Tekken 7 – Recensione

Sviluppatore: Bandai Namco Publisher: Bandai Namco Piattaforma: PS4 Genere: Picchiaduro Giocatori: 1-2 (Online: 1-2) PEGI: 16 Prezzo: 69,99 € Italiano:

Lo scontro tra i Mishima comincia tantissimo tempo fa. Sia per quanto riguarda il tempo del racconto, che quello effettivo, reale, il nostro. Per quanto riguarda il primo, tutto è cominciato con il celebre gesto di Heihachi Mishima, che getta da un profondo dirupo il figlio Kazuya. Ora i due sono invecchiati e cresciuti rispettivamente, al punto tale che il buon Heihachi è diventato addirittura nonno in virtù del nipote Jin. Ma di anni ne sono passati un sacco anche per noi videogiocatori, sì, perché il primo Tekken risale a PlayStation 1, ossia tre generazioni di console fa.

Dunque è con grande piacere, e anche un po’ di emozione, che abbiamo infilato il disco di Tekken 7 nella nostra console, date le premesse: vedere l’epilogo dell’epica faida tra i Mishima.

La storia infinita

Il peso dato a questo scontro tra familiari lo si nota immediatamente dal menù principale, che uniformandosi a quanto visto in Injustice in tempi recenti – a proposito, rimanete sintonizzati perché il nostro Nicola dovrebbe avere ultimato la recensione – propone per la modalità principale un’esperienza altamente cinematografica.

Niente più selezione del lottatore per vedere il filmato iniziale e quello finale, ma un vero e proprio film interattivo di cui godere inframezzato da furiosi scontri. Nella modalità Storia: La saga dei Mishima la voce narrante di un giornalista, che ha perso tutto, famiglia inclusa, a causa dello scontro tra la Mishima Zaibatsu e la G Corp, farà da filo conduttore per tutti e tredici i capitoli, in cui vestiremo i panni obbligatoriamente di Lars, Lee, Heihachi, Kazuya e altri ancora. La faida divamperà senza che staremo qui a raccontarvi i dettagli per non rovinarvi la sorpresa; ci limitiamo a segnalare come nella “cafoneria” generale tipica di Tekken le vicende ci abbiano incuriosito e intrigato fino alla fine, sia per alcuni retroscena svelati che per il rimando a sequenze narrative entrate nella storia, con tanto di lato grafico che fu (in maniera analoga a quanto visto in Metal Gear Solid 4, per capirci). La chiusura con tanto di citazione di Oscar Wilde è poi la ciliegina sulla torta (torta a base di trash, magari, ma non formalizziamoci troppo).

Affiancati alla storia principale ci sono anche alcuni “episodi personaggio” specifici dedicati ai lottatori che compongono il non amplissimo roster di Tekken 7 (comunque dotato di moveset enormi), e che ci aiutano a inquadrarli pur non avendo questi un ruolo di primo piano nella spartizione del globo. La modalità principale si caratterizza inoltre per la presenza di qualche feature unica, come qualche sporadico Quick Time Event, la possibilità di eseguire mosse specifiche del personaggio in maniera facilitata o addirittura imbracciare un fucile e sparare – si tratta di intuizioni in potenza, verrebbe da dire, che speriamo possano essere ampliate e riutilizzate in seguito.

Completato quello che altro non è se non un mega-tutorial altamente spettacolare (e piuttosto difficile anche a difficoltà normale per via di certi avversari), nel menù troviamo una rigida spartizione tra online e offline.

Cominciamo dal secondo, che offre la classica Battaglia Arcade a cinque scontri con un personaggio a nostra discrezione; la Battaglia Tesoro (infinita o estremamente breve a seconda delle scelte del videgiocatore, che potrà smettere quando vorrà), in cui la particolarità è che a ogni vittoria avremo la possibilità di aprire uno scrigno contenente un oggetto per personalizzare i lottatori; l’immortale e immancabile Battaglia VS per sfidare un amico/parente/cane in emozionanti scazzottate da divano; e infine la Pratica, che nonostante giunga alla fine di questo elenco, sarebbe invece il caso di selezionarla per prima.

Per quanto il gioco uscirà solamente domani, siamo comunque riusciti a fare qualche episodico match online, con ovviamente pochi avversari in rete. In questo caso le modalità sono piuttosto classiche, con partite classificate e non, oltre alla presenza di una modalità Torneo che genera casualmente il “calendario” tra i partecipanti. Per quanto, di sicuro, i server non fossero sottoposti a stress visto che il gioco deve ancora uscire, possiamo comunque sbilanciarci dicendo che il codice di rete è parso stabile e fluido.

Quanto appena detto costituisce certamente il nucleo di Tekken 7. Ma non mancano alcune voci “di contorno” nel menù principale che certamente arricchiscono l’esperienza di gioco. Attraverso la Personalizzazione potremo modificare, come anticipato, il nostro lottatore preferito, utilizzando oggetti vinti o comprandone altri attraverso la valuta in-game, accumulabile a suon di vittorie, così come potremo anche personalizzare la nostra “card” del profilo.

C’è poi il Jukebox, che ovviamente ci permette di ascoltare e selezionare la nostra musica preferita (di Tekken, logicamente); proprio come avvenuto per la modalità Storia, gli sviluppatori si sono concessi un tuffo nel passato, e anche in questa sezione hanno riproposto quintali e quintali di materiale sonoro proveniente da tutti i possibili e immaginabili capitolo di Tekken usciti. Stessa cosa per la spettacolare Galleria, con materiale video da sbloccare o acquistare e poi visionare, che offre intro, ending e chi più ne ha più ne metta a partire dagli albori della saga, passando i cabinati e finendo sulle console.

Chiudono il quadro le opzioni; una voce che ci permette di vedere le informazioni sul nostro profilo; un rimando al PlayStation Store, che presumibilmente si riempirà presto di materiale da scaricare, gratuito e non; la modalità per PlayStation VR, che altro non farà che gettarci nello scenario di fronte ai due guerrieri che stanno combattendo.

Botte da orbi

Abbiamo raccontato per filo e per segno cosa potrete fare in Tekken 7, senza però avere ancora fatto cenno a come farlo. Detto in altre parole, è giunto il momento di parlare del gameplay. Se siete fan della vecchia saga, o se lo siete stati ma avete saltato gli ultimi capitoli, non preoccupatevi, la sostanza non cambia. Due tasti per i pugni, due per i calci, doppia pressione per le prese e sarete pronti a dire la vostra.

Ci sono però almeno due novità sostanziali che abbiamo trovato molto azzeccate e funzionali, ma che potrebbero indispettire lo zoccolo duro della fanbase. Si tratta, in un caso, della Rage Art. Una volta arrivati ad avere la barra vitale sul punto di esaurirsi, il vostro beniamino comincerà ad assumere tinte rossastre; questo vuol dire che con la pressione del tasto R1 potrete sferrare un devastante attacco (parabile) nei confronti del vostro avversario, che nei casi peggiori (o migliori, a seconda del punto di vista) può arrivare a togliere quasi la metà dell’energia al malcapitato che la riceve – è certamente questo il caso di Kazuya. Il Power Crush è invece l’analogo del Focus Attack di Street Fighter, ossia una mossa che andrà a segno anche nel momento in cui staremo subendo danni. Un fantastico e non troppo raro, ma mai invadente, effetto slow motion renderà inoltre altamente spettacolari questi momenti.

Nel complesso pare che gli sviluppatori abbiano trovato un eccezionale equilibrio, sia per quanto riguarda le dinamiche di gioco sia per ciò che attiene il roster vero e proprio, nonostante tutto. A proposito di questo non possiamo non segnalare, in sede di recensione, la presenza di Akuma direttamente da Street Fighter, che oltre ad avere un ruolo di primaria importanza nella modalità principale vanta anche un sistema di combattimento specifico proveniente proprio dal noto picchiaduro Capcom.

Il comparto sonoro si mantiene sui soliti, buoni standard, con almeno la perplessità di fronte al fatto che Claudio, il lottatore italiano nonché new entry insieme a Lucky Chloe, è doppiato nella nostra lingua, Heihachi in giapponese e Nina in inglese, ma tutti e tre, nella stesse scena, interagiscano tra loro comprendendo tutto alla perfezione. Poligossia portami via.

Segnaliamo che dal punto di vista grafico il gioco sembra avere fatto un bel salto in avanti grazie all’utilizzo dell’Unreal Engine 4. I lottatori, in particolare, ne hanno beneficiato, meno gli scenari, che per quanto curati, proprio a livello di design, non ci sono sembrati all’altezza di altri picchiaduro (o di altre iterazioni della stessa serie).

Trofeisticamente parlando: pugni facili

Il set trofei di Tekken 7 vanta, chiaramente, un Platino, che forse un po’ a sorpresa, vista la storia recente dei picchiaduro, è piuttosto facile da ottenere. Vi basterà smanettare con modalità, mosse e personaggi e di fatto la coppa potrebbe essere vostra senza troppa fatica.

VERDETTO

Dopo qualche episodio incerto, Tekken torna in tutto il suo splendore, tra tradizione e innovazioni tutte azzeccatissime. Un acquisto obbligato per chiunque nutra un certo interesse per l'Iron Fist Tournament.

Guida ai Voti

Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.

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