un progressivo, basilare livellamento del nostro eroe, capace di subire meno danni dalle esplosioni, disinnescare una trappola in un battibaleno e via dicendo con l’accumulare esperienza.

Tenere fuori dalla portata dei bambini

La vita di un cecchino non è però così solitaria come si potrebbe pensare; Rebellion lo sa, e Sniper Elite 4 offre, nel menù principale, diverse altre modalità, identificabili nei macro-insiemi del multiplayer online in cooperativa e di quello in competitiva.

La campagna principale è giocabile interamente in cooperativa, ed è divertente come sempre darsi alla strage di nazisti in compagnia di un amico grazie al fatto di coprirsi a vicenda, pena un notevole abbassamento della difficoltà; più calibrata è la modalità Sopravvivenza, in cui fino a quattro giocatori saranno chiamati a resistere a orde di nemici. Affine ma non uguale alla possibilità di giocare in cooperativa la campagna è Osservazione, che purtroppo vanta solo due “stage”, in cui il gioco distribuisce i compiti di copertura e shooting in maniera netta e rigorosa, affidando a un giocatore un fucile da cecchino e all’altra un’arma automatica.

Per quanto riguarda le modalità competitive (sei in totale: Deathmatch a squadre, Tutti contro tutti, Controllo, Re della distanza, Re della distanza a squadre e Attraversamento vietato) siamo di fronte a un panorama classico, che riesce a emergere dalla massa e dare il meglio di sé quando enfatizza la natura tipicamente “cecchinatoria” del titolo, come accade in Re della distanza e Attraversamento vietato. Negli altri casi, capiterà spesso di trovarsi in partite in cui scontri dalla corta o media distanza omologheranno Sniper Elite 4 a qualsiasi altro sparatutto in terza persona. Insomma, se volete piangere e lamentarvi per via dei camper, avete proprio sbagliato posto (e gioco).

Decisamente buoni i brani di accompagnamento, capaci di seguirci in ogni nostra peripezia e di rappresentare anche il clima della nostra terra in quel periodo. Scelta da elogiare quella di doppiare il gioco in italiano (vero, BioWare e Electronic Arts?) con gli immancabili sottotitoli; piuttosto carente invece l’aspetto tecnico, che di sicuro non corrisponde a quello di una produzione definita solitamente come “indie”, ma è allo stesso tempo molto lontano dai blasonati blockbuster (come Uncharted 4 oppure Horizon Zero Dawn) per quanto riguarda animazioni, facciali e non – provate a scendere le scale da chinati o a cadere da una posizione piuttosto alta e fatevi due risate).

Trofeisticamente parlando: eh Johnny, potevo fare una figura di merda per quattro spiccioli eh?!

L’elenco trofei di Sniper Elite 4 comprende, ovviamente, il trofeo di Platino. A una manciata di coppe canoniche che richiedono di portare a termine il gioco, uccidere un tot di nemici e raccogliere i collezionabili presenti (una marea, in realtà) se ne affiancano altri piuttosto tosti e/o lunghi, come quello che richiede di completare il gioco alla massima difficoltà o di raggiungere un determinato livello.

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Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.