The Town of Light – Recensione

Sviluppatore: LKA.it Publisher: Wired Productions Piattaforma: PS4 Genere: Avventura Giocatori: 1 PEGI: 18 Prezzo: 19,99 € Italiano:

Fin dal suo annuncio The Town of Light mi ha intrigato, purtroppo però, non avendo un PC adeguato, non ho mai potuto provare il titolo di LKA.it, realtà tutta italiana. Così quando dopo la conferenza di AESVI, lo scorso settembre, Luca Dalcò annunciò l’arrivo di The Town of Light su console, non potevo non esserne entusiasta. Appena ho avuto la possibilità di lanciarmi sul titolo non ci ho pensato due volte e, insieme a Valiant Hearts, rimarrà, per il sottoscritto, una delle migliori storie scritte in un videogame.

Ti ho mai detto qual è la definizione di follia?

The Town of Light ci mette nei panni di Reneè, una sfortunata ragazza di 16 anni, strappata alla sua infanzia per essere rinchiusa nel manicomio di Volterra in Toscana. Il nostro viaggio inizia così all’entrata del manicomio; una più grande Reneè cerca di riassemblare tutti i ricordi di quell’incubo e noi, insieme alla ragazza, scopriremo man mano tutti gli orrori che ha dovuto subire, non solo lei, ma anche tutti i pazienti dell’ospedale. Passiamo quindi dalle semplici cure calmanti alle continue violenze sessuali, torture psicologiche che i pazienti erano costretti a subire, scariche di elettroshock, isolamenti, tentati suicidi, morti e quanto di più disumano si possa immaginare. La vita dei pazienti veniva completamente gettata nei rifiuti e nessuno, se non una manciata di medici esasperati, era al loro fianco.

La storia raccontata in The Town of Light è reale, forse non il personaggio di Reneè, ma l’ospedale psichiatrico lo è; i luoghi che andremo a visitare esistono realmente e camminare nei corridoio abbandonati del manicomio è davvero angosciante. Trovare sui tavoli vecchi libri di chirurgia, portano il giocatore ad avere una visione completa di quella che era la medicina moderna dell’epoca e dei passi da gigante che sono stati fatti in questi anni. Così tra i vari flashback, proseguiamo la triste storia di Reneè, ragazzina innocente che, accompagnata dalla madre, si ritrova rinchiusa all’inferno.

Mi terrorizzava tutto, anche pensare

Per Reneè l’ospedale psichiatrico è un vero e proprio inferno, e ce ne rendiamo conto sin da subito, i dottori infatti affermano ci sia qualcosa nella sua testa e che con le giuste cure sarà possibile sistemare il tutto, purtroppo però la ragazza non sa quale sia il suo problema, complice anche una memoria distrutta dai farmaci. Noi, insieme a Reneè, cercheremo di ricostruire il tutto, trovandoci però a subire le stesse angherie e sofferenze che la ragazza era costretta a vivere ogni giorno, rinchiusa in una prigione senza via di fuga, fino a raggiungere un finale che, emotivamente, è un pugno nello stomaco. The Town of Light non è solo un videogioco, è un racconto, un documentario su ciò che accadeva nei manicomi italiani agli inizi del secolo scorso, dove la vita umana non valeva nulla e la medicina poteva fare ben poco per curare i pazienti.

Non posso muovermi, ho paura della luce

Passiamo quindi a parlare degli aspetti tecnici del gioco. Possiamo definire The Town of Light un cosiddetto walking simulator; al giocatore non spetta altro che andare dal punto A al punto B. L’interazione con l’ambiente è pressoché nulla, se non per la risoluzione di alcuni semplicissimi enigmi ambientali, come trovare una bambola o alcune lettere, oppure analizzare qualche oggetto o cartella clinica. La differenza con titoli come Gone Home o Everybody’s Gone to the Rapture la ritroviamo quindi tutta nella storia; non dobbiamo andare a cercare qualche elemento nascosto chissà dove, basterà semplicemente avanzare e ci cadrà addosso come un mattone.

Anche l’esplorazione è ridotta all’osso, infatti visitare le varie stanze dell’ospedale e aprire tutti gli armadietti ci porterà a un nulla di fatto, perchè tutto il necessario sarà sempre in bella vista; inoltre, grazie alla voce di Reneè, sapremo sempre quale stanza raggiungere e, se per puro caso ci ritroveremo bloccati, basterà premere il touchpad per avere un semplice ma efficace aiuto. Solo il diario di Reneè sarà sparso per la struttura e starà al giocatore trovare le poche pagine che lo compongono, per riuscire a capire la storia della giovane ragazza, prima che venisse rinchiusa in quell’orribile inferno. Ovviamente, pur non trovando mai nulla di utile, è molto interessante visitare la struttura, soprattutto per ammirare la cura nei dettagli che gli sviluppatori hanno impiegato per creare l’ex manicomio di Volterra.

Una volta ho spento la luce, ma il buio non è arrivato

I filmati sono tutti splendidamente realizzati in 2D; purtroppo notiamo una lacuna quando, in alcune occasioni, assisteremo a filmati interamente sviluppati in 3D. Ammettiamo che i modelli poligonali dei personaggi non sono proprio il fiore all’occhiello del titolo, che si difende comunque egregiamente negli ambienti. Letti arrugginiti, vestiti logori, stanze in decadenza, armadietti distrutti, graffiti ovunque, tutto è stato ricreato nei minimi dettagli; per creare il manicomio di Volterra, invece, i ragazzi di LKA.it si sono affidati a delle fotografie fatte sul posto, riuscendo così a riproporre le ambientazioni nella loro interezza.

Anche con il reparto audio gli sviluppatori hanno svolto un ottimo lavoro, non solo per quanto riguarda le musiche, sempre perfette in ogni scena, ma anche con i vari suoni che abitano il manicomio, come le urla strazianti dei pazienti. Il titolo inoltre è interamente doppiato in italiano (ci mancherebbe), un doppiaggio più che riuscito, con la voce di Reneè distrutta, quasi inespressiva, il tutto dovuto a ciò che ha subito nella struttura.

Segnaliamo anche alcuni problemi causati da un frame rate troppo basso, in molte stanze si vedrà infatti il gioco andare completamente a scatti per un crollo improvviso di frame o addirittura, durante i caricamenti, c’è la possibilità che il titolo si blocchi per alcuni secondi per poi riprendere senza problemi. Per quanto riguarda infine la durata, il titolo si completa in circa 2/3 ore, è possibile però rigiocare l’intero gioco per ottenere il percorso B, con scene differenti, ma che portano sempre, inevitabilmente, allo stesso finale.

Trofeisticamente parlando: trofeo di luce

In ambito trofei The Town of Light si rivela decisamente semplice. Nei 21 trofei che compongono l’intera lista, troviamo anche uno scintillante Platino. Vi verrà chiesto di fare ben poco, oltre a completare il gioco e trovare alcuni luoghi dove Reneè passava il suo tempo; vi resterà solo da trovare le pagine del suo diario e completare il percorso B per poter portare a termine i restanti trofei, assegnati alle scelte del giocatore.

VERDETTO

Parliamoci chiaro, The Town of Light non è un gioco per tutti. Il titolo è molto duro da digerire e le tematiche messe sul tavolo vengono illustrate senza alcuna pietà. La tristezza, la solitudine e le sofferenze di Rene, durante le (poche) ore che passerete in sua compagnia, diventeranno vostre e, anche avendo un cuore di pietra, non potrete non affezionarvi al personaggio. Peccato per la scarsa durata e i continui cali di frame rate, su questo aspetto ci si poteva impegnare un po' di più, ma The Town of Light va giocato, perché proprio come Valiant Hearts racconta una parte di storia difficile da dimenticare.

Guida ai Voti

Nicola Raiola
All'interno del mondo del Bit fin dal suo stato embrionale di UPSBlogit. Ha iniziato a giocare alla tenera età di quattro anni. Appassionato a ogni genere videoludico segue con passione, oltre ai videogame, anche film, anime e manga. Questo, purtroppo, è causa della sua instabilità mentale.

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