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Digimon: All-Star Rumble – Recensione

Publisher: Bandai Namco Developer: Prope
Piattaforma: PS3 Genere: Picchiaduro Giocatori: 1-4 PEGI: 7

Siamo nel lontano 1999, i Pokémon sono usciti da circa tre anni e stanno spopolando in tutto il mondo, accaparrandosi milioni di piccoli fan sfruttando Pikachu e compagni. Ecco che urge un’idea per riuscire a rubare il palcoscenico ai mostri tascabili, ed allora arrivano i Digimon, mostri digitali che si basano sullo stesso concetto dei rivali ma ne stravolgono le metodiche, ed ovviamente il successo non può che essere planetario, diventando la seconda forza in gioco per rubare soldi dalle tasche dei bambini adoranti, tra cui il sottoscritto. Tutto ciò ha portato a numerosi videogames, alcuni anche molto piacevoli, con l’ultimo titolo arrivato nel lontano 2004. Ecco quindi che, a 10 anni di distanza, ci apprestiamo a tornare a Digiworld, sperando che tutto sia rimasto come l’avevamo lasciato da bambini.

digimon all star rumble

Tutto uguale a prima

Ed in effetti, a distanza di una decade, il tempo sembra essersi fermato per questi animali digitali, perché quello che abbiamo tra le mani è un gioco che fin da subito appare indietro secoli rispetto a un qualsiasi gioco PlayStation 3, anche quelli più di nicchia abbandonati nei cestoni delle offerte a 5 euro o poco più. Il fattore che già da subito mi fa rizzare le antenne è la corposa quantità di dati da scaricare per fruire del titolo, la bellezza di 400Mb, dimensione inferiore a quella di un CD, il che fa presagire che le cose inserite non saranno moltissime.
Ma, senza farmi scoraggiare da questo piccolo dettaglio, faccio partire il titolo e vengo accolto da una schermata del titolo in cui lo speaker urla felicemente il nome del titolo: “Digimon, All Stars Rumble!”. Sorrido pensando a tutti i miei eroi dell’infanzia, ad Agumon e Gabumon, a tutti i terribili avversari che davano battaglia ai nostri eroi, alle potentissime Digievoluzioni e magari pregusto una modalità storia che ricalchi le linee di Digimon World, primo vero gioco su PlayStation che mi ha fatto perdere il sonno e che mi ha fatto scoprire la sottile arte delle imprecazioni, quando il mio compagno malauguratamente si evolveva, per un motivo o per un altro, nell’orribile Sukamon, un Digimon a forma di escremento totalmente inutile in combattimento ma dalla qualità indubbia di ingurgitare escrementi trovati per terra con una gran voracità, qualità che qui sarebbe stata parecchio d’aiuto.
Entro nel Menu principale, che ricorda quello di un qualsiasi picchiaduro in stile PlayStation All Stars: Battle Royale, con le icone per la modalità Storia, per la Battaglia, gli Allenamenti e le varie Opzioni di gioco, oltre ad un’icona chiamata Collezione, che solletica già la mia fantasia, facendomi pensare ingenuamente che vi saranno oggetti da raccogliere, magari nascosti per una vasta mappa esplorabile liberamente.
Dopo un veloce controllo dei comandi, totalmente personalizzabili, decido infine di lanciarmi fin da subito nella modalità Storia, per mettere alla prova le mie abilità e vedere se ho ancora la stoffa del vero Digimon Master, ma purtroppo il mio entusiasmo scemerà di lì a breve.

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I Digimon sono pronti a darsi battaglia! Purtroppo per noi…

Ho visto carte veline più spesse di questa trama

La modalità Storia, manco a dirlo, consiste in una sequenza di 8 capitoli, durante i quali impersoneremo un Digimon tra i 12 disponibili e prenderemo parte ad un torneo organizzato da Magnadramon, uno dei Quattro grandi Draghi, alla fine del quale verrà svelato il mistero che ci accompagnerà nella nostra avventura, cosa che sulla carta intriga molto e fa pregustare ore ed ore di divertimento.
Ma, come dice il detto, ne uccide più la penna della spada, perché dietro a una trama così splendidamente raccontata a parole si cela la banalità più assurda, visto che, ve lo sveliamo già, alla fine il torneo si rivelerà essere un modo per eleggere il Digimon supremo, che si batterà in uno scontro all’ultimo sangue con un avversario dalla potenza inaudita, per riportare la pace a Digiworld.
Il tutto in un susseguirsi di capitoli tutti uguali tra loro, in cui verremo scaraventati in una piccola mappa in cui ad una serie di scontri contro avversari base, andremo ad affrontare, in uno scontro rigorosamente 1vs1, un altro Digimon candidato alla vittoria nel torneo.
La cosa che fin da subito colpisce, in negativo, è un settore grafico rimasto fermo ai tempi di PlayStation 2. Personalmente mi fa male dirlo, ma credo di non ricordare un comparto grafico così mal gestito sulla mia amata PlayStation 3, in cui la povertà delle ambientazioni va di pari passo con la noncuranza. Le ambientazioni che ci circondano, quattro diverse, sembrano estrapolate dal tempo e dallo spazio, visto che, se guarderemo oltre i confini delle mappe in cui verremo catapultati, tutto ciò che vederemo sarà il nulla più totale, a perdita d’occhio. Come se non bastasse, come detto, la grafica è rimasta indietro di parecchi anni, visto che, tra ombreggiature in cui possiamo contare i vari pixel da cui è composta e foglie ed affini che sembrano incollati su una base poligonale, l’effetto che se ne ha è proprio di arretratezza nello sviluppo.
Gli stessi Digimon, elemento portante del gioco, sono purtroppo realizzati con dei modelli poligonali poveri di qualsivoglia dettaglio, con animazioni scriptate sempre uguali, mai un sussulto, mai una differenza nei movimenti, mai niente che esuli dall’ordinario.
Ma, io me lo ripeto sempre, la grafica non è tutto, gli indie ci hanno insegnato a non giudicare un libro dalla copertina, perché una bella trama o un gameplay ad-hoc possono trasformare l’esperienza di gioco, e con questa speranza nel cuore mi sono lanciato a capofitto nell’esperienza di gioco offerta da Digimon: All-Star Rumble. Un salto dalla padella nella brace.

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Sessioni Platform legnose e ripetitive andranno di pari passo con combattimenti noiosi e privi di mordente. Un’accoppiata vincente, senza dubbio

Deficienza Artificiale

La trama, come detto, non è null’altro che un susseguirsi di “Hey, anche tu nel torneo? Battiamoci!” fino all’escalation finale in cui sfideremo il Digimon Supremo per riportare la pace nel piatto e vuoto Digimondo. Proprio gli scontri tra i vari Digimon sono un altro punto a sfavore di questo titolo, poiché sia le battaglie contro gli sparring partner (perché solo di questo si tratta) che compariranno durante l’esplorazione della mappa, sia gli scontri più intensi strapperanno ben più di uno sbadiglio.
Sorvolando sugli assurdi cali di frame-rate, inspiegabili in un gioco dove il massimo numero di elementi che si muovono su schermo è 9-10 e dove le uniche ombre vagamente dinamiche sono quelle del nostro personaggio e degli avversari, l’Intelligenza, se così si può chiamare, Artificiale fa rimpiangere la pallina di Pong, visto che i nostri numerosi nemici, ben sei tipi diversi durante l’intera avventura, saranno dotati di un solo attacco, che useranno a ripetizione, senza curarsi di spostarsi per schivare i nostri attacchi o bloccarli in alcun modo.
Ci ritroveremo quindi ad eseguire una tediosa sequenza di spostati-attacca-spostati, fino all’abbattimento del mostro di turno, per recuperare una piccola ricompensa in denaro o in punti abilità e proseguire nella zona successiva. Sembra inutile sottolineare come questa sequenza venga a noia dopo la prima decina di minuti di gioco, ed è quasi un sollievo sapere che l’intera modalità Storia si può tranquillamente portare a termine in un’ora.
Ovviamente però non ci si limita a combattere figure di cartone mono-attacco, ma si lotta anche per vincere il torneo, contro gli altri Digimon giocabili, in varie modalità che vanno dal conquistare la bandiera per fare punti al fare più danni possibile, ma anche qui la noia regna sovrana visto che tutto quello che ci verrà chiesto di fare è colpire ripetutamente il nemico per vincere senza problemi. Almeno fino allo scontro con il boss finale, che alza la curva di difficoltà in maniera ridicola, anche se lo scontro dopo il primo paio di batoste si rivela tranquillamente fattibile, soprattutto sfruttando il potere speciale della Digievoluzione. Cosa? Non ne ho ancora parlato? C’è un motivo se non l’ho ancora fatto.

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Scontri fino a quattro giocatori assieme, per annoiare, oltre a te, altri tre amici che ti stanno particolarmente antipatici

Agumon, Digievolveee… O forse no…

La parte forse più bella di Digimon erano le evoluzioni, dei cambi di forma assimilabili alla crescita degli esseri umani, con cui il nostro animaletto passava dall’essere una piccola palletta puccettosa, la forma primaria, fino a raggiungere, vincendo battaglie e crescendo, le forme Evoluto e Mega Evoluto. Avevamo quindi un Botamon che diventava Koromon, Agumon, Greymon, MetalGreymon ed infine il potentissimo WarGreymon, in una sequenza che poteva avvenire anche in senso opposto, con una retrocessione dovuta alle sconfitte o alla stanchezza.
Ebbene, tutto questo in Digimon: All Stars Rumble non esiste, ma, molto più banalmente, i personaggi saranno utilizzabili in forma intermedia, con i vari Agumon, Gabumon e compagni, e, in rari casi, nella loro forma Mega. La Digievoluzione potrà avvenire per un breve periodo di tempo, una volta caricata un’apposita barra presente di fianco al nostro indicatore di Vita, e una volta in questa forma potenziata saremo praticamente intoccabili e, cosa non meno importante, fortissimi, con anche la possibilità di scatenare un devastante attacco speciale contro il nemico.
Ma questo è forse il più grande crimine del gioco, ossia l’aver eliminato completamente il concetto base sviluppato nel cartone animato prima e nei vari videogiochi poi, quello di allenare il nostro Digimon fino allo stremo per renderlo abbastanza forte da fronteggiare ogni avversario. Qui, per una morbosa voglia di semplificare tutto il possibile, abbiamo una sola evoluzione, che dura pochi istanti e crea il panico generale, visto che normalmente non è contrastabile in alcun modo e costringe alla fuga per evitare di essere colpiti.
Inutile dire che anche qua la mia personale delusione è tanta ed è cocente, perché io sono cresciuto con i personaggi che vedo muoversi legnosamente su schermo e mi sento morire un po’ per volta dentro, pensando a come un brand una volta di successo sia stato recuperato per accalappiare qualche fan disperato come il sottoscritto.

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Ogni Digimon avrà la sua evoluzione ed una mossa finale personalizzata

E il resto mancia

Finora l’unico elemento analizzato è stata la Storia, ma l’unico altro elemento di spicco è la modalità Battaglia, in cui ci si potrà sfidare fino in quattro, a squadre e non, nelle otto diverse modalità di gioco, scegliendo tra i 12 personaggi sbloccabili completando la storia, che annoverano tra le loro fila Digimon presi, in realtà un po’ casualmente, dalle varie serie animate, inserendo solo i più famosi, ma con alcune gravi carenze, come il buon Patamon. Le modalità sono esattamente le stesse della Storia, e permetteranno, oltre a selezionare i combattenti, anche di scegliere l’arena tra quelle disponibili, e se utilizzare o meno evoluzioni, oggetti e Digicarte. Proprio queste ultime, pensate come dei collezionabili, sono degli speciali bonus che potremo equipaggiare ai nostri Digimon per donargli dei potenziamenti che si attiveranno in momenti casuali del combattimento, creando un effetto visivo a schermo in cui la nostra carta e quella dell’avversario, qualora ne fosse dotato, di scontreranno e la più forte applicherà il suo effetto. In realtà il risultato che si ottiene da questa pratica è di spezzare la già sottilissima trama di gioco, interrompendo momenti di gioco e spezzettando l’azione in maniera incredibilmente fastidiosa, senza contare che molto spesso gli effetti sono totalmente inutili. Per i più assidui (o folli) giocatori, ci sono comunque la bellezza di 100 carte ottenibili, ognuna con il disegno originale di un Digimon che sfortunatamente vedremo solo come immagine statica, cosa che farà se possibile venire ancor più malinconia.
Chiudiamo con un piccolo accenno alla modalità Allenamento, che ci permetterà di provare le varie mosse disponibili e testare le combo più devastanti, e al comparto audio, nulla per cui gridare al miracolo, visto che a dispetto della penuria di frasi prounciate dai personaggi, nessuna di queste è stata tradotta in italiano, lasciando un anonimo doppiaggio inglese ad accompagnare i menu e i dialoghi a schermo, almeno quelli tradotti nel nostro bell’idioma, per la gioia dei più piccoli che potranno leggere 700 volte la frase “Hey, anche tu nel torneo? Combattiamo dai!”, imparando molto in fretta cosa vuol dire la parola “noia”.

httpvh://www.youtube.com/watch?v=DbdqUsjEo1c

Commento finale

Come detto, il buon Sukamon farebbe ottimo piatto di questo titolo in cui nulla si può salvare, partendo da una grafica con un livello di bassezza quasi imbarazzante, passando per controlli legnosi e una trama più triste e banale di quella di un film hard, e concludendo questa carrellata degli orrori con la presenza di due sole modalità di gioco e l’assenza, pesantissima per un titolo Brawl, di un comparto online. Ma forse è meglio così, visto che se avessi dovuto testare questo gioco per più dell’ora abbondante che la conclusione della Storia richiede il mio bambino interiore si sarebbe suicidato. Un titolo sconsigliato a chiunque, soprattutto ai fan della serie che potrebbero insorgere, manco fosse la Rivoluzione Francese.

3/10

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Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.

2 Commenti

  1. Io questo gioco l’ho provato da amici e mi spiace denunciare il fatto che questa recensione è in malafede, si tratta di un gioco da 7 almeno.

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