The Witch and the Hundred Knight 2 – Recensione

Sviluppatore: Nippon Ichi Software Publisher: NIS America Piattaforma: PS4 Genere: Action RPG Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 49,99 € Italiano:

Sono passati ormai cinque anni da quando The Witch and the Hundred Knight (TWHK da adesso per comodità) fece il suo esordio su PlayStation 3, senza lasciare molte tracce del suo contenuto qualitativo e quantitativo. Siamo adesso su PlayStation 4, in un’epoca in cui appena l’anno scorso un JRPG quale Persona 5 ha fatto jackpot e ha vinto molte nomine come gioco dell’anno. La fama di questo genere è indiscutibilmente in crescita, giustificata anche dalle numerose remastered già arrivate e quelle annunciate, così come quella degli open world.

Sull’onda di questo entusiasmo, Nippon Ichi prova a cogliere la palla al balzo e fare canestro con il proprio sequel di TWHK, totalmente scollegato rispetto alle avventure di Metallia del primo capitolo. Gli sviluppatori hanno sfruttato la loro occasione o hanno colpito il ferro? Scopriamolo insieme!

Non aprite quell’occhio!

La nostra avventura si apre in un piccolo villaggio dove la protagonista Amalie e gli altri abitanti vanno alla ricerca della sorellina Milm, misteriosamente scomparsa. Ritrovata la piccola, si scoprirà ben presto che questa è affetta dalla temibile malattia delle streghe, dato che mostra un taglio verticale sulla fronte. Se l’occhio della strega si dovesse aprire, Milm si trasformerebbe in una pazza scriteriata assetata di sangue. Consci di tale rischio, gli abitanti si apprestano a uccidere la piccola, che viene tuttavia difesa dalla sorella maggiore, la quale propone agli abitanti una soluzione drastica: fuggire dal villaggio insieme alla sorellina senza farvi mai più ritorno, così da non causare problemi. Il capo del villaggio accetta la proposta e le due partono senza un’apparente meta, se non quella di curare la malattia.

Nel gioco esiste un’associazione chiamata WR che combatte le streghe e la malattia che ne deriva, composta da guerrieri, medici, strateghi e altri componenti utili alla causa. Amalie decide di unirsi a loro e di diventare una Holy Valkyrie, il rango più alto dell’associazione, in modo da poter scoprire come combattere le streghe.

Milm viene condotta in sala operatoria per eliminare l’occhio, ma qualcosa andrà storto e, da quel momento in poi, la nostra Amalie si troverà a nascondere sua sorella tramutata in strega (ma solo parzialmente) e a ricercare un modo per scacciare l’entità risvegliata, chiamata Chelka, dal corpo della sorella.

Hundred Knight alla riscossa!

Il protagonista che ci troveremo a comandare per tutta l’avventura, tuttavia, sarà l’Hundred Knight, un piccolo pupazzo muto che prenderà parte alle battaglie e aiuterà Amalie a cercare la cura per la sorellina. Per quanto riguarda il combat system, si tratta di un action RPG molto vario. L’attacco base sarà la mossa più utilizzata, ma potrete fare una combo di cinque colpi, ognuno dei quali caratterizzato da un’arma diversa. Potrete quindi creare infinite combinazioni fondendo le sette tipologie di armi, ognuna delle quali con caratteristiche ed effetti aggiuntivi vari. Un po’ più scarni sono armature e accessori, i cui bonus non saranno neanche molto evidenti.

Ogni componente dell’equipaggiamento potrà essere potenziato tramite un rudimentale sistema di crafting utilizzando gli oggetti che otterrete con i drop casuali da nemici e bauli, una soluzione indispensabile ma fin troppo abbozzata. Potrete poi cambiarvi dei vestiti (chiamati Facet) durante la battaglia, che vi permetteranno di modificare le statistiche del cavaliere e il suo set di abilità speciali. Infine, la peculiarità più affascinante del titolo è la gestione delle risorse. Oltre ai soliti punti salute da mantenere sopra lo zero e i punti abilità, da utilizzare per le magie e le skill, ci saranno le GigaCalorie, una risorsa che si consuma nel tempo e in determinate situazioni (schivate, recupero vita, cura da status alterati e così via).

Potrete recuperare le calorie e gli AP con un’abilità chiamata Depletura a fine combo dando il colpo di grazia agli avversari, e il terzo occhio per aumentare tutte le vostre statistiche per un determinato periodo di tempo. A danneggiare questo bellissimo combat system pesa molto la gestione degli ambienti e dei mostri. Vi ritroverete infatti a gironzolare per ambienti aperti ma lineari, affrontando orde di mostri in stile musou, che rendono tutto molto più caotico e anonimo.

Gioco giapponese uguale a trame deliranti e belle ragaze

La trama di TWHK2 è cosparsa di scene in stile visual novel paradossali che sfondano spesso il muro del ridicolo. Non si tratta necessariamente di un aspetto negativo, ma questo implica un approccio al titolo di un certo tipo, ormai canonico per gli amanti del genere. Non mancheranno tuttavia colpi di scena, indispensabili per aggiungere mordente a una storia che fa fatica a decollare, anche e soprattutto perché spezzettata da fasi di esplorazione e di combattimento spesso lunghe e anonime.

Oltre ai protagonisti già citati, vi è una moltitudine di NPC concepiti molto bene. Il character design dei personaggi è ispirato, mentre la caratterizzazione di alcuni di loro è piuttosto superficiale. In particolare, essendo la maggior parte degli NPC di sesso femminile (valchirie le buone e streghe le cattive), si nota la qualità di Nippon Ichi nel disegnare e particolarizzare il gentil sesso. Ragazze come Lisa, Prim, Zophie, Gabrielle o la stessa Chelka si scostano in positivo, esteticamente, rispetto alla piattezza visiva degli altri umani e dei mostri che dovremo affrontare.

Luce per le mie orecchie, musica per i miei occhi

Se la colonna sonora nei JRPG solitamente si staglia come uno dei punti di forza, in questo contesto le musiche di TWHK2 non si distinguono minimamente dalla massa, essendo trascurabili nella quasi totalità dei casi e non riuscendo a trasmettere alcun tipo di emozione, né adrenalina nei combattimenti, né pathos nei colpi di scena o quant’altro.

Andando a parlare della grafica, la situazione non va a migliorare. Le cutscene animate sono qualitativamente mediocri e impresentabili nel 2018, così come i modelli dei vari personaggi e mostri, che tuttavia in fase di combattimento si muovono piuttosto fluidamente. Vi è inoltre un’enorme assenza di dettagli nei paesaggi (che tra l’altro spesso si ripetono) e parzialmente nei personaggi, che sono sì ispirati, ma allo stesso tempo molto semplici. Dal punto di vista tecnico, quindi, siamo dinanzi a un titolo ampiamente sotto la media offerta dal mercato.

Ci troviamo di fronte a un action RPG di media longevità (quaranta ore abbondanti), che non vi impegnerà troppo considerato il livello di difficoltà piuttosto basso e la possibilità di farmare facilmente, per rendere più semplici quelle boss fight nelle quali non riuscite a trovare la giusta strategia.

Tecnicamente il titolo è scadente, ma vanta un combat system molto valido e variegato, seppur le battaglie siano piuttosto anonime e fin troppo caotiche. Non bastano i vari colpi di scena ad accendere una trama piuttosto semplice, seppur non brutta nella sua interezza. Musiche e grafica sono discutibili, così come il sistema di crafting che non rende onore alle altre produzioni sotto l’ala protettiva di NIS America. In definitiva, Nippon Ichi non ha sfruttato l’occasione fornitagli dal mercato, sfornando un altro gioco non brutto, ma che non ha alcuna possibilità di distinguersi dalla massa di titoli provenienti dalla terra del Sol Levante. Senza infamia e senza lode.

Trofeisticamente parlando: Hundred Hours

Durante la vostra caccia alle streghe otterrete molti trofei relativi alla storia e ad alcune sfide di combattimento e di livellamento senza neanche rendervene conto. Tuttavia, come di consueto per i JRPG, arrivare alla fantomatica coppa blu richiederà moltissime ore supplementari a quelle necessarie per completare la trama principale. Non vi sono trofei relativi al livello del vostro personaggio o all’esplorazione, ma ci saranno da sbloccare i tre finali e, soprattutto, sconfiggere tutti i boss opzionali del gioco, sfida piuttosto impegnativa.

VERDETTO

The Witch and the Hundred Knight 2 è un JRPG nella media, che offre un combat system molto dinamico e personalizzabile, annegato però in un mare di difetti e di aspetti trattati con superficialità: i dungeon e i mostri affrontabili sono spesso anonimi e piatti, la caratterizzazione dei personaggi è a volte lasciata a sé stessa, la grafica è inferiore alla concorrenza così come la soundtrack, a tratti insignificante. La trama vanta notevoli colpi di scena e il gioco scorre con leggerezza, soprattutto grazie alle sezioni in stile visual novel che permettono di amalgamare e contestualizzare gli avvenimenti. Consigliato solo agli amanti del genere senza troppe aspettative, magari quando calerà il prezzo di base.

Guida ai Voti

Giovanni Paolini
Catalizzatore di flame sul web e drogato seriale di fantacalcio, Giovanni vede il videogioco come un'espressione artistica piuttosto che come un mero intrattenimento privo di contenuti significativi. Per questo motivo, ripudia il 90% dei AAA e si tuffa sfacciatamente nel mercato indipendente, rimanendone il più delle volte scottato seppur senza rimorsi. Amante della musica di qualità, delle narrazioni articolate e di design ispirati, si è tuttavia mostrato fin dall'adolescenza ossessivamente attratto dai personaggi femminili antropomorfi, mistici o animati, universalmente conosciuti come waifu. Rappresenta orgogliosamente la vena toscana del Bit.