Where Are My Friends? – Recensione

Sviluppatore: Beard Games Studios Publisher: Sometimes You Piattaforma: PS4 Genere: Avventura Giocatori: 1 PEGI: 3 Prezzo: 6,99 € Italiano:

Se la vostra infanzia affonda le sue radici negli anni ’80 e ’90, non sarà un esercizio di memoria troppo arduo ricordare quanta della magia del videogiocare risiedesse nell’elemento di sfida offerto da alcuni titoli. Pensando specificamente ai platform, accadeva spesso di trovarsi alle prese con livelli complessi al punto da richiedere decine e decine di tentativi, un affinamento delle tecniche e una valutazione esatta di tutte le componenti del livello per arrivare alla fine senza morire. Messe da parte trama e grafica, che oggi vanno per la maggiore e che hanno trasformato molti videogiochi in film interattivi, quel che restava era un gioco, nudo e crudo. Il divertimento e la gratificazione, che c’erano ed erano importanti, nascevano dalla consapevolezza di aver portato a termine, con pazienza e dedizione, un percorso volutamente ostico approntato per noi dagli sviluppatori.

Questi e simili pensieri mi sono frullati in testa mentre mi dedicavo a Where Are My Friends?, titolo indipendente di Beard Games Studio che, per le sue caratteristiche, mi ha riportato indietro a una precisa fase della mia storia videoludica. Se accettate di dargli una chance e di rifuggire il facile pregiudizio che potrebbe nascere da un’occhiata superficiale al suo comparto grafico, alla sua semplicità e al suo prezzo contenuto, potreste scoprire un titolo intrigante capace di tenervi incollati al joypad per alcune ore. Magari con il volto contratto dalla smorfia di fatica dei bei tempi andati.

Semplice, non facile

Semplice, Where Are My Friends?, lo è, inutile negarlo. Non si tratta certo di un gioco che fa della vastità il suo punto di forza, considerato che è possibile finirlo in un tempo che varia dalle quattro alle sei ore a seconda dell’abilità. Una semplicità trasmessa su tutti i fronti: dalle scelte grafiche al sistema di movimento del personaggio (che può solo avanzare, saltare e in alcuni casi interagire con oggetti), alla storia che fa da pretesto al gioco, alla colonna sonora un po’ arcade.

Semplice, ma non privo di identità. Basta poco, infatti, a prendere confidenza con le meccaniche di gioco, che non vengono illustrate da tutorial, eppure risultano chiare e accessibili in pochissimi secondi. E si fa in fretta anche a entrare in sintonia con il protagonista dell’avventura, un bulbo oculare di nome Wheye inserito in una sorta di armatura metallica con una ruota alla base che gli permette di muoversi. E’ lui che si pone la domanda che dà il titolo al gioco e che dovrà ritrovare i suoi quattro amici, apparentemente rapiti da uno strano gruppo di nemici che ricordano uomini selvaggi, e salvare il pianeta dalla distruzione.

Semplice, ancora una volta, ma non per questo facile. Qui sta il segreto del successo di un gioco che avrebbe potuto perdersi nella massa dei titoli anonimi, ma che invece sa ritagliarsi un proprio spazio grazie all’elevato, ma mai impossibile, livello di difficoltà richiesto per portare a termine l’avventura. Una sfida spalmata su una fase introduttiva e su quattro livelli di gioco con una trovata più che originale, che è l’aspetto più caratteristico di Where Are My Friends?.

Un genere sui generis

Finora il gioco non è stato inquadrato in un genere definito. Il motivo è che non è possibile farlo, per precisa scelta degli sviluppatori. Non si tratta della solita commistione, come potrebbe accadere nelle avventure con fasi platform, ma di una chiara volontà di declinare le vicende del nostro occhio in quattro generi totalmente diversi e indipendenti uno dall’altro.

Il livello iniziale, una sorta di cappello introduttivo – che non si può chiamare tutorial in quanto non introduce nessuna delle dinamiche che troviamo in seguito, a parte il semplice movimento e il salto – ci ruba solo pochi minuti con la risoluzione di alcuni semplicissimi enigmi. Superata questa fase si accede a una ruota suddivisa in quattro spicchi, selezionabili a piacimento, ognuno corrispondente a uno dei livelli da affrontare per ritrovare i nostri amici.

I quattro livelli sono, per l’appunto, quattro giochi profondamente diversi. Troviamo un metroidvania, un platform/puzzle con teletrasporti, un endless runner e addirittura una classica avventura punta e clicca. Il protagonista non cambia, ma a farlo sono il gameplay e le soluzioni grafiche. Nel complesso, l’idea di fondo funziona molto bene e risulta coerente, con livelli ben caratterizzati, lunghi, vari e rappresentativi del genere a cui si riferiscono.

Completare i quattro mondi non è certo una passeggiata. Bisogna considerare circa un’ora di tempo per ognuno, che può ridursi o estendersi in base a quanto siamo bravi, predisposti o attenti a studiare l’ambiente prima di eseguire un tentativo. Non si arriva mai alla frustrazione, per fortuna, per l’intelligente scelta adottata dagli sviluppatori di inserire checkpoint a distanza molto ravvicinata, in pratica uno prima di ogni nuova sezione. Resta comunque un’impresa sperare di superare più di un paio di sezioni consecutive senza mai morire e sarà il trial and error ad affinare la nostra tecnica fino a farci compiere le azioni giuste, con le tempistiche precise per avere successo.

Molta attenzione, ad esempio, è richiesta nel livello platform/puzzle con teletrasporti, dove ci troviamo davanti a decine di situazioni diverse, una più articolata dell’altra, che mettono a dura prova la nostra pazienza e la nostra pianificazione. Più frenetico il runner, che in diverse occasioni ci farà venire voglia di lanciare il joypad (in special modo in una parentesi alla Flappy Bird), salvo poi trasformarsi in una irresistibile tentazione che ci impedisce di arrenderci perché il successo, sebbene sembri irraggiungibile, è in realtà alla nostra portata. Ottimo anche il metroidvania, personalmente quello che ho preferito, che combina la necessità di precisione a un ritmo più pacato che lascia il tempo di respirare e ragionare. L’ipotetica classifica è chiusa dal punta e clicca, che abbassa molto il ritmo di gioco e risulta in generale meno godibile degli altri tre.

Una piccola chicca artistica

Where Are My Friends può contare su un comparto artistico di tutto rispetto, che riesce a combinare diversi stili esattamente come fa con i generi videoludici. Si va quindi da una grafica più geometrica, stilizzata e dalle tinte omogenee, a una più cartoonesca, fino all’apice raggiunto dal livello runner a tinte pastello, che sembra un vero disegno animato. A supporto del gioco c’è poi una colonna sonora dalle musicalità semplici, che ho definito arcade perché assomigliano più agli accompagnamenti di un classico titolo da cabinato che alle composizioni orchestrali dei titoli tripla A. Queste però raggiungono il proprio obiettivo: contribuire al senso di frenesia qui, allo smarrimento della ricerca di oggetti e connessioni tra loro là, a seconda del livello cui si riferiscono.

Il bello, comunque, è che tutto funziona ed elementi molto diversi tra loro si combinano in una sintesi superiore che lascia davvero ottime sensazioni. Anche il tempo vola, vuoi per la rapidità di certe aree, vuoi per la rabbiosa tenacia che porta a ripetere compulsivamente le manovre più complesse, con l’unico obiettivo di arrivare alla fine e dimostrare a noi stessi di avercela fatta. Proprio come poteva accadere, tanti anni fa, con Mario o Crash.

Trofeisticamente parlando: facilissimo, anzi impossibile

Where Are My Friends? offre diciotto trofei, in particolare due di bronzo, sette di argento, otto d’oro e il Platino. Dopo pochi minuti di gioco si gongola all’idea di poter conquistare una coppa azzurra in maniera semplicissima, con frequenti ricompense nel livello introduttivo legate ad azioni assolutamente comuni (premere il primo bottone, risolvere un semplice enigma). Subito dopo ci si scontra con la dura realtà che vuole che per il 100% si completino i livelli senza mai morire, quando l’impressione è che sia quasi impossibile superare anche solo due o tre aree di seguito senza dover tornare al checkpoint. Insomma, armatevi di tanta, tanta, tanta pazienza.

VERDETTO

Where Are My Friends? dimostra come combinare semplicità, sperimentazione e un buon livello di sfida permetta di soddisfare le richieste dei videogiocatori senza ricorrere a produzioni multimilionarie, a contenuti dal taglio cinematografico e a longevità da decine e decine di ore. Siamo di fronte a un titolo che riaccende il gusto di giocare, capace di porci in sfida con noi stessi attraverso quattro livelli di altrettanti generi totalmente diversi. Ben caratterizzato graficamente e con la massima coerenza nell'approccio ai diversi stili di gioco, Where Are My Friends? può garantire diverse ore di divertimento e soddisfazione a un prezzo contenuto.

Guida ai Voti

Jury Livorati
Classe ’85, divido il tempo tra la moglie e i tre figli e le più svariate passioni. Amo la lettura, la scrittura e i videogiochi e recito dal 2004 con l'Associazione Culturale VecchioBorgo. Eterno bambino, amo la vita e guardo sempre allo step successivo, soprattutto se è più in alto del precedente. Sono grato a PlayStationBit per avermi fatto scoprire la (sana) caccia ai trofei e i Metroidvania.