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Call of Duty: Ghosts – Recensione

Publisher: Activision Developer: Infinity Ward
Piattaforma: PS3 (dal 29/11 anche su PS4) Genere: FPS Giocatori: 1-4 (Online: 2-16) PEGI: 16

Come ogni anno, prima o poi arriva quel momento in cui esce il Call of Duty di turno. Per molti è un appuntamento fisso, un gran bel giorno che si aspetta per giocare al nuovo titolo Activision, allo sparatutto in prima persona per eccellenza. Per altrettanti è un periodo buio, una scia di giorni in cui il mondo del gaming dimostra quante persone non riescano ancora ad apprezzare i giochi davvero belli. Per chi recensisce, però, è tutt’altra storia. Cosa voglio dire? Ogni anno è una curiosità, la curiosità di scoprire se Call of Duty ha davvero fatto qualche passo avanti o è tutta una farsa commerciale. L’anno scorso, nonostante un po’ di difetti qua e là, Black Ops 2 ci aveva soddisfatti. E quest’anno, come se l’è cavata Ghosts, a cui è spettato il compito di fronteggiare anche l’arrivo della next gen?

Abbiate paura. I fantasmi stanno per andare a caccia.
Abbiate paura. I fantasmi stanno per andare a caccia.

Una storia nuova

Come tutti sapranno, la saga di Modern Warfare ha avuto fine con il terzo capitolo, e così gli sviluppatori di Infinity Ward hanno pensato bene di creare qualcosa di nuovo, di diverso. E ci sono riusciti: in Call of Duty Ghosts vivremo in un Nord America distrutto, in un continente in guerra con la Federazione. Dopo aver preso il controllo del satellite spaziale ODIN, la Federazione bombardò l’America del nord, per poi passare all’invasione vera e propria. Sono passati diversi anni e ci troviamo nei panni di Logan, facciamo la conoscenza del fratello Hesh e del padre Elias mentre giochiamo le prime sessioni di gameplay e apprendiamo la storia dei Ghosts, soldati leggendari sopravvissuti a un attacco da cui nessun altro sarebbe uscito vivo.
L’incipit è a dir poco affascinante, e anche ben narrato. Un’altra cosa che fa molto piacere è che i Ghosts che verremo a conoscere, e anche i nostri nemici, avranno un nome, un volto, un qualcosa a contraddistinguerli, e non saranno più soltanto i soldati dal nome casuale come in quasi tutti gli altri CoD. Il problema però (sì, perché deve sempre esserci un problema) è che, se questa volta abbiamo a che fare con personaggi di cui impareremo il nome e riconosceremo la voce, questi non sono abbastanza caratterizzati e indagati a fondo nelle cinque scarse ore di campagna con cui il gioco ci si presenta. Insomma, senza entrare nello specifico, la storia ha basi più che ottime, ma il tutto viene gestito male e lungo un arco narrativo che va pian piano a perdersi fino a un finale che non entusiasma quanto fecero i maggiori esponenti della saga (vedi Black Ops o Modern Warfare 2).

 

L’ambientazione, bisogna ammetterlo, è affascinante.

In termini di gameplay, la situazione è anche peggiore. Le meccaniche sono rimaste pressappoco invariate, tolte le piacevoli aggiunte quali la scivolata in corsa, il salto con animazione per scavalcare gli oggetti o la possibilità di sporgersi dai ripari, e, proprio come la trama, sono usate piuttosto male. La campagna si presenta lineare, con ambientazioni affascinanti e sonoro all’altezza, realizzazione grafica per niente impressionante ma comunque migliore del passato, una buona varietà nelle fasi con veicoli, il nostro fido Riley o armi particolarmente interessanti, ma manca di carattere proprio nelle sezioni di shooting classico.
C’è da dire, poi, che le sezioni nello spazio e sott’acqua sono scialbe e gestite in modo a dir poco ridicolo, oltre che noiose. L’intelligenza artificiale non ha subito grossi miglioramenti, se non consideriamo il fatto che i soldati nemici prenderanno di mira il giocatore qualora egli tenti di aggirarli, cosa che in pratica costringe chi gioca a seguire il percorso più lineare e riparato possibile. Tornano i collezionabili (niente di che), ma ci si è completamente dimenticati dei passi avanti fatti da Black Ops 2 come i finali multipli, le scelte, gli obiettivi secondari, la personalizzazione dell’equipaggiamento e le missioni strategiche. Tutto buttato via, tutto ignorato.

La grafica è migliorata, ma il motore utilizzato ancora troppo datato.
La grafica è migliorata, ma il motore utilizzato ancora troppo datato.

Un po’ di “sana” competizione

Come sempre, il fulcro del gioco risiede nel comparto multiplayer, ancora una volta espanso e ancor più mirato alla competizione. In generale, il gameplay di Call of Duty Ghosts è più fluido e frenetico rispetto al passato, soprattutto per la vita dei giocatori (che è estremamente poca).
In questo senso, il gioco è forse addirittura troppo basato sulla velocità: chi mira prima vince, e ok, ma se io ti prendo alle spalle? Qui risiede la tattica, direte voi, ma io vi dico no, qui risiedono gli spawn, poiché mai sono stati così mal studiati. Capiterà fin troppo spesso di spawnare, fare due passi e venire uccisi da dietro o, al contrario, di spawnare col mirino praticamente su un giocatore nemico (il che può anche far piacere a noi, ma di certo non ha reso migliore la sua esperienza).
Anche parlando di armi e serie di uccisioni, Call of Duty Ghosts ha decisamente bisogno di ritocchi per bilanciare il tutto. Ancora una volta troviamo ricompense uccisioni troppo facili da ottenere e altre troppo difficili da abbattere, che rendono il gioco frustrante.

L'hud del multiplayer.
L’hud del multiplayer.

Per quanto riguarda la personalizzazione, invece, Ghosts fa un bel passo avanti, permettendo al giocatore di creare i propri soldati (anche nell’aspetto) e di equipaggiarli con una miriade di armi, accessori ed equipaggiamento, oltre che con i perks, questa volta divisi in categorie ma selezionabili con un sistema a punti simile a quello di Black Ops 2 per le classi. Grazie a questo sistema prende vita la modalità “Squadre”, che permetterà di utilizzare i nostri soldati in diversi tipi di competizione che coinvolgono l’intelligenza artificiale e altri giocatori.
Anche questo, però, risulta sbilanciato in quanto spesso sarà semplicemente il giocatore più bravo ad avere la meglio, e poco conterà la complessa personalizzazione della squadra che, una volta affidata al computer, si farà comunque ammazzare. Tra le modalità classiche invece troviamo aggiunte piuttosto particolari: Blitz e Frenesia. La prima è simile a ruba bandiera ma con regole un po’ più particolari e senza la bandiera (ma il principio è quello: correre allo spawn avversario senza farsi ammazzare). Frenesia è molto più interessante: dopo aver ucciso un nemico si ottengono dei bonus, ma si hanno 30 secondi per fare un’altra uccisione, altrimenti… si esplode. Si tratta ovviamente di una modalità divertente e frenetica (…ma no?) e decisamente inadatta al competitivo.
Perciò, passiamo alle “cose serie”: finalmente le Clan War sono state introdotte direttamente nei menu di gioco (un po’ come aveva già fatto Killzone molto tempo prima) e da oggi è molto più facile tuffarsi nel competitivo con regole studiate appositamente per rendere la sfida più equilibrata. La modalità più adatta è, ovviamente, Salvataggio, ovvero la nuova versione dell’indimenticabile Cerca e Distruggi, in cui si fa uso delle piastrine come in Uccisione Confermata: se si prende quella del compagno, egli respawna, se si prende quella del nemico, non tornerà più in gioco fino al prossimo round. Il tutto ovviamente insieme alle solite postazioni da attaccare / difendere con la bomba.

Come al solito, certe armi necessiterebbero di un depotenziamento.
Come al solito, certe armi necessiterebbero di un depotenziamento.

Call of Duty 2013

Cosa ha combinato Infinity Ward? Semplice: la solita solfa, migliorata in alcuni aspetti e peggiorata in molti di più. Se Black Ops 2 aveva gettato le basi per la nuova generazione di Call of Duty, Ghosts ha ribadito che, finché sarà possibile, Infinity Ward continuerà a fare come ha sempre fatto. L’unica aggiunta davvero apprezzabile nella campagna è il compagno Riley, di cui si fa uso troppo breve, e nel multiplayer le opzioni per il competitivo. Con questo, Call of Duty Ghosts si può dire sufficiente sì, ma niente di più. Almeno fino al prossimo paragrafo.

ghostsextinction

Extinction

Una novità c’è, e bella grossa. L’unica cosa che IW ha preso in prestito da Treyarch è stata l’idea di una nuova modalità, qualcosa che si discostasse dal solito “spara ai soldati nemici”. E se loro avevano gli zombie nazisti, perché non prendersi l’esclusiva sugli alieni?
Con una trama di fondo interessante e che c’entra poco e niente con quella del gioco in sé, la modalità Estinzione ci getta in una città attaccata dagli alieni, in cui dovremo cooperare con tre compagni per resistere ed arrivare fino alla fine. Vi dice niente? Ok, assomiglia molto a zombi, ma è molto più profonda di quel che sembra, oltre che estremamente tattica e divertente in compagnia: ogni giocatore ha a disposizione quattro classi, ciascuna delle quali potrà spendere i punti acquisiti nella partita per potenziare la pistola, uno dei quattro accessori selezionabili col pad direzionale o l’abilità peculiare della classe (come possono essere il danno, la resistenza, la capacità di curare più in fretta ecc).
In Estinzione si acquisiscono soldi che possono essere spesi per acquistare armi o per utilizzare le quattro “abilità” delle classi. Sparsi per la mappa ci sono accessori nascosti per personalizzare le armi primarie che compriamo, mentre la secondaria rimane la stessa che scegliamo prima di iniziare la partita e può essere potenziata, proprio come le abilità di classe, spendendo i punti abilità che si acquisiscono proseguendo nella partita e completando le task secondarie. Gli alieni si accaniranno sul gruppo di giocatori e sulla loro trivella non a ondate vere e proprie ma quasi; andando avanti nella mappa si incontreranno diversi tipi di alieni che richiederanno diverse strategie per poter essere fronteggiati. Per nostra fortuna, la mappa è anche cosparsa di trappole azionabili col denaro o di torrette fisse (attenzione: non pensate che questo renda il gioco facile…). Se zombi era praticamente impossibile, Estinzione è molto difficile ma portabile a termine con una squadra dotata di buona comunicazione, classi equilibrate, una buona conoscenza della modalità e delle tattiche da usare e, ovviamente, almeno un minimo di skill individuale.

L'hud della modalità Extinction.
L’hud della modalità Extinction.

Commento finale

Con Call of Duty Ghosts, come già detto, Infinity Ward fa ben poco di nuovo. Se non fosse per Extinction, il gioco sarebbe quasi sconsigliabile a chi non abbia intenzione di entrare nel mondo del competitivo e dei clan. Così come si presenta, il nuovo Call of Duty è come al solito un titolo oggettivamente più che buono, ma che delude per la scarsa innovazione, per il cattivo utilizzo delle premesse nella campagna e per la gestione iniziale di un multiplayer che, con un po’ più di cura, sarebbe stato perfetto per il genere. Call of Duty continuerà a uscire, lo sappiamo; possiamo solo sperare che Treyarch non faccia un passo indietro come ha fatto Infinity Ward e che l’anno prossimo sia davvero l’anno della nuova generazione anche per Call of Duty. Altrimenti, ragazzi miei, ci sono ben altri giochi per godersi l’inizio di una nuova generazione di FPS, ma per questo vi rimando alla recensione di Battlefield 4 e al nostro appuntamento con quella di Killzone: Shadow Fall.

7/10

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1 commento

  1. […] Come ogni lunedì, su PlayStation Bit, potete trovare le classifiche di fonte GfK Retail and Technology relative alla week 45 del 2013 (dal 4 al 11 novembre 2013), diffuse da AESVI. Un po’ a sorpresa ma non troppo, vista la qualità per molti versi deludente, questa settimana troviamo in testa Call of Duty Ghosts, seguito dai “soliti” FIFA, Assassin’s Creed e GTA. E voi che avete acquistato il titolo, cosa ne pensate? Per sapere come la pensiamo noi, vi rimando all’ottima recensione del nostro Francesco Audino. […]

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