The Aquatic Adventure of the Last Human – Recensione

Sviluppatore: YCJY Publisher: Digerati Piattaforma: PS4 Genere: Avventura Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 14,99 € Italiano:

In un settore dove i progressi grafici, spesso, la fanno da padrone, c’è un genere che invece, in controtendenza, cerca volutamente la nostalgia dei vecchi tempi dalla grafica pixelata e dal gameplay essenziale. Ciò accade spesso in titoli indie come The Aquatic Adventure of the Last Human, nei quali si manifesta l’essenza più antica dei videogiochi che si lascia alle spalle ogni progresso grafico e ogni algoritmo di animazione facciale all’avanguardia, per dare spazio alla curiosità, al divertimento in senso ampio (lungi da me dire che questo titolo vi farà fare grasse risate) e al coinvolgimento del videogiocatore; che è poi la ragione per cui un videogioco ha senso di esistere.

The last human

Nel 2971 gli esseri umani, consapevoli di essere ormai al capolinea della loro permanenza sul pianeta Terra, decidono di inviare delle navi spaziali subacquee in un buco nero, con la speranza di trovare un nuovo pianeta abitabile. Le cose evidentemente non vanno come previsto e svariate migliaia di anni dopo la navicella Argo9 torna verso il pianeta natale ma ad attenderla c’è una spiacevole sorpresa. Il pianeta ha infatti subito una nuova glaciazione, sommergendo quello che era il mondo anni e anni prima. Gli umani hanno comunque continuato a vivere per molto tempo, sfruttando le risorse del mondo subacqueo, fino a quando, però, qualcosa è andato storto e in pochissime migliaia di anni la razza umana si è estinta. Con questa premessa e con il pesante fardello di essere l’ultimo umano dovremo esplorare un mondo ormai governato da creature selvatiche, pronte a divorarci mentre cercheremo di scoprire se l’estinzione della specie è una farsa o è effettivamente dovuta a un destino inevitabile.

Ground control to major Tom

Come nel celebre brano di David Bowie, il tema predominante sarà il sentirsi soli, abbandonati a un destino che non riusciamo nemmeno a immaginare. Il nostro mondo, la nostra casa, non è più quella che conoscevamo e non c’è alcun modo di tornare indietro. C’è ancora qualche essere umano? Chi ha causato tutto questo? Siamo degli estranei sul nostro stesso pianeta.

Il gameplay ricalca quello tipico di un metroidvania, con la differenza che l’intero gioco è caratterizzato dalla pura esplorazione senza alcun nemico circostante, a parte alcuni ostacoli perlopiù statici, come mine o piante particolarmente aggressive. Il tema principale è dunque la malinconia, il ritrovarsi in un battito di ciglio (in realtà migliaia di anni) dall’essere i padroni al diventare gli ospiti indesiderati, gli ostili, i guastafeste. Ci precipiteremo quindi al di sotto della superficie ghiacciata, senza alcuna arma e con una salute del sottomarino davvero esigua. Il primo potenziamento (obbligatorio) sarà l’arpione che ci porterà dritti nella tana del primo e forse unico boss da affrontare obbligatoriamente nell’ordine scelto dal gioco. Inizialmente l’arpione, essendo installato nella parte inferiore del veicolo, potrà sparare solo con un angolo di 180°; la cosa non è di per sé eclatante ma lo diventa quando vi accorgete quanto è utile potersi difendere anche sul lato superiore.

I potenziamenti sono sparsi per l’intera mappa di gioco e consistono sia in vere e proprie componenti da installare sul sottomarino, sia in “casse”, termine che ormai va di moda ma che fortunatamente, in questo caso, riguarda solo dei potenziamenti relativi allo scafo: velocità di riparazione di quest’ultimo, carica dell’arpione e altro ancora. Gli oggetti sono sparsi nei punti più disparati della mappa, alcuni impossibili da mancare, altri invece ben nascosti in passaggi segreti a loro volta occultati negli scenari di gioco, altre volte invece avrete bisogno di strumenti specifici per poter poi eliminare gli ostacoli che vi separano da uno o più oggetti.

La trama viene portata avanti dagli holotape, dei messaggi di testo contenenti riflessioni, pubblicità o avvertimenti, nel complesso ben strutturati e finalizzati a non annoiare il videogiocatore. La loro lettura suscita infatti la giusta curiosità, portandoci a immaginare e a formulare una possibile teoria che spieghi cosa è accaduto nel mondo. Il filone narrativo non viene portato avanti in nessun altro modo, ragion per cui diventa obbligatorio prendersi la briga di leggerli tutti o quasi.

La colonna sonora di Karl Flodin è eccellente, semplice e immersiva; composta da ben 26 tracce che accompagneranno la vostra avventura e le vostre battaglie, è sicuramente una delle componenti di spicco del titolo.

Il McDonald’s era chiuso

Sì, non mancano citazioni, alcune molto dirette e impossibili da non cogliere, altre invece sottili, solo per pochi eletti. La mappa non è molto grande ma l’ambientazione e l’impatto che avrete con essa vi porterà a vagare per molto tempo alla ricerca di holotape, passaggi segreti e potenziamenti. Fortunatamente gli sviluppatori hanno previsto delle stazioni di teletrasporto che, oltre a salvare la partita, vi permetteranno di spostarvi velocemente da una zona all’altra, ovviamente non prima di averle scoperte.

Boss dopo boss

Come accennato prima, gli scenari sono completamente dedicati all’esplorazione e, a parte qualche fastidioso ostacolo come le mine, non esistono nemici in grado di mettervi alle strette. Le uniche battaglie saranno quelle contro i boss, davvero ben caratterizzati e mai banali. Ci è piaciuta la varietà con cui sono stati pensati e il diverso metodo d’approccio che il giocatore deve adottare per poterne uscire vivo. Ogni boss ha uno o più pattern di attacco che raramente vi permetteranno di avventurarvi in azioni poco studiate, inoltre nessuno vi dirà cosa vi serve per affrontare un cattivo, perciò starà a voi scoprire cosa manca all’appello ed eventualmente procurarvi l’oggetto adatto.

Per gli amanti delle boss rush, finendo la prima run verranno sbloccati alcuni extra, tra cui la modalità Hardcore (sbloccabile attivando tre cristalli nascosti nella mappa) nella quale non sarà attivo il ripristino della salute; la modalità Boss Rush, appunto, nella quale dovrete affrontare un boss per volta in maniera casuale, con sole cinque vite a disposizione e un potenziamento a vostra scelta prima della battaglia, uno per ogni boss battuto; e la modalità New Game + che vi consentirà di ricominciare il gioco conservando tutti i potenziamenti ottenuti nella prima partita.

Trofeisticamente parlando: im-possimpibile 

Vi attendono 22 trofei, Platino compreso. Molti di essi sono ottenibili con poca fatica, sconfiggendo tutti i boss e completando il gioco ottenendo tutti i collezionabili, i restanti sono legati alle singole modalità Hardcore e Boss Rush che invece richiedono una notevole abilità, fino ad arrivare al trofeo Possimpible (Barney Stinson docet), ottenibile completando il gioco senza prendere nessuna delle casse di potenziamento. Dunque il Platino non sarà esattamente una passeggiata di salute. Per ulteriori dettagli potete consultare l’elenco dei trofei, già disponibile sul nostro forum.

VERDETTO

The Aquatic Adventure of the Last Human merita una valutazione molto positiva; è un'avventura che unisce l'esplorazione rilassante, accompagnata da una componente sonora di tutto rispetto, a delle boss fight che richiedono una discreta dose di pazienza e abilità, soprattutto se non siete degli esperti del genere. La trama viene trattata in modo blando, solo attraverso gli holotape e poco altro, ma riesce comunque a suscitare nel giocatore quella curiosità necessaria per farlo arrivare fino alla fine della storia. Consigliato.

Guida ai Voti

Salvatore Terlizzi
Scopre i videogiochi con Monkey Island e Indiana Jones, per poi rimanere legato a vita al genere delle avventure grafiche. Grazie a PlayStationBit scopre, quasi per caso, la serie Yakuza e finisce per innamorarsene. Ha ancora l'immenso piacere di farsi sorprendere da un settore in continua evoluzione. Ehi guarda laggiù! Sisi, c'è una scimmia a tre teste...