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Assassin’s Creed IV: Black Flag – Recensione

Publisher: Ubisoft Developer: Ubisoft Montreal
Piattaforma: PS3 Genere: Avventura Giocatori: 1 (Online: 2-8) PEGI: 18

Fin da quando fece la sua prima comparsa su console casalinghe nel lontano 2007, Assassin’s Creed diventò subito un vero e proprio fenomeno commerciale, portando il brand a divenire uno dei più famosi ed importanti al mondo e la saga una delle più amate di questa generazione. Con milioni di fan in tutto il mondo, Assassin’s Creed non è stato esente da critiche, prima fra tutte proprio il carattere commerciale della saga, che ha visto uscire un capitolo ogni anno, escludendo i diversi spin-off su console protatili, non migliorando praticamente nulla ad un gameplay stantio da troppo tempo. Con Assassin’s Creed IV: Black Flag, Ubisoft aveva le idee ben chiare: non stravolgere la formula che ha fatto innamorare milioni di persone alla saga ma inserire comunque alcune nuove idee che sapessero dare una bella boccata d’aria fresca. Ci sarà riuscita?

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Sono un pirata! Anzi no, sono un assassino! Anzi, tutti e due insieme!

Abbandonati i fuochi della Rivoluzione Americana e facendo un salto di qualche anno nel passato, Assassin’s Creed IV: Black Flag ci porta, come al solito grazie alla tecnologia Animus, al cosiddetto “Tempo d’Oro dei Pirati”, all’inizio del XVIII secolo, nell’arcipelago dei Caraibi. Il protagonista è Edward Kenway, nonno di Connor, protagonista del terzo capitolo della saga. Edward è un ex-corsaro della corona inglese divenuto “libero professionista” della pirateria col solo intento di arricchirsi. Le cose si mettono, però, subito male e il giovane pirata si ritrova coinvolto in un naufragio. Per non spoilerarvi il resto della storia, vi anticipiamo solo che Edward diventa un assassino davvero per caso, sperando solo di accrescere il suo potere ma ritrovandosi invischiato in qualcosa forse più grande di lui. Il poco più che ventenne, però, è abile e determinato e, pur di giungere al suo scopo, è disposto a tutto.
Nonostante la giovane età, Edward è un personaggio molto carismatico. Questo carisma ricorda molto da vicino quello di Ezio Auditore, altro protagonista della saga e, a furor di popolo, senza dubbio il più amato. Ciò che colpisce di più, però, è che alla stessa età di Edward, Ezio pensava ai divertimenti e alle belle donne, mentre il biondo protagonista del nuovo capitolo ha già le idee ben chiare ed agisce con razionalità e velocità sia quando si tratta di menar fendenti nei diversi scontri in cui saremo coinvolti, sia quando invece bisognerà utilizzare la forza dell’eloquenza per stringere alleanze con gli altri pirati. Infatti, come da tradizione della saga, Ubisoft ha inserito anche personaggi realmente esistiti nel frangente storico raccontato tra cui spicca, ovviamente, il leggendario Edward Teach “in arte” Barbanera!

Forse è meglio non farlo arrabbiare...
Forse è meglio non farlo arrabbiare…

Ubistergo?!?

Non potremmo, però, scoprire le avventure di Edward senza che qualcuno, nel presente, stesse rivivendo i suoi ricordi nell’Animus. E, come coloro che hanno giocato il precedente capitolo sapranno, Desmond non potrà evidentemente più farlo. Adesso è il giocatore stesso a divenire protagonista della storia narrata nel presente! Dal punto di vista del puro gameplay ciò si traduce in un gioco in prima persona, un po’ come visto nelle sezioni giocate proprio da Desmond in Assassin’s Creed Reveletions. Il protagonista è un dipendente Abstergo che nelle sue rare uscite dall’Animus scoprirà cosa si cela dietro quest’importante multinazionale. Ma c’è di più: l’ Abstergo è ora un’importante azienda videoludica che ha sede in una regione non ben specificata che, però, ricorda molto proprio Montreal, sede dello studio Ubisoft produttore del gioco! Ciò crea un parallelismo tra l’azienda reale e quella virtuale davvero interessante e divertente, soprattutto quando si vengono a scoprire segreti “scomodi” per l’azienda, tenuti nascosti al resto del mondo.
Vi immaginate se Ubisoft creasse i suoi giochi rivivendo davvero i ricordi delle persone? Ok, forse mi sto lasciando prendere troppo… Fatto sta, comunque, che Ubisoft ha finalmente capito di dover dare più spazio alla storia presente rispetto a quanto visto nei capitolo precedenti della saga e lo ha fatto. Ciò è sicuramente un grande passo in avanti rispetto alle trame (sempre parlando del presente) spesso ridicole e soprattutto striminzite viste in precedenza.

Cosa si celerà dietro a questi falsi sorrisi?
Cosa si celerà dietro a questi falsi sorrisi?

Il miglior amico di un pirata? Ovviamente il suo vascello!

Come detto, le avventure di Edward iniziano con un rocambolesco naufragio. Prima di quest’ultimo, però, si viene subito lanciati all’inizio del gioco in una rocambolesca battaglia navale. Le battaglie navali, elemento di contorno di Assassin’s Creed III, fu uno dei pochi a salvarsi in quello che di certo non è uno dei capitoli più amati della saga. Eppure, il profumo del mare intriso di polvere da sparo colpì e divertì profondamente i fan. E questo Ubisoft lo sa! La software house ha, infatti, riproposto e largamente ampliato quest’elemento, facendolo diventare sostanzialmente quello fondamentale.
Un buon 50% delle missioni, infatti, si svolgono al timone del vascello di Edward, il Jackdaw. A bordo della nave, Edward ed il suo equipaggio dovranno affrontare cruente battaglie, aiutati solo dalle loro armi. Proprio sull’utilizzo di queste, Ubisoft ha riposto la sua attenzione, migliorando sensibilmente quanto visto precedentemente. Abbandonato il sistema di selezione manuale tramite il selettore che interrompeva bruscamente l’azione concitata delle battaglie, si passa ad un sistema automatico basato sulla visuale. Puntate la visuale verso prua e avrete accesso alle palle incatenate, giratela di circa 45° e divertitevi a bombardare le altre navi con le palle di cannone tradizionali e, se siete inseguiti, non disperate: portate l’inquadratura a poppa e rilasciate in mare pericolosi barili esplosivi, gli antenati delle odierne mine. Le due velocità di navigazione sono, invece, rimaste invariate. Un’aggiunta interessante è sicuramente un’inquadratura dall’alto che consente di scrutare meglio i paesaggi dell’arcipelago caraibico.

Agile e veloce: il Jackdaw ha davvero tutto!
Agile e veloce: il Jackdaw ha davvero tutto!

Le diverse aree dell’arcipelago sono suddivise a seconda della pericolosità di fuoco delle navi che incontreremo. L’enorme mappa di gioco sarà esplorabile fin da subito liberamente ma alcune zone saranno, inizialmente, controllate dai nostri nemici e dovranno essere conquistate attaccando alcuni forti, apparentemente inespugnabili. Appena ci avvicineremo inizierà lo scontro, diviso in due fasi: la prima consisterà nel distruggere le torri della roccaforte nemica evitando le palle di cannone lanciate dalla scogliera.
Una volta fatto ciò, potremo scendere sulla terraferma per uccidere i soldati rimasti ed i loro capitani, conquistando così definitivamente la zona. Viaggiando in mare, però, i pericoli sono sempre in agguato: altre navi con altri capitani sognano di conquistare i sette mari e per questo non sarà raro ritrovarsi a combattere contro altre navi. Utilizzando le armi descritte in precedenza, indeboliremo la nave avversaria fino a scegliere se affondarla o abbordarla: la via più semplice e rapida è sicuramente quella della distruzione ma ci consentirà di avere accesso solo ad un bottino molto contenuto mentre la via più lenta e faticosa è quella dell’abbordaggio. Se, salendo sulla nave avversaria, riusciremo ad uccidere un numero sufficiente di nemici, avremo diritto all’intero carico della nave, tra cui oro e altri materiali. Questi materiali (tra cui legno, metallo, ecc.) serviranno assieme all’oro a migliorare le caratteristiche del Jackdaw. Questa pratica è necessaria per affrontare le navi ed i forti più potenti che si presenteranno avanzando nel gioco, facendo diventare il Jackdaw il vero e proprio co-protagonista del gioco. Non mancano combattimenti contro navi leggendarie che compaiono improvvisamente dalla nebbia, creando non poca suspense mentre si naviga “tranquillamente” per i sette mari.

L'arrembaggio era pratica comune quanto rischiosa ai tempi dei pirati!
L’arrembaggio era pratica comune quanto rischiosa ai tempi dei pirati!

Assassino e… stilista?

Il Jackdaw potrà essere personalizzato anche dal punto di vista estetico, abbellendolo con nuove vele ed ornamenti sempre più “stilose” che sicuramente soddisferanno il palato di chi dà molto peso alle apparenze. Anche gli occhi degli assassini, in fondo, vogliono la loro parte! Da un certo punto della storia, inoltre, Edward avrà anche un proprio covo, formato da una tenuta ed un porticciolo dove far attraccare il proprio vascello. Anche il covo sarà totalmente personalizzabile.
La personalizzazione di nave e covo richiederà, ovviamente, ingenti somme di denaro. Quest’ultimo, oltre che con le solite attività classiche della saga, potrà essere accumulato grazie ad un sistema di razzie che potrà essere sfruttato abbordando e conquistando le navi nemiche che entreranno a far parte della flotta del capitano Kenway ed inviate in cerca d’oro in giro per il continente, un po’ come accadeva con la Confraternita di Assassini in Assassin’s Creed Brotherhood. Infine, segnaliamo la miriade di missioni secondarie offerte dal mare aperto che vanno dal recupero di oggetti finiti alla deriva alla pesca con l’arpione passando per l’esplorazione subacquea. Da un certo punto della storia in poi, infatti, Edward otterrà una lanterna e con essa potrà tuffarsi senza esitazione nei fondali marini in cerca di antichi tesori facendo attenzione al livello di ossigeno in continuo calo e agli spietati squali.

L’assassino che è in noi…

Per apprezzare al meglio Black Flag, però, non dobbiamo mai dimenticarci che si tratta comunque di un Assassin’s Creed. Dunque, oltre che le nuove e spettacolari sezioni in mare già ampiamente descritte, nel gioco sono presenti le classiche sezioni sulla terraferma. Avvicinandosi ad una tra le circa 50 ambientazioni disponibili sarà, infatti, possibile far attraccare il Jackdaw e scendere a piedi. Il tutto avviene con una fluidità davvero incredibile visto che, tranne per i porti delle tre città principali e più grandi (Havana, Kingston e Nassau), non ci sarà bisogno di alcun caricamento, riducendo al minimo i tempi morti.
Sulla terraferma, Assassin’s Creed IV: Black Flag non si distacca quasi per niente dai suoi predecessori. Come al solito esploreremo le diverse aree, urbane o selvagge che siano, grazie alla corsa acrobatica, non prima di averle sincronizzate tramite i classici punti di sincronizzazione. La caccia, ripresa anch’essa da AC III, non è più fine a se stessa come nell’episodio citato ma serve, come tutt’una serie di altre attività, a migliorare la caratteristiche di Edward. Come il Jackdaw, infatti, anche Edward potrà essere migliorabile e personalizzabile tramite nuove armi e gadget di vario tipo. C’è da constatare, però, che l’epicità delle ambientazioni marine va in contrasto con le ambientazioni urbane piuttosto anonime sulla terraferma. L’Havana, Kingston e Nassau, infatti, non riescono a contraddistinguersi l’una dall’altra. A parer mio ciò è dovuto ad una ragione in particolare: purtroppo in quell’epoca erano ancora città soprattutto rurali e ciò non ha consentito agli sviluppatori di fare quel mastodontico lavoro visto soprattutto in Assassin’s Creed II, dove ricrearono a perfezione qualunque monumento di Firenze e Venezia che favorivano la personalità delle città stesse, rendendo, ovviamente, molto più facile distinguerle donandogli quell’anima che non poteva esserci nell’altra. Ecco, l’assenza di monumenti di rilievo e punti di interesse nelle diverse città del capitolo in analisi non permette di donare un’anima propria ad ognuna di esse, riducendo il tutto ad un banale susseguirsi di palazzi e strutture molto simili tra loro. Menzione d’onore per le ambientazioni selvagge che risultano, forse, anche più ispirate della Frontiera di AC III.

"Terraaaaaaa!!! Terraaaaaaa!!!!"
“Terraaaaaaa!!! Terraaaaaaa!!!!”

Un uomo, un esercito…

La vita dell’assassino, si sa, non è affatto semplice e svolgendo le nostre missioni ci imbatteremo, come al solito, in diversi nemici. Questi ultimi potranno essere uccisi, come da tradizione della saga, sia in maniera stealth che con un attacco frontale. Ciò che è cambiato dai capitoli precedenti è che mentre prima il tutto spesso si risolveva con un normale e mai troppo difficile scontro diretto, ora il giocatore trova molto più gusto nel completare le missioni silenziosamente. Se però la nostra tattica dovesse fallire ed i nemici dovessero scoprirci, Edward Kenway non è di certo spacciato, anzi. Edward è provvisto di ben due spade e quattro pistole, oltre che le classiche lame celate e gadget di vario tipo come una cerbottana e un dardo con corda. Ciò che ci fa più piacere registrare sono alcune migliorie apportate al sistema di combattimento, vero elemento di critica dei precedenti episodi.
Pur senza stravolgerlo, Ubisoft è riuscita a migliorarlo leggermente. I nemici non si metteranno più in coda come al supermercato, preso il loro numero, ad attendere il proprio turno per essere uccisi. Finalmente i soldati nemici non attaccheranno più uno alla volta e cercheranno, in alcune occasioni, di organizzare alcune (seppur ampiamente previdibili) tattiche. Il numero stesso di nemici è aumentato e con esso la difficoltà generale degli scontri, non raggiungendo mai, però, livelli troppo alti. I combattimenti hanno, inoltre, subito una leggera rivisitazione dal punto di vista della fluidità: il tutto è reso più piacevole dalle animazioni più rapide e dalla possibilità di sparare con le quattro pistole in rapida successione, anche mentre si corre. Il sistema, in generale, risulta meno macchinoso che in passato.

Di certo, Edward non è poco attrezzato...
Di certo, Edward non è poco attrezzato…

Finita la storia, finito il gioco? Non credo…

Una volta portata a termine la storia principale, il giocatore si ritroverà con una miriade di cose da fare: oltre alle attività minori già citate come la caccia o la pesca, si avrà la possibilità di svolgere tantissime missioni secondarie che spaziano dai classici omicidi su commissione al recupero di oggetti e soprattutto dei collezionabili, da sempre segno distintivo della saga, stavolta presenti davvero in maniera massiccia e sotto diverse forme. Si va, infatti, da antichi testi storici alle canzoni per i marinai passando per mappe del tesoro e frammenti di Animus (che fanno il loro ritorno da AC Revelations). Insomma la longevità è davvero enorme e il 100% non arriverà sicuramente prima delle 50 ore di gioco.

In fondo al mar, ci sta uno squal!!
In fondo al mar, ci sta uno squal!!

Ad aumentare ancora di più le ore di divertimento che il gioco sa offrire ci pensa l’online. Introdotto in Assassin’s Creed Brotherhood, questa componente non ha mai visto sostanziali cambiamenti nell’originale formula in cui il giocatore si trova ad essere sia il cacciatore che la preda e Black Flag non fa eccezione: scelto il nostro avatar, potremo personalizzarlo sia nell’aspetto che, soprattutto, nelle abilità da usare in-game. Gli avatar saranno tutti, ovviamente, a tema piratesco e le modalità di gioco saranno le solite che i fan della saga conoscono bene senza alcuna novità di rilievo. Risulta chiaro, dunque, come l’online di Assassin’s Creed, seppur indubbiamente originale nell’idea di base, resti come in passato solo un elemento di contorno in un gioco che si basa praticamente totalmente nella propria componente single player. A chi non è piaciuto già in passato questo aspetto del gioco, difficilmente potrà trovare interesse da questo punto di vista in questo capitolo della saga visto che, come detto, non è stato apportato alcun cambiamento. Peccato perché, vista la preponderanza in single player degli scontri navali, inserire questa componente nel multiplayer avrebbe potuto giovare alla formula. Probabilmente i limiti hardware non hanno consentito un’introduzione di questo tipo.

Predatore e preda: quanto sopravviverai?
Predatore e preda: quanto sopravviverai?

Tecnicamente il gioco è molto buono, senza dubbio molto buono, anche se i limiti di un motore grafico come l’Anvil Next si iniziano a far notare nell’attuale generazione di console. Assassin’s Creed IV è molto bello da vedere in alcune fasi, mentre in altre si nota qualche rallentamento e cali di frame rate (soprattutto nei momenti più concitati) e qualche bug grafico che, però, non influenza più di tanto la situazione generale che si attesta su ottimi livelli. Dal punto di vista sonoro, le musiche a tema piratesco sono, come negli anni scorsi, davvero ottime ma non raggiungono vette di eccellenza. Davvero piacevoli mentre accompagnano il giocatore nella propria avventura ma non indimenticabili, insomma. Un complimento è da fare per la modellazione dei personaggi, principali e non, e le loro espressioni facciali davvero realistiche. Mai come in questo capitolo, inoltre, Ubisoft ha riservato tanta attenzione al doppiaggio italiano con attori quali Francesco Pannofino (nel ruolo di Barbanera) e Alessandro Capra (nel ruolo di Edward) davvero ispirati e convincenti con le loro voci.

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Commento finale

Assassin’s Creed IV: Black Flag riprende tutti gli elementi visti nei capitoli precedenti e che hanno reso grande la saga migliorandoli esponenzialmente. Un mondo di gioco vasto, enorme e pieno zeppo di cose da fare inserito perfettamente nel contesto storico che vuole rappresentare rendono questo capitolo della saga sicuramente quello che più si avvicina al leggendario e pluriacclamato secondo capitolo, sovrastandolo sicuramente per la quantità di cose da fare ma solo avvicinandolo per quanto riguarda l’atmosfera generale con un protagonista senza dubbio carismatico ma con città piuttosto anonime. A fare da contorno alla magnificenza generale del singleplayer ci pensa l’online che, quando non intacca minimamente (come in questo caso) il lavoro svolto nel comparto singleplayer, è sempre un’aggiunta bene accetta. Insomma, con questo capitolo, la saga raggiunge nuove vette di eccellenza, rivivendo i fasti del secondo episodio e, se vi immergerete a pieno nei mari caraibici, potreste rimanerne ammaliati per sempre.

9/10

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