Teenage Mutant Ninja Turtles: Mutanti a Manhattan – Recensione

Sviluppatore: Publisher: Piattaforma: Genere: Giocatori: PEGI: Prezzo: Italiano:

Publisher: Activision Developer: Platinum Games
Piattaforma: PS3 (disponibile anche per PS4) Genere: Action Giocatori: 1 (Online: 2-4) PEGI: 12 Prezzo: 39,99 € (49,99 € per PS4)

Il senso della vita, certamente i più acuti tra di voi lo hanno capito da un bel pezzo, è la pizza. O anche questa bruttissima allitterazione sul finire della frase, fate un po’ come credete. In ogni caso, gli apprezzati sviluppatori di Platinum Games (MadWorld, Bayonetta, Metal Gear Rising, Transfomers: Devastation) si sono lanciati in una nuova avventura che vede protagonisti proprio le quattro tartarughe trangugia-pizza più famose al mondo: Donatello, Raffaello, Michelangelo e Leonardo. Motivo per cui ci siamo addentrati nel titolo ben disposti e con un sorriso ebete stampato in fronte. Ma le cose non sono andate proprio come pensavamo, per quanto ci teniamo a precisare da subito che una certa parte della critica si sia accanita in maniera decisamente eccessiva e gratuita su Mutanti a Manhattan.

TMNT mutants in Manhattan

Una Quattro Formaggi, una Diavola e una Pugliese. Grazie.

TMNT: Mutanti a Manhattan è, come facilmente prevedibile dati gli sviluppatori, un action game piuttosto lineare. La trama infatti vedrà i “soliti” Shredder e Generale Krang ordire un piano per conquistare, se non proprio distruggere, la città di Manhattan. Il tutto però si traduce in un puro pretesto per menare le mani, come abbastanza spesso capita in questi casi; la simpatia dei quattro protagonisti, però, sostenuti a più riprese dal maestro Splinter e da April, rende i fatti che si susseguono a schermo piuttosto piacevoli da seguire. Nove sono i capitoli e/o livelli in cui le peripezie si sviluppano, ognuno dotato di uno specifico boss finale, a sua volta un noto nemico delle nostre quattro amiche “tarta” – Karai, Bepop, Armaggon e Rocksteady  (no, non gli sviluppatori della serie Batman Arkham), per dirne alcuni.
Per riuscire ad arrivare al temuto faccia a faccia dovremo riempire una barra, che si completerà mano a mano che sconfiggeremo nemici o che completeremo i diversi compiti assegnatici; si tratta di sequenze, in realtà, un po’ troppo simili tra loro, e che ben presto si renderanno fin troppo ripetitive, nonostante per completare il gioco una prima volta bastino circa cinque ore. Questo è principalmente causato da una monotonia pressoché assoluta in termini di gameplay (si sconfiggono nemici senza sosta, mai una sequenza utile a dare un minimo senso di diversificazione) e da un level design veramente poco ispirato.

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Gli scenari che si alternano sono piccole aree free roaming (come quella di Manhattan, per l’appunto) ad una serie di corridoi identici tra loro (le fogne della stessa città), spesso blandamente riciclate tra un livello e l’altro, in aggiunta. Per fortuna almeno sotto il profilo del sistema di combattimento si nota la presenza di uno studio di sviluppo di un certo spessore, che parzialmente riesce a nascondere le magagne legate a un budget probabilmente ridicolo. La mappatura dei tasti è piuttosto classica: tasto quadrato per l’attacco leggero, triangolo per quello pesante, “X” per il salto, R1 per colpire dalla distanza e R2 per la parata e schivata. A questo si aggiungono tutta una serie di attacchi speciali, legati al Ninjutsu, attivabili premendo il tasto L2 in combinazione con i quattro tasti frontali.
Questi attacchi, tra l’altro, necessitano di un tempo di ricarica tra un utilizzo e l’altro, costringendovi ad utilizzarli sono nei momenti più critici, e sono personalizzabili e potenziabili prima di iniziare ciascuna missione. La cosa ha una valore strategico non indifferente, visto che ogni personaggio, switchabile a vostra discrezione in combattimento, potrà contare su quattro mosse differenti, cosicché potrete specializzare una tartaruga nel supporto agli alleati, un’altra negli attacchi a distanza, ed un’altra ancora in quelli ravvicinati, ad esempio. Ulteriori differenziazioni possono essere apportate con gli amuleti ottenibili tramite drop o completamento delle missioni, capaci di migliorare “la cadenza di fuoco” del vostro personaggio o la sua rapidità, ad esempio: a loro volta, questi amuleti possono essere potenziati o anche combinati tra loro.

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Va detto che il menù risulta decisamente troppo confusionario e le variabili troppo numerose perché possiate veramente spendere tempo dietro a questa serie di personalizzazioni: dopo poco vi ritroverete a mettere semplicemente gli attacchi più forti – magari pure gli stessi – a tutte e quattro le tartarughe. Completano il quadro una serie di oggetti da potere portare con sé (pizze, ovviamente, bombe, lanciarazzi, mine e chi più ne ha più ne metta) oltre alla possibilità di potere dare ordini agli alleati.

Ma è difficilissimo!

No, non è vero. In realtà, nonostante sia un titolo dei Platinum Games il titolo, settato ad una difficoltà normale, è abbordabile da qualsiasi videogiocatore di media abilità, complice anche la possibilità di potere tornare in battaglia a meno che tutte e quattro le tartarughe non vengano sconfitte. Portare a termine il gioco sarà dunque fattibili, padroneggiare alla perfezione il gameplay di gioco un po’ meno, dato che questo, specie contro i boss – sezioni in cui il titolo dà il meglio di sé – e ai gradi di difficoltà più alti risulterà essere estremamente frenetico e capace anche di regalarvi qualche soddisfazione. Le schivate, infatti, vi daranno la possibilità di aggirare l’avversario, se eseguite all’ultimo momento; questo vi obbligherà a giocare sempre al limite al fine di ottenere qualche piccolo, grande vantaggio sul nemico.

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In sostanza, il gameplay di TMNT: Mutanti a Manhattan regge più che dignitosamente, se spinto a dovere e considerato il fatto che il target di utenza è piuttosto giovane, rispetto ad altre produzioni degli stessi developer. Peccato solo che i troppi sconti minori ed una ripetitività assoluta (ripeto, pur data l’esigua longevità) minano l’esperienza complessiva in maniera piuttosto pesante. Non sarete infatti spinti a rigiocarvi il titolo, probabilmente, poiché l’unico sprone sarebbe il rintracciare per il mondo di gioco i collezionabili e migliorare ad oltranza le abilità della propria tartaruga preferita.
C’è, ad onor di cronaca, la co-op online – ma non offline – che vi permetterà di divertirvi insieme ad un massimo di tre amici, oltre a voi, naturalmente, ma il punto del discorso non cambia. Per quanto a tratti divertente, il titolo non convince del tutto nel suo complesso, sia che si giochi da soli che in compagnia.
Buono invece il comparto audiovisivo. Il doppiaggio è totalmente in italiano oltre che decoroso, cosa tutt’altro che scontata, mentre i brani che accompagnano le azioni a schermo si sposano bene con le stesse; la grafica, con il suo cel-shading, fa una buona figura anche agli occhi del videogiocatore più esigente, nonostante manchi chissà quale abbondanza di dettagli. Costantemente solida anche la fluidità di gioco, fattore determinante in un action-game decisamente frenetico.

Trofeisticamente parlando: Pizza Platino

I trofei di TMNT: Mutanti a Manhattan risultano piuttosto classici, ma non eccessivamente semplici, specie per la specifica richiesta di finire il trofeo ad un grado di difficoltà elevato. Per il resto, vi sarà imposto, per l’ottenimento del trofeo di Platino, di completare specifiche azioni in-game, trovare tutti i collezionabili e smanettare un po’ con la cosiddetta “Tartattrezzatura”. Il gioco comunque è molto breve, dunque con un po’ di impegno e tempo potreste farcela senza perdere i capelli.

VERDETTO

Teenage Mutant Ninja Turtles: Mutanti a Manhattan non è il prodotto che sarebbe potuto (dovuto?) essere viste le premesse. Di certo però non è nemmeno un titolo così terribile come è stato dipinto da più parti, risultando anzi un acquisto potenzialmente consigliabile per i fan delle quattro tartarughe, magari un domani, quando il prezzo sarà sceso un po'.

Guida ai Voti

Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.