Uncharted: L’Eredità Perduta – Recensione

Sviluppatore: Naughty Dog Publisher: Sony Interactive Entertainment Europe Piattaforma: PS4 Genere: Azione/Avventura Giocatori: 1 (Online: 2-10) PEGI: 16 Prezzo: 39,99 € Italiano:

Dicevamo, giusto pochi giorni fa, che le aspettative per uno spin-off stand-alone non possono essere le stesse rispetto a un episodio canonico di una serie. Nemmeno a dirlo, se c’è in ballo Naughty Dog, considerazioni di questo tipo non hanno alcun valore.

The lost legacy

Un parterre di personaggi nuovi ma non troppo, quello di Uncharted: L’Eredità Perduta. Le protagoniste, in senso positivo, sono certamente Chloe Frazer, alleata in Uncharted 2: Il covo dei ladri del nostro Nate, e la mercenaria Nadine Ross, che invece Nathan e relativo fratello hanno dovuto fronteggiare in Uncharted 4: Fine di un ladro. Unite da un’amicizia, chiamamola così, in comune, le nostre dovranno fronteggiare il temibile Asav, new entry assoluta per la serie, nonché guerrafondaio interessato a un leggendario manufatto, la Zanna di Ganesh… ma non solo.

Spinte da motivazioni diverse e un unico obiettivo, la coppia capirà presto di avere in comune più di quanto anche noi avremmo mai potuto pensare. E’ importante sottolineare come il duo femminile garantisca dinamiche del tutto differenti da quello “canonico” maschile, formato da Nate e Sully; Chloe e Nadine sono tutt’altro che dei semplici alter ego. Chloe si avvicina per certi versi a Drake, nella sua filosofia di vita a metà tra il perenne rischio di rompersi il collo e il farci una risata sopra; ma decisamente più austera è Nadine rispetto a Sully, per uno scenario del tutto inedito. E lo diventerà ancora di più con il passare delle ore e dei capitoli, ma in questo caso, andando più nello specifico, incorreremmo in uno spoiler enorme. Dunque ci fermiamo qui. Cosa ancora più importante, e addirittura fondamentale, Chloe e Nadine sono due personaggi sfumati e ben scritti, tutti da scoprire, approfonditi in maniera più che dignitosa in questo caso, ma dall’enorme potenziale per il futuro.

Corsi e ricorsi storici dureranno per l’intera durata dell’avventura (di circa 7-8 ore senza tenere conto delle attività “laterali”), a volte in maniera più velata, altre in maniera assai più lampante. Maggiormente rispetto ad altre occasioni, Naughty Dog strizza l’occhio al videogiocatore che ormai da anni, più precisamente da quell’Uncharted: Drake’s Fortune uscito nel 2007 (DUEMILASETTE, signori, ma quanto siamo vecchi?), segue le peripezie di una delle icone Sony più potenti di sempre, consegnato alla storia dal successo di critica e pubblico.

Cosa altrettanto interessante è il fatto che questa espansione stand-alone sembri a volte rimandare anche al franchise di Tomb Raider, con cui Naughty Dog si è inevitabilmente dovuto confrontare, ma che, allo stesso tempo, ha plasmato di rimbalzo, nella genesi a cui Lara Croft si è prestata dopo essere caduta nel baratro. Riferimenti voluti, a volte taciuti, per questo ancora più belli da assaporare.

 

In quel dei monti Ghati occidentali dell’India (i riferimenti a Shiva, Ganesh e soci abbondano, così come quelli alla civiltà degli Hoysala), Chloe e Nadine saranno allora chiamate a un’improbabile alleanza che le porterà ad affrontare un ben più fornito, numeroso e meglio equipaggiato avversario, tra natura incontaminata, rovine e molto altro. Il progressivo avvicinarsi delle due protagoniste viene dettato in maniera un po’ troppo sistematica (per capirci, lo schema “sequenza di gioco con a seguire aumento di confidenza in seguito a rivelazioni intime” è reiterato), ma nel complesso L’Eredità Perduta sarà in grado di tenervi incollati allo schermo, dopo un inizio un po’ lento e spaesante, fino al raggiungimento dell’epico finale, che, se non abbiamo letto male tra le righe, omaggia una sequenza tra le più apprezzate dell’intera saga, appartenente al secondo capitolo. Omaggia, a dire la verità, anche il finale de La fine di un ladro, visto che avremo a che fare con boss fight in cui saremo costretti a menare le mani… d’altra parte è il subdolo e spietato (ma non così tanto carismatico) Asav a richiedercelo.

Essendo un’espansione stand-alone di Uncharted 4 (addirittura gratuita se possedete l’espansione Triplo pack, Uncharted 4 Edizione digitale deluxe o il pack Esploratore), azzardereste con tutta probabilità che il gameplay potrebbe essere sostanzialmente lo stesso. E avreste ragione, tolta qualche limatura verso l’alto in termini di animazioni o funzionalità, come ad esempio la possibilità per Chloe di scassinare bauli colmi di armi con un sistema in parte simile a quello già visto nella serie Fallout, oppure quella di scattare foto in punti specifici – che altro non sono, se non collezionabili “alternativi”. Per il resto, i fan di Nate potranno stare tranquilli. Enigmi ambientali, pareti da scalare con appigli da trovare, sparatorie con sfruttamento di coperture (sono ben 24 le armi presenti in questo capitolo, dal lanciarazzi alla pistola silenziata; un trofeo richiede di utilizzarle tutte), sequenze stealth, di guida e quant’altro sono tutti al loro posto, come al solito incasellati magistralmente da Naughty Dog in un mosaico da applausi.

Nove posson bastare

I nove capitoli totali, senza scordarci il finale in separata sede, alternano sapientemente spazi chiusi e altri molto più aperti, tanto da sfociare quasi nel free roaming e al necessario e prolungato uso del fuoristrada in dotazione. Nonostante un miglioramento anche dell’intelligenza artificiale che, in questo caso, contraddistinguerà il comportamento di Nadine, persiste il problema degli alleati che passeranno bellamente di fronte ai nemici senza che questi battano ciglio.

Era il problema che ha caratterizzato soprattutto The Last Of Us, e che lo ha visto protagonista di numerosi post social che sottolineavano proprio questo aspetto a tratti incredibilmente grottesco, per un prodotto dello spessore di Uncharted. Tutto sommato questo susciterà qualche risata e non frustrazione, anche per quel clima un po’ più scanzonato che condiziona la saga di Uncharted rispetto a quella di The Last Of Us, ma proprio in vista della seconda parte di quest’ultimo ci aspettiamo un passo in avanti bello grosso, in questo senso.

Nei quasi 50 GB di gioco sono compresi anche contenuti per il multiplayer online già visto e apprezzato nel quarto capitolo, come nuove skin, un nuovo personaggio e la nuova modalità Survival Arena, che ci dà nuove ondate di nemici da affrontare. A dirla tutta il multigiocatore è proprio lo stesso, e accessibile anche senza avere il quarto capitolo di Uncharted, ma anche “solamente” questo spin-off.

Il comparto sonoro del gioco è fantastico come al solito, con una soundtrack d’eccezione e un doppiaggio, anche in italiano, eccellente; sullo stesso livello del gioco “base” è anche lo strepitoso aspetto visivo, capace come al solito di suscitare emozione umana e allo stesso tempo “ambientale”, grazie ad alcuni scorci paesaggistici semplicemente monumentali, il tutto senza alcun problema in termini di fluidità.

Trofeisticamente parlando: a caccia di tesori

Un set di trofei molto classico per la serie, quello di Uncharted: L’Eredità Perduta. Per arrivare all’agognato Platino dovremo completare il gioco alla massima difficoltà, completare specifiche azioni in-game e trovare la marea di collezionabili presenti, tra tesori, fotografie, conversazioni facoltative da avviare e bauli da forzare. Niente di troppo complesso, comunque, a patto di fare uso della nostra guida ai trofei.

VERDETTO

Uncharted 4: Fine di un ladro risulta, per certi versi, superiore a L'Eredità Perduta. E' più grosso, dura di più, ha più ambientazioni e contesti. Ma preso per quello che effettivamente è, un'espansione stand-alone, questo Uncharted 4.5 risulta essere sorprendente. Un acquisto obbligatorio per tutti, ma a maggior ragione per coloro che sono aficionados della serie. Con l'interrogativo di un eventuale proseguo per la serie, che, nemmeno a dirlo, approveremmo in toto, nonostante il rischio della minestra riscaldata. D'altra parte, Naughty Dog non ha mai sbagliato un colpo, perché dovrebbe cominciare proprio ora? E chi ha detto che "innovazione" è sinonimo SEMPRE di "migliore"?

Guida ai Voti

Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.