Primo PianoDark Souls 2 - Crown of the Ivory King - Recensione

Dark Souls 2 – Crown of the Ivory King – Recensione

Publisher: Bandai Namco Developer: From Software
Piattaforma: PS3 Genere: RPG Giocatori: 1 (Online: 2-4) PEGI: 12 Prezzo: 9,99 €

Siamo riemersi, un mese fa circa, dalle oscure profondità della Torre Nebbiosa, dopo aver sconfitto il temibile guardiano e recuperato la corona del Vecchio Re di Ferro. Ma alla conclusione del nostro incredibile viaggio manca ancora un tassello, forse quello più ostico e ricco di minacce dei tre, che ci porterà all’ottenimento della corona del Re d’Avorio. Caliamoci allora insieme nell’ultimo capitolo del trittico delle Corone.

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Un fuoco che può scaldarci solo per poco dal gelido vento che avvolge Eleum Loyce

Da dove arriva tutto questo freddo?

Il messaggio recapitatoci è cristallino, un fiore congelato ci lascia intuire che per trovare l’ultimo cimelio dovremo recarci al Santuario d’Inverno, dove infatti ci attende il familiare braciere ornato di rettili ed ardente di una fiamma bluastra. Messaggi minacciosi ora adornano le precedentemente spoglie pareti della struttura, a monito per tutti gli avventurieri così temerari o così sciocchi da entrare nell’area a cui rimanda il calice.
Non sappiamo bene a quale delle due categorie sopracitate apparteniamo, ma senza indugio ci tuffiamo in quest’ultima avventura, e il posto in cui veniamo trasportati lascia a bocca aperta. Tutt’attorno null’altro che un’immensa distesa bianca a perdita d’occhio, qua e là quelle ormai note strutture simili a tombe che ci hanno accolti nelle altre logge, ma con un che di diverso, forse dovuto alla candida neve che ricopre tutto, rendendo l’ambiente silenzioso e immobile.
Mentre il vento sferzante si fa sentire in tutte le giunture, sotto l’elmo e l’armatura, decidiamo di camminare a passo rapido sulla distesa innevata, e iniziamo a intravedere un’enorme portone semiaperto, da cui una gelida brezza esce sibilando. Ci acquattiamo davanti al primo falò che l’area ha da offrire, affiliamo le armi e ci prepariamo ad entrare, pronti a tutto meno a quello che ci troviamo di fronte. Una volta varcata la soglia infatti accediamo a Eleum Loyce, quella che un tempo era una rigogliosa città, ma che ora è solamente una struttura immobile, conservata sempre uguale negli anni da quello stesso gelo che l’ha paralizzata, carica di fascino ma soprattutto piena in ogni dove di minacciosi avversari pronti ad ottenere la nostra testa. Non sarà facile uscire da qui, ma noi ci facciamo forza e, sfidando la tormenta, ci infiliamo nel primo di molti varchi nella pietra, pronti ad affrontare qualsiasi nemico ci si pari davanti.

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Oltre il gigantesco portone, la città si staglia bianca e silenziosa. In lontananza, la Cattedrale, nostro obiettivo finale. Ce la faremo a raggiungerla o periremo nel tentativo?


Ci vorrebbe una cioccolata calda

Eleum Loyce è quindi la vastissima struttura esplorabile in questo terzo ed ultimo DLC di Dark Souls 2, e vi assicuriamo che usare il superlativo è tutt’altro che esagerato. A dispetto infatti delle precedenti espansioni, questa volta è stato fatto un lavoro enorme per creare una struttura colossale, paragonabile per dimensione alla somma delle due precedentemente affrontate nel gioco. In aggiunta all’ormai costante elemento verticale, con alte torri da esplorare, scale da salire e botole in cui cadere, la vera novità in questa Crown of The Ivory King risiede nella vastità dell’elemento orizzontale, in quanto vi ritroverete a camminare veramente tanto, senza mai ricapitare nello stesso punto per più di tre volte di fila, se non volontariamente. Passerete da cortili innevati con tanto di fontana congelata alle Mura Interne, con spazi angusti, anfratti nascosti e soprattutto mostri pronti a sbucare anche dalle pareti.
Ad aggiungere difficoltà all’esplorazione c’è l’elemento vento, che sarebbe marginale nel momento in cui non fosse mischiato a neve, rendendo così la visibilità del giocatore molto scarsa e non permettendogli di pianificare le sue mosse come normalmente farebbe in condizioni normali. Non sarà raro infatti che un avversario vi sorprenda perchè nascosto vicino ad una coltre bianca, oppure che vi capiti di mettere un piede in fallo andando incontro a una tragica fine, perchè distratti dalla nube biancastra che vi offusca la visuale, rendendo però a volte persino frustrante, e questo è il rovescio della medaglia, orientarvi nell’enormità della mappa. Ad aggiungere poi altre emozioni ci pensa infine un’area “segreta”, sbloccabile mediante una particolare chiave, in cui la tormenta sarà così forte da non permettervi di vedere davvero nulla, se non quando calerà per qualche istante, ogni trenta secondi circa.

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Una fontana congelata immersa in una piazza coperta di neve. Il posto perfetto per un agguato, e la torcia non ci salverà

Scusa, hai da accendere?

Passiamo all’elemento chiave del gioco, ossia i nostri avversari, perchè se nel precedente DLC avevamo elogiato la varietà dei nemici, qui pare che sia stato fatto un piccolo passo indietro, nella direzione presa dalla Crown of The Sunken King. Seppur pertinenti alla trama di gioco, infatti, i mostri sparsi per Eleum Loyce non sono molto vari, trattandosi di semplici soldati congelati e dei cani già visti nel gioco base, con una spolverata di nevischio sul loro manto semi decomposto, senza quindi farci esaltare per l’inventiva generale. La banalità per non è sinonimo di facilità, infatti le battaglie saranno a volte parecchio complicate e molto spesso una mossa giusta o sbagliata potrà far pendere l’ago della bilancia verso una roboante vittoria piuttosto che verso una penosa sconfitta, senza comunque mai presentare una sfida impossibile.
Altra storia sono invece gli NPC invasori, che vi daranno parecchio filo da torcere, sia per la loro forza e abilità veramente fuori dal comune, sia per i luoghi in cui essi compariranno, spesso spazi angusti o aree piene di altri pericoli, anche se il loro design rimarrà quello classico visto fin dai tempi di Demon’s Souls, il che non è assolutamente un male, visto che è quasi un marchio di fabbrica.
Un punto di elogio va invece ai modelli poligonali dei boss presentati a difesa della corona d’Avorio, sia primari che secondari, veramente ben fatti e con delle ottime animazioni, anche se come al solito preferiamo non svelarvi nulla, se non che From Software è riuscita ad inserire una “trappola” che mi ha fatto parecchio sorridere e che ha tratto in inganno gli avventurieri più sprovveduti o semplicemente incauti.
All’interno del DLC sono presenti anche la bellezza di due boss secondari, raggiungibili tramite un’area segreta di cui vi abbiamo già accennato, tormentata da una tempesta di neve che ricorda molto la nebbia dei Boschi Ombrosi, che non vi farà vedere ad un palmo dal naso e nasconderà al suo interno, oltre ai boss, numerosi tesori e una folta schiera di minacciosi avversari.

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L’abilità più pericolosa dei mostri che affronteremo è la mimetizzazione, visto che l’effetto “bianco su bianco” li rende difficili da avvistare

Tutto è bene quel che finisce bene

Insomma, la conquista dell’ultima corona è anche quella più complicata, più completa e soprattutto più bella, sotto quasi tutti gli aspetti, da quello qualitativo, alla vastità degli ambienti. Ma perchè allora quel fastidioso “quasi”? La risposta è da ricercare in elementi già citati, come ad esempio il design meno ispirato dei mob normali sparsi per la mappa e forse una certa povertà di idee che ha colpito gli sviluppatori, alla terza pubblicazione in tre mesi, cosa non da poco vista l’entità del lavoro svolto. Oltre a questo, spiace dirlo, abbiamo riscontrato un livello di difficoltà quasi basso per gli standard della serie, con il boss finale che non ha offerto, parlando a livello personale, il grado di sfida che mi aspettavo a completamento di una cavalcata che si era fatta sempre più interessante via via che si proseguiva. E’ mancato insomma quell’acuto che avrebbe trasformato un prodotto ottimo in uno indimenticabile, lasciando un po’ con l’amaro in bocca tutti coloro che si aspettavano una conclusione con il botto, anche visti i ritardi nella pubblicazione per, a detta degli stessi sviluppatori, offrire l’esperienza di gioco più completa possibile. A parte questo, comunque, la promessa fatta da From Software è stata rispettata, perchè visto e considerato ciò che si muove su schermo e l’aggiunta della tormenta, la fluidità del gioco è incredibile e genera solo sporadicamente qualche rallentamento, ma si tratta di casi estremamente rari.
Insomma, se non ci soffermiamo troppo su questi nei, l’ultima corona di From Software si fa apprezzare e brilla come uno dei migliori prodotti sul mercato per gli appassionati di giochi di ruolo, sia per quantità di cose da fare e vedere, sia per l’ottima realizzazione tecnica.

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Presi anche a calci, come se non bastassero le continue morti. I mostri di questo DLC sono proprio senza rispetto.

Commento finale

Crown of the Ivory King è la degna conclusione di un trittico che ci ha portati all’Inferno e ritorno, ci ha fatto ritrovare vecchi avversari e nuovi temibili nemici, ci ha spinto ad affinare le nostre qualità e superare piramidi affondate, immense torri e distese innevate, conducendoci infine a una conclusione che poi una vera fine alla storia non è. Chissà che non sia in arrivo una nuova trilogia, presto o tardi, per tutti gli appassionati. Per adesso godiamoci quest’ultima corona, consapevoli di avere tra le mani un prodotto molto buono.

8/10

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Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.