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Persona 5 – Recensione

Tra gli amanti del made in Japan Persona 5 era attesissimo, il resto dei giocatori invece, più che dal nome, è stato attirato dalle prime entusiasmanti recensioni del gioco. Atlus è una software house che negli ultimi anni ha pubblicato titoli straordinari (Catherine o lo stesso Persona 4), ma che allo stesso tempo caratterizza in maniera molto “orientale” i propri lavori, rendendoli non troppo appetibili al pubblico occidentale.

Persona 5 fa eccezione, ma fino ad un certo punto: se non vi piace leggere, non amate i giochi di ruolo a turni, non apprezzate le trame intricate e se non siete attratti dalla cultura giapponese, potreste non essere catturati dal JRPG Atlus. Se invece siete disposti ad andare oltre ad alcuni pregiudizi e preconcetti, concedendo tempo a Persona 5, siamo certi che ve ne innamorerete. Il perché ve lo spieghiamo nella nostra recensione.

Mi hai rubato il cuore

In Persona 5 impersoneremo Akira Kurusu (in realtà il nome è personalizzabile, ma per comodità prenderemo come riferimento quello usato nel manga), un ragazzo accusato ingiustamente di aver aggredito un uomo, quando in realtà aveva cercato di impedirgli di usare la violenza su una ragazza indifesa. Nonostante il nobile gesto, anche i genitori lo ripudiano e lo spediscono a Tokyo, affidandolo ad un tutor. Nella nuova scuola professori e studenti lo considerano un criminale, trattandolo come se fosse la peggior feccia della società. Capita però per caso, o forse no, che in un giorno di pioggia il nostro Akira incontri Ryuji, un altro studente reietto, e che al posto della scuola ci trovi un castello governato da Kamoshida, malvagio docente di educazione fisica che maltratta e violenta i suoi studenti. In qualche modo, i due ragazzi sono finiti in una sorta di dimensione alternativa chiamata “Metaverse”, in cui si riuniscono i desideri distorti delle persone: nel tentativo di fuggire incontreranno il gatto Morgana, ma soprattutto scopriranno di avere il potere di trasformarsi e poter invocare alcuni aspetti della loro psiche sotto forma di esseri viventi, chiamati “Persona”.

Kamoshida però risulta essere un problema ancor più grande nel mondo reale, dopo aver minacciato i ragazzi di espellerli per aver provato a scoprire e denunciare le sue malefatte. Non supportati dalle famiglie dei ragazzi maltrattati, dalle vittime stesse del professore, dagli altri docenti e dal resto delle istituzioni, i due ragazzi, a cui successivamente si unirà anche la bella Ann, hanno una sola possibilità per non essere espulsi e salvare i propri compagni: attaccare Kamoshida e il suo esercito di demoni nel suo castello del Metaverse, rubandogli l’oggetto dei desideri distorti e facendolo quindi tornare sulla retta via. Dopo aver capito che è possibile fermare i “cattivi” in questo modo, i ragazzi si uniscono formando i Phantom Thieves, un gruppo di giovani ladri con l’obbiettivo di far trionfare la giustizia in una società decadente (che riprende neanche troppo velatamente quella giapponese), in cui l’egoismo, la violenza e la perversione, la fanno da padrone.

Una trama che si basa molto sulla componente fantasy e sovrannaturale, ma che tratta con estrema attenzione e serietà temi delicati, con i quali tutti almeno una volta nella vita ci siamo confrontati, o ci dovremo confrontare. Tutto ciò non sarebbe possibile grazie a dei personaggi magnifici, caratterizzati in maniera magistrale. Dai protagonisti, ai nemici, ma soprattutto alla miriade di personaggi secondari e di supporto, ognuno ha una personalità profonda e credibile, che non cade mai nella prevedibilità dello stereotipo. Ogni personaggio ha una sua psicologia da scoprire e da comprendere, dai traumi del passato, agli obbiettivi che li spingono ad essere quello che sono nel presente; scoprirlo non solo ci darà accesso a bonus, come nuove abilità, ma ci porterà ad immergerci totalmente nel magico mondo di Persona 5.

Old school, ma non troppo

Dopo avervi introdotto allo straordinario comparto narrativo che Atlus ha creato per Persona 5, è tempo di addentrarci nel gameplay vero e proprio. Tralasciando, almeno per il momento, tutto ciò che c’è da fare nel tempo libero, partiamo parlando del sistema di combattimento a turni del gioco. Un sistema, quello a turni, che negli ultimi anni è stato accantonato in favore dell’azione (la saga di Final Fantasy ne è un esempio lampante), ma che probabilmente non è mai uscito dai cuori dei videogiocatori. Persona 5 però non si limita a riprendere meccaniche già collaudate, arricchendo la formula con tante piccole particolarità che vi faranno innamorare di questo gioco. Si parte innanzitutto dal sistema di forze e debolezze, che renderà noi e i nostri avversari più o meno vulnerabili a determinati elementi: attacchi fisici o con armi da fuoco, magie di fuoco, ghiaccio, vento, veleno e molto altro. Trovando il punto debole del proprio avversario, si potrà stordire il nemico e usufruire di un turno bonus, fondamentale per elaborare strategie ed uscire vivi da ogni battaglia.

Stordendo tutti i demoni sul campo di battaglia è possibile interagire con loro: potrete eseguire un fortissimo attacco combinato o parlargli, convincendoli a darvi soldi, oggetti o ad unirsi a voi. Akira, a differenza degli altri membri della squadra, può infatti assoldare nuovi Persona, così da aumentare le possibilità di attacco in combattimento. Un altro fattore da non sottovalutare, sempre a proposito delle Persona, è quello della Velvet Room: un luogo onirico, sospeso tra la realtà e i sogni, in cui il misterioso Igor ci guiderà lungo la strada della “riabilitazione” donandoci tante nuove abilità, tra cui quella di fondere i Persona tra di loro. Unendo due demoni, ne otterrete un terzo che potrà ereditare alcune abilità dei “genitori”, dandovi la possibilità di dare vita a creature sempre più potenti e piene di risorse.

Una delle tradizioni che Persona 5 non segue, pur essendo un JRPG, è quella degli incontri casuali e per noi, questa è stata una delle scelte più azzeccate. Viene infatti enfatizzata la fase esplorativa, in cui potrete decidere se affrontare o meno i vostri avversari, colpendoli con delle imboscate grazie all’ottimo sistema di coperture. Non farsi scoprire è fondamentale, per non far salire il livello di allerta e soprattutto perché potrete cogliere di sorpresa l’avversario. Giocare d’anticipo è fondamentale, anche perché Persona 5 ha un livello di difficoltà che non perdona: l’intelligenza artificiale è piena di risorse e cercherà di colpirvi sfruttando le vostre debolezze, inoltre più salirete con la difficoltà e meno esperienza e denaro riceverete dopo ogni combattimento.

Infinite cose da fare e così poco tempo

Il tempo è una componente fondamentale in Persona 5: oltre a dover combattere il male ed esplorare castelli nel Metaverse, dovrete portare avanti la vostra normale vita da adolescente. Il gioco dura esattamente un anno scolastico, durante il quale dovrete sostenere esami, affinare abilità e conoscenze e rafforzare i legami d’amicizia con i vari “Confidant” del gioco. Scegliere attentamente cosa fare del proprio tempo è fondamentale per ottenere nuove abilità e potenziare al massimo ogni parametro del vostro personaggio. Questa sezione che ricorda una sorta di “simulatore di appuntamenti” è fondamentale nell’economia di gioco, e riesce ad amalgamarsi alla perfezione nel contesto del titolo. Durante il tempo libero potrete anche decidere di andare alla scoperta di una Tokyo riprodotta fedelmente nelle sue vie e nelle sue attività più celebri: ristoranti, negozi dell’usato, supermarket, fast food, cinema, palestre, sale giochi e molto altro. Esplorando la città potrete anche incontrare nuova gente, così da ricevere missioni o dritte su nuovi luoghi da esplorare.

Persona 5 insomma, offre decine di attività diverse: potrete impegnarvi a studiare, leggere libri, aiutare gli amici in difficoltà con i compiti, rimanere a casa a guardare la tv, fare lavoretti part-time, andare a mangiare fuori, frequentare la sala giochi, fare shopping e chi più ne ha, più ne metta. Tutto ciò che un adolescente potrebbe fare a Tokyo è replicabile in Persona 5, ne più ne meno (tranne ammazzare demoni e rubare i cuori dei cattivi, chiaramente).

Uno stile inconfondibile

La notizia cattiva è che Persona 5 non è perfetto; la natura multipiattaforma del gioco (disponibile anche su old-gen) influisce in maniera tangibile sul comparto tecnico, con più di una texture in bassa risoluzione che stona con il resto dell’ambientazione. La notizia buona è che queste imperfezioni vengono ampiamente compensate dall’incredibile stile della produzione Atlus: la cura nei dettagli fa quasi paura a cominciare dai menù, stupendi per animazione e scelta di colori e font, per finire con gli splendidi intermezzi in stile anime. La grafica in cel-shading è straordinaria e realizzata in maniera impeccabile, con colori e forme che rendono divinamente anche su PlayStation 4. Persona 5 però, come avrete ormai capito, oltre ad avere una “forma” impeccabile ed affascinante, offre anche dei contenuti sostanziosi: parliamo del character design degli esseri umani protagonisti e non dell’avventura, ma soprattutto dei Persona, ispirati a divinità o creature leggendarie prese dalle culture di tutto il mondo.

Incredibile anche il comparto audio con una colonna sonora di livello altissimo, che unisce diversi generi musicali (soul, jazz, funky, rock e tanto altro) e che probabilmente continuerete ad ascoltare anche a gioco finito. Benissimo anche il doppiaggio, sia inglese che giapponese (scaricabile gratuitamente dal PlayStation Store e intercambiabile in qualsiasi momento), che ci ha ampiamente soddisfatto sia per i protagonisti che per i personaggi secondari. Vi ricordiamo infine che il gioco non è stato localizzato in italiano ed è quindi giocabile solo in lingua inglese: un ostacolo non da poco, vista la discreta quantità di dialoghi presenti all’interno del gioco, che vi consigliamo di valutare attentamente prima dell’acquisto.

Più di un videogioco

Persona 5 ci porta in un mondo fittizio, fatto da demoni ed esseri umani con poteri sovrannaturali, ma non per questo tratta di temi di fantasia o poco attinenti al mondo reale. In particolare si parla della società giapponese con tutti i suoi tabù, i suoi vizi e le sue contraddizioni. Un mondo che in alcuni casi è diametralmente opposto a quello occidentale, ma che in altri aspetti è identico al nostro. Viviamo le paure, i traumi, ma anche le speranze e i sentimenti di un gruppo di adolescenti di Tokyo, che probabilmente sono gli stessi di un ragazzino europeo o americano.

Se in qualche anno fa in Grand Theft Auto V, avevamo riscontrato una denuncia sociale sotto forma di parodia, oggi ritroviamo un’operazione di denuncia analoga da parte di Atlus, ma con l’obbiettivo di sensibilizzare il giocatore trattando in maniera più profonda delicatissimi temi d’attualità. Dalla violenza fisica e psicologica, alle truffe e gli abusi, alla spersonalizzazione dell’individuo in una società a cui poco importa il singolo e che vede spesso trionfare la prepotenza anziché la gentilezza, l’egoismo invece che il rispetto per il prossimo. Tutte ingiustizie che i nostri Phantom Thieves sono pronti a debellare e che, si spera, spingano i giocatori a combattere anche nel mondo reale, contro il male e la corruzione dell’animo umano.

Trofeisticamente parlando: faccio cose, vedo gente

Ottenere il massimo trofeo di Persona 5 non è un’impresa impossibile: quello di cui avrete bisogno è tanto tempo e tanta pazienza, anche perché i trofei non prevedono nessun limite relativo alla difficoltà di gioco. Portare al massimo il rapporto con tutti i “Confidant”, acquisire un certo numero di Persona, completare le attività secondarie, sviluppare tutte le abilità del protagonista e molto altro. Una sfida che vi obbligherà a completare il gioco più di una volta: per ulteriori dettagli vi invitiamo a consultare l’elenco trofei già disponibile sul nostro forum.

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Gennaro Favatà
Detto anche Giovanni, dagli amici di Ubisoft. Newser, inviato, grafico e se sei fortunato lo trovi anche sul forum di PlayStationBit. Ama alla follia fumetti, cartoni animati, videogiochi e quanto di più colorato e nonsense ci sia, non disdegnando però generi più dark come l'horror e il noir. Inoltre, come ogni eroe che si rispetti, sa trattenere il fiato per dieci minuti.