PS3Mindjack - Recensione

Mindjack – Recensione

Publisher: Square-Enix Developer: FeelPlus+
Piattaforma: PS3 Genere: Sparatutto Giocatori: 1 (Online: 1-4) PEGI: 16

Ci troviamo nell’anno 2031, in un ipotetico futuro dove la tecnologia si è resa sempre più partecipe nella quotidianità della vita dell’uomo. Un agente segreto della FIA, Jim Corbijn, è al lavoro in un aeroporto, immediatamente riceve l’ordine tramite auricolare di individuare l’obiettivo da agganciare, nella fattispecie una ragazza esile e bionda, e di seguirlo senza intervenire. In un batter d’occhio, le cose rovinano precipitosamente, e il nostro è costretto a mettere fuori uso un possibile punto di appoggio dell’obiettivo. I membri della sicurezza, in preda al panico, non sanno nemmeno loro come agire precisamente, così una furibonda sparatoria comincia a infuriare nel bel mezzo di un atrio illuminato da lumi fosforescenti.

Il trionfo della mediocrità…

Un inizio, quello di Mindjack, capace di ben impressionare il giocatore, che si trova in pochi istanti catapultato in un mondo alternativo e decisamente sopra le righe. Addirittura, il gioco, sin dai primi istanti, presenta novità inedite, raramente viste e sfruttate prima d’ora, come la possibilità di manipolare la mente degli avversari una volta indeboliti, o addirittura di prenderne il controllo vero e proprio, abbandonando il corpo del protagonista, gestito temporaneamente dall’intelligenza artificiale. Ottimo. Quando però le ore cominciano a passare, la noia comincia a subentrare, un po’ perché ci si accorge che le novità si limitano solo a quanto appena descritto, un po’ perché, anche agli occhi del giocatore più inesperto, il gameplay non potrà che sembrare una versione rudimentale e arretrata di quanto negli sparatutto in terza persona di questa generazione.

Potrete prendere il controllo dei vostri nemici

Alla (quasi) totale mancanza di rivoluzioni in questo ambito, si aggiungono altri difetti che di certo non migliorano l’esperienza ludica: i combattimenti corpo a corpo si rivelano assai approssimativi (passeranno secondi interi da quando schiaccerete il tasto “cerchio” a quando vedrete le conseguenze delle vostre azioni su schermo!), il sistema di copertura non convince, poiché fare esattamente ciò che voi volete è sempre una mezza impresa, ed infine anche un’azione elementare come il lancio di una granata dà adito a lamentele, dal momento che le vostre intenzioni non saranno quasi mai assecondate, per quanto bravi possiate essere. A un gameplay che dunque non è definibile come classico, ma semplicemente mediocre, vanno ad aggiungersi altre problematiche.
Il posizionamento dei checkpoint è frustrante, poiché ogni qual volta morirete, dovrete ricominciare la “scena” – ossia un frammento di capitolo – dall’inizio. Non si sta parlando di ore e ore di gioco perse, come nel miglior dungeon crawler, ma di qualche decina di minuti, per fortuna. Ma è facile chiedersi come mai l’autosalvataggio non scatti ad ogni sparatoria… Dal tutto traspare inoltre una ripetitività di fondo semplicemente spaventosa: si è sempre sul punto di pensare (o meglio, sperare) che stia per arrivare una sezione di sparatoria su scorrimento, per esempio, o a bordo di un qualsiasi veicolo. Invece no, niente di tutto questo. Dall’inizio alla fine del gioco non si farà altro che coprirsi e sparare, senza nessun enigma, senza nessun bivio. Si passerà da un punto all’altro senza nessuna sorpresa, attendendo degli avversari che prevedibilmente si presenteranno davanti a voi, pronti a farvi fuori.
Ci sarà qualche sporadico incontro con dei “boss” carismatici tanto quanto una finestra aperta, che curiosamente non sempre dovrete veramente sconfiggere. Avete letto bene: piuttosto spesso, per battere il gigante o il mech di turno, dovrete sconfiggere tutti gli scagnozzi presenti nello scenario. Scelta discutibile, ne converrete, tant’è che non vi capiterà mai di vedere su schermo una barra della vita.

…che continua…

Neanche la trama riesce a convincere veramente, rivelandosi troppo piatta nel complesso, malgrado le premesse siano buone: il tutto procede troppo lentamente e con pochi e banali colpi di scena – sicuramente non vedrete nessuno correre in piazza nudo dalla gioia o dall’entusiasmo. Avrete capito che continuare a criticare questo gioco è un po’ come sparare sulla croce rossa, ma non è possibile esimersi dal farlo.

Se ne vogliamo fare una questione si livello auditivo e visivo, ci si ritrova comunque con delle critiche da muovere agli sviluppatori, che forse hanno pagato un po’ troppo cara la propria inesperienza e probabilmente si sono trovati succubi dalla pressione di un grande publisher come Square Enix, al fine di fare uscire in fretta il gioco sugli scaffali. La grafica non presenta particolari difetti, ma è comunque poco definita e priva dei dettagli necessari per un vero salto di qualità. Per fortuna, almeno i cali di framerate sono davvero rari – anche perché le cose su schermo da gestire non è che siano poi così tante – e il comparto audio si presenta piuttosto bene, soffrendo però anch’esso di una certa mediocrità di fondo, difetto che sembra percorrere tutto il gioco.

Un gorilla meccanico mega-tecnologico?

Problemi persistono anche sull’intelligenza artificiale dei nemici, che si metteranno a rotolare senza motivo o che si renderanno troppe volte un bersaglio facile, tentando delle imprese alla Rambo senza motivo alcuno. Se non fosse che il gioco costasse, che uomini ci hanno lavorato, e che capitali sono stati investiti, la cosa farebbe quasi ridere.

…e continua ancora!

L’unico aspetto nel quale Mindjack potrebbe convincere è il gioco online, per molti altri titoli poco più che un contorno alla portata principale. Il gioco non risente nella maniera più assoluta di lag, rivelando un netcode perfetto, e un accesso alla rete perfettamente integrato nel gioco offline, ricordando in certi aspetti Burnout Paradise. Qui sta un’altra delle (poche) novità offertaci da Mindjack: mentre infatti state giocando tranquillamente nella modalità campagna principale, vi capiterà di assistere a delle vere e proprie irruzioni online di hacker, ossia altri giocatori in possesso di una copia del gioco e collegati alla grande rete, che potranno decidere di diventare vostri nemici o alleati.

Altri utenti potranno darvi una mano inserendosi nelle vostre partite

Ovviamente anche voi potrete fare altrettanto, e la cosa vi consentirà di aumentare la longevità del titolo – attestata sulla decina di ore, includendo nel conteggio unicamente la campagna in singolo. Paradossalmente però, anche un potenziale Pro si viene a trasformare con il tempo in un Contro: alla lunga, la mancanza di vere e proprie modalità comincia a sentirsi, dal momento che anche online non potrete fare altro che giocare e rigiocare la campagna principale.

Commento finale

Mindjack, da delle premesse tutto sommato oneste, finisce per incombere in un grande incidente videoludico, dove le idee, già poche e confuse, hanno finito per pestarsi i piedi l’una con l’altra. Ad un gameplay vecchio, ad una grafica e un sonoro decisamente dimenticabili, vanno ad aggiungersi errori di concetto, come l’obbligo di uscire sino alla schermata del titolo per passare dalla modalità host a quella hacker, l’impossibilità di mettere in pausa il gioco, oppure la possibilità di “livellare” come in un JRPG senza però consentire di aumentare le statistiche del personaggio, ma solo di sbloccare bonus in grado di rendere i propri piani più semplici, come fossero degli equipaggiamenti. L’unico aspetto positivo sarebbe potuto essere il comparto online, ma anche questo non riesce a sfruttare tutto il potenziale a disposizione. Un’occasione sprecata.

4/10

Articoli correlati

Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.