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The Bunker – Recensione

Publisher: Splendy Games Developer: Wales Interactive
Piattaforma: PS4 Genere: Film Interattivo Giocatori: 1 PEGI: 18 Prezzo: 19,99€

Di videogiochi dal marcato taglio cinematografico ne abbiamo già visti molti, a partire da giochi veri e propri, con tanto di G maiuscola, quali Metal Gear Solid 4 e le sue 9 ore di filmati, ai cosiddetti Interactive Drama, tanto amati/odiati del buon David Cage. Quel che è certo, però, è che nessuno quanto i ragazzi di Wales Interactive si fosse mai spinto tanto oltre nel fondere film e gioco nella stessa opera.

Ma come sarà andata questa ardita operazione? Scopriamolo insieme.

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3 luglio 1986, l’Inghilterra è sconvolta da un conflitto atomico. La popolazione, o quel che ne rimane, è costretta a vivere, sempre che di vita si possa parlare, all’interno di improvvisati rifugi anti-atomici sotterranei per limitare i danni provocati dalla quantità letale di radiazioni presenti in superficie. Tra le mura di uno di questi Bunker, una donna, stremata dal terrore e dalla sofferenza, dà alla luce un’anima innocente, forse l’ultima, condannata a vivere su una Terra in rovina, resa inospitale dalle scellerate azioni dell’umanità.
Ed è proprio con il piccolo John che la nostra storia ha inizio.

30 anni dopo gli eventi mostrati nei due minuti d’introduzione ritroviamo il nostro protagonista, ormai adulto, seduto su un letto accanto alla madre, anziana e in fin di vita, la quale ricorda al figlio l’importanza di “ripetere la routine” affinché la sua vita possa continuare.

Ebbene sì, la SUA vita, poiché oltre al giovane Desmond, pardon, John, non è rimasta anima viva tra le mura del Bunker.

Ma cos’è successo agli altri abitanti nel corso di questi 10.000 giorni?

A voi giocatori il compito di scoprirlo nell’arco delle successive due ore di questo altalenante thriller psicologico che, dopo una prima metà stanca e sottotono, comincia finalmente ad ingranare, creando un buon livello di ansia e incertezze nello spettatore, regalandogli infine un colpo di scena impacchettato forse anche meglio di quanto fosse lecito ipotizzare dopo le prime fasi. Promozione sì, dunque, ma con alcune riserve.

Si tratta allora di una semplice questione di pazienza per poter godere di una lauta ricompensa finale?
Assolutamente no.

Sotto con il prossimo punto!

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Sbadigli atomici

Mettiamo subito in chiaro una cosa: riuscire a combinare un film vero e proprio, con tanto di attori in carne ed ossa che recitano davanti ad una telecamera, con le caratteristiche tipiche di un videogioco comunemente inteso non era affatto impresa facile, pertanto le aspettative di partenza non potevano (e non possono) essere troppo elevate in questo senso. Quel che ritenevamo essere lecito aspettarsi era un impoverimento, più o meno evidente, delle meccaniche, già piuttosto misere per la verità, di titolo come i vari Interactive Drama del buon David Cage, composti in larga parte dai tanto amati/odiati/abusati Quick Time Event.

Tuttavia, a quanto spiace constatare, nemmeno questa parvenza di interattività deve aver allettato gli sviluppatori che hanno preferito intervallare le lunghe sequenze filmate con dei fondali statici, delle fotografie del setting in pratica, “esplorabili” muovendo un cursore e selezionando i punti di interesse (non più di 3 per stanza). Basta. Oltre a due QTE nelle fasi finali non c’è veramente altro da fare in The Bunker. Non un enigma da risolvere, non un’interazione più complessa della pressione di un tasto, dello stesso tasto. Nulla.

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Eppure l’impatto dato da un attore che, nei limiti di una produzione Indie, si muovesse e agisse nel corso di sequenze pre-confezionate a seconda che si completasse con successo o meno una sequenza di tasti sarebbe stato veramente fenomenale ed avrebbe creato un livello di partecipazione nel giocatore difficile da replicare, di questo ne siamo convinti. E invece niente, se non per due scene al cardiopalma nelle battute finali. Castrando questo aspetto videoludico (discutibile in realtà, ma non in questa sede) restava un solo modo, almeno per noi, per trovare un compromesso tra le due esperienze: inserire qualche enigma in stile avventure grafiche di un tempo. Qualche ingranaggio da combinare, un filo rosso da tagliare, qualsiasi dannata cosa!

Ma indovinate un po’? Esatto, non vedrete nulla di tutto questo.

Ora, ne converrete con me, sorge spontanea la domanda: perché fare un gioco che sembra un film, che potrebbe anche essere un discreto film, prosciugandolo di qualsivoglia fase giocata ed infarcendolo al tempo stesso di noiosissime sezioni punta e clicca che interrompono molto antipaticamente la tensione delle parti girate? Perché non farne semplicemente un horror movie da vedere in tarda serata con gli amici? Io davvero non riesco a capire. Non penso di esagerare nel dire che, nei momenti di cosiddetto gioco, mi è sembrato di essere tornato indietro nel tempo a quando mi emozionavo con i minigiochi presenti negli extra dei DVD della Disney. Ecco, penso che la sensazione sarebbe più o meno la stessa.

Ma proseguiamo, perché quando non si tratta di interagire fisicamente con il Joypad, The Bunker riesce a risultare anche piacevole.

Una bomba di cast 

Come dicevamo, quando The Bunker non cerca di fare il videogioco, riesce ad essere anche piacevole. Superata la prima mezz’ora abbondante che risulta piatta e noiosa proprio perché particolarmente densa di fasi punta e clicca inopportune (ultima volta che ribadisco il concetto), il film inizia a coinvolgere con un crescendo di tensione ottimamente strutturata ed un colpo di scena finale ben congegnato.

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A questo va poi sommato un cast di tutto rispetto che si esibisce in una performance di buon livello a partire dal silenzioso ed indifeso protagonista interpretato da Adam Brown (Lo Hobbit), passando per la risoluta madre impersonata da Sarah Greene (Penny Dreadful) e concludendo con con lo spietato generale messo in scena da Grahame Fox (Game Of Thrones).

Degni di nota anche i numerosi effetti grafici che restituiscono alla perfezione il terrore “pietrificante” che assale John in più di un’occasione e l’inquietante colonna sonora composta da Dom Shovelton che contribuisce con efficacia ad aumentare il carico d’ansia nello spettatore.

Trofeisticamente parlando: una passeggiata radioattiva

La lista trofei di The Bunker rappresenterà sicuramente un’occasione imperdibile per i nostri accaniti cacciatori di coppe virtuali, proponendo ben 5 ori, 14 argenti, 9 bronzi e un preziosissimo platino. Se questo non bastasse, sappiate che per recuperarli tutti vi basteranno solamente un paio d’ore con un walkthrough sotto mano per non perdere qualche collezionabile in giro. Davvero niente male!

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Giacomo Bornino
Sonaro dalla nascita. Muove i primi passi nel mondo videoludico all'età di 5 anni quando gli viene regalata la PS1; scoprendo Crash CTR e Rayman 2: The great escape nasce quella che diventerà la sua più grande passione: i videogiochi. Lo svezzamento passa per l'era PS2 dove il "Trittico" Jak&Daxter/Ratchet&Clank/KingdomHearts, come una freccia di Cupido, rende indissolubile il suo amore per la materia. Al fianco di queste Pietre Miliari è d'obbligo citare anche l'impareggiabile Dragonball Z: Budokai Tenkaichi 3, compagno di mille e uno battaglie con gli amici, nonché responsabile principale della sua miopia. La piena maturità viene raggiunta con il lancio di PS3, la quale gli permetterà di scoprire e apprezzare più o meno tutti i generi esistenti, da Mirror's Edge a Bayonetta, passando per Uncharted, Heavy Rain e molti altri. Tra le altre cose adora Batman e i supereroi (sì, Batman fa categoria a sé) in tutte le salse, la saga di Matrix e i libri di Chuck Palahniuk.