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Alice: Madness Returns – Recensione

Publisher: Electronic Arts Developer: Spicy Horse
Piattaforma: PS3 Genere: Platform Giocatori: 1 PEGI: 18

Electronic Arts ha da poco rilasciato Alice: Madness Returns, sequel dell’elogiatissimo primo episodio uscito ormai 11 anni fa su PC e adesso disponibile anche sul PlayStation Store. Sviluppato quasi in sordina, l’abbiamo provato per voi.

Pazza visionaria

La storia raccontata dal titolo EA prende luogo in un universo parallelo rispetto a quello già noto ai fan di Alice. Rinchiusa nel Manicomio Rutledge in seguito alla morte della sua intera famiglia causata da un incendio scoppiato accidentalmente in casa, Alice passa due anni travagliati tra le visioni e le allucinazioni affrontate in American McGee’s Alice. Due anni dopo questi terribili eventi, Alice viene finalmente liberata e messa sotto l’ala del Dottor Bumby, uomo a capo dell’orfanotrofio londinese in cui inizia questa seconda avventura. Purtroppo però la povera ragazza è ancora affetta da visioni e distorsioni della realtà che inevitabilmente la riportano a cadere nel baratro della pazzia.

Surreali paesaggi generati da una mente instabile

Una rappresentazione malata del mondo che la spingerà verso la ricerca della reale verità sulla misteriosa morte dei suoi familiari. In questa avventura definita da tratti dark e gore, incontreremo tanti dei personaggi appartenenti al racconto di Louis Carroll, come lo Stregatto, il Cappellaio Matto, la Regina di Cuori e via discorrendo. Ognuno di essi sarà riproposto al pubblico tramite un re-styling di ottimo livello che riuscirà a conferire al gioco quei caratteri per certi versi angoscianti che solo un titolo distorto come Alice Madness Returns può avere.

 

Il Paese delle (Orride) Meraviglie

Alice: Madness Returns è un’avventura platform classica che in tutto e per tutto ricorda quei vecchi tempi in cui ci divertivamo saltando qua, planando là, effettuando un triplo-salto per raggiungere una sporgenza e risolvendo qualche semplice ma intrigante puzzle. La struttura è quella, ed essa è affiancata da un level design di buon livello sia dal punto di vista artistico che da quello strutturale. Il gioco è diviso in sei capitoli, ognuno dei quali sarà ambientato in un mondo diverso, contraddistinto da elementi che ne delineano nettamente le diversità dal precedente. Passeremo da paesaggi psichedelici ad ambientazioni simil-apocalittiche, da fondali marini ad anguste viscere. L’instabilità mentale di Alice è raccontata dall’ambiente che ci circonda, sempre pronto a stupirci per diversi elementi e a farci sentire intrappolati in un cervello da cui vorremmo rapidamente uscire. Se dal punto di vista artistico Alice non può che ricevere elogi, l’atmosfera cupa che si respira riesce addirittura a risultare un po’ pesante per un’avventura dalla durata di quasi 20 ore. Le vare aree di gioco sono ricche di zone segrete che potremo scoprire solo grazie alla peculiare abilità di rimpicciolimento di Alice: premendo il tasto L2, il nostro personaggio diventerà davvero piccolo, e tramite un filtro grafico blu potremo scorgere nell’ambiente circostante tanti indizi capaci di indicarci possibili bonus o aree nascoste. Anche in questo caso è forte il richiamo ai vecchi platform che erano capaci di rubarci ore e ore del nostro tempo nella disperata e astuta ricerca di ogni collezionabile nascosto. Le fasi platform sono ben orchestrate nonostante alcune piccole imprecisioni per quanto riguarda il controllo di Alice nelle sezioni in cui sono necessari molteplici salti: capita spesso di non riuscire a calcolare bene le distanze e precipitare rovinosamente nel vuoto. Per fortuna il team di sviluppo ha realizzato un intelligente sistema di checkpoint che riesce a scacciare ogni possibile sprazzo di frustrazione, e da ciò ne deriva un’avventura che si lascia giocare con piacere.

MAI fare arrabbiare la povera Alice!

Alle fasi platform appena trattate si affiancano quelle hack’n’slash in cui è necessario far fuori i nemici che, creati dal subconscio di Alice, si presenteranno davanti a noi. Il sistema di combattimento è molto semplice e prevede l’utilizzo di quattro diverse armi: due da mischia e due da lunga distanza. Le andremo sbloccando nel corso della storia e saranno potenziabili attraverso il raccoglimento dei denti lasciati dai nemici sconfitti. Si arriverà ad una configurazione finale che darà spazio a colpi potenti e colpi rapidi da alternare a seconda delle situazioni e, soprattutto, dei nemici. Questi, infatti, sono differenziati in gran numero e godono di una caratterizzazione imprevedibile e – ancora una volta – malata. A colpi di coltellaccio dovremo far fuori – per tirare in ballo giusto qualche esempio – bambole impazzite, api-samurai, carri indemoniati e informi esseri melmosi. Punto debole del sistema di combattimento sta nell’auto-lock dei nemici che, soprattutto nelle fasi più caotiche, ci porterà facilmente all’errore. Ultimo dettaglio riguarda la modalità berserk attivabile quando la nostra energia sarà quasi esaurita: per un breve lasso di tempo tutto assumerà tinte bianche nere e rosse, ed Alice diventerà invulnerabile agli attacchi nemici oltre che esponenzialmente più forte.

Alternazione e ripetizione

Per tutte le ore di gioco necessarie per portare a termine Madness Return, il team Spicy Horse ha anche realizzato diverse sequenze capaci di rinnovare il gioco frazionandone il ritmo. Esse sono perfettamente integrate con la narrazione e contribuiscono a dare una certa varietà al gioco: parliamo di fasi 2D, di piccoli enigmi e anche di sezioni in stile Kula World. A queste se ne aggiungono altre ancora che non citiamo per non rovinarvi tutte le sorprese, ma il risultato che si ottiene è più che apprezzabile soprattutto se andiamo a soffermarci sulla struttura madre del gioco. Le fasi platform, così come i combattimenti, alla lunga risultano comunque un po’ troppo ripetitivi, vuoi per le situazioni proposte, vuoi per le meccaniche da affrontare ai fini di raggiungere la fine del capitolo. Non si tratta di una reiterazione estremamente pesante, sia chiaro, ma qualche meccanismo in più o qualche situazione più originale non avrebbe guastato.

Lo Stregatto, con quella sua espressione poco convincente...

Con la lente d’ingrandimento

Concludiamo analizzando il comparto tecnico di Alice: Madness Returns, ed iniziamo dalla grafica. Per quanto riguarda la direzione artistica non c’è nulla da eccepire: il gioco gode di uno stile tutto suo che viene tratteggiato da una palette cromatica mai uniforme. Si passa da sezioni estremamente colorate a fasi scure e macabre. Dal punto di vista meramente tecnico, il gioco si assesta su livelli medi, regalando però di tanto in tanto (soprattutto in diverse parti del primo capitolo) alcune inquadrature di altissimo livello – complice la chioma al vento di Alice -. Si percepisce comunque un’attenta cura per i dettagli – non mancherà nemmeno un easter egg dedicato a Psychonauts – che si traduce in tanta originalità e pochissimo rigore logico. Anche le diverse tracce della colonna sonora sono molto ispirate e contribuiscono attivamente a trascinare il giocatore nei diversi livelli del gioco. Il doppiaggio italiano non convince a causa di un’esasperazione dei toni ed una sincronizzazione labiale non troppo curata.

Non mancheranno ambientazioni meno 'pesanti'

Commento finale

Alice: Madness Returns è un gioco divertente e anche molto longevo. Sebbene il titolo sia condito da tantissimi segreti da scoprire, il fattore rigiocabilità viene danneggiato dall’atmosfera cupa che non rende abbastanza leggera l’avventura. Un titolo globalmente ben riuscito che però non riesce ad eccellere a causa di una matrice datata seppur convincente.

7/10

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Alex Camilleri
Fondatore e admin. Nel lontano 2008 apre UPSBlogIt, un blog personale dedicato al mondo PlayStation. Il progetto cresce rapidamente ed evolve dopo tanti anni in PlayStationBit. Adesso sviluppa videogiochi.

5 Commenti

  1. Personalmente l’ho amato alla follia, finito in due giorni (storia molto originale e ben narrata, specialmente se confrontata con i canoni del genere) e ci sto intervallando InFamous 2 per poi riprenderlo e platinarlo a dovere.
    Per chi ha amato il primo è un must have, ma togliendomi per un attimo gli occhiali del fan devo riconoscere che 7 è il suo voto.

  2. mezzelfo ti vedo dovunque ormai XD anyway l’ho provato per pc, graficamente non è il massimo ma sembra godibile, appena posso lo prendo per la 3

  3. Usato l’ho visto a 40€ penso ne valga la pena visto quello che dice la recensione(e mezzelfo)….Sono d’avvero così tanti i collezzionabili?

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