The Escapists – Recensione

Sviluppatore: Publisher: Piattaforma: Genere: Giocatori: PEGI: Prezzo: Italiano:

Publisher: Team17 Digital Developer: Mouldy Toof Studios
Piattaforma: PS4 Genere: Strategia Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 17,99 €

Ultimamente la parola “libertà” sembra essere divenuta preponderante, nel mondo dei videogiochi. Sia per gli sviluppatori, che per i videogiocatori, che per i titoli stessi che ci capita di recensire. Non fa eccezione The Escapists, anzi, conferma ben più di altri giochi questa ferrea regola. Perchè? A voi il piacere di scoprirlo, anticipandovi che le cose non sono andate come dovevano…

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Scofield, ma come ti sei ridotto?

Il titolo del paragrafo non fa (ancora) riferimento alla qualità del prodotto, per fortuna. Più che ad altro, in questo caso ci riferiamo allo stile grafico, che adattandosi alla marea di titoli indie in stile “retro” che ci sta sommergendo – e di cui ne abbiamo anche un po’ tutti piene le palle – propone al videogiocatore una grafica 8 bit, con tanto di visuale “ad uccello”. Non arriveremo a dire quanto piacere ci abbia fatto la cosa, semplicemente perché non è vero, considerata la saturazione del mercato sotto questo profilo.
Inoltrandoci dunque in The Escapists, dopo un approccio iniziale non dei migliori, capiremo dunque chi siamo e quale è il nostro obiettivo. Siamo, come deducibile dal titolo, dei detenuti, che devono evadere dalle prigioni in cui si trovano (sei in totale, mano a mano di difficoltà crescente). Per raggiungere la libertà, avremo a disposizione, a sua volta, una libertà assoluta: stringere rapporti con altri prigionieri, con le guardie. O anche comprare, vendere, scambiare oggetti, combinarli tra loro tramite un sistema di crafting. Scavare un tunnel nella cella, passare per i condotti di ventilazione, e così via.
Il problema è che tutto questa libertà di agire, come già diverse volte è accaduto in questi anni di storia videoludica, si è tradotta, nel caso di The Escapists, in un’agonizzante povertà a livello di game design. Era lo stesso problema, se ci pensate, di quella porcata fatiscente rispondente al nome di Mercenari 2: Inferno di Fuoco, o più recentemente del primo Disney Infinity, solo in parte giustificato da un target di utenza molto giovane. In The Escapists potrete fare tutto, ma finirete con il non fare niente, è questo il punto fondamentale, complice anche il livello di difficoltà assurdo che taglierà fuori dai giochi chiunque non sia un indemoniato, appassionato di strategia.

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E’ un peccato che l’esito del periodo di sviluppo sia stato questo, visto che The Escapists qualche “pro” ce l’ha pure, ed evidente: il concept di fondo è oggettivamente molto interessante, anche se in pratica poi dalla premessa non è si è sviluppato un titolo altrettanto degno; la routine carceraria è fatta emergere in maniera molto credibile, tra colazioni, docce, pranzi, giorni di lavoro e ore all’aperto; la possibilità di migliorare le caratteristiche del proprio personaggio, quali Forza, Intelligenza e Velocità introducono elementi tipci dei GdR; il sistema di crafting è potentissimo, visto che dà al giocatore ampia… libertà. Già, ancora questa parola che tornando al discorso iniziale costituisce il difetto più grande, paradossalmente, di The Escapists, così come di tantissimi giochi moderni.

Ti ho scoperto. Ora rifai tutto daccapo.

Oltre al problema “libertà” già trattato nel paragrafo precedente, l’altro principale problema, comunque già accennato, è certamente la difficoltà. Premessa: il fatto che il titolo sia interamente in inglese, e che spesso e volentieri nel gioco si faccia riferimeno a termini strettamente connessi all’ambiente carcercario, dunque poco conosciuti ai più, non aiuta per niente.

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Ad aiutare ancora meno però è la scelta degli sviluppatori di essere assurdamente rigidi per quanto riguarda la difficoltà e la fruibilità del titolo, che non solo vi getta nella mischia senza nemmeno potere dire “ma”, ma vi costringe a sottostare a delle stupidissime – nel 2015 – meccaniche tipiche dei Trial and Error. Non però alla Bloodborne, ad esempio, dove il gioco è reso molto più commestibile ai giocatori con delle integrazioni specificatamente pensate, ma un T&E molto più punitivo che vi farà perdere tutti gli oggetti o tutti i progressi fatti, per quanto riguarda la vostra via di fuga, nel momento in cui verrete scoperti.

Trofeisticamente parlando: una spina nel fianco

L’elenco trofei di The Escapists obbedisce senza troppe remore a quello che in effetti è il gioco: ottenere il platino sarà lungo, difficile, faticoso e anche piuttosto noioso, senza che peraltro la qualità del gioco giustifichi tutto questo sudore ai polpastrelli. Alcuni trofei semplici da ottenere ci sono ma, cacciatori di trofei nonché lettori di PlayStationBit, statemi a sentire, cercate decisamente su altri lidi…

VERDETTO

Potenzialmente un'idea molto intrigante, The Escapists si è risolto in un nulla di fatto. Alcuni punti di forza evidenti, come la fedeltà alla vita carceraria effettiva e l'assoluta libertà data al giocatore sono stati soppressi da scelte assolutamente errate da parte degli sviluppatori, quali una difficoltà esagerata e, paradossalmente, la suddetta assoluta libertà, che altro non è se non un'assoluta povertà a livello di game design.

Guida ai Voti

Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.